Festival internazionale sulla formazione attoriale di umanità, si tratta » Di umanità, si tratta 2009
2014-09-11
© 2024 Centro Teatrale Umbro
L’Archivio delle Anime. Amleto
Ho affidato le mie ceneri
al rondone dal petto bianco,
e porta nel becco… come enigmi.
Chi si burla di tutta questa angoscia?
Ferocemente mi sono stretto alle pietre sepolcrali
Cercando un epitaffio,
Cercando un po’ di dignità, un poco di decenza.
L’ho cercata sul promontorio,
Quella roccia che si sporge dalla sua base sulla distesa vasta del mare
Dove l’aria odora come se spirasse da prati appena falciati.
Ho cercato di stanarla frugando con tatto sensibile, sprecando ordini
Con la calma e la pazienza e poi con la pazzia, il delirio,
il sangue in fiamme e la fronte bollente,
Cacciando con furia schiumosa, da demonio più che da uomo.
Sarcastico fino alla fine non sono mai stato di me stesso l’amante.
Come un becchino sdegnoso ho calpestato le ossa bianche dei cadaveri
che scricchiolavano e si spezzavano come conchiglie,
ho menato gomitate contro i miei affetti,
malvagiamente sputacchiando intorno a me,
quella malvagità che sta al principio delle cose.
Dove vanno gli assassini, amore mio più caro?
Arrugginiremo tra l’erba come falci dimenticate
Mentre il rondone che si è precipitato nei burroni più oscuri
è tornato a librarsi in alto e a scomparire nel sole.
IL BECCHINO
La tragedia si sta per compiere e Amleto dedica al pubblico la sua morte, di lì a poco il suo corpo verrà portato sul palco e i cannoni annunceranno al cielo che un nobile uomo è caduto. A Orazio il compito di non lasciarne il nome ferito, di raccontarne le gesta: che se solo ne avesse avuto l’occasione avrebbe dimostrato al mondo tutto il suo valore, peccato… peccato che la morte lo abbia privato del suo nobile destino e gli abbia riservato un posto tra i miti. Il suo dolore, come quello di Jim Morrison o Kurt Cobain rimarrà eternamente giovane: diventerà leggenda e i suoi affezionati ammiratori, nei più diversi adattamenti, potranno riascoltare i suoi pensieri che come una creatura gli divorano il cuore, per sempre.
Ma quando della morte rimane solo il silenzio e l’odore, quando i personaggi hanno compiuto il loro tragico destino, quando il pubblico ha consumato il suo pasto e sazio dell’eroe che pensa ha lasciato il teatro per rientrare nella sua quotidianità lasciandosi alle spalle l’artificiosa morte, chi si occupa di seppellire i sogni perché il giorno dopo rifioriscano?
E’ davanti ad una platea vuota che prende forma la figura della nostra riscrittura scenica, quella del becchino. Una figura dal trucco marcato, pallido di cipria, l’ombretto che marca le occhiaie, con una barba finta di vecchio in un cappotto nero… ohibò il becchino del teatro non può essere che pieno di finzioni. A lui il compito di cancellare le tracce della tragedia, di raccogliere i feticci dei personaggi, di seppellire i loro desideri, i loro pensieri, i loro sogni, di cancellare i segni del loro passare perché la sera dopo li lascino come se non avessero mai percorso quella strada.
Sfortunatamente per il becchino, non può esserci teatro senza pubblico dunque per quanto abbia deciso di conoscersi nel silenzio e nella solitudine di un teatro vuoto, di servire un cimitero che accoglie e custodisce enigmi, questa sera l’Amleto lo celebra lui. Lui da solo, come burattini nelle mani di un demiurgo compassionevole e ironico, animerà i personaggi, ricordandone le battute. Potrebbero essere quelle o altre, poco importa, bastano a se stesse.
Celebrerà lui questo dramma intessuto di domande e di dubbi, di risposte contraddittorie, di lacune che ha un’unica certezza: la morte. Quella dei personaggi ma forse anche quella degli uomini condannati a rivivere sempre uguale il loro destino, presentandoci quel pensiero sincero e crudo che cerca il senso dell’esistenza… ma pensare è un’audacia, un privilegio riservato a Dio soltanto, i cuori degli uomini sussultano s’agghiacciano e spaccano.
A questa tragedia del disincanto non c’è cura o soluzione se non quella per il becchino di vivere in un cimitero fatto di trucchi e artifici in cui forse è ancora possibile lasciarsi incantare. Forse.
L’Archivio delle Anime. Amleto
Durata: 80 minuti.
Spazio disponibile per il montaggio preferibilmente dal giorno prima.
Responsabile organizzativo: Massimiliano Donato Tel. 075 925 80 72 / 338 97 88 533
info@centroteatraleumbro.it
Responsabile tecnico: Alessandro Scarpa Tel. 335 84 56 869
pep.alex@infinito.it
Luci:
24 canali dimmer.
1 mixer luci.
18 pc 1000w con telai e bandiere.
2 etc o sagomatori 1000w.
4 par cp62
4 domino
Disponibile in allegato la pianta luci e circuiti dimmer.
Audio:
2 casse da 400w.
1 mixer audio.
1 CD player.
In caso di spettacolo all’aperto: 1 radiomicrofono.
Scena:
Spazio scenico ideale: Larghezza 8 mt. x Profondità 8,5 mt.
Spazio scenico minimo: Larghezza 6 mt. x Profondità 6 mt.
Altezza minima all’impianto luci (cioè alla fine della bandiera più bassa) 4 mt.
Perfettamente oscurabile.
Pavimento di qualsiasi materiale ma regolare e in piano.
Spettatori: frontali.
Inquadratura nera composta da quinte, cieli e fondale.
nota: saranno presenti in scena dei mini fuochi d’artificio e una fiamma libera dentro un libro. Il tutto nel massimo controllo e sicurezza. Consigliamo comunque la presenza di un estintore nelle vicinanza del palco.
Prime del Teatro
Valeria Ottolenghi
«SCONNESSO» E RICOMPOSTO:
UN «AMLETO» PER UN ARCHIVIO D’ANIME TEATRALI
Che meraviglia! Gli applausi sembravano non volere finire mai.
Uno di quei rari spettacoli di suprema bellezza e intelligenza a tutti i livelli, per la drammaturgia, lo straordinario talento dell’attore, l’estrema cura in ogni passaggio, che pare riescano a dare nuova intensità, brillantezza, alla vita: nell’entusiasmo una carica speciale d’energia. Così è accaduto meravigliosamente per «L’archivio delle anime. Amleto» da Shakespeare, di/ con Massimiliano Donato, che ha aperto la stagione serale del Teatro del Cerchio, uno spettacolo che, sciolto, vertiginoso, pieno di ritmo, meriterebbe profonde analisi per la definizione dei personaggi, le relazioni tra loro, la scomposizione del testo, il gioco degli incastri e dei ritorni, l’uso dei materiali scenici (anche marionette, fantocci, burattini), il raffinato meccanismo metateatrale, i continui, misurati, mutamenti di stile, comico e tragico, di alta commozione drammatica e scoppiettante ironia, scorrendo rapido dai toni buffi, grotteschi, a un’intensa malinconia vicina al pianto, tra strabilianti piroette espressive, formali, e ammiccamenti al pubblico, lasciando emergere qua e là, con gioia beffarda, riflessioni universali (su dio, la famiglia, la morte), facendo nascere risate improvvise e silenzi d’ascolto commosso. Massimiliano Donato è attore completo, con multiformi competenze al grado più elevato, capace di affrontare le più complesse sfumature emotive. Grande era stata l’ammirazione all’incontro con «Il Principe Mezzanotte», lì solo interprete in scena, agile, leggero, acrobatico. Ma qui, «L’archivio delle anime. Amleto» da William Shakespeare in quest’«Amleto» demolito e ricomposto, smontato e ricostruito a frammenti, ripensato genialmente, si riconosce anche una formidabile inventiva registica sorretta da un lavoro millimetrico di estrema fatica e bellezza. In una terra desolata dove il tempo ha corroso ogni cosa, assi logore, consunte, un vecchio baule e molte ossa, il becchino – figura nera, il volto fortemente truccato – gioca con quei resti umani e, in varie forme, a brandelli, lascia affiorare l’opera shakespeariana. L’attore assume più ruoli – anche la nonna di Amleto! – ma è insieme animatore di una molteplicità di figure, di grande tenerezza Ofelia, gli occhi brillanti, avvolta in piccolo mantello di pelliccia. Struggente la scena del più famoso dei monologhi, con Massimiliano Donato che sorregge teneramente la mano di un malinconico, romantico Amleto in miniatura, che intanto tiene a sua volta un minuscolo teschio… Ma è questo solo uno degli innumerevoli passaggi indimenticabili di uno spettacolo denso, colto, straripante, travolgente:
«L’archivio delle anime. Amleto» di e con Massimiliano Donato.!
GIUDIZIO: *****
NonSoloCinema anno VII n. 20 – © 2011
web site: http://www.nonsolocinema.com
“L’ARCHIVIO DELL ANIME. AMLETO” DI MASSIMILIANO DONATO
L’insostenibile leggerezza dell’essere Amleto
Articolo di Micol Lorenzato – Pubblicato mercoledì 13 luglio 2011
A teatro fuori dai teatri: che piacere. Con “Scene di Paglia, Festival dei Casoni e delle acque”, si può. La cornice agreste di Villa Roberti è splendida. L’atmosfera calda e intima. In scena: “L’ archivio delle anime. Amleto”. L’originale proposta di Massimiliano Donato, uno dei fondatori del Centro Teatrale Umbro, che rilegge e riscrive, oserei dire, la celebre tragedia shakespeariana.
Tutto ha inizio dalla fine, quando il destino dei nobili di Danimarca è già compiuto. Di loro restano solo le poche ossa che un vecchio becchino, figura chiave nella partitura scenica, custodisce gelosamente.
Reliquie di un passato doloroso, attraversate da segreti immortali a cui il gotico protagonista, davanti a un pubblico immaginario, restituisce la parola.
Tra calici di vino, burattini e piccoli effetti spettacolari l’eccentrico interprete, conduce lo spettatore in un viaggio per sommi capi alla ricerca dell’essenza stessa dell’ Amleto. La trama classica è completamente stravolta sia nella scansione temporale degli avvenimenti che nel loro rapporto di causa effetto.
Un Amleto che non è un Amleto eppure lo è. Una ricerca innovativa e sperimentale per un dramma che riesce ancora a stupire e incantare. Quasi novanta minuti sul filo dell’emozione, ipnotizzati dall’interpretazione frenetica e lisergica di un grande artista che solo sul palcoscenico da vita a uno spettacolo imprevedibile e in continua metamorfosi.Unico neo di un allestimento capace di rimanere nella mente e soprattutto nel cuore, nella parte finale quando la rappresentazione si fa troppo frammentata perdendo intensità e spezzando quel ritmo perfetto che si era sviluppato. Sciocchezza da poco comunque davanti a un teatro altro, che è rumori, colori e odori. Che è vita.
Amleto. L’archivio d’anime di Massimiliano Donato
Giovedì 14 Luglio 2011 15:00 Rita Borga
Bello e inquietante l’arrivo in scena di Massimiliano Donato. Lo vediamo avvicinarsi tra il verdeggiante contorno di Villa Roberti a Brugine, uno dei comuni della Saccisica, nella provincia di Padova, dove si è svolto in questi giorni Scene di paglia, festival dei casoni e delle acque, curato da Fernando Marchiori.
Elegantemente spettrale, in un nero gotico che sottolinea la spigolosità di tutta la sua magrezza, occhi segnati a matita nera su fondo bianco, barbetta candida; alle spalle la luce del crepuscolo in declino. Un vecchio un po’ dinoccolato, dalle profonde e veloci falcate, ai piedi stivaletti con claquettes in punta e tacco che crocchiano meravigliosamente sulla pavimentazione, come ossa un po’ piene un po’ vuote.
Ci troviamo nel suo “archivio d’anime”, che è il suo cimitero, che è il suo teatro, che è il suo spettacolo: lui è il becchino, in scena c’è Amleto.
Gli archivi d’anime o stati d’anime erano degli elenchi anagrafici della popolazione tenuti dai parroci – alcuni risalgono al Cinquecento – in cui venivano registrati solitamente i capifamiglia; in altri, più generosi e meno patriarcali, anche la consorte e i figli. Un documento importante a livello statistico e una preziosa fonte per gli appassionati di genealogia, ma anche un affascinante viaggio nel tempo, un racconto d’avventure tra luoghi, eventi e personaggi inseriti in un tempo storico ma anche fantastico.
Massimiliano Donato scopre uno di questi archivi durante il restauro della pieve di S. Giovanni Battista di Goregge, una casa sacra edificata in mezzo alle silenziose colline di Gubbio, a cui lavora con le proprie mani, lasciando per alcuni anni a riposo la professione d’attore, per dare vita nel 2000, assieme a Naira Gonzalez, a un luogo permanente di formazione dell’attore (si veda la nuova edizione “Di umanità si tratta”): il Centro Teatrale Umbro.
E’ una scoperta affascinante, che rimane inizialmente latente, e sulla quale poi l’attore costruisce con la pazienza e la cura dell’artigiano uno spettacolo complesso e vivace, che per quattro anni fa e disfa.
“E’ nel lavoro, qualsiasi esso sia, che l’uomo incontra e conosce se stesso, il suo essere profondo e segreto” racconta Massimiliano nel dopo spettacolo. E’ attraverso questa operosità, la fatica quotidiana, la ricerca di un linguaggio umano semplice e struggente che ogni frammento viene costruito, poi stravolto e infine ri-creato fino ad arrivare alla prima assoluta a Padova.
“L’archivio delle anime. Amleto” è sicuramente una originale messinscena della tragedia shakespeariana, ma più che l’interpretazione della stessa, non sempre facile da sostenere anche per un bravo attore come Donato, ciò che è geniale, curioso, coinvolgente e struggente nel quadro registico e nella prova d’attore è il personaggio istrionico, inarrestabile del becchino; quel suo affannarsi a essere custode, poi cerimoniere, attore, regista, burattinaio, presentatore, mago, ballerino di tip tap, in un continuo gioco di doppio.
Protagonista e antagonista dentro e fuori la trama, il becchino è al servizio delle sue anime, ma se ne serve anche per essere quello che vuole nel suo teatro, il suo cimitero senza tempo. Prima con calma e pazienza e poi con pazzia e delirio, scardina qualsiasi qualificazione macabra e tetra del luogo, della sua figura, della tragedia che diventa un carrozzone di re e regine, di principi, fantasmi, amanti, attori, puttane e buffoni in un continuo gioco meta teatrale.
C’è la tragedia compassionevole dell’intera famiglia reale e l’umorismo grottesco di chi è solo spettatore di dolori, malinconie, sogni e inquietudini. C’è il personaggio inventato della nonna di Amleto, che riporta a una dimensione intima e familiare, ma ci sono anche i burattini e le carnevalate, perché la tragedia non sia troppo tragica e la commedia troppo comica, e infine i trucchi e le magie per chi ha voglia di crederci.
Dopo quasi due ore di spettacolo (e qui si avverte la necessità di un piccolo ridimensionamento), la figura del becchino non c’è più, come il tip tap dei suoi passi che riecheggiava nelle Barchessa, assorbito da quel viaggio fantastico nel tempo, dalla finzione teatrale, smaterializzato dalle tante sembianze della tragedia e della commedia. Rimane la frantumaglia, tantissima, sparpagliata ovunque, che fa rabbrividire, ma ogni singolo pezzo verrà ripreso in mano, pulito, aggiustato e riposto con cura dentro un baule, archiviato senza lasciare traccia alcuna in quello spazio che sarà ancora qualcosa d’altro o quello di sempre.
FIGLI SENZA PADRI
da “La Nuova” • venerdì 20 giugno 1997
Attori d’avanguardia ”nati” a Marghera
UNA nuova avventura teatrale che comincia merita sempre attenzione, specie in un momento in cui fare teatro senza avere alle spalle finanziamenti pubblici è quasi impossibile. Il nuovo gruppo, nato a Marghera, ma internazionale nella composizione e nella destinazione progettuale si chiama «Il cervo disertore» ed ha esordito ieri sera al teatro di Villa dei Leoni a Mira con «Figli senza padre», presentato in prima nazionale. A guidare il progetto di «Il cervo disertore» è Naira Gonzarez argentina, attrice per alcuni anni dell’Odin theatret di Eugenio Barba. Ed in questo progetto di suggestioni dell’Odin ce ne sono molte, a cominciare dalla voglia di internazionalità con l’intento di superare le tradizionali barriere linguistiche per gli attori. Nella compagnia ci sono infatti un attore argentino, Dario Levin, una spagnola, Cristina Prez Leal oltre agli italiani, Luigi Marangoni, Emiliano De Po, Massimiliano Donato, Antonil Shackelford, Donatella Sacco, Roberta Raineri, Michela Mocchiutti, Marilisa Capuano, Giulia Leonardi. Ed oltre a questo il vivere l’attorialità in profondità, in un coinvolgimento totale che fa paragonare a Naira Gonzalez il recitare «ad una preghiera, ad una rivoluzione». Dunque un intero anno di lavoro per attori provenienti da scuole molto diverse, chi dal Piccolo di Milano, chi dal Bottegone di Gassman, chi dall’Avogaria per impadronirsi delle tecniche dell’Odin e realizzare questo spettacolo «Padri senza figli» che è il vero punto di partenza per il gruppo. «E’ uno spettacolo sulla droga e sulla terra» spiega Naira Gonzalez, ovvero sulla ricerca della droga, ma anche sulla necessità di ritornare alla terra, alle radici, quelle radici che nello spettacolo sono rappresentate dalla presenza quasi ossessiva degli elementi primigeni della tradizione antica: il fuoco, la terra, l’acqua, l’aria. Una ricerca parallela condotta da tre giovani disperati, urlanti, rabbiosi che si imbattono in una figura, quella dell’ebreo che rappresenta tutto insieme il passato, il ricordo, la tradizione, il potere.
(n.m.i)
da “La Tribuna di Treviso” • 5 febbraio 1998
Ariston, domani « Figli senza padri». Se le generazioni non comunicano.
METTERE in scena l’incomunicabilità fra le generazioni. E in particolare quella tra padri e figli. E’ la scommessa del Cervo Disertore, la compagnia di Naira Gonzalez, che domani sera propone al teatro Ariston di via Garbizza «figli senza padre» (ore 21, ingresso 15-8 mila). Lo hanno scritto a quattro mani la stessa Naira e Donatella Sacco, dedicandolo ai loro padri e a Fraocesco, Ilaria, Antonella, Leonardo, Alessio, Nicola, Chiara. Tre giovani, senza punti di riferimento, cercado la droga per fuggire dalle radici, dal pragmatismo, dalla mancanza, dall’estraneità rispetto ai valori e alle scelte dei Padri. Tre ragazze sono prigioniere della memoria: tra loro aleggia il fantasma del padre che cercava la terra. Uomini in cerca di terra, giovani in cerca di droga: generazioni diverse, lontane, con in comune la sabbia, il deserto, la memoria che ritorna e che poi nuovamente vacilla.
Il linguaggio è evocativo, rigorosamente non didascalico. I flash portano in altre dimensioni, mentre predominano straniamento e linguaggio metaforico. La trama dell’opera muove da un funerale di un ragazzo morto per overdose: tre amici, dopo le esequie, si mettono subito a cercare la droga… Fra i temi dell’opera, la violenza «ereditata» dai giovani. Negli artefici della guerra i giovani non riconoscono nessun Padre. E le colpe, al contrario di quanto dice la massima, non ricadono sui figli: anzi, “Figli senza padri” sembra dire che si può vivere senza senso di colpa. E anche senza padre?
da “La Tribuna di Treviso” • martedì 17 febbraio 1998
Nessuno ha meritato il premio”Opera Prima”
La giuria, con questo spietato verdetto, sembra aver visto il nulla. Ma la differenza, nei lavori presentati, si è vista, eccome!
E non c’ è niente da capire” cantava De Gregori qualche anno fa. La quinta edizione del “Festiva Opera prima” è iniziata giovedì 18 giugno e si è conclusa domenica 21. La novità di quest’ anno è stata la presenza di una giuria col compito di assegnare il premio “Opera Prima” a uno dei sette gruppi teatrali selezionati per il Festival. Una seconda sezione di messinscene fuori concorso, chiamata “Il Mito e la Favola”, ha visto la partecipazione di alcuni gruppi storici del teatro di ricerca italiano. La giuria era così composta: Franco Quadri, Fabrizio Arcuri, Gerardo Guccini, Renata Molinari, Cristina Ventrucci. Noi scriviamo, fortunatamente, col senno di poi, a Festival finito, con l’anima in pace. In queste condizioni vi diciamo che il premio “Opera Prima” la giuria non ha ritenuto di conferirlo. “L’attuale stagione non ha evidentemente offerto opere prime che presentassero quella completezza e concordanza di elementi richiesta dalle attese e dal rigore che il Premio si propone. Pertanto la giuria non ritiene di potere conferire il Premio e suggerisce di suddividere la somma prevista fra i gruppi partecipanti”. Questa è l’ultima parte del verbale redatto e letto dalla giuria, domenica alle ore 12,00 nella sala d’Onore del Municipio. Il sindaco “povero” Fabio Baratella ha introdotto, con gaie parole sul giovane teatro italiano, la ghigliottina del giudizio dei quattro (più uno) cavalieri dell’apocalisse: non si è avuta neanche la cortesia di avvisare in anticipo il “Primo Cittadino”. Cosi ogni lavoro dei sette gruppi è stato preso a pedate nel sedere dai critici giurati, tutto si è risolto nella lettura di 17 righe di verbale… nemmeno sufficienti per riempire un foglio A4. Abbiamo l’impressione che nessuno dei giurati (dobbiamo generalizzare obbligatoriamente, in quanto il giudizio era dato all’unanimita’) si sia reso conto delle differenze tecniche e poetiche dei lavori presentati. Nessun vincitore ma tutti vinti, tutti perdenti, non è così! Possiamo assicurarvi che le differenze qualitative si sono fin troppo viste. La delusione è ancora presente, ma su tutto è presente la voglia di fare giustizia, di ricevere spiegazioni da Quadri (presidente della giuria) sul risultato ottenuto. C’è da chiedersi da quali forze il verdetto è stato spinto, se le decisioni sono state strettamente collegate all’evento teatrale o se hanno ricevuto un’importante influenza esterna. Non si vuole vedere tutto con occhi maliziosi, certo è che la giuria sembra avere visto li nulla. Allora, come Allora, come avrebbe fatto la montagna con Maometto (o viceversa ), conferiamo noi il premio ”Opera Prima” (naturalmente pagherà la giuria)… anzi stiliamo la nostra classifica dell’intero Festival, dal primo all’ultimo posto rendendoci conto dell’ impossibilità di classificare la poesia: Vincitore assoluto del Festival “Opera Prima” (tataaa): FIGLI SENZA PADRE della compagnia “Il Cervo Disertore” di Venezia. Motivazione: la messinscena proposta dalla suddetta compagnia ha saputo evidenziare una drammaturgia forte ed elegante, unita alle notevoli doti tecniche di ogni singolo attore. Entrambi gli elementi sono stati coordinati nel migliore dei modi, da una accurata regia. Bravi! alla faccia di chi se ne frega. Pasolini e una canzone dei Beatles ( Help, n.d.r.) siamo stati per un’ora seduti a guardare le stelle immobili nel ciclo, mentre le parole di Pasolini veniva no rapite e torturate dai tre attori bresciani, impacciatì nei movimenti e nella recitazione… al limite del ridicolo. Un commento a parte spetta al “Mito e la Favola”, misteriosa e criptica sezione di Opera Prima. Quattro gruppi di lavoro (Accademia degli Artefatti, Teatro del Lemming, Societas Rilffaello Salizio, Fanny & Alexander) hanno dato vita (e morte) un teatro di ricerca che continua a sbattere la testa sul muro dell’ incompren-sibilità. A dire il vero due solo dei quattro hanno sfiorato il brutto ermetismo di maniera, copia intellettualoide di una poesia (quella ermetica) che si è sviluppata come conseguenza/reazione ad alcuni fatti storici (il fascismo su tutti). I due impraticabili testi, Natura morta. Variazioni per una metamorfosi degli Artefatti e La felicità di tutti di Fanny & Alexander, contribuiscono ad allontanare il pubblico da un tipo di teatro che porta in sé, si dalla sua formazione, una poca popolarità. Sembra, che i due abbiano fatto di tutto per accattivarsi le antipatie del pubblico. A dar prova di questo allontanamento (voluto?) proponiamo qui due piccoli saggi di… niente: “Si parla di partecipazione e di collaborazione alla costruzione dell’identità del personaggio, perché l’impossibilità latente di un interpretazione razionale di ciò che accade è lo spazio che fa nascere il desiderio.” parola degli Artefatti. Secondo contribute alle parole vuote: “La felicità di tutti è la storia di una lunga preparazione alla morte, anzi alla tomba, intesa come luogo di estrema e non superabile mondanità. “Cari Fanny Alexander lavostra performance è stata una lunga preparazione alla noia, avremo preferitomorire.
MATTEO ZERBINATI
da “La Tribuna di Treviso” • martedì 17 febbraio 1998
E «Figli senza padre» non lascia indifferenti
Il pubblico si è alzato lentamente, dopo aver applaudito con energia. Tutti a complimentarsi con i protagonisti. Entusiasmo, qualche faccia all’uscita è ancora pensierosa: è stato fatto centro. «Figli senza padre», opera della compagnIa «Il Cervo Disertore», diretto dalla regista Naira Gonzales; scritto da Donatella Sacco, interpretato da Massimiliano Donato, Emiliano De Poi, Luigi Marangoni, Cristina Perez Leal, Antonia H. Shackeltord, è piaciuto. Ma lo spettacolo doveva soprattutto «entrare». Le tematiche non erano facili, dovevano essere delicati, ma allo stesso tempo non perdere la loro incisività, a tratti persino la loro durezza. Così è stato. La trama muove dal funerale di un ragazzo morto per overdose, e racconta. di tre giovani che non trova, no né punti di riferimento, né maestri. Con la droga cercano di fuggire, ma su di loro pesa l’estraneità rispetto ai valori dei padri. La mancanza di radici…serve gridare per farsi sentire, e per far sentire che la perdita di un amico può far cogliere il senso della vita; e quando Max il ribelle muore, Emi il poeta scopre la sua vocazione artistica e Luigi Il Folle ha il suo grande momento di lucidità. Così i «figli senza padri» si muovono sul palcoscenico sfiorando una tematica dopo l’altra. Non era facile rappresentare e comunicare la presa di coscienza che fra padri e figli c’è un distacco generazionale che degenera in incomunicabilità. Ma il gruppo c’e riuscito.
Giovanna Donini
da “Il Piccolo di Trieste” • martedì 14 luglio 1998
Figli della droga, senza padri
Dal conflitto generazionale alla memoria delle radici ebraiche
TRIESTE. È un po’ «straniero», nel calendario volutamente stuzzicante del «TsFestival,>, l’apparizione dello spettacolo di Naira Gonzalez e Donatella Sacco intitolato «Figli senza padre» (al posto del mancato «Making Porn» di Ronnie Larsen). Naira Gonzalez che capitana il gruppo del «Cervo disertore», proviene infatti dall’esperienza forte del teatro di Eugenio Barba e del più autorevole portavoce del suo linguaggio oggi in Italia, Cèsar Brie, fondatore del Teatro de los Andes. Su questa poetica si modella dunque il lavoro della regista, argentina di nascita, ma fedele all’internazionalismo dell’attore che governa la scuola di Barba. Tratto evidente anche in questo spettacolo – che per temperatura e sonorità, ricorda l’intensità di certi spettacoli molto amati dell’Odin Teatre, e si indirizza su una via drammaturgica più volte percorsa da Barba – il legame contraddittorio tra padri e figli, ma proiettato qui su molto attuali storie di droga. Dopo la morte per overdose di un loro compagno, tre amici si ritrovano ad affrontare lo spartiacque che li porterebbe fuori dalla dipendenza e dallo stordimento. Ma non è facile il viaggio verso la superficie della coscienza, tanto più se lo complica il conflitto delle generazioni e la memoria rifiutata della radice ebraica. L’ebraismo e la sua carica di ritualità tradizionale, sono temi che nello spettacolo si intrecciano a quello dell’affrancamento dai padri e dalla loro cultura, una rete. di pensieri che Naira Gonzalez e Donatella Sacco sviluppano per situazioni e per immagini dando valore simbolico ad alcuni oggetti (una ruota d’auto rappresenta la ruota di fuoco) o utilizzandone la forza suggestiva. E’ molto bello, ad esempio, l’uso che si fa della sabbia: è terra, e quindi radice e attaccamento, ma al tempo stesso è droga, e quindi fuga, dispersione. La presenza corporea è intensa (Barba parla di uno «stato» diverso per il corpo dell’attore mentre recita) come lo è anche la selezione dei gesti, mai realistica, mai banale. Anche se poi non si sfugge alle trappole dei luoghi comuni, come quando all’invocazione dell’overdose fa seguito la voce di Jim Morrison che nella più classica delle ballate generazionali e lisergiche «This is the end, my only friend, the end…». Ma è comunque un lavoro da apprezzare questo «Figli senza padre» tanto più se si pensa che il gruppo del «Cervo disertore» è nato da poco e opera senza alcun finanziamento, sorretto dalla volontà dei suoi interpreti che vanno citati anche per la sincerità e l’immediatezza che mostrano nel darsi ai personaggi: Massimiliano Donato (Max, il ribelle), Emiliano De Poi (Emi, il poeta dell’acqua), Luigi Marangoni (il folle) e come figlia dell’ebreo la stessa Naira Gonzelez.
Roberto Canziani
da “Il Resto del Carlino” • martedì 23 giugno 1998
Opera Prima: il premio a uno, nessuno, centomila…
Servizio di Alessandra Chini
Colpo di scena. La giuria del Premio Opera Prima, formata da Franco Quadri, presidente, Fabrizio Arcuri, Gerardo Guccini, Renata Molinari e Cristina Ventrucci ha deciso di non assegnare la vittoria a nessuna delle’ sette compagnie in concorso. Secondo la giuria, infatti, nonostante quasi tutti i lavori manifestino qualche caratteristica interessante, dalla recitazione all’idea registica o altro, nessuno possiede tutte le qualità di “completezza e concordanza di elementi richiesta dalle attese e dal rigore che il Premio si propone”, come recita il verbale. Una decisione clamorosa, che scontenta un po’ tutti. In primo luogo le compagnie che, avendo accettato di partecipare, si aspettavano, a buon diritto, di essere giudicate. Una decisione di questo tipo, invece, le appiattisce tutte allo stesso livello e non è certo un incentivo a migliorare, come qualcuno della giuria cerca invece di dare a intendere. Tutto questo, tra l’altro, con il contentino finale della suddivisione del premio tra tutti i partecipanti. Suggerimento, per altro, incongruente, dato che la giuria non ha motivato la sua decisione dicendo che tutte le compagnie erano parimenti a un buon livello. ma che nessuna, in realtà, meritava il premio. E comunque, appare chiaro come il pubblico, al contrario della giuria, il premio lo abbia decisamente assegnato, anche se chiaramente può, essere fuorviante basarsi solo su questo canone, che peraltro ha una sua importanza. Fatto sta che spettacoli come’ Jago’ della compagnia CLESSIDRA TEATRO, esoprattutto ‘Figli senza padri’ della veneziana ‘Il cervo disertore’ hanno ricevuto, a ragione, una vera ovazione. Se si considera, poi, il fatto che queste sette compagnie vengono da una selezione operata dal gruppo del Lemming fra, cento trenta proposte, questa scelta penalizza anche la compagnia rodigina. Infatti, nonostante la giuria sottolinei reiteratamente nel proprio verbale, l’innegabile importanza dello sforzo di questo gruppo per “…dissodare attraverso un lavoro di scavo e messa in relazione, le ragioni e i modi della pratica teatrale nel panorama delle nuove realtà”, in fondo finisce per mettere in discussione i criteri di scelta. Non una critica al Festival in sé, comunque, ma forse al fatto che, come ‘vetrina’, può funzionare un canone di selezione’ che valorizzi, ad esempio, la varietà dei lavori presentati, ma nel momento in cui si passa da questa formula a quella di ‘gara’ forse sarebbe necessario rivedere i criteri di scelta delle compagnie.
da “La Nuova” • martedì 17 giugno 1997
Ci salveranno i sogni
Un ebreo, i lager, il muro della droga
TRE giovani si ritrovano al funerale di un amico morto per overdose. Dopo la cerimonia si mettono a loro volta a cercare la droga, l’unico che sa dove trovarla è un ebreo. Prima di indicare dove i tre ragazzi possono cercarla, l’ebreo vuole raccontare la storia dei lager, ma i tre amici non vogliono ascoltarlo. Sempre nascosto ai loro sguardi, il pozzo del1a droga, sabbioso e candido, assomiglia al lager, un lager scelto da loro. I ragazzi conoscono le figlie dell’ ebreo, che vivono segregate in casa. Durante una crisi di astinenza i tre giovani irrompono. nella casa del1’ebreo, che li costringe ad ascoltare il suo racconto senza parole, attraverso i sogni. Sogni biblici. Come miraggi svelano la violenza che i giovani hanno ereditato. Attraverso i sogni si salvano. La libertà è accettare di non avere più nessuno, di riuscire a vivere senza padri: «Per dissotterrare la memoria mi devo spogliare della terra». Così la fuga porta alla costruzione di un altro muro dove si può pensare senza essere sentiti, recitare senza essere insultati, ma anche urlare, e forse qualcuno ci sentirà. Dei tre ragazzi, uno non regge alla storia e si uccide; un altro da folle diventa lucido; l’ultimo continua a vivere, per scrivere e testimoniare la storia. L’ebreo parte, lascia le figlie; i giovani si ritrovano, quelli vivi e quelli morti, per costruire un grande ideale, che forse un giorno come il fuoco si spegnerà.
E’ la trama, dì «Figli senza padre», lo spettacolo della compagni ll Cervo Disertore di Mestre in scena in prima nazionale giovedì 19 giugno alle 21.30 al teatro di villa dei Leoni di Mira, diretto dalla regista argentina Naira Gonzalez con Donatella Sacco. In scena Emiliano De PoI, Massimiliano Donato, Dario Levin, Luigi Marangoni, Michela Mocchiutti, Cristina Perez Leal. Esempio di teatro post-be ckettiano e post-grotowskiano, oltre l’avanguardia, lo spettacolo è tutto costruito sul corpo, la voce, il movimento. «Figli senza padre» è molto bello dal punto di vista visivo e coreografico. Evocativo, intenso: una mimica di spettri nello spazio del silenzio, al1a ricerca dell’emozione che ci fa ancora vivere. (r.l.)
da “Il Gazzettino” • domenica 14 giugno 1998
Overdose di sentimenti tra poesia, ribellione e follia
«La follia sarà la strada con cui mi racconterò» dice il pazzo interpretato da Luigi Marangoni, nello spettacolo “Figli senza padri” della compagnia teatrale “Il cervo disertore” andato in scena al liceo “Marco Polo”. Una storia che irrompe nel pubblico con la stessa violenza con cui si appropriano degli spazi della palestra della scuola, trasformata dalle loro parole nell’abisso in cui si aggirano senza pace i giovani incompresi, drogati. Sognatori senza speranze, giovani dimenticati. La Poesia, la Ribellione e la Follia, sono tre ragazzi che si ritrovano al funerale di un loro amico morto per overdose. Comincia un viaggio per trovare la droga, ma anche quei sogni «che pungono l’aria come fiamme del fuoco». Si imbattono in due sorelle ebree e presto la ricerca della droga si confonde con quella stessa brama per la terra che aveva il padre delle ragazze. «La terra e il potere portano alla distruzione, ma i Profeti non servono a niente se non riescono a impedire la morte». Vita e morte si confondono, libertà e schiavitù si intrecciano, terra e droga si mescolano, sui volti espressivi di questi attori. Un testo toccante di Donatella Sacco, con frasi brevi, profonde, ricercate, per evocare immagini che si fissano come piccole stilettate nelle menti di chi ascolta. Una regia fresca quella Naira Gonzales, che impregna di simboli il suo teatro fatto da giovani e sui giovani, ma per tutti. Emiliano De PoI, Massimiliano Donato, Cristina Perez Leal e Antonia Shackelford sono gli altri attori, professionisti, che riescono a riempire con le voci prorompenti e le smorfie dei loro visi la scenografia essenziale che li accompagna. Alla fine dello spettacolo, quando si capirà che senza padri in fondo si può vivere, il poeta trovera’ la sua vocazione, il folle la lucidità, il ribella si ucciderà. «Tutte le volte che vorrai vedermi chiudi gli occhi e allora sarò sempre io».
B.S.
da “Il Resto del Carlino” • martedì 23 giugno 1998
Tra padri e figli finisce in overdose
Servizio di Alessandra Chini
Un pubblico molto numeroso e a dir poco entusiasta ha accolto il ritorno a Rovigo del bravissimo Luigi Marangoni, ex attore del Teatro del Lemming, che con la sua nuova compagnia veneziana “Il cervo disertore” ha portato in scena sabato sera al ‘Teatro Verde al Castello’, nell’ambito dell’Opera Prima, ‘Figli senza padri’. Un quadrato di polvere bianca a delimitare il ‘sacro’ spazio dell’azione teatrale e un ampio telo nero come parete posteriore. E’ questa la scarna scenografia del coinvolgente spettacolo che vede come pro1agonisti tre ragazzi, simboli rispettivamente della Ribellione (Massimiliano Donato), della Poesia (Emiliano De Poi) e della Follia (Luigi Marangoni), accanto a loro altri due personaggisimbolo: le figlie dell’ ebreo, la Memoria (Antonia H. Shackelford) e l’Infanzia (Cristina Perez Leal). E poi, ancora altri simboli evocativi a costellare il procedere dell’ azione, la ruota di fuoco, ovvero il viaggio, un percorso lontano dalle radici paterne, ben piantate nella terra. E la terra come elemento importantissimo per il padre, specie se ebreo e dunque abituato, da sempre, a errare, essendone stato privato. Infine l’acqua, come elemento catartico, salvo poi sottolineare che: “Sotto l’acqua c’è una distesa di sabbia…” che altro non è che la famigerata terra. E di catarsi si può parlare anche riguardo alla morte per overdose del ragazzo ribelle, momento in cui il poeta trova l’ispirazione e il folle ha un attimo di lucidità nell’ affermare : “Ho visto mio padre abbracciare il feretro di mio fratello”. Bravissimi i cinque attori, e interessanti alcune scelte registiche riguardanti soprattutto le composizioni corporali e i movimenti in scena. A completare la serata di sabato, poi, la compagnia ‘3ATR02’ ha presentato, ‘I mieI colori amati’ basato su alcune raccolte di poesie di Pier Paolo Pasolini. Buona l’idea, ma non altrettanto il risultato. Lo spettacolo, infatti, formato unicamente da un collage di queste liriche ha finito per risultare estremamente pesante. La serata di domenica, l’ultima della rassegna, ha visto invece, portati in scena due spettacoli della sezione ‘Il Mito e la Favola’, ovvero, ‘Buchettino’ della famosa ‘Socìetas Raffaello Sanzio’ e ‘La felicità di tutti’ di ‘Fanny e Alexander’. ‘Buchettino’ è il nome di una favola, meglio nota come ‘Pollicino’ che racconta le vicende di un piccolissimo bimbetto e dei suoi sei fratelli abbandonati, secondo un classico topos, nel mezzo del bosco a causa della spaventosa indigenza dei genitori. Ma non è tanto la favola in sé a costituire l’elemento fondamentale del lavoro della’ Socìetas’ , quanto tutto il contorno. Gli spettatori, infatti, vengono fatti accomodare all’interno di una struttura di legno con cinquanta lettini appositamente preparati per loro e un attrice (Silvia Pasello) racconta la favola. All’esterno della struttura, intanto Carmen Castellucci e Flavio Urbinati si occupano dei rumori di sottofondo che rimbombano all’interno. E,’ completamente intento nell’ ascolto, if pubblico si trova assolutamente coinvolto e avvolto nella magica atmosfera della fiaba. E di una fiaba tratta anche ‘La felicità di tutti’, una fiaba strana, dal sentore cimiteriale e ossianico.
da “Il Gazzettino” • sabato 21 giugno 1997
Incomunicabilità tra generazioni
Il testo ”Figli senza padre”
Il teatro di “Villa dei Leoni” non ha fatto in tempo a chiudere i battenti per la sospirata pausa estiva che già ha dovuto riaprirli per uno spettacolo messo in scena dal gruppo “Il cervo disertore”. Un lavoro scritto a quattro mani da Naira Gonzales e Donatella Sacco (operanti entrambe in quel di Mestre), intitolato «Figli senza padre», sul tema dell’incomunicabilità generazionale. O meglio, fra padri e figli, in una società che non sa più cosa siano i valori. L’azione inizia forse in termini gesticolati più del necessario con tre amici affranti che si trovano ai funerali di un loro compagno d’avventure morto per overdose. E la droga cattura subito le loro fantasie inducendoli a cercarne qualche dose per ingannare l’angoscia. L’unico a conoscere il luogo dove trovarla è un ebreo, che prima di metterli sulla traccia della sostanza invocata, vorrebbe evocare la storia drammatica dei lager. Nei quali è sparito il meglio della società ebraica, solita a fare le sue scelte in obbedienza alla tradizione biblica. Il dialogo fra l’ebreo e i tre visitatori conosce una sorta di pausa all’irrompere delle sue figlie, che ricordano alla lontana due fiori spuntati in una terra arida, ma poi riprende sul filo del viaggio onirico. Ed è giusto facendo leva sulla lezione impartita dalla musica alquanto sui generis del sogno che gli amici riescono a trovare salvazione. Liberandosi dal mito di avere sempre alle spalle chi li protegge dalle onde burrascose dell’esistenza, cadenzata da violenze senza scampo. Per non dire di altre esperienze traumatiche che finiscono per spalancare la porta al dilagare, della solitudine contro la quale nemmeno più le parole valgono. Soltanto dopo aver buttato giù il muro che sta loro davanti, i giovani riescono a essere, finalmente se stessi, pur avendo il preciso sospetto che dalle proprie radici non ci si libera mai totalmente. Salvo che uno non riesca a costruire una nuova realtà, rappresentata, come avverte la breve nota distribuita al pubblico, dalla «costruzione di un altro muro dove si può pensare. senza essere sentiti, recitare senza essere insultati, ma anche urlare, e forse qualcuno ci sentirà». La conclusione della “quasi parabola” a firma Gonzales-Sacco, sulla scoperta che la conoscenza non salva, è che la combriccola di amici alquanto traumatizzati si rivolge di nuovo al soccorso della droga. Il risultato della scelta è che tornano alla famosa polvere bianca che ricorda la neve, finché dopo la partenza dell’ebreo scortato dalle figlie, non troveranno la forza di «costruire un grande ideale, che forse un giorno come il fuoco si spegnerà e assisteranno nuovamente al funerale dello stesso amico morto per overdose». Una volta spiegata sia pur succintamente la vicenda, c’è da aggiungere che NairaGonzaIes ha saputo metterla in scena con grande bravura, avvalendosi di un gruppo di attori molti affiatati, che meritano un caldo elogio: Emiliano de Poi, Massimiliano Donato, Dario Levin, Luigi Marangoni/ Michela Macchiutti e Cnstina Perez Leal. Il risultato della sua operazione, viziata forse da un sospetto di estetismo e da alcune ripetizioni, è stata una metafora inquietante! che ha avuto momenti di alta qualità.
G.A. Cibotto
da “Il Gazzettino di Rovigo” • martedì 23 giugno 1998
Nè retorica nè luoghi comuni
Sogno e realtà, volontà di perdere le proprie radici e necessità di una memoria: un viaggio fatto spesso anche di scelte contraddittorie, un continuo oscillare alla ricerca di un equilibrio che forse non ci è più dato avere. “Figli senza padre”, presentato sabato sera dalla compagnia “Il cervo disertore” di Venezia, nell’ambito del Festival “Opera Prima” (nella sezione-concorso), ha affrontato il tema della comunicazione fra generazioni, evitando retorica e luoghi comuni e riuscendo a produrre un forte impatto sul pubblico presente al Teatro Verde al Castello. Due figlie (Cristina Perez Leal, Antonia H.Shàckelford) custodiscono la memoria del padre ebreo, che per tutta la vita ha cercato la terra promessa; il figlio (MasSlmiliano Donato, la ribellione) invece ha rinnegato le proprie origini, rifiutando di riconoscersi in chi da vittima (lo stato di Israele, i Padri) è diventato portatore di guerra; i due suoi amici (Luigi Marangoni, pazzia, e Emiliano De PoI, poesia), lo seguono nella disperata rincorsa di una libertà assoluta, che porta anche attraverso le strade della droga. Lo spettacolo (regia di Naira Gonzalez) ha offerto momenti davvero intensi, utilizzando una sapiente commistione di parole e immagini, un linguaggio evocativo, e figure di teatro-danza. Acrobatica, accesa, a tratti violenta, la recitazione; suggestivo il testo, denso di intuizioni penetranti. Alla fine il pubblico, molto più numeroso del solito (complice forse la presenza del rodigino Marangoni), ha salutato con un lunghissimo applauso la performance di un gruppo di attori straordinariamente affiatato e preparato, protagonista di uno degli spettacoli migliori di questo Festival.
Marcello Garbato
da “La Provincia di Cremona” • venerdì 17 luglio 1998 Storie di Generazione X
‘Figli senza padri’, droga e rabbia per tre ragazzi
POZZAGLIO – Fare teatro non tanto per fare quanto per provare e provarsi alle nuove forme della scena. La partenza scenica della rassegna estiva di Pozzaglio è coraggiosamente tutta in salita. Ha
ìl sapore del rischio e della forza di non legarsi a forme abusate dello spettacolo dal vivo. Tutto questo per dire che Figli senza padri (domani sera ore 21 al Centro sportivo) della giovane compagnia veneziana ‘II cervo disertore’ è uno spettacolo da non perdere. Le motivazioni che rendono interessante l’allestimento sono molteplici: il tentativo di leggere la realtà, la voglia di fare della giovane regista Naira Gonzales, boliviana di nascita e con alle spalle una collaborazione con Eugenio Barba, il cast multietnico della compagnia, ma soprattutto il desiderio di affrontare di petto la realtà e il disagio della società contemporanea. Figli senza padri è la storia di tre giovani che si ritrovano al funerale di un amico morto per overdose. Dopo la cerimonia si mettono a loro volta alla ricerca di droga, l’unico che sa dove trovarla è un ebreo. L’incontro con chi sa procurar loro la ‘roba’ non è immediato: l’ebreo vuole raccontare ai tre tossici la sua storia, fatta di sogni biblici. Quell’incontro affidato al corpo e ai suoni, più che alle parola, procurerà una strana e inaspettata catarsi, recupererà alla generazioni senza padri le origini di una violenza a cui sono inconsapevolmente vittime. ma al tempo stesso li renderà liberi. Quei sogni che sanno di miraggi aiuteranno a vivere i tre, li renderanno consapevoli che è possibile esistere malgrado l’assenza di maestri, di padri. Figli senza padri proporrà una tipologia di teatro che, mutuata dalla lezione antropologica di Barba, affida al corpo, al movimento ai suoni della voce le potenzialità espressive di un racconto che finisce con lo sconfinare nel rito. Per apprezzare la proposta inaugurale dell’estate In Scena di Pozzaglio bisogna dimenticarsi in parte, gli schemi classici della tradizione scenica all’italiana e farsi ‘disponibili’. Lo spettacolo di domani sera è il primo di un trittico, affidato alla Gonzales e ai suoi attori. Le tematiche affrontate sono quelle di un disagio o una rabbia sociale che trova sfogo proprio nello spazio libero e separato del teatro. Dopo Figli senza padri, i prossimi appuntamenti sono sabato 25 luglio con Il flore dell’Orgia e il l’agosto con Rituale Fasullo. (N. arr.j)
da “Il Mattino” • venerdì 20 giugno 1997
Giovani, con rabbia ma in cerca di radici
L’esordio di una compagnia internazionale
UNA NUOVA avventura teatrale che comincia merita sempre attenzione, specie in un momento in cui fare teatro senza avere alle spalle finanziamenti pubblici è quasi impossibile. Il nuovo gruppo, nato a Marghera, ma internazionale nella composizione e nella destinazione progettuale si chiama «Il cervo disertore» ed ha esordito ieri sera al teatro di Villa dei Leoni a Mira con «Figli senza padri», presentato in prima nazionale. A guidare il progetto di «Il cervo disertore» è Naira Gonzales, argentina, attrice per alcuni anni dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, con cui ha fatto tournée anche in Italia. Ed in questo progetto di suggestioni dell’Odin ce ne sono molte, a cominciare dalla voglia di internazionalità con l’intento di superare le tradizionali barriere linguistiche per gli attori. Nella compagnia ci sono infatti un attore argentino, Dario Levin, una spagnola, Cristina Prez Leal, oltre agli italiani, Luigi Marangoni, Emiliano De Po, Massimiliano Donato, Antonia Shackelford, Donatella Sacco, Roberta Raineri, Michela Mocchiutti, Marilisa Capuano, Giulia Leonardi. Ed oltre a questo, il vivere l’ attorialità in profondità, in un coinvolgimento totale che fa paragonare a Naira Gonzales il recitare «ad una preghiera, ad una rivoluzione». Dunque un intero anno di lavoro per attori provenienti da scuole molto diverse, chi dal Piccolo di Milano, chi dal Bottegone di Gassman, chi dall’ Avogaria per impadronirsi delle tecniche di recitazione dell’Odin e per realizzare questo spettacolo «Padri senza figli» che è il vero punto di partenza per il gruppo. «E’ uno spettacolo sulla droga e sulla terra» spiega Naira Gonzales, ovvero sulla ricerca della droga, ma anche sulla necessità di ritornare alla terra, alle radici, quelle radici che nello spettacolo sono rappresentate dalla presenza quasi ossessiva degli elementi primigeni della tradizione antica: il fuoco, la terra, l’acqua, l’aria. E questa ricerca parallela è condotta da tre giovani disperati, urlanti, rabbiosi che si imbattono in una figura, quella dell’ebreo, che rappresenta tutto insieme la paternità, il passato, il ricordo, la tradizione, il potere. II lavoro teatrale nasce dunque da questo incontro-scontro: da questo, aver bisogno dei padri e insieme rinnegarli, rivoltarsi contro, ripudiarli per conquistare alla fine se stessi, liberarsi delle colpe degli adulti che ricadono sui giovani. Quello di Naira Gonzales è un raccontare sincretico, fatto di suggestioni ed energie piu’ che di linearità narrativa, tutto incentrato sulla potenzialità espressiva del corpo ed in questo senso è indubbiamente efficace. Meno convincente è invece l’uso della parola; che volendo sfuggire ad ogni dimensione del teatro naturalistico non sembra però trovare una compiuta collocazione. Ma è comunque un esordio all’insegna del rigore, della grande passione per un teatro non superficiale ne’ approssimativo, che evidenzia tra l’altro interessanti individualità, ed è quindi da seguire con interesse.
Nicolò Menniti-Ippolito
da “il Resto del Carlino” • martedì 23 giugno 1998
E’ piuttosto lungo l’elenco degli enti e delle associazioni che hanno patrocinato e sostenuto economicamente la quinta edizione del festival “Opera Prima”, intitolato a Martino Ferrari e organizzato dal rodigino Teatro del Lemming: la Regione Veneto, la Provincia e il Comune di Rovigo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l’ApI, il circuito teatrale regionale Arteven e i fogli locali Viavai e la Rotonda, mentre le Ferrovie dello Stato, non abbiamo capito bene perché, figurano su11a copertina del programma della manifestazione, ma non nelle pagine interne. Si tratta, dunque, di una iniziativa che non soltanto si è consolidata in cinque anni di vita, ma che viene ulteriormente legittimata da un fitto ed eterogeneo concorso di sponsor e fautori. E’ proprio questa paradossale istituzionalità la novità della odierna rassegna: un teatro “negato” e soffocato dall’ ufficialità e dalla tradizione, che non soltanto vuole rompere il muro di silenzio che gli e stato creato intorno, ma ambisce a diventare “ricerca” garantita e protetta proprio da quella alterità borghese che lo irrideva o lo ignorava. Nella rivolta dei figli contro i padri, sempre questi ultimi vogliono sostituirsi ai primi. Era perciò lecito nutrire non modeste aspettative riguardo a questa edizione, che ha aggiornato la sua formula e ha presentato un programma particolarmente denso di appuntamenti e occasioni, che coinvolgevano alcuni luoghi deputati e istituzionali della città, dal Teatro Sociale al salone del Municipio, dai giardini alla piazza e al cortile dell’ex Vescovado, dal Monastero degli Eremitani alla Pescheria Nuova. Articolati in due sezioni, sette spettacoli concorrevano al premio opera prima e altri quattro ridefinivano “Il Mito e la Favola”, puntando specialmente sul coinvolgimento sensoriale dello spettatore. Festival come vetrina vivente di formazioni teatrali che rivendicano il nuovissimo e contestano il silenzio, ma anche come legittimazione istituzionale: un grido, insomma, per farci sentire che, sì, esistono, operano e riempiono prepotentemente una presunta “tabula rasa”, ma, al tempo stesso, sono in attesa di una ratifica che comporta il rischio dell’omologazione. Ecco, allora, una giuria autorevole, presieduta da Franco Quadri e composta da Gerardo Guccini, Renata Molinari, Cristina Ventrucci e Fabrizio Arcuri per assegnare un premio consistente in due milioni di lire e nella partecipazione all’imminente Festival internazionale di Polverigi. Nella assiduità un poco disperante e ripetitiva delle proposte ci siamo attardati su tre spettacoli, che ci sono parsi in vario modo significativi anche se non sempre risolti. “L’attenzione alla morte non è frutto di una speranza di vita, ha scritto una volta Michel Vovelle, ma di felicità, ciò che è assai più complesso, ma anche più carico di significato” e pareva questo, o qualcosa di simile, il percorso che si erano assegnati gli otto attori del Teatro Magro di Mantova con “Eternit’. Solo che, come già suggeriva la irridente ambiguita’ del titolo, il rapporto uomo-morte diventava pretesto per una ironica ricognizione nei luoghi comuni dell’immaginario quotidiano, tra brandelli di vita, figurazioni, luci inquietanti, spaesamenti, poesiole a rima baciata, per smascherare l’inautenticità dei nostri giorni. La morte finiva, però, per essere esorcizzata dalla ripetizione dei giochi verbali e da certa inconsistenza drammatica. Roberto Latini e La Clessidra Teatro di Roma hanno invece presentato una dissezione dell’Otello shalcespeariano, trapiantando nel cuore dell’ azione nientemeno che Iago, assimilato a un ragno che tesse la sua tela. Un’ operazione che ormai più di venti anni fa aveva sollecitato anche Giorgio Manganelli, che aveva ribaltato le consolidate. strutture della tragedia. Cosi’ Iago monòloga senza interruzione, evocando e ricostrue do l’azione, nello scintillio della la voce e nelle inesauste deambulazioni, nei sapienti avvolgimenti della tela che restituiscono la verità di un lucido delirio. Qui, la ricerca non è sul linguaggio, ma sul rapporto tra personaggio e interprete un travolgente e mutuo scambio di intenzioni e battute. “Figli senza padre”, proposto dal veneziano II Cervo Disertore infine, ci è parso lavoro interessante e coerente, non proprio per le tematiche un poco abusate già adombrate nel titolo e in tanto cinema e letteratura che si rifanno agli anni Settanta, quanto piuttosto per la ricerca di un linguaggio efficace e di indubbia suggestione che si riallaccia alle esperienze dell’Odin Teatret di Eugenio Barba. Ecco la recitazione eterogenea (connotata da forte realismo nei personaggi maschili e da gusto evocativo in quelli femminili), nei movimenti alternati e improvvisi che animano lo spazio scenico, nei costumi e nell’uso delle luci. Non si è trattato pero’ di epigonismo, quanto di un autentico tentativo di superare, attraverso nuove figurazioni e fortissima intensità, punti di partenza prefissati e orizzonti appena e solo individuati. Fosse stato per noi, avremmo assegnato il premio proprio a questo lavoro. La giuria autorevole, invece, con un “escamotage”, non ha assegnato il premio “Opera Prima’ evitando, appunto, di avallare quella ricerca di istituzionalita’ che resta appannaggio soltanto delle compagnia promotrice, la quale daI canto suo, proprio per questo motivo, dovra’ pur rendere noti bilanci, promozioni e linee programmatiche e operative.
PEDILUVIO
da “C.G.I.L. Notizie” • luglio – agosto 1998
“ll cervo disertore’ presenta “Pediluvio” e “Rituale fasullo”
di ANTONIETTA MARIOTTI
Il 21 marzo scorso, primo giorno di una, primavera dal volto ‘ freddo e imbronciato, l’AUSER di ‘ Treviso ha proposto una iniziativa provinciale in collaborazione con il Circolo “La Villa” ed il Comune di Carbonera per inaugurare l’apertura del parco di Villa Maria: due atti unici di una, compagnia di teatro di strada dal nome intrigante ed inconsueto ‘Il cervo disertore”. Si tratta di ragazze e ragazzi, tutti sotto i trent’anni, provenienti da varie città italiane e straniere, che a Marghera hanno trovato il proprio centro operativo ed hanno dato vita ad alcuni lavori di particolare interesse, malto forti per le emoziani ed i cancetti che trasmettono, avvincenti per le capacità drammatiche e vocali che tutto il gruppo ha acquisito. L’AUSER ha voluto raccogliere la loro proposta coraggiosa e la ha offerta ad un pubblico piuttosto èterogeneo e spesso digiuno nei confronti di generi teatrali così nuovi ed avanzati, pubblico che avrebbe potuto non farsi coinvolgere nel modo adeguato. Non è stato casi’. I due atti unici “Pediluvio” e “Rituale fasullo”, superato il primo disorientamento, sono stati apprezzati ed applauditi calorasamente, La comparsa sulla scena, di giovani in abito da suore e preti ,ha sortito immediatamente l’effetto di captare l’attenzione e.. di incuriosire, tanto decontestualizzati risultavano l’abbigliamentò ed il rapporto tra, questo ed temi proposti. La potenza di una gestualità straordinariamente efficace, l’espressività mimica, l’enfasi dei versi e successivamente il canto, nella prima rappresentazione, hanno creato un’atmosfera da tragedia greca, suggerendo però agli spettatori immagini di dittature, di sofferenze, di oppressioni, di situazioni di portata universale, é sollecitando nel contempo un sentimento di ribellione, sottolineato oppartunamente dalla mu sica di Bob Dylan. Ancora la musica ha costituito il filo conduttore della seconda parte, questa realizzata non piu’ nella sala interna della villa, ma all’aperto. In una scenografia di notevole suggestione, fra i maestosi alberi del parco e le acque del fiume alle spalle, i giovani, in mano grandi fiaccole accese, hanno eseguito accompagnandosi con la chitarra canzoni di diversi paesi del mondo. Le loro voci prorompenti, nonostante la varietà delle lingue, sono riuscite ad esprimere in maniera inequivocabile una voglia profonda di libertà e di uguaglianza, un rifiuto categorico della guerra e della sopraffazione, il desiderio universale di un mondo migliore, in una parola l’utopia che non ha confini, non ha età, non ha tempo. Al Cervo Disertore, dunque, il merito di aver saputo trasmettere, in una giornata di festa, un messaggio così netto e così chiaro. Perché una cosa è certa: forse non tutti ne hanno colto i passaggi, ma il senso profondo del discorso, quello si, e’ stato recepito da tutti. E non e’ poco.
IL FIORE DELL’ORGIA
da “La Nuova” • venerdì 12 dicembre 1997
Le voci della solitudine
Pasolini e Jarman, figure simbolo
UN’ ANIMA gridata, dove il dolore diventaluce, la ferita coscienza. Derek Jarman, grande regista inglese omosessuale morto di Aids; Pier Paolo Pasolini, poeta friulano omosessuale ammazzato a Roma: due figure simbolo della differenza. Alla solitudine di Pasolini e Jarman è dedicato il monologo «Il fiore dell’ orgia» (Orgia è un testo di Pasolini), scritto e interpretato da Massimiliano Donato e diretto da Naira Gonzalez, la regista e animatrice italo-argentina della compagnia Il Cervo Disertore di Mestre, in scena domani alle 21 al teatro di villa dei Leoni di Mira, secondo appuntamento di «Per contrasto. Frequentare il futuro». In scena i pensieri di Pasolini e Jarman s’alternano a quelli d’un giovane androgino in un’Italia di macerie. Esempio di teatro estremo, oltre l’avanguardia (Naira Gonzalez è allieva dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, Iben N. Rassmugen, César Brié), «Il fiore dell’orgia» è una prova d’attore intensa, dove le parole e la voce sono lanciate contro il cielo, spazio e confine della solitudine. Massimiliano Donato interpreta l’atto unico da lui stesso scritto con dedizione, in un lucido delirio di gesti, voci e silenzi. Un lavoro molto impegnativo anche sul piano fisico per un gruppo di attori, Il Cervo Disertore, tra le nuove compagnie interessanti della scena veneziana. L’anno scorso Naira aveva portato, sempre a Mira «Figli senza padri». Nata nel’71 a Buenos Aires, Naira Gonzalez ha fatto teatro nelle miniere della Bolivia giovanissima, con suo padre; con Brié fonda nel ’91 in Bolivia il Teatro de Los Andes. La compagnia Il Cervo Disertore s’è formata nel ’96. (r.l.)
da “Il Mattino” • martedì 16 dicembre 1997
Pasolini rivive nel «Fiore dell’ orgia»
Articolo di Roberto Lamantea
Un cuore-ghirlanda di fiori rossi; l’attore è disteso su una branda, indossa un abito da sposa; il palco è spoglio, lo sfondo è un nero muro scrostato. La voce nasale di Pier Paolo Pasolini è quella di un’intervista del ’66, l’anno di Uccellacci e uccellini con un inedito Totò e Ninetto Davoli: «Ho un profondo odio contro lo Stato, il capitalismo piccolo-borghese». Lo scrittore-regista friulano ricorda il processo a La ricotta per vilipendio alla religione. Il ricordo, fisico attraverso la voce, al poeta ucciso sullo sterrato di Ostia la notte tra il primo e il 2 novembre 1975 richiama le inquiete metafore di Pasolini sul potere, allora non comprese, la sua voce alta contro la solitudine della diversità, non solo quella omosessuale, ma l’identità negata, la civiltà contadina dell’infanzia, valori cancellati dall’ «omologazione culturale»: saranno le invettive degli Scritti corsari e delle Lettere luterane. «Le campane suonavano come cori di serpenti sottoterra» grida Massimiliano Donato, autore e interprete del Fiore dell’orgia, lo spettacollo della compagnia Il Cervo Disertore di Mestre andato in scena in prima nazionale al teatro di villa dei Leoni di Mira per la rassegna di teatro contemporaneo «Per contrasto. Frequentare il futuro». Uno spettacolo aspro, duro, diretto dalla regista argentina Naira Gonzalez, allieva, giovanissima, dell’Odin, di Eugenio Barba e César Brié (ma nel Fiore dell’orgia ci sono richiami stilistici anche al teatro fisico di Jerzy Grotowski). Il testo è costruito su due figure simbolo, Pasolini e Derek Jarman, il visionario regista inglese morto di Aids, autore del bellissimo Edoardo II e di Wittgenstein. Lo spettacolo è tutto costruito su simbologie visive e foniche Massimiliano Donato è molto bravo a modulare la tensione della voce, la gestualità che arriva ai confini del teatro-danza. Il dolore diventa luce, la ferita coscienza. Il teatro di Naira Gonzalez è oltre l’avanguardia ma va al di là anche del teatro di idee, evita la facile trappola del teatro sociale con un estremo rigore formale. Il tema della diversità «negro, ebreo, frocio» – non diventa manifesto, ma dilaniato grido contro una società di macerie. Massimiliano Donato è un angelo nero con un’ala sola, sotto il peso di una croce di ferro arrugginito. «i poeti mi hanno insegnato a vivere la mia solitudine»: i personaggi che il monologo evoca sono incubi di violenza sessuale, un muro sociale dincomprensione e ostilita’. Esempio di teatro estremo, Il fiore dell’orgia è il lavoro più intenso della compagnia mestrina fondata nel ’96 (gli altri spettacoli in repertorio sono Figli senza padri, andato in scena a Mira la primavera scorsa, e Pediluvio, dove tre attrici-cantanti vestite da suore intonano canti rivoluzionari sudamericani). Ma è breve per i normali tempi del circuito teatrale (una cinquantina di minuti). Così l’altra sera a Mira per diluirlo le attrici della compagnia hanno aggiunto in coda alcuni canti di Pediluvio: molto belli e suggestivi, ma estranei allo spettacolo, con l’effetto di spezzarne la tensione. Il pubblico ha comunque applaudito a lungo, con calore sincero.
da “La Provincia di Cremona” • venerdì 28 luglio 1998
Il fiore dell’ orgia di Gonzales per i ‘martiri’ del XX secolo
Articolo di Nicola Arrigoni
Quella poesia della violenza Pasolini, rilettura a tinte forti
Articolo di Nicola Arrigoni
POZZAGLIO – L’elogio della diversità e la disperazione della marginalità sociale passano attraverso l’opera e la vita di Pier Paolo Pasolini e Derek Jarman, regista di Eduardo II eCaravaggio. A questi due personaggi si rifà il monologo Il fiore dell’orgia di Massimiliano Donato, diretto da Naira Gonzales, in scena sabato sera alle 21 al centro sportivo di Pozzaglio. Dopo il felice debutto cremonese dello spettacolo Figlisenza Padri, la compagnia Il Cervo Disertore propone un intenso monologo scitto e interpretato da Massimiliano Donato. Disteso su una branda, con indosso un abito da sposa, Massimiliano Donato è un angelo nero con un’ala sola, una sorta di arcangelo deceduto negli anfratti della socialità, negli angoli di quel ghetto sessuale, umano che la poesia di Pasolini e la poetica di Jarman fanno esplodere con violenza e straziante poesia. I personaggi che il monologo evoca sono incubi di violenza sessuale, un muro sociale dell’incomprensione e d’ostilità. Ebreo, negro, frocio, i capri espiatori di una civiltà di cui rimangono solo le macerie e attorno a queste costruisce la sua ostinata e violenta leadership volta a annullare tutto ciò che esce dai suoi schemi, dalla normalità governabile. L’utilizzo di immagini forti, di una partitura vocale di grande impatto insieme alla gestione espressiva del corpo e della fisicità Il fiore dell’Orgia si preannuncia uno spettacolo choc, affidato ad un giovane attore che, autore del testo, non si sottrae dal l’esplorare i recessi più bui dell’anima e del cuore, rendendo omaggio a Pasolini e a Jarman, martiri di un’ostinazione a vivere nella libertà delle proprie scelte etiche e sessuali. La regia de Il fiore dell’Orgia è di Naira Gonzales, giovane teatrante da tenere d’occhio non solo per il suo prestigioso curriculum vitae, ma soprattutto per la capacità di costruire spettacoli di grande impatto teatrale e capace di ‘allenare’ i suoi attori secondo i dettami di Eugenio Barba.
RITUALE FASULLO
da “La Provincia di Cremona” • Giovedi 30 luglio 1998
Riti di fine millennio
Ultimo capitolo della trilogia di Naira Gonzalez
POZZAGLIO – Dieci attori travestiti da suore e da preti, sulla scia del celebre film Sister Act, sabato sera la compagnia del Cervo Disertore, ormai di casa al circolo Astra di Pozzaglio, daranno vita ad una vera e propria festa teatrale. Rituale fasullo è il titolo dello spettacolo di piazza che Naira Gonzales offrirà ai soci dell’Astra per una serata all’insegna di celebri canzoni di vago sapore holliwoodiano.
L’idea di scegliere come personaggi suore e preti dipende dal fatto che essi sono sia figure che forniscono spunti per lavorare nella direzione del grottesco e dell’ironia, sia figure decontestualizzate, che al loro apparire. Attesa per il dramma della Gonzales di Nicola Arrigoni in pubs, discoteche, strade fanno sorgere un dubbio, una domanda, tanto semplice guanto interessante, sulla loro veridicità. Detto questo in Rituale fasullo non c’è alcun sapore sacrilego, ma solo il desiderio dI divertire e divertirsi insieme alla gente. I dieci attori balleranno, canteranno portando i sapori e le melodie di varie parti del mondo, utilizzeranno il linguaggio del teatro per coinvolgere la gente, per far gruppo e stare insieme. Abolite le distanze fra palco e platea, la divisione fra chi recita e chi assiste, Rituale fasullo giocherà la carta della contaminazione, della festa teatrale, dello spazio comunitario del palcoscenico luogo non per pochi ma per tutti, luogo del contatto fisico, della possibilità di far parte di un unico corpo in movimento. Dopo Figli senza padri e il fiore dell’Orgia, due spettacoli a loro modo sconvolgenti ed intensi, l’ultimo appuntamento con il Cervo Disertore intende gettare un po’ di allegria, proporre un’idea di teatro che collima con la festa, intesa come spazio comunitario, luogo fatto e partecipato dall’intera comunità. Non resta dunque che partecipare e provare sulla propria pelle il gioco della scena. Rituale fasullo chiuderà a ritmo di musica il trittico della rassegna Figli senza padri. I tre appuntamenti in un luogo non usuale per il teatro come un circolo sportivo, hanno portato nella profonda provincia cremonese una compagnia di attori di tutto rispetto che ha fornito, fra le mille proposte dell’estate 1998, uno scorcio della voglia di fare di un gruppo di ragazzi che sembra avere i numeri per imporsi nel panorama nazionale.
di Nicola Arrigoni
da “Il Gazzettino” • venerdì 11 luglio 1997
Interrotto il “concerto” di falsi preti e suore
(G.R.) Ricordate il film made in Hollywood “Sister Act”? C’era una Woopi Goldberg scatenata che, travestita da suora risvegliava dal sopore francescano un convento di monache tanto pie quanto spente trasformando la confraternita in una allegra compagnia di danza e ballo. Il film ebbe un successo insperato,ne fecero anche un numero due. Da un po’ a Venezia gira un gruppo che pare faccia il verso al film. Ma ieri, malgrado la bravura, sono stati denunciati per intrattenimento abusivo.Pare indubbio, i cinque allietavano veramente i passanti, con il loro show. Devono aver pensato che il sacro abbinato al profano poteva far cassetta anche fuori dalle sale cinematografiche, ad esempio per strada. E avevano ragione. Sul selciato era di scena un giovane con capello lungo sulle spalle e saio (reminiscenze da Jesus Christ Superstar?), affiancato da dei preti e una monaca di clausura. E poi c’era la musica e danza, in pieno stile Broadway. Esecuzione perfetta e coinvolgente, tanto coinvolgente che di passanti se ne fermavano sempre molti. Alla fine il cappello in mano per raccogliere le offerte.Tutto bene fino a ieri.In Ruga Rialto tra il pubblico anche gli agenti della polizia. Ad esibirsi erano in cinque, tutti italiani piu’ un venezuelano. Si sono beccati una denuncia per intrattenimento abusivo. Peccato per loro, ma anche per il pubblico.
da “C.G.I.L. Notizie” • luglio – agosto 1998
“ll cervo disertore” presenta “Pediluvio” e “Rituale fasullo”
di ANTONIETTA MARIOTTI
Il 21 marzo scorso, primo giorno di una, primavera dal volto ‘ freddo e imbronciato, l’AUSER di ‘ Treviso ha proposto una iniziativa provinciale in collaborazione con il Circolo “La Villa” ed il Comune di Carbonera per inaugurare l’apertura del parco di Villa Maria: due atti unici di una, compagnia di teatro di strada dal nome intrigante ed inconsueto ‘Il cervo disertore”. Si tratta di ragazze e ragazzi, tutti sotto i trent’anni, provenienti da varie città italiane e straniere, che a Marghera hanno trovato il proprio centro operativo ed hanno dato vita ad alcuni lavori di particolare interesse, malto forti per le emoziani ed i cancetti che trasmettono, avvincenti per le capacità drammatiche e vocali che tutto il gruppo ha acquisito. L’AUSER ha voluto raccogliere la loro proposta coraggiosa e la ha offerta ad un pubblico piuttosto èterogeneo e spesso digiuno nei confronti di generi teatrali così nuovi ed avanzati, pubblico che avrebbe potuto non farsi coinvolgere nel modo adeguato. Non è stato casi’. I due atti unici “Pediluvio” e “Rituale fasullo”, superato il primo disorientamento, sono stati apprezzati ed applauditi calorasamente, La comparsa sulla scena, di giovani in abito da suore e preti ,ha sortito immediatamente l’effetto di captare l’attenzione e.. di incuriosire, tanto decontestualizzati risultavano l’abbigliamentò ed il rapporto tra, questo ed temi proposti. La potenza di una gestualità straordinariamente efficace, l’espressività mimica, l’enfasi dei versi e successivamente il canto, nella prima rappresentazione, hanno creato un’atmosfera da tragedia greca, suggerendo però agli spettatori immagini di dittature, di sofferenze, di oppressioni, di situazioni di portata universale, é sollecitando nel contempo un sentimento di ribellione, sottolineato oppartunamente dalla mu sica di Bob Dylan. Ancora la musica ha costituito il filo conduttore della seconda parte, questa realizzata non piu’ nella sala interna della villa, ma all’aperto. In una scenografia di notevole suggestione, fra i maestosi alberi del parco e le acque del fiume alle spalle, i giovani, in mano grandi fiaccole accese, hanno eseguito accompagnandosi con la chitarra canzoni di diversi paesi del mondo. Le loro voci prorompenti, nonostante la varietà delle lingue, sono riuscite ad esprimere in maniera inequivocabile una voglia profonda di libertà e di uguaglianza, un rifiuto categorico della guerra e della sopraffazione, il desiderio universale di un mondo migliore, in una parola l’utopia che non ha confini, non ha età, non ha tempo. Al Cervo Disertore, dunque, il merito di aver saputo trasmettere, in una giornata di festa, un messaggio così netto e così chiaro. Perché una cosa è certa: forse non tutti ne hanno colto i passaggi, ma il senso profondo del discorso, quello si, e’ stato recepito da tutti. E non e’ poco.
LULLABY
da “Il Nuovo Giornale di Bergamo” • Martedì 30 Novembre 1999
“Lullaby” debutta e convince Urgnano
Uno dei due monologhi della regista Naira Gonzales presentato in prima nazionale (…) diretto dalla Gonzales, con l’interpretazione di Roberta Raineri: “Lullaby” è una poesia, ma al tempo stesso un canto di rabbia: la storia di Jeremy Cronin e di Phoola Devi, una storia fatta di ingiustizie, di ribellioni, di prigionie. Una storia che riesce a penetrare le persone, anche perché la Raineri fa un uso delicato, impersonale della voce, che quindi diventa la voce di tutto il pubblico presente, non dell’ attore, da solo sulla scena. Lullaby viene raccontato in una specie di circo improvvisato, fatto di palloncini che cercano di volare verso l’alto, ma sono lì, trattenuti a terra, viene raccolta, e più volte, l’attenzione del pubblico, attraverso semplici passaggi, qualche volta anche adeguatamente paradossali. Ecco così che dalla rabbia si passa alla dolcezza e viceversa, per entrare, finalmente a pieno, nell’insieme dello spettacolo.
Damiano Grasselli.
da “L’Eco di Bergamo” • Lunedì 29 Novembre 1999
URGNANO: RIBELLIONI DA TERZO TEATRO
Con Nayra Gonzales nelle vesti di regista, in due monologhi, e di docente (. ..) Lullaby ha invece una costruzione testuale più articolata: parte dalle poesie composte da Jeremy Cronin nei sette anni trascorsi in un carcere del Sudafrica, per poi incrociare nella memoria allucinata e offesa del prigioniero, la storia di Phoola Devi, la ribelle fuori-casta indiana accusata di aver ucciso 22 uomini in una rappresaglia. Il rischio qui è della saturazione anche se la concitazione della recitazione rende bene un contesto ed è adatta a un registro più visionario. Al di là di tutti i rilievi che si possono muovere, c’è un dato da tenere presente e che è, purtroppo, raro tra i giovani gruppi: il livello tecnico degli attori è alto, il progetto artistico chiaro, la volontà di creare un gruppo tenace.
Pier Giorgio Nosari
CANI DA CACCIA
da “Venezia tutto città” • venerdì 29 maggio 1998
Il teatro entra in carcere, un modo per evadere
Servizio di Barbara Schiavulli
Vernice spruzzata sulle vele, farina sparsa sul lago, macedonia offerta agli spettatori, canti, versi poetici e sorrisi in un ritmo sempre più incalzante e coinvolgente: “Siamo creature trafitte da un mondo dimenticato”, recita uno dei protagonisti della rappresentazione teatrale “Cani da Caccia”. Una scenografia insolita se ci si guarda intorno: i muri alti del chiostro e le finestre sbarrate da pesanti griglie di ferro giallo. Anche i protagonisti dello spettacolo sono attori d’eccezioni. Alcuni professionisti, altri, il risultato di un laboratorio sperimentale condotto dalla compagnia teatrale “Il Cervo Disertore”, che per tre mesi ha coinvolto l’Istituto penitenziario maschile di Venezia. Bravi, questi ragazzi che si sono impegnati, e hanno dato vita ad uno spettacolo che va oltre le mura della prigione, come i personaggi del testo affrontano le acque di un lago su una canoa con le vele. “Uscirono incontro alla notte, l’immensa, dolce, spaventosa notte, tutte le successive notti della terra non facevano che replicare questa notte”. Il laboratorio teatrale è parte di un programma di attività di formazione di tipo socioculturale per i detenuti, un progetto coordinato dal Servizio Interventi area Penitenziaria dell’Assessorato alle politiche Sociali di Venezia. “Dovrebbero fare spettacoli una volta al mese”, ha suggerito una guardia che ha assistito sorridente alla recita. Un modo, insomma, per rendere finalmente il carcere un posto dove si possa recuperare, maturare e crescere. Un modo per prendere conoscenza di altre realtà, possibilità, sapere che esistono alternative e per avere la forza di cercarle. E il teatro è il mezzo più bello attraverso il quale evadere, non essere più se stessi, dimenticare per andare avanti, forse per trovare una strada diversa. “A questo punto, chiedo al grande padre che illumini la mia strada, se mai esisterà un grande padre, che qualcuno indichi la mia strada” .
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” VII edizione 2014
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” VIo edizione 2013
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” Voo edizione 2012
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” IVo edizione 2011
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” III edizione 2010
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” IIo edizione 2009
“DI UMANITÀ, SI TRATTA” Ioo edizione 2008
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Dal 20 al 29 giugno 2014
CRAVE da Sarah Kane
Laboratorio residenziale e intensivo per attori professionisti a cura di
PIERPAOLO SEPE
Un incontro ravvicinato di dieci giorni con un regista che ha fatto della sperimentazione il suo tratto distintivo.
Per partecipare è necessario inviare, entro il 19 maggio, curriculum aggiornato e n° 2 foto a: info@centroteatraleumbro.i
CRAVE è la tappa finale di uno studio che Pierpaolo Sepe conduce da alcuni anni sulla drammaturgia dell’autrice britannica Sarah Kane e su quest’opera in particolare.
“Sarah Kane ha ingerito una dose eccessiva di pillole. In ospedale, le hanno praticato una lavanda gastrica. È tornata a casa, ma poco dopo è stata riportata in ospedale. È lì che ha preso i lacci delle sue scarpe e si è impiccata al lavandino. Di drammi ne aveva scritti quattro o cinque, più o meno in altrettanti anni. Esistono due generi di drammaturghi. Il primo si diverte con la realtà utilizzando qualche giochetto teatrale. Alcuni lo fanno senza curarsi di niente e di nessuno, altri lo fanno bene e i loro drammi, nonostante tutto, sono di un certo interesse. Il secondo genere di drammaturghi cambia la realtà. Il secondo genere di teatro affronta l’assoluto all’interno dell’esperienza umana, mettendoci nella condizione di capire la natura degli esseri umani e in che modo questi danno origine all’umanità. Il teatro moderno del secondo genere affronta l’inesorabile. È l’assoluto, e non può essere identificato né in Dio né tantomeno in uno spirito New Age. Non è nulla di trascendentale. Non significa nulla. La sua logica è assoluta. Affrontandola, ci ritroviamo completamente definiti. Neghiamo oppure confermiamo il nostro significato. Veniamo, allora, corrotti dal nichilismo e dalle sue banalità, oppure diamo origine al nostro essere umani. Il fine del teatro è quello di affrontare l’Assoluto. È in grado il nostro teatro di compiere questo passo o la sua natura è ormai corrotta? Sarah Kane apparteneva al secondo genere. Il confronto con l’inesorabile dava origine ai suoi drammi.”
Sarah Kane e il teatro, Edward Bond, 1999
(da Love me or kill me, Graham Saunders)
Pierpaolo Sepe inizia la sua attività di regista teatrale nel 1991, e da allora ha firmato oltre cinquanta regie. Nel 1997 inizia una collaborazione artistica con il centro di produzione teatrale Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in atto ancora oggi. Nel 2005 vince il Premio Flaiano come miglior regista teatrale; nel 2012 l’Associazione Nazionali dei Critici di Teatro gli assegna il Premio della Critica 2012 per la regia de “Le Cinque Rose di Jennifer”; vincitore, sempre nel 2012, del MArteAwards, premio italiano all’innovazione artistica, per la regia di Anna Cappelli con Maria Paiato. Nella stagione 2013/2014 i teatri italiani ospitano le sue ultime due regie: SIK SIK di Eduardo de Filippo, con Benedetto Casillo – presentato al Festival Benevento Città Spettacolo – e MEDEA di Seneca, con Maria Paiato, che apre in prima assoluta la stagione del Piccolo Teatro di Milano il 17 ottobre 2013 e in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 1 aprile 2014. Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
info@centroteatraleumbro.i
Dal 3 al 12 luglio
PENSARE LA SCENA
Dire di sé per dire degli altri. Riconoscere, rivedere, l’io e il noi.
Laboratorio residenziale e intensivo diretto da
CESAR BRIE
Per partecipare è necessario inviare CV e 2 foto entro il 31 maggio a:
info@centroteatraleumbro.it
Nel seminario si affronteranno, in diverse fasi, tutti i temi principali alla base della poetica di César Brie, con l’obiettivo di applicare un metodo che si propone di formare un attore-poeta nel senso etimologico del termine: colui che crea e fa.
Pensare la scena.
Cerco di far riflettere attraverso esercizi, sugli elementi che formano la scena e la presenza di uomini, oggetti e tempo sulla stessa. Insegno a improvvisare, cioè, a stare in scena in modo sereno, calmo. A osservare e dialogare con gli altri. A raccontare, trovare le proprie parole per dire quello che si vuole dire. A dialogare con l’altro.
Il laboratorio sarà articolato in diverse fasi:
· lavoro fisico (l’impulso e la forma, percezione, azione e composizione)
· l’improvvisazione (lo spazio e le relazioni)
· il coro (l’intimo e il plurale)
· l’immagine (la creazione di metafore e immagini sceniche)
· il montaggio (rapporto immagine e testo)
César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo ha cominciato a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Dopo il 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, tra gli spettacoli prodotti A Rincorrere il Sole, Ehi, in collaborazione con Danio Manfredini e E tentavano infine di scappare. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore. Tre, tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba e Il Paese di nod, regia e drammaturgia di César Brie. Poi da solo Il Mare in Tasca, Torneranno i miei figlie e con Naira Gonzalez Romeo e Giulietta. A seguito di queste esperienze nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes col quale crea spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo (Ubu in Bolivia, Solo gli ingenui muoiono d’amore, I Sandali del Tempo, Dentro un sole giallo, Fagile, Otra vez Marcelo… l’Iliade, L Odisea). Su L’Iliade hanno scritto “Ci sono spettacoli – pochi, imprevedibili – che incantano e s’imprimono nella memoria come un’esperienza irripetibile. Gli spettatori se li raccontano a distanza di anni alimentandone il mito. L’Iliade del Teatro de Los Andes è uno di questi (….). Presentato in mezzo mondo, ha ovunque trascinato pubblico e critica in un consenso unanime, facendo gridare al capolavoro. Quasi duecento repliche in due anni. Tutti i temi del teatro di Brie sembrano fondersi qui in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia”. (Fernando Marchiori).
César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino; scrive I clienti, con la regia di Giancarlo Gentilucci per Arti e Spettacolo.
Dal 2010 in Italia crea Albero senza Ombra e 120 chili di jazz, Karamazov, Indolore, Il Vecchio Principe, La Mite, Viva l’Italia testo di R. Scarpetti di cui cura la regia.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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Dal 16 al 20 luglio
Epifania I – Manifestazione della divinità.
Laboratorio residenziale e intensivo diretto da
CESARE RONCONI / Teatro Valdoca
Il laboratorio costituirà un momento di incontro per la costituzione di un gruppo di lavoro in vista di un nuovo progetto di Teatro Valdoca.
Rivolto ad attori e danzatori.
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
Contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo per percepirne non le luci, ma il buio.
(G. Agamben)
Programma:
1. Esercitarsi a non scivolare in se stessi
2. Esercitare il corpo all’abbraccio e all’ascolto
3. Perfezionare la fluidità delle sequenze fisiche di movimento
4. Percepire il suono nello spazio in cui si agisce
5. Sentire l’assenza
6. Ascoltare ciò che vive tra le cose e le persone
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email:
• due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg o tif dal peso complessivo massimo di 800 KB
• un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
• una breve lettera motivazionale indirizzata a Cesare Ronconi
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 13 giugno. In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 16 partecipanti. Saranno privilegiati i candidati che stanno iniziando il proprio percorso e sono desiderosi di una forte esperienza formativa. L’esito della selezione sarà comunicato ai candidati entro il 18 giugno 2014.
Cesare Ronconi / Teatro Valdoca
Nasce nel 1983 a Cesena dal sodalizio fra il regista Cesare Ronconi e la drammaturga e poeta Mariangela Gualtieri e da allora persegue con rigore e raffinatezza una ricerca a ridosso della parola poetica e del lavoro d’attore, creando grandi produzioni corali, o concentrandosi sul lavoro di pochi interpreti, in una scrittura scenica che fonde danza, arti visive e musica dal vivo. La scrittura registica di Cesare Ronconi ha due elementi fondanti: l’attore, inteso come corpo glorioso e fonte prima di ispirazione, e il verso poetico affidato a Mariangela Gualtieri. Il ruolo centrale dell’attore porta in primo piano il magistero pedagogico di Ronconi, che per ogni spettacolo forma gli interpreti, portando così a maturità professionale molti giovani esordienti.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 26 luglio al 15 agosto
IIIª Edizione
Laboratorio internazionale e permanente di alta formazione
IL CLOWN-ATTORE _ ALLA SCOPERTA DELLA FORZA DELLA CREATIVITÀ
Laboratorio intensivo e residenziale diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY _ dal Cirque du Soleil
In questi 21 giorni di laboratorio intensivo e residenziale, a numero chiuso, gli allievi apprenderanno e svilupperanno i principi e i metodi delle tecniche del clown-attore, formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.
Per partecipare è necessario inviare la propria candidatura entro il 31 marzo 2014 allegando il curriculum vitae e due foto. Successivamente è previsto un colloquio con Vladimir Olshansky.
L’arte della clownerie si basa su un elemento fondamentale: il clown-attore.
Figura eccentrica, spesso grottesca, il clown spazia dalla pantomima al teatro di parola, fondendo tecniche e stili diversi. Il nostro laboratorio ha lo scopo di far avvicinare gli attori a questa affascinante disciplina, di far scoprire e comprendere, attraverso una metodologia originale e di alto spessore tecnico le proprie risorse e il proprio talento comico. Si articolerà in tre settimane e terminerà con la presentazione dei lavori migliori emersi durante il percorso sotto forma di classe aperta, uno spettacolo-clown.
Spesso mi chiedono : a cosa serva l’arte del clown e come è possibile approfondirla?
La clownerie ci permette di stimolare la nostra creatività, di “trovare” inusuali soluzioni drammaturgiche, di ampliare il nostro repertorio e di arricchirlo di nuove idee e materiali originali.
Una master class intensiva e prolungata nel tempo è un’occasione unica per poter assaporare e comprendere profondamente quest’arte antica, sorprendente e dinamica.
“Alla fine degli anni Settanta, quando vinsi un premio a Mosca per le Arti dello Spettacolo, il mio sogno era quello di fondare un Teatro di Clown. Mi sono laureato alla Scuola del Circo di Mosca. Le mie idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Mentre studiavo arti circensi ho avuto modo di incontrare lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, dal cui talento sono stato completamente sedotto. E’ stato il primo clown a combinare insieme l’Arte del Circo e il teatro. Me ne tornai, allora, a Pietroburgo con l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a un clown ora conosciutissimo e molto dotato, Slava Polunin, fondammo il Gruppo Clown “Lizidei”. Nel frattempo io misi in piedi il mio primo “one man show”, uno spettacolo con me unico attore clown, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sono stato invitato da Slava a recitare la parte del principale “clown giallo” nel suo “Snow show” al teatro Old Vic di Londra. I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Alla fine degli anni 1990 con mio fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, abbiamo fondato “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit per attività artistiche e sociali. Abbiamo fatto esperienza come “hospital-clown” e lanciato questa nuova professione in Italia. Ho cominciato a lavorare al Cirque du Soleil come “guest -actor” in “Allegria” nel 2000. Ho lavorato con loro nelle tournées in Australia e Nuova Zelanda. Dopo una pausa la collaborazione è ripresa nel 2004 a New York, Philadelphia e Toronto. Il lavoro insieme al Cirque du Soleil mi ha indotto a inventarmi un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”, in cui ho potuto in parte mettere in pratica alcune mie idee sulla clownérie. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.”
Vladimir Olshansky
STRUTTURA DEL LABORATORIO
Sezione A:
L’arte del clown le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
Il significato dell’essere comico.
Slapstic, Buffonata, Excentrica, ecc…
Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
L’Ego.
I Tre centri del corpo umano.
Le Cinque fasi del lavoro.
Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo.
Creazione del proprio carattere di clown.
Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
Creazione del repertorio personale.
Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni.
La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: lavoro sull’impulso.
I principi del lavoro con un oggetto.
Lavoro solo.
“Offerta”(comunicazione con il partner).
Vladimir Olshansky
Ha ricevuto vari riconoscimenti per la sua attività tra i quali il Raul Wallemberg Humanitarian Award, New York ,USA; il Michelangelo Award, Firenze, Italia; l’Award come miglior show ed artista dall’Entratainment Festival di Mosca, Russia.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
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Dal 20 al 24 agosto
BIOMECCANICA DELLA COMMEDIA DELL’ARTE:
LA MIRTILLA
Stage residenziale e intensivo condotto da
MICHELE MONETTA
Esiste una tecnica della Commedia dell’Arte? Cosa è rimasto di una trasmissione di saperi a partire dalla famiglia degli Andreini, sino a Scaramouche, per arrivare poi a Biancolelli, Molière, Marivaux, Sacchi, Deburau, Petito, Scarpetta, Petrolini, de Curtis, Govi, Baseggio, Viviani, i Maggio, i De Filippo, Strehler, De Simone, Mnouchkine e, a sorpresa, persino Kantor? Chi oggi dice di insegnare la Commedia dell’Arte ha veramente un bel coraggio ad affermarlo. C’è di sicuro una tradizione “tradita”! E’ questo tradimento che la rende ancora vitale (e non come sta da tempo accadendo in Italia e che ha un sapore turistico-folcloristico), ma occorre individuarne gli strumenti certi, o comunque non aleatori. Quali? Il corpo, l’iconografia teatrale, le partiture musicali, la Danza Rinascimentale e Barocca, i trattati di recitazione tra ‘600 e ‘700, i canovacci e, soprattutto, le commedie distese. Quest’anno si andrà a lavorare su La Mirtilla di Isabella Andreini, edita per la prima volta nel 1588 e prima favola pastorale composta da una donna, che senza alcun dubbio è stata la più nota attrice di teatro dell’epoca e primadonna della compagnia dei comici dell’Arte “I Gelosi”.
Il lavoro del mattino si baserà su training, tecnica, maschera e improvvisazione relativi alla Commedia dell’Arte; il pomeriggio sarà tutto dedicato al gioco, allo studio e all’interpretazione di alcune scene tratte dall’opera LA MIRTILLA.
Programma:
Esercizi di biomeccanica
Corpo e maschera
Passi, marce e andature
Combattimento con bastoni
Corpo grottesco e focus della maschera
I 12 ruoli e le 4 maschere
Iconografia teatrale e les attitudes
Corpo-Maschera e fissità (o fissazione)
Raccolta Fossard (comici, musici, acrobati e cantatrici);
I Balli di Sfessania (danzatori pantomimi) e il Tuba catubba dello Sgruttendio
Le maschere e la Luna
Partitura del movimento
Improvvisazione
Elementi di letteratura, regia e storiografia:
Sgruttendio di Scafati, Hoffmann, Mejerchol’d, Duchartre…
Il corso è rivolto ad attori, mimi, danzatori, registi, pedagogisti, drammaturghi, studenti di università ed accademie.
Ogni partecipante dovrà munirsi di: abbigliamento comodo e neutro per il movimento, bastone in legno o manico di scopa, scarpetta da ritmica o danza jazz.
Michele Monetta Regista, Attore e Insegnante di Mimo Corporeo tecnica Decroux, Maschera e Commedia dell’Arte, Specializzato in Pedagogia Teatrale. Allievo del M° Etienne Decroux. Docente di Maschera e Mimo Corporeo all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e all’Ecole Atelier Rudra di Maurice Béjart.
ICRA Project raccoglie, coordina e sviluppa attività nel campo del teatro, della musica, della pedagogia nell’arte drammatica e dei linguaggi multimediali. Fonda nel 1985 e dirige tutt’ora la scuola biennale di Mimo Corporeo a Napoli e l’Atelier di Commedia dell’Arte a Roma.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 27 al 31 Agosto
IL CLOWN_ATTORE
stage diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY, guest star artist del CIRQUE du SOLEIL
Durante lo stage gli allievi apprenderanno i principi e i metodi delle tecniche di un clown-attore, formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.
STRUTTURA DELLO STAGE
Sezione A:
L’arte del clown le sue origini. e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
Il significato dell’ essere comico.
Slapstic,Buffonata, Excentrica ecc
Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
L’Ego
I Tre centri del corpo umano
Le Cinque fasi del lavoro
Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo
Creazione del proprio carattere di clown.
Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
Creazione del repertorio personale
Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni
La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: Lavoro sul Impulso
I principi del lavoro con un oggetto
Lavoro solo
“Offerta”(comunicazione con il partner)
Vladimir Olshansky
Laureato alla Scuola del Circo di Mosca, le sue idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Dall’incontro con lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, si sviluppa l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a Slava Polunin fonda il Gruppo Clown “Lizidei” e allestisce il suo primo “one man show”, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sotto la regia di Slava Polunin interpreta la parte principale del “clown giallo” nel “Snow Show” tenuto al teatro Old Vic di Londra. Alla fine degli anni 1990 con suo fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, fonda “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit di “hospital-clown”che lavora con i bambini e le loro famiglie e di cui oggi è direttore artistico. Nel 2000 inizia la sua collaborazione al Cirque du Soleil nello spettacolo “Allegria” (con tournées in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada). La collaborazione con il Cirque du Soleil lo ha portato ad ideare ed interpretare un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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5 | 6 | 7 settembre
CORPO ENERGETICO | MIMO CORPOREO
Stage residenziale e intensivo diretto da
YVES LEBRETON
“Non si tratta di acquisire ma di scoprire, di risvegliare la realtà espressiva dell’uomo nella sua ambivalenza fisica e mentale, carnale ed emozionale, di unire il movimento corporeo e vocale alla necessità interiore che lo anima, di bruciare il proprio sapere per accedere alla trasparenza dell’atto. La maggiore difficoltà sarà sempre la semplicità.”
Yves Lebreton
MIMO CORPOREO
Etienne Decroux è il creatore del ” Mimo Corporeo “. Sotto l’influsso dei grandi riformatori del teatro contemporaneo E.G. Craig, A. Appia e J. Copeau, Etienne Decroux ha operato per la creazione di un nuovo linguaggio teatrale centrato sull’arte dell’attore e la supremazia del corpo. La sua tecnica pone il corpo sotto il controllo della concentrazione mentale affinché il movimento fisico sia l’esatta formalizzazione della volontà attiva dell’attore. Programma: la ” statuaria mobile ” o l’analisi tridimensionale della possibilità articolatoria del corpo nello spazio/tempo. – il ” dinamo-ritmo o lo studio delle cariche dinamiche e ritmiche del movimento.
CORPO ENERGETICO
La tecnica del “Corpo energetico “, creata da Yves Lebreton, sviluppa la vitalità delle quattro energie fondamentali dell’essere in seno al processo espressivo dell’attore.
Programma:
energia minerale: la terra/la presenza
energia vegetale: l’acqua/la pre-azione
energia animale: il fuoco/l’azione
energia mentale: l’aria/la coscienza
Yves Lebreton
Dal 1969, Yves Lebreton si dedica alla creazione di un teatro corporeo centrato sulla presenza fisica dell’attore. In totale rottura con la tradizione del teatro letterario, rivendica un teatro d’azione, di movimento e d’immagine dove l’attore è allo stesso tempo l’autore e l’interprete. Dopo la sua formazione presso la scuola di Mimo Corporeo di Etienne Decroux tra il 1964 e il 1969, Yves Lebreton ha sempre mentenuto un’attività didattica con la direzione di laboratori teatrali durante le sue tournées internazionali. Ha insegnato in particolare nelle Accademie d’Arte Drammatiche Nazionale di Copenhagen, d’Helsinki, di Reykjavik, di Strasbourgo, di Ginevra, per il Dramatisches Zentrum di Vienna, il Max Reinhardt Seminar di Berlino, la Bottega Teatrale di Vittorio Gassman e nel quadro di diverse manifestazioni sullla danza contemporanea: Rencontres de Danse Contemporaine di Paris, Sommer Tanzwerkstatt di Bonn, Rencontres Internationales de Danse di Berne, l’Été de la Danse di Montpellier.
“Nessun testo, nessuna regia, nessuna scenografia può sostituire la presenza fisica dell’attore senza di conseguenza annientare i fondamenti dell’arte teatrale. Il teatro non è un’appendice della letteratura, ne un collage o una sintesi delle arti nella prospettiva di una opera totale ma l’istante unico di un incontro tra un pubblico venuto a vedere e attori che si offrono alla vista. Offrire alla vista non la rappresentazione, il ri-presentato, ma il vivente, il pensiero attraverso il pensare. Offrire alla vista ciò che non si può ascoltare: la presenza interiore che vitalizza l’agire come il parlare nel crogiolo del corpo. Il vissuto del corpo crea la verità della parola. Il corpo è l’essenza del teatro”.
Yves Lebreton
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it • info@centroteatraleumbro.it
Dal 10 al 14 settembre
Epifania II – Manifestazione della divinità.
Laboratorio residenziale e intensivo diretto da
CESARE RONCONI / Teatro Valdoca
Il laboratorio costituirà un momento di incontro per la costituzione di un gruppo di lavoro in vista di un nuovo progetto di Teatro Valdoca.
Rivolto ad attori e danzatori.
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
Contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo per percepirne non le luci, ma il buio.
(G. Agamben)
Programma:
1. Esercitarsi a non scivolare in se stessi
2. Esercitare il corpo all’abbraccio e all’ascolto
3. Perfezionare la fluidità delle sequenze fisiche di movimento
4. Percepire il suono nello spazio in cui si agisce
5. Sentire l’assenza
6. Ascoltare ciò che vive tra le cose e le persone
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email:
• due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg o tif dal peso complessivo massimo di 800 KB
• un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
• una breve lettera motivazionale indirizzata a Cesare Ronconi
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 4 agosto. In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 16 partecipanti. Saranno privilegiati i candidati che stanno iniziando il proprio percorso e sono desiderosi di una forte esperienza formativa. L’esito della selezione sarà comunicato ai candidati entro il 11 agosto 2014.
Cesare Ronconi / Teatro Valdoca
Nasce nel 1983 a Cesena dal sodalizio fra il regista Cesare Ronconi e la drammaturga e poeta Mariangela Gualtieri e da allora persegue con rigore e raffinatezza una ricerca a ridosso della parola poetica e del lavoro d’attore, creando grandi produzioni corali, o concentrandosi sul lavoro di pochi interpreti, in una scrittura scenica che fonde danza, arti visive e musica dal vivo. La scrittura registica di Cesare Ronconi ha due elementi fondanti: l’attore, inteso come corpo glorioso e fonte prima di ispirazione, e il verso poetico affidato a Mariangela Gualtieri. Il ruolo centrale dell’attore porta in primo piano il magistero pedagogico di Ronconi, che per ogni spettacolo forma gli interpreti, portando così a maturità professionale molti giovani esordienti.
Info e Iscrizioni:
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Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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19 | 20 | 21 settembre
IL MOVIMENTO DELLA VOCE IN UNA FORESTA DI IMMAGINI INVISIBILI
Stage residenziale e intensivo condotto da
CHIARA GUIDI _ Socìetas Raffaello Sanzio
“Da alcuni anni sto mettendo a punto una tecnica detta Tecnica molecolare della voce, che indaga sulla relazione tra il suono della voce e quello delle parole che vengono pronunciate. L’attore è chiamato a fabbricare le parole e a metterle in risonanza con quanto lo circonda, affinché lo stesso spazio circostante possa rispondere alla sua voce, e cantare. Perché questo avvenga la tecnica molecolare traccia sulle parole una partitura fatta di segni che rimandano a immagini vive che solo l’attore vede e sulle quali le parole si mettono in cammino. Queste immagini invisibili diventano le note di un pentagramma che la voce legge per chi desidera ascoltare. Il laboratorio attraverso esercizi, ascolti guidati e immagini cercherà di provare l’orientamento della tecnica che sto raffinando.”
Chiara Guidi
Chiara Guidi, fondatrice con Romeo e Claudia Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio, sviluppa una personale ricerca sulla voce come chiave drammaturgica nel dischiudere suono e senso di un testo, ma anche come corpo, azione, disegno, rivolgendo la propria tecnica vocale sia a produzioni per un pubblico adulto, sia elaborando una specifica concezione di teatro per l’infanzia. La Socìetas in un percorso ormai trentennale ha realizzato spettacoli presentati nei principali festival e teatri internazionali di tutti i continenti, nei quali Chiara Guidi ha esplorato la dimensione sonora della scena, in collaborazione con Scott Gibbons in opere come Il Combattimento, su musiche di Claudio Monteverdi, fino al ciclo della Tragedia Endogonidia (2002-2004) nelle maggiori capitali europee. Accanto alle produzioni, Chiara Guidi nel 2009 ha diretto il festival Santarcangelo dei Teatri, e dal 2008 assumendo la musica come paradigma dirige Màntica. Esercizi di voce umana, un programma di teatro e musica al Teatro Comandini di Cesena. Nel 2011 inaugura Puerilia, festival di puericultura teatrale. Fra le opere recenti lo spettacolo Poco lontano da qui con Ermanna Montanari, e La Bambina dei Fiammiferi per un pubblico di adulti e bambini con il pianista Fabrizio Ottaviucci, con il quale debutta nell’Ottobre 2013 nel monologo Tifone da Joseph Conrad. Nel 2013 ottiene il Premio al Maestro, Premio Nico Garrone, e il Premio Speciale UBU per i festival Màntica e Puerilia.
Info e Iscrizioni:
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Dal 24 al 28 settembre
LA DANZA DEL VECCHIO
Atelier di creazione teatrale condotto da
Alessandro Serra / Compagnia Teatropersona
Poiché la sostanza consiste nella serenità perfetta,
l’esecuzione di questo genere di divertimento
è simile a quello che potrebbe essere
lo sbocciare di un fiore su un vecchio albero
Zeami
Non vedevo l’ora di diventare vecchio: così, pensavo,
non avrò più bisogno di truccarmi.
E poi, se faccio il vecchio da adesso, lo posso portare avanti.
Se invece mi metto a fare il giovane, presto diranno: “È invecchiato”
Eduardo de Filippo
PREMESSA
Fare il vecchio, come bambini che giocano a fare i grandi, con una finzione priva di implicazioni psicologiche ma tutta votata alla creazione di una forma vuota. Una finzione che non è inganno ma divertimento, si gioca non si recita. Si costruiscono figure da inserire in paesaggi immaginari per poi lasciarle vivere liberamente in circostanze e situazioni varie.
La danza del vecchio è uno degli stili del teatro Nō, uno dei più importanti secondo Zeami. Si tratta anzitutto di assumere l’aspetto della vecchiaia, costruire l’involucro esterno di una condizione dell’anima: tracciare la figura del vecchio.
È un divertimento serio che spinge l’attore a farsi forma formante.
Creare il vecchio senza fare il vecchio.
Resistere alla tentazione di infarcire quella figura dei presunti stati emotivi del suo autore.
Possedere il coraggio e l’arte di fingersi vecchio, eroe, fantasma, santo o prostituta senza cedere alla tentazione di mostrarsi in pubblico.
Creare e sostenere una forma vuota attraverso il gioco antico della finzione scenica che, diceva Eduardo, è stata e sarà sempre la suprema verità.
FASE PREPARATIVA
Ogni attore dovrà portare con sé:
Indumenti comodi per il training
L’occorrente per truccarsi e invecchiare il proprio viso
Un abito da vecchio
Un oggetto che evochi la vecchiaia
Un breve monologo attinente al tema trattato
Una fonte luminosa
L’ATELIER
Riscaldamento fisico
Relazione tra il bacino e la colonna vertebrale: gestione e direzione dell’energia
Utilità e forma – posa e postura
Gesto – azione – atto
Faccia – volto – maschera
Creare e sostenere il vuoto
Costruzione e composizione: rapporto fra attore, personaggio e figura
La voce: canto e polifonia
L’ascolto di se stessi e del coro
Gli oggetti: rapporto tra attore, oggetto e spazio scenico
Drammaturgia dell’immagine: comporre e costruire la scena
La luce: relazione carnale tra attore e fonti luminose
ALESSANDRO SERRA si avvicina giovanissimo al teatro attraverso gli esercizi di trascrizione per la scena delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman e la pratica delle arti marziali. Studia come attore inizialmente avvicinandosi alle azioni fisiche e ai canti vibratori di Grotowski, per poi arrivare alle leggi oggettive del movimento di scena trascritte da Mejercho’ld e Decroux. Nel frattempo si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale comincia a mettere in scena i propri spettacoli che scrive e dirige, creandone le scene, i costumi, le luci e i suoni. Negli ultimi anni il lavoro di ricerca sulla scena come puro fatto materico si è concretizzato nella creazione di una “trilogia del silenzio”, in cui la drammaturgia è praticata quale vero e proprio espianto di aure dalle opere letterarie di Samuel Beckett, Bruno Schulz e Marcel Proust. Nel 2009 crea la sua prima opera per l’infanzia, “Il Principe Mezzanotte”, presentato in oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Teatropersona ha portato in tournée i propri spettacoli in Italia, Francia, Svizzera, Corea, Russia, Polonia.
Creazioni: 2000 Nella città di K | 2003 Cechov non ha dimenticato | 2005 Theresienstadt | 2006 Beckett Box (Premio europeo Beckett & Puppet) | 2008 Il Principe Mezzanotte (Premio dell’Osservatorio critico degli studenti al Premio Scenario Infanzia) | 2009 Trattato dei manichini (Premio ETI Nuove Creatività; Premio Lia Lapini di scrittura di scena) | 2011 Aure | 2013 Il Grande Viaggio.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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IN TRENO
Linea Ancona – Roma.
Fermata Fossato di Vico / Gubbio (PG).
Dalla Stazione a Gubbio:
Bus linea E052 (Gualdo Tadino – Fossato di Vico – Gubbio).
Da Gubbio alla Stazione:
Bus linea E052 (Gubbio – Fossato di Vico – Gualdo Tadino).
Da Gubbio al Centro Teatrale Umbro con mezzi privati, il Centro si trova nel cuore della campagna.
IN AUTO
Se si arriva dall’autstrada A14 (l’adriatica) uscire a Fano, seguire le indicazioni per Roma e successivamente per Gubbio (PG).
Se si arriva dalla statale E45 (Orte-Cesena) uscire a Bosco se si arriva da Orte oppure a Umbertide zona industriale se si arriva da Cesena.
Coordinate per Navigatore
Latitudine: 43.324069000000000
Longitudine: 12.472250000000000
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Dal 10 al 30 agosto
IV Edizione
Laboratorio internazionale e permanente di alta formazione
IL CLOWN-ATTORE _ ALLA SCOPERTA DELLA FORZA DELLA CREATIVITÀ
Laboratorio intensivo e residenziale diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY _ dal Cirque du Soleil
In questi 21 giorni di laboratorio intensivo e residenziale, a numero chiuso, gli allievi apprenderanno e svilupperanno i principi e i metodi delle tecniche del clown-attore, formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.
Per partecipare è necessario inviare la propria candidatura entro il 15 aprile 2015 allegando il curriculum vitae e due foto. Successivamente è previsto un colloquio con Vladimir Olshansky.
L’arte della clownerie si basa su un elemento fondamentale: il clown-attore.
Figura eccentrica, spesso grottesca, il clown spazia dalla pantomima al teatro di parola, fondendo tecniche e stili diversi. Il nostro laboratorio ha lo scopo di far avvicinare gli attori a questa affascinante disciplina, di far scoprire e comprendere, attraverso una metodologia originale e di alto spessore tecnico le proprie risorse e il proprio talento comico. Si articolerà in tre settimane e terminerà con la presentazione dei lavori migliori emersi durante il percorso sotto forma di classe aperta, uno spettacolo-clown.
Spesso mi chiedono : a cosa serva l’arte del clown e come è possibile approfondirla?
La clownerie ci permette di stimolare la nostra creatività, di “trovare” inusuali soluzioni drammaturgiche, di ampliare il nostro repertorio e di arricchirlo di nuove idee e materiali originali.
Una master class intensiva e prolungata nel tempo è un’occasione unica per poter assaporare e comprendere profondamente quest’arte antica, sorprendente e dinamica.
“Alla fine degli anni Settanta, quando vinsi un premio a Mosca per le Arti dello Spettacolo, il mio sogno era quello di fondare un Teatro di Clown. Mi sono laureato alla Scuola del Circo di Mosca. Le mie idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Mentre studiavo arti circensi ho avuto modo di incontrare lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, dal cui talento sono stato completamente sedotto. E’ stato il primo clown a combinare insieme l’Arte del Circo e il teatro. Me ne tornai, allora, a Pietroburgo con l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a un clown ora conosciutissimo e molto dotato, Slava Polunin, fondammo il Gruppo Clown “Lizidei”. Nel frattempo io misi in piedi il mio primo “one man show”, uno spettacolo con me unico attore clown, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sono stato invitato da Slava a recitare la parte del principale “clown giallo” nel suo “Snow show” al teatro Old Vic di Londra. I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Alla fine degli anni 1990 con mio fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, abbiamo fondato “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit per attività artistiche e sociali. Abbiamo fatto esperienza come “hospital-clown” e lanciato questa nuova professione in Italia. Ho cominciato a lavorare al Cirque du Soleil come “guest -actor” in “Allegria” nel 2000. Ho lavorato con loro nelle tournées in Australia e Nuova Zelanda. Dopo una pausa la collaborazione è ripresa nel 2004 a New York, Philadelphia e Toronto. Il lavoro insieme al Cirque du Soleil mi ha indotto a inventarmi un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”, in cui ho potuto in parte mettere in pratica alcune mie idee sulla clownérie. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.”
Vladimir Olshansky
STRUTTURA DEL LABORATORIO
Sezione A:
L’arte del clown le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
Il significato dell’essere comico.
Slapstic, Buffonata, Excentrica, ecc…
Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
L’Ego.
I Tre centri del corpo umano.
Le Cinque fasi del lavoro.
Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo.
Creazione del proprio carattere di clown.
Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
Creazione del repertorio personale.
Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni.
La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: lavoro sull’impulso.
I principi del lavoro con un oggetto.
Lavoro solo.
“Offerta”(comunicazione con il partner).
Vladimir Olshansky
Ha ricevuto vari riconoscimenti per la sua attività tra i quali il Raul Wallemberg Humanitarian Award, New York ,USA; il Michelangelo Award, Firenze, Italia; l’Award come miglior show ed artista dall’Entratainment Festival di Mosca, Russia.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
T E A T R O V A L D O C A
tornare al cuore
laboratorio
Ciò che ci rende umani
Laboratori residenziali e selettivi per attori, performer e danzatori
Primo laboratorio 27 giugno/1 luglio 2015
Secondo laboratorio 4/8 luglio 2015
presso Centro Teatrale Umbro
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
INFORMAZIONI
I due laboratori costituiranno momento di incontro per la costituzione di un gruppo di lavoro in vista di un nuovo progetto di Teatro Valdoca.
Saranno privilegiati i candidati che stanno iniziando il proprio percorso e sono desiderosi di una forte esperienza formativa.
Temi del lavoro
parola/ascolto poetico
1. potenza acustica della parola
2. partire dal silenzio e tornare ad esso
3. il verso come struttura ritmica e poetica
corpo/movimento
1. esercitare il corpo all’abbraccio e all’ascolto
2. perfezionare la fluidità delle sequenze ritmiche di movimento
3. percepire il suono nello spazio in cui si agisce
4. sentire l’assenza
5. ascoltare ciò che vive tra le cose e le persone
testi del lavoro
poesie d’amore
giuramenti
Da me la sola passione
puoi imparare.
Dal mondo impara
tutto l’arco del sole
e lo splendore
la grandezza dei gesti
in che consiste crescere,
finire.
Impara dalle madri
il silenzio provvido, gentile,
dalle tombe la morte,
e dal morire ogni giorno
l’esame impara a svolgere.
Medita quando l’ombra
ti cade d’ogni sera sulla fronte:
è passato, mio amore,
un altro giorno
Giovanni Testori Opere Bompiani
L’amore è il nome della fine infinita quando segue la logica del buon infinito. In esso il compimento non consiste nella produzione, ma, in un certo senso, nella riproduzione, nella ripetizione, o meglio nella ripetizione insistente di un incommensurabile: l’amore, appunto, come assegnazione (attribuzione, attestazione, dichiarazione, creazione: sarebbe necessario analizzare tutte queste modalità) di un valore assoluto – addirittura, in un certo senso, quasi senza “valore”, o meglio valutabile come “non valutabile”.
Jean-Luc Nancy L’amore, dopodomani da Prendere la parola, Moretti & Vitali
“Il bello è lo splendore del vero”: questa formula, sempre attribuita a Platone, così alla lettera non compare da nessuna parte nella sua opera (neppure in Plotino, al quale pure talvolta la si attribuisce), ma dice una cosa giusta. Il bello è l’esplosione di cui brilla il vero eccedendo così la sua verità.
Jean-Luc Nancy L’amore, dopodomani da Prendere la parola, Moretti & Vitali
Qualunque lingua si usi in poesia, è una lingua che cela un segreto, in quanto entra in rapporto con un ritmo intraducibile. Ma nella poesia si realizza anche una ricomposizione tra un suono che cela un mistero e la comunicazione linguistica.
Brunella Antomarini La preistoria acustica della poesia Aragno
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email:
due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg o tif dal peso complessivo massimo di 800 KB
un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
una breve lettera motivazionale indirizzata a Cesare Ronconi
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 7 giugno 2015, specificando a quale dei due laboratori si intende iscriversi.
In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 16 partecipanti per ogni sessione.
L’esito della selezione sarà comunicato ai candidati entro il 15 giugno 2015.
Per informazioni: info@centroteatraleumbro.it; www.centroteatraleumbro.it;
+39 075 9258072; +39 338 9788533
Cesare Ronconi / Teatro Valdoca
Nasce nel 1983 a Cesena dal sodalizio fra il regista Cesare Ronconi e la drammaturga e poeta Mariangela Gualtieri e da allora persegue con rigore e raffinatezza una ricerca a ridosso della parola poetica e del lavoro d’attore, creando grandi produzioni corali, o concentrandosi sul lavoro di pochi interpreti, in una scrittura scenica che fonde danza, arti visive e musica dal vivo. La scrittura registica di Cesare Ronconi ha due elementi fondanti: l’attore, inteso come corpo glorioso e fonte prima di ispirazione, e il verso poetico affidato a Mariangela Gualtieri. Il ruolo centrale dell’attore porta in primo piano il magistero pedagogico di Ronconi, che per ogni spettacolo forma gli interpreti, portando così a maturità professionale molti giovani esordienti.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 13 al 22 luglio
PENSARE LA SCENA
I Paradisi Perduti
Laboratorio residenziale e intensivo diretto da
CESAR BRIE
Per partecipare è necessario inviare CV e 2 foto entro il 25 maggio.
Nel seminario si affronteranno, in diverse fasi, tutti i temi principali alla base della poetica di César Brie, con l’obiettivo di applicare un metodo che si propone di formare un
attore-poeta nel senso etimologico del termine: colui che crea e fa.
Pensare la scena
Cerco di far riflettere attraverso esercizi, sugli elementi che formano la scena e la presenza di uomini, oggetti e tempo sulla stessa.
Insegno a improvvisare, cioè, a stare in scena in modo sereno, calmo. A osservare e dialogare con gli altri. A raccontare, trovare le proprie parole per dire quello che si vuole dire. A dialogare con l’altro.
Il laboratorio sarà articolato in diverse fasi:
lavoro fisico (l’impulso e la forma, percezione, azione e composizione)
l’improvvisazione (lo spazio e le relazioni)
il coro (l’intimo e il plurale)
l’immagine (la creazione di metafore e immagini sceniche)
il montaggio (rapporto immagine e testo)
César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo ha cominciato a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Dopo il 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, tra gli spettacoli prodotti A Rincorrere il Sole, Ehi, in collaborazione con Danio Manfredini e E tentavano infine di scappare. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore. Tre, tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba e Il Paese di nod, regia e drammaturgia di César Brie. Poi da solo Il Mare in Tasca, Torneranno i miei figlie e con Naira Gonzalez Romeo e Giulietta. A seguito di queste esperienze nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes col quale crea spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo (Ubu in Bolivia, Solo gli ingenui muoiono d’amore, I Sandali del Tempo, Dentro un sole giallo, Fagile, Otra vez Marcelo… l’Iliade, L Odisea). Su L’Iliade hanno scritto “Ci sono spettacoli – pochi, imprevedibili – che incantano e s’imprimono nella memoria come un’esperienza irripetibile. Gli spettatori se li raccontano a distanza di anni alimentandone il mito. L’Iliade del Teatro de Los Andes è uno di questi (….). Presentato in mezzo mondo, ha ovunque trascinato pubblico e critica in un consenso unanime, facendo gridare al capolavoro. Quasi duecento repliche in due anni. Tutti i temi del teatro di Brie sembrano fondersi qui in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia”. (Fernando Marchiori).
César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino; scrive I clienti, con la regia di Giancarlo Gentilucci per Arti e Spettacolo.
Dal 2010 in Italia crea Albero senza Ombra e 120 chili di jazz, Karamazov, Indolore, Il Vecchio Principe, La Mite, Viva l’Italia testo di R. Scarpetti di cui cura la regia. Nel 2015 debutta con lo spettacolo Ero.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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I L C A N T O D E L C A P R O
Sulla funzione del coro nell’opera teatrale
Atelier di creazione teatrale condotto da Alessandro Serra
Compagnia Teatropersona
1 | 2 | 3 | 4 | 5 agosto 2015
Quando si recita una parte non si è mai un io, bensì sempre un tu.
Ingmar Bergman
La forza ritmica non si limita a cantare nell’intimo di ogni essere;
la sua manifestazione più percettibile è costituita dall’irraggiamento
che, solo, può farcene percepire il suono.
M. Schneider
PREMESSA
La tragedia greca è stata la più sublime forma di teatro: quello dell’immobilità.
Ma cosa è rimasto?
Non certo il senso del tragico, né tantomeno l’idea e la pratica di una collettività.
Non resta traccia di sacro e le cerimonie si sono trasformate in serate di gala.
Abbiamo dimenticato cosa celebrare e poi come, o viceversa.
Restano delle opere di inestimabile bellezza ma soprattutto restano dei dispositivi.
Com’è fatta una tragedia ma soprattutto, e sarà oggetto d’indagine, che cos’è un coro?
Vale forse per la tragedia la regola dell’arte sacra la cui essenza non risiede nel tema religioso, bensì nella disposizione delle forme nello spazio. Ed è proprio sulle forme del coro tragico che ci concentreremo, cercando di analizzare non le parole del coro ma la forma e la sua origine:
il canto, la danza, lo spazio, il tempo.
Nelle messe in scena il coro canta e danza insieme. E tuttavia la pratica dimostra che tanto più semplice è il gesto e il suono, tanto più visibile la voragine che ci separa dagli altri. Verrebbe da pensare che si moltiplichino i gesti e si saturi l’aria di parole solo per nascondere la difficoltà di attingere alla forza ritmica che canta dentro di noi.
Una forza che si manifesta nel respiro collettivo. Unica interiore energia che non è in nessuno ed è in tutti.
Non si tratta di andare a tempo o di seguire il ritmo ma di ripensare il tempo e il ritmo in termini non più aritmetici. Lo stesso per lo spazio scenico, non delimitato da decori o luci, quanto dalle relazioni che intercorrono tra chi è chiamato ad abitarlo.
Nel corso di cinque giorni cercheremo di delimitare il campo d’azione per poterci permettere il lusso di cadere in trappola. Senza ricorrere ad apparati o, men che meno, alla letteratura.
Che cos’era il coro se non un unico personaggio assurto a collettività? In questo senso ogni opera teatrale è opera di un coro. Farsi coro significa divenire spazio, scolpire il tempo, respirare ed essere respirati, trasportati dalla magia impersonale del pensiero collettivo.
Studiare e indagare i meccanismi del coro equivale a scandagliare gli abissi della persona restituendo al teatro le proprie origini sacre di rito collettivo.
Il coro ci insegna a riconoscersi nell’altro ma soprattutto a star soli in scena.
Soli.
Con la propria ferita segreta.
Ma soli come un tu,
mai come un io.
FASE PREPARATIVA
Ogni attore dovrà leggere L’Edipo Re di Sofocle, quindi dovrà portare con sé:
1. Indumenti comodi per il training
2. Quaderno per gli appunti
3. Una gonna nera ampia e lunga, una maglia senza scritte e di colore neutro e uno scialle nero.
4. Una fonte luminosa.
L’ATELIER
Il training
Relazione tra il bacino e la colonna vertebrale: gestione e direzione dell’energia
Scrivere con il corpo, esercizi di scomposizione
Gestione del peso e dell’equilibrio
la danza
Traghikē orkhēsis | figure della danza tragica
Composizione e costruzione di partiture per la danza
Qualità del movimento | danza emmelèia e cordace
il canto
Riscaldamento ed esercizi vocali
Gamma del riso e del pianto
Canto e polifonia
lo spazio
Rettangolo, triangolo, cerchio
Stasis, metastasis
gli oggetti
Oggetto materia
Oggetto accessorio e requisito
Rapporto tra attore, oggetto e spazio scenico
la drammaturgia
Elementi di drammaturgia
Lamento, attesa, preghiera
Drammaturgia dell’immagine: comporre e costruire la scena
Relazione carnale tra attore e fonti luminose
ALESSANDRO SERRA si avvicina giovanissimo al teatro attraverso gli esercizi di trascrizione per la scena delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman e la pratica delle arti marziali. Studia come attore inizialmente avvicinandosi alle azioni fisiche e ai canti vibratori di Grotowski, per poi arrivare alle leggi oggettive del movimento di scena trascritte da Mejercho’ld e Decroux. Nel frattempo si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale comincia a mettere in scena i propri spettacoli che scrive e dirige, creandone le scene, i costumi, le luci e i suoni. Negli ultimi anni il lavoro di ricerca sulla scena come puro fatto materico si è concretizzato nella creazione di una “trilogia del silenzio”, in cui la drammaturgia è praticata quale vero e proprio espianto di aure dalle opere letterarie di Samuel Beckett, Bruno Schulz e Marcel Proust. Nel 2009 crea la sua prima opera per l’infanzia, “Il Principe Mezzanotte”, presentato in oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Teatropersona ha portato in tournée i propri spettacoli in Italia, Francia, Svizzera, Corea, Germania, Russia, Polonia.
Negli ultimi anni collabora come regista ospite con la compagnia Accademia Arte della Diversità/ Teatro la Ribalta di Bolzano.
Creazioni: 2000 Nella città di K | 2003 Cechov non ha dimenticato | 2005 Theresienstadt | 2006 Beckett Box (Premio europeo Beckett & Puppet) | 2008 Il Principe Mezzanotte (Premio dell’Osservatorio critico degli studenti al Premio Scenario Infanzia) | 2009 Trattato dei manichini (Premio ETI Nuove Creatività; Premio Lia Lapini di scrittura di scena) | 2011 AURE | 2013 Il Grande Viaggio (Premio del pubblico al FIT Festival di Lugano)| 2014 MACBETTU (studio vocale) | 2015 L’ombra della sera; H.G. con la compagnia Teatro la Ribalta\ Accademia Arte della Diversità di Bolzano.
Info e iscrizioni:
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INTERPRETANDO COMPRENDO
Stage residenziale e intensivo diretto da Giuliana MUSSO
Dal 25 al 29 luglio
“Ripetere per molti anni e molte repliche le stesse parole, gli stessi gesti, gli stessi personaggi mi ha regalato l’opportunità di verificare come la meccanica stessa interna al gesto e alla parola possa essere ogni sera un nuovo accesso all’emozione e quindi alla “comprensione” del senso di ciò che sto recitando. Si potrebbe quindi dire che io interpretando comprendo.
Durante questi cinque giorni vorrei condividere alcuni approcci tecnici molto personali che riguardano il testo scritto, con particolare attenzione all’uso del suono della parola e del ritmo della frase. Partendo da queste consegne e concentrandosi su un lavoro individuale, cercheremo anche di indagare la dimensione del piacere, dell’intuizione e dell’autenticità. Vi invito a portare almeno due monologhi a memoria a vostra scelta, tratti dal repertorio classico, e un brano di narrativa per adulti da leggere a voce alta. Io porterò il resto. Come sempre, abbigliamento comodo.”
_Giuliana
Giuliana Musso
E’ attrice ed autrice teatrale, diplomata alla Civica Accademia D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Ha iniziato il suo percorso nel teatro comico, nella Commedia dell’Arte e nell’ Improvvisazione Teatrale. Dopo alcune brevi esperienze nel teatro contemporaneo, dal 2001 si è dedicata quasi esclusivamente alla scrittura e all’interpretazione di spettacoli che coniugano il teatro di narrazione al teatro d’indagine: Nati in casa, Sexmachine, Tanti Saluti, La fabbrica dei Preti, Wonder Woman. Ha scritto testi per altre compagnie e diretto un gruppo di bravissimi attori nel progetto Medea. La città ha fondamenta sopra un misfatto.
Info e Iscrizioni:
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BIOMECCANICA DELLA COMMEDIA DELL’ARTE:
LA LUCILLA COSTANTE
Di Silvio Fiorillo (1609)
Condotto da Michele Monetta
dal 10 al 13 settembre
Esiste una tecnica della Commedia dell’Arte? Cosa è rimasto di una trasmissione di saperi a partire dalla famiglia Andreini sino a Fiorillo ed a Scaramouche, per arrivare poi a Biancolelli, Molière, Marivaux, Sacchi, Deburau, Petito, Scarpetta, Petrolini, de Curtis, Govi, Baseggio, Viviani, i Maggio, i De Filippo, Strehler, De Simone, Mnouchkine e, a sorpresa, persino Kantor? Chi oggi dice di insegnare la Commedia dell’Arte ha veramente un bel coraggio ad affermarlo. C’è di sicuro una tradizione “tradita”! E’ questo tradimento che la rende ancora vitale (e non come sta da tempo accadendo in Italia e che ha un sapore turistico-folcloristico),ma occorre individuarne gli strumenti certi, o comunque non aleatori. Quali? Il corpo, l’iconografia teatrale, le partiture musicali, la Danza Rinascimentale e Barocca, i trattati di recitazione tra ‘600 e ‘700, i canovacci e, soprattutto, le commedie distese. Quest’anno si andrà a lavorare su La Lucilla Costante straordinaria commedia distesa ricchissima di maschere, profondamente barocca, dell’attore e autore Silvio Fiorillo (creatore della maschera di Capitan Mattamoros ed il primo che ha dato dignità di ruolo a Pulcinella), scritta nel 1609.Il lavoro del mattino si baserà su training, tecnica, maschera e improvvisazione relativi alla Commedia dell’Arte; il pomeriggio sarà tutto dedicato al gioco, allo studio e all’interpretazione di alcune scene tratte dall’opera LA LUCILLA COSTANTE.
Esercizi di biomeccanica
Passi, marce e andature
Combattimento con bastoni
Corpo grottesco e focus della maschera
I 12 ruoli e le 4 maschere
Iconografia teatrale e les attitudes
Corpo-Maschera e fissità (o fissazione)
Raccolta Fossard (comici, musici, acrobati e cantatrici)
I Balli di Sfessania (danzatori pantomimi) e il Tuba catubba dello Sgruttendio
Le maschere e la Luna
Partitura del movimento
Recitazione, gioco e messinscena dal testo “La Lucilla costante”
Elementi di letteratura, regia e storiografia: Sgruttendio di Scafati, Hoffmann, Mejerchol’d
Il corso è rivolto ad attori, mimi, danzatori, registi, clown, cantanti, pedagogisti, drammaturghi, studenti di università ed accademie, animatori.
Ogni partecipante dovrà munirsi di: abbigliamento comodo e neutro per il movimento, bastone in legno o manico di scopa, cinghia in cuoio, scarpette da ritmica o danza jazz. Portare oggetti vari e a scelta, ad esempio: ventaglio, lanterna, grande pezzo di stoffa nero, rosso oppure verde, cloche e campanellini, fiasco di vino impagliato, gonne lunghe sino alle caviglie per le donne…etc
Michele Monetta Regista, Attore e Insegnante di Mimo Corporeo tecnica Decroux, Maschera e Commedia dell’Arte, Specializzato in Pedagogia Teatrale. Allievo del M° Etienne Decroux. Docente di Maschera e Mimo Corporeo all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e all’Ecole Atelier Rudra di Maurice Béjart.
ICRA Project raccoglie, coordina e sviluppa attività nel campo del teatro, della musica, della pedagogia nell’arte drammatica e dei linguaggi multimediali. Fonda nel 1985 e dirige tutt’ora la scuola biennale di Mimo Corporeo a Napoli e l’Atelier di Commedia dell’Arte a Roma.
Info e Iscrizioni:
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LABORATORIO TEATRALE
a cura di Danio Manfredini
dal 23 al 27 settembre
Contenuti e obiettivi del laboratorio
Un laboratorio a partire da Danio Manfredini e dalla sua personale esperienza artistica che si basa sulla ricerca delle possibilità espressive dell’attore, figura che egli concepisce come creatore, come materia viva il cui estro nasce da un profondo lavoro su di sé, dalla sua intimità e consapevolezza.Il corpo come luogo fondamentale di ascolto ed espressione, esplorazione della vocalità, esplorazione della memoria emotiva come aspetti del training preparatorio dell’attore. Considerazione delle fondamentali convenzioni appartenenti all’arte del teatro e consapevolezza del disegno complessivo che conduce alla recitazione di un’opera teatrale.
Ogni partecipante dovrà portare un monologo estrapolato da testi pubblicati di teatro classico o contemporaneo (autori pubblicati entro l’anno 2000).
Si richiede inoltre a ogni partecipante la conoscenza della parabola degli accadimenti dell’opera di cui fa parte il monologo. I brani di recitazione saranno materiale di studio per gli allievi e verranno utilizzati come mezzo d’approccio alle opere teatrali, in un processo di scoperta che contempli la pratica del “non conosciuto”, intesa come avvicinamento all’atto della creazione scenica.
Info e Iscrizioni:
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Paolo Rossi
“L’importante è non cadere dal palco”
Laboratorio intensivo d’improvvisazione
2 | 3 | 4 | 5 | 6 SETTEMBRE
“Da sempre sostengo che per fare teatro sia necessario fin da subito rendersi conto delle proprie caratteristiche personali e peculiari. Se sul palco convivono attore, persona e personaggio, allora ogni persona ha delle capacità intrinseche che, se riconosciute e affinate con la tecnica dell’attore, porteranno allo sviluppo di un personaggio che esprime caratteri e singolarità di chi lo porta in scena.
Comprendere il proprio centro nevralgico, il proprio personale motore verso il lavoro e le proprie risorse immediate è la base per improvvisare.
Oggi si è persa l’urgenza di fare certe cose: non ci sono più – se non rari casi fortunati – compagnie itineranti che vivono di teatro di emergenza; ed è proprio nell’emergenza che tutto viene a galla. Improvvisare sul momento, teatralizzare una barzelletta oppure far esplodere un canovaccio di sole cinque parole, apparentemente sconnesse perché dette a caso da uno tra il pubblico, richiede una grande disciplina e una notevole consapevolezza di se: al volo, all’impronta, bisogna buttare sul palco ciò che si possiede, sia di tecnica sia di spirito. C’è quel che c’è. E di quel che c’è non manca niente, in poche parole.
Non bisogna neppure dimenticare la regola fondamentale per qualsiasi attore che intenda cimentarsi nell’improvvisazione: l’ascolto. Ascoltare il proprio compagno, i propri compagni attori, è fondamentale; sono loro che suggeriscono a noi cosa succederà dopo e come noi dovremo reagire alla proposta, che sia una battuta o un calcio. Spesso affermo che, se dovessi decidere di affrontare la docenza di un corso pluriennale accademico di improvvisazione, per tutto il primo anno costringerei tutti alla sola pratica dell’ascolto e dell’osservazione dell’altro. Ci sono mille e mille strade per ottenere lo stesso risultato, o meglio, per ottenere un ottimo risultato sempre diverso, e l’ascolto è quella guida che permette di percorrerle tutte, prima o poi.
Nei mie spettacoli questo aspetto è fondamentale: innanzi tutto è il pubblico a fare gran parte del lavoro in questo senso; una volta crollata la quarta parete, è proprio il pubblico che mi trasmette tutto se stesso, e fin dal brusio prima dello spettacolo, posso reagire di conseguenza e regolare, con la mia tecnica di attore, la mia performance. Questo lavoro coinvolge anche i musicisti che lavorano con me, che sono la mia compagnia e la mia famiglia, anche loro ormai abituati a sentire la platea e a controllare la propria esecuzione in base al tipo di pubblico che anno davanti e ad assorbire al volo le mie indicazioni o i miei segnali nascosti. E’ solo per questo che i miei spettacoli possono davvero essere considerati un unicum sempre diverso.
Vorrei anche sottolineare la necessità di sviluppare la percezione del ritmo. Lo si sente dire spesso dei grandi comici e improvvisatori, che hanno appunto un grande ritmo, che non è solo più veloce o più lento, ma è intrinsecamente legato a ciò che si vuole comunicare. La scelta del tempo comico alle volte è il perfetto discriminante tra una battuta perfetta, o la stessa battuta venuta male. Chi non sa dire le barzellette spesso pecca proprio in questo aspetto, fateci caso…
Anche in una barzelletta, che il mio maestro Dario Fo definisce una sintesi drammaturgia perfetta – e mi trova pienamente d’accordo – il tempo è tutto. Per questo spesso io mi affianco a musicisti, essenziali in tutti i miei lavori; la musica che mi accompagna aiuta a dare un andamento di un certo tipo a ciò che dico sul palco e fornisce quello che i musicisti jazz chiamano mood.
Per imparare il ritmo della comicità non bisogna fare altro che contare; sembra la cosa più stupida, o troppo matematica, ma è così. Per fare un esempio sul genere matematico della risata, il mio maestro Giorgio Strehler riusciva a prevedere l’arrivo o meno di una risata del pubblico, durante una commedia dove recitavo anche io, in base al rumore che faceva una porta della scenografia che ad un certo punto veniva fatta cadere. Sarebbe una normale gag, con conseguente risata, certo… se non fosse che la risata arrivava o meno, a seconda del suono forte o leggero della caduta, circa un minuto dopo…
In questo laboratorio quindi si cercherà di trasmettere ai partecipanti questa attenzione, questa cura, questa apertura verso il compagno attore/persona/personaggio che ci affianca sul palco e l’attenzione verso l’ascolto e il ritmo; lo faremo attraverso molti esercizi che pratico io stesso personalmente da anni. Molti di questi sono presi dai manuali dei commedianti dell’arte settecenteschi e ottocenteschi, dove sono raccolti i lazzi, i trucchi e i modi con cui i maestri di Commedia dell’Arte si potevano permettere di mettere in scena vicende magnifiche con pochissime risorse e con brevissimo tempo a disposizione. Tra questi vi sono molti esercizi appunto che si basano sull’osservazione degli altri, delle loro caratteristiche, se vogliamo anche dei loro difetti, che è di certo alla base del principio di ascolto di cui parlavo prima. La caricatura dell’altro, l’imitazione, lo sberleffo a volte sono un ottimo mezzo di conoscenza dell’altro.
Un’ultima cosa: vorrei fare una mia piccola riflessione sull’improvvisazione. Ad un certo punto della sua carriera Goldoni si era accorto che c’era qualcosa che non andava; spesso gli attori di Commedia del’Arte usavano additivi, diciamo, per salire sul palco e sostenersi e quindi l’improvvisazione spesso prendeva una piega esagerata e preponderante. Per questo propose con la sua riforma la scrittura intera del testo e l’abolizione totale dell’improvvisazione, almeno nelle sue commedie. Oggi, ogni tanto, mi pare che il tasso alcolico sia un po’ più alto in platea che sul palco, per cui recuperare queste pratiche è quasi un dovere morale. Purtroppo c’è qualcuno – quelli che io chiamo mediocri – che si è già accorto da tempo di queste debolezze diffuse tra il popolo e ha contribuito a renderlo più pubblico che popolo, soprattutto attraverso la televisione. I mediocri sono vigili e attenti, si svegliano tre ore prima di quelli di talento solo per avere più tempo per pensare a come metterla in quel posto a quelli di talento, appunto.
I mediocri hanno anche rovinato l’arte della barzelletta, che è un patrimonio nazionale oserei dire. I mediocri provano a diventare nostri colleghi sbagliando, perché cercano subito il finale, l’orgasmo della chiusa. Imparare le vecchie tecniche da commediante, i trucchi e i lazzi dei maestri passati, costringersi a riconoscere i propri limiti e a sfruttarli è sempre un modo per combattere questa regressione che coinvolge tutto e tutti, e che, se non controllata, porterà ad un futuro di totale superficialità, soprattutto nel campo dell’arte”.
PAOLO ROSSI
Breve biografia.
Nato nel 1953 a Monfalcone, milanese d’adozione, Paolo Rossi spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo: ovunque ha proposto il suo personale modo di fare spettacolo che, pur immergendosi nelle tematiche contemporanee, non prescinde dall’insegnamento dei classici antichi e moderni, da Shakespeare a Molière, dalla Commedia dell’Arte a Brecht.
Esordisce come attore nel 1978 in Histoire du Soldat regia di Dario Fo.
Alla fine degli anni ’80 si impone sulla scena con uno stile personale e riconoscibile con gli spettacoli Recital, Chiamatemi Kowalski (1987), The Times They Are a-Changin’… Un’altra Volta … Again!, cui seguono spettacoli dalla struttura originale definiti antimusical sociali, tutti con la regia di Giampiero Solari: tra questi Le Visioni di Mortimer (1988) e La Commedia da due lire (1990).
Nel 1992 approda alla televisione con Su la Testa su Rai 3. Nel 1994-1995, Rossi partecipa alle molte puntate di Il Laureato di Piero Chiambretti su Rai 3; nel 1997-98 conduce Scatafascio, trasmesso su Italia1. Nel 2007 è ospite fisso della trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio.
E’ del 1995 Il Circo di Paolo Rossi, spettacolo itinerante che si sposta – con una carovana e una serie di tendoni per tutta Italia – con un gruppo di 18 persone tra musicisti e attori/mimi. Seguono Rabelais (1996), liberamente tratto dal Gargantua e Pantagruel di François Rabelais; Romeo & Juliet – Serata di Delirio Organizzato (1998); Questa Sera si Recita Molière – Dramma da ridere in due atti (2003). Tra il 2002 e il 2004 è in tournée con Il Signor Rossi e la Costituzione – Adunata Popolare di Delirio Organizzato. E’ del 2004-2005 Il Signor Rossi contro l’Impero del male, progetto multiculturale a cui ha contribuito un cast di artisti italiani e internazionali provenienti dalle più diverse esperienze sceniche.
Nella primavera del 2007, porta in teatro I Giocatori, uno spettacolo liberamente ispirato al romanzo Il Giocatore di Dostoevskij. E’ del 2008 il ritorno sulla scena con uno spettacolo intimo, Sulla strada ancora, in cui Rossi racconta al pubblico le sue vicende personali e creative di un anno difficile.
Nel 2009 ha inizio il percorso di studio e ricerca che porterà nel 2010 al debutto di Il Mistero Buffo di Dario Fo, in tournée nella stagione 2010-2011 e a seguire nel 2011-2012 con il titolo Il Mistero Buffo, nella versione pop 2.0, lo spettacolo ha registrato oltre 200 repliche.
A settembre 2010 dirige Il Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa che ha inaugurato la sessantaquattresima Stagione Lirica del Teatro Sperimentale A. Belli di Spoleto. A dicembre 2011, per il Teatro San Carlo di Napoli, firma la regia di Il marito disperato di Domenico Cimarosa.
A maggio 2012 recita in Confessioni di un cabarettista di m., tre puntate di uno spettacolo televisivo registrato alla Corte Ospitale di Rubiera, all’interno di un tendone del circo Togni e trasmesse su Sky Tv.
A novembre 2013 debutta con il suo nuovo spettacolo L’amore è un cane blu, la conquista dell’Est, scritto dallo stesso Paolo Rossi, con Stefano Dongetti, Alessandro Mizzi con la supervisione di Riccardo Piferi; musiche originali composte da Emanuele Dell’Aquila ed eseguite dal vivo da I Virtuosi del Carso (Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefan Bembi, Denis Beganovic, Mariaberta Blašković, David Morgan), produzione La Corte Ospitale.
Nel settembre 2014 realizza la regia lirica per Alfred, Alfred di Franco Donatoni e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, con la direzione di Marco Angius e la produzione del Teatro Lirico Sperimentale A. Belli di Spoleto. Le due opere circuivano in Umbria, con la presenza di Rossi anche come attore sulla scena.
Nel 2014 intraprende una collaborazione con il CRT – Teatro dell’Arte che si realizza nello spettacolo Arlecchino. Saltimbanchi si muore, per la stagione 2014/2015. Sempre nella stessa stagione approda in diverse piazze italiane con due spettacoli contenitori del meglio del suo repertorio, L’importante e non cadere dal palco e Delirio organizzato col pubblico, prodotti da La Corte Ospitale.
Info e Iscrizioni:
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Dal 16 al 20 settembre
IL CLOWN-ATTORE
Laboratorio intensivo e residenziale diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY _ dal Cirque du Soleil
STRUTTURA DEL LABORATORIO
Sezione A:
L’arte del clown le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
Il significato dell’essere comico.
Slapstic, Buffonata, Excentrica, ecc…
Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
L’Ego.
I Tre centri del corpo umano.
Le Cinque fasi del lavoro.
Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo.
Creazione del proprio carattere di clown.
Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
Creazione del repertorio personale.
Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni.
La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: lavoro sull’impulso.
I principi del lavoro con un oggetto.
Lavoro solo.
“Offerta”(comunicazione con il partner).
Vladimir Olshansky
Laureato alla Scuola del Circo di Mosca, le sue idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov.
Dall’incontro con lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, sviluppa l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista.
Insieme a Slava Polunin fonda il Gruppo Clown “Lizidei” e allestisce il suo primo “one man show”, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson.
Nel 1997 sotto la regia di Slava Polunin interpreta la parte principale del “clown giallo” nel “Snow Show” tenuto al teatro Old Vic di Londra.
Alla fine degli anni 1990 con suo fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, fonda “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit di “hospital-clown”che lavora con i bambini e le loro famiglie e di cui oggi è direttore artistico.
Nel 2000 inizia la sua collaborazione al Cirque du Soleil nello spettacolo “Allegria” (con tournées in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada).
La collaborazione con il Cirque du Soleil lo ha portato ad ideare ed interpretare un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.
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I PARADISI PERDUTILaboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Domenica 26 luglio 2015
CIO’ CHE CI RENDE UMANI – 27 giugno/1 luglio – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Venerdì 31 luglio 2015
CIO' CHE CI RENDE UMANI – 4/8 luglio – Laboratori 2015 Festival "Di umanità si tratta" VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Venerdì 31 luglio 2015
Giuliana Musso – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Martedì 11 agosto 2015
Alessandro Serra / Compagnia Teatropersona – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Mercoledì 19 agosto 2015
Foto Laboratorio Vladimir Olshansky dal Cirque du Soleil – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Mercoledì 9 settembre 2015
Foto Laboratorio Paolo Rossi – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Venerdì 11 settembre 2015
Foto Laboratorio Michele Monetta – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Martedì 29 settembre 2015
Foto Laboratorio Vladimir Olshansky – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Lunedì 12 ottobre 2015
Foto Laboratorio Danio Manfredini – Laboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Lunedì 12 ottobre 2015
Venerdì 12 febbraio ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
VANIA
ideazione e regia Stefano Cordella
drammaturgia collettiva
con Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso, Fabio Zulli
ass. regia Daniele Crasti, Francesco Meola
organizzazione Giulia Telli
una produzione Oyes
“Tutti, finché siamo giovani, cinguettiamo come passeri sopra un mucchio di letame. A vent’anni possiamo tutto, ci buttiamo in qualsiasi impresa. E verso i trenta siamo già stanchi, è come dopo una sbornia. A quarant’anni poi siamo già vecchi e pensiamo alla morte. Ma che razza di eroi siamo? Io vorrei solo dire alla gente, in tutta onestà, guardate come vivete male, in che maniera noiosa. E se lo comprenderanno inventeranno sicuramente una vita diversa, una vita migliore, una vita che io non so immaginare.”
Così scriveva Anton Cechov in una delle sue lettere. E così abbiamo deciso di raccontare le paure, il senso di vuoto, la difficoltà di sognare della nostra generazione attraverso una drammaturgia originale che pone le sue fondamenta sui temi e i personaggi principali di “Zio Vanja”.
Biglietti:
INTERO 10,00 €
RIDOTTO studenti under 25: 8,00 €
ABBONAMENTO 3 SPETTACOLI: 18,00 €
PREVENDITE PRESSO:
I.A.T. SERVIZIO TURISTICO ASSOCIATO
06024 Gubbio (PG) Via della Repubblica, 15
Tel. 075 9220693 | info@iat.gubbio.pg.it
Info e Prenotazioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 3474509248
info@centroteatraleumbro.i
Sabato 20 febbraio ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI
tratto dalla commedia
Il servitore di due padroni
di Carlo Goldoni
Drammaturgia e regia Carlo Boso
Con
Davide Anzalone
Francesca Berardi
Marco Chiarabini
Erika Giacalone
Teo Guarini
Andrea Milano
Michele Pagliaroni
Arianna Primavera
Guido Targetti
Scene
Erica Marchetti
Luca Giombi
Erika Giacalone
Costumi
Sonja Signoretti
Maschere
Stefano Perocco
Produzione
Centro Teatrale Senigalliese
Comune di Senigallia
La commedia si svolge a Milano nel 1947 in casa di un vecchio imprenditore senza scrupoli dove si sta assistendo alla promessa di matrimonio tra sua figlia, Clarice, e Silvio, figlio di un politico romano. I due sono innamorati ed è una fortuna che possano promettersi, dato che Calogero Vizzini, notorio mafioso siciliano cui Clarice era destinata, è morto in una lite a causa della sorella di lui, Beatrice. Inaspettatamente, nella scena irrompe proprio Calogero Vizzini, venuto a Milano per incontrare la sua futura sposa. In realtà, colui che si presenta in casa degli allibiti personaggi è Beatrice Vizzini, sorella del defunto in vesti da uomo per poter andare in cerca di Lucky Lucania, boss della mala italoamericana e suo amante, fuggito a Milano in seguito al colpo mortale inferto di sua mano proprio a Calogero e che lei sta inseguendo. Tutti i personaggi saranno vittime delle bugie, dell’ingordigia e della scaltrezza dell’abile servitore Arlecchino, un reduce della campagna di Russia, che per svincolarsi da situazioni critiche, non fa altro che creare guai su guai. Arlecchino soffre la fame, mente, corteggia, ama, serve contemporaneamente due padroni, pasticcia la trama e la risolve, in un carosello fatto di lazzi, trovate di spirito e colpi di scena. La commedia è accompagnata da canti e musiche che spaziano dal blues, allo swing e ai grandi successi della tradizione italiana per il più grande coinvolgimento e divertimento del pubblico.
Lo spettacolo è adatto a tutta la famiglia.
Biglietti:
INTERO 10,00 €
RIDOTTO studenti under 25: 8,00 €
ABBONAMENTO 3 SPETTACOLI: 18,00 €
PREVENDITE PRESSO:
I.A.T. SERVIZIO TURISTICO ASSOCIATO
06024 Gubbio (PG) Via della Repubblica, 15
Tel. 075 9220693 | info@iat.gubbio.pg.it
Info e Prenotazioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 3474509248
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Sabato 27 febbraio ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
SIN AIRE
regia Silvana Pirone
con Sara Scarpati, Maria Teresa Vargas, Giovanni Granatina
costumi Gina Oliva
Finirà, prima o poi.
L’aria.
Quanto ne resta?
Senz’aria…
I contorni si dissolvono.
Entro in uno spazio più mio.
Ma chi c’è, qui con me?
Senz’aria…
Ma senz’aria forse stavo prima.
Prima di immergermi.
Prima di toccare il fondo di me.
Prima.
Quando ero al mio posto.
Quando ero in quello che dicevano era il mio posto.
Quando ero in quello che dicevano era il mio sogno.
Ma il mio sogno è questo? E’ davvero questo?
Bocca chiusa trattieni il fiato si va più in fondo.
Ho paura.
Devo tornare indietro.
A prendere un respiro.
Ma se torno indietro, avrò il coraggio di scendere di nuovo in fondo?
E guardarmi? Finalmente guardarmi?
Senz’aria.
Apnea necessaria.
Una donna. Una valigia. Un lino bianco e… polvere foglie sabbia. Le hanno chiesto di aspettare: ma il sorriso di quella speranza si dissolve in un respiro interrotto. C’è qualcuno con lei?
Sembra assurdo: la risposta è davanti ai nostri occhi, e non la vediamo.
C’è qualcuno con lei?
“ Shhh! Non puoi uscire… C’è troppo rumore…”
Biglietti:
INTERO 10,00 €
RIDOTTO studenti under 25: 8,00 €
ABBONAMENTO 3 SPETTACOLI: 18,00 €
PREVENDITE PRESSO:
I.A.T. SERVIZIO TURISTICO ASSOCIATO
06024 Gubbio (PG) Via della Repubblica, 15
Tel. 075 9220693 | info@iat.gubbio.pg.it
Info e Prenotazioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 3474509248
info@centroteatraleumbro.i
Domenica 14 febbraio ore 17,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
OUT
Compagnia:
UnterWasser
Con:
Valeria Bianchi
Aurora Buzzetti
Stefan Andrei Balan
Ideazione, drammaturgia, regia, costruzione pupazzi, scene, costumi, suoni: Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio
Finalista Premio SCENARIOinfanzia2014
MENZIONE SPECIALE OSSERVATORIO STUDENTESCO
Selezione Visionari Kilowatt Festival 2015.
“Uno spettacolo bello e poetico, dove l’arte del teatro di figura può agevolmente uscire dalla tradizione per incamminarsi, come il bimbo protagonista della storia, verso nuovi orizzonti.” (M.Bianchi, EOLO)
OUT è il viaggio di iniziazione e formazione di un bambino che viene e-ducato (dal latino educere) cioè condotto fuori dalla sua casa, metafora delle sue certezze, e messo in relazione col mondo e con i suoi inevitabili contrasti. Il protagonista vive in un universo rassicurante, fatto di bianchi e di grigi, ha un petto-gabbia, dove tiene rinchiuso il suo cuore-uccellino, per paura che possa ferirsi o smarrirsi. Un giorno, però, il suo cuore decide di fuggire, costringendo il bambino ad uscire di casa per cercarlo.
OUT parla del passaggio dalla chiusura emotiva all’abbattimento delle barriere create da noi stessi per sentirci “al sicuro”. Questo tema è legato soprattutto al percorso di definizione della personalità che caratterizza il periodo di passaggio dall’infanzia all’adolescenza e ritorna continuamente, a diversi livelli e con diverse intensità, nel corso della vita di ognuno di noi.
OUT è uno spettacolo muto e visuale la cui estetica trae ispirazione da artisti come Mondrian, Calder, Rotkho, Folon, Steinberg, Escher. Utilizza la musica, i suoni e le onomatopee come amplificatori del sentimento e del significato. Il linguaggio poetico delle diverse tecniche utilizzate trasporta il pubblico in una dimensione onirica, trasmettendo il suo messaggio universale attraverso l’uso di archetipi
Biglietti:
INTERO 5,00 €
ABBONAMENTO 3 SPETTACOLI: 10,00 €
PREVENDITE PRESSO:
I.A.T. SERVIZIO TURISTICO ASSOCIATO
06024 Gubbio (PG) Via della Repubblica, 15
Tel. 075 9220693 | info@iat.gubbio.pg.it
Info e Prenotazioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 3474509248
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Domenica 21 febbraio ore 17,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
GIU’ LE MANI DA NONNO TOMMASO
ispirato a “Nonno Tommaso”
scritto e illustrato da Stěpán Zavřel
ed. Bohem Press Italia s.r.l.
Regia: Fabiano Fantini
Attori: Roberto Pagura e Marta Riservato
Produzione: Molino Rosenkranz
Con Nonno Tommaso il tempo volava, persino durante le grigie giornate di pioggia. I passerotti del giardino diventavano uccelli tropicali e il pesce dell’acquario un drago fantastico e la vasca da bagno una nave che attraversa mari tempestosi. Il tempo scorreva felice, finchè non arrivarono gli Acchiappanonni…
Due attori, immagini e “pupazzi” per una storia magica e avventurosa, che tra le righe ci racconta del legame che unisce nonni e nipoti.
Stěpán Zavřel nato a Praga nel 1932, grande artista del ‘900 ha lasciato un segno profondo non solo nella Mitteleuropa, ma anche in Italia, in Friuli, in Veneto e in particolare a Sarmede, dove nel 1983 ha dato il via alla Mostra Internazionale dell’illustrazione per l’infanzia.
Biglietti:
INTERO 5,00 €
ABBONAMENTO 3 SPETTACOLI: 10,00 €
PREVENDITE PRESSO:
I.A.T. SERVIZIO TURISTICO ASSOCIATO
06024 Gubbio (PG) Via della Repubblica, 15
Tel. 075 9220693 | info@iat.gubbio.pg.it
Info e Prenotazioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 3474509248
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Domenica 28 febbraio ore 17,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
IL LIBRO DELLE OMBRE
Spettacolo di teatro d’attore, teatro d’ombre, lanterna magica
Prodotto da Teatro di Carta e Ombre Bianche Teatro
di e con Chiara Carlorosi, Marco Vergati
tecnico luci Martina Serpa
regia e drammaturgia Chiara Carlorosi e Marco Vergati
ispirato a “Storia straordinaria di Peter Schlemihl” di Adalbert von Chamisso
SPETTACOLO FINALISTA PLAYFESTIVAL 1.0 DI ROMA
La rappresentazione procede sospesa tra la fisicità del teatro d’attore e la magia del teatro d’ombre, strumento funzionale alla narrazione e integrato allo sviluppo drammaturgico del racconto. Al centro della scena l’enorme “Libro delle ombre” da cui i personaggi fuoriescono dando vita alla storia. La trama è ispirata al romanzo di Adalbert von Chamisso “Storia straordinaria di Peter Schlemihl”, in cui il protagonista scambia la propria ombra con una borsa prodigiosa da cui non si finisce mai di estrarre denaro.
L’ombra, per definizione attaccata alla persona, può rappresentare ciò che ognuno di noi ha di unico e irripetibile, vale a dire la propria individualità, la propria essenza, la personalità. La cessione dell’ombra del protagonista della storia è legata all’abbandono della sua passione, la scrittura, e della sua aspirazione, quella di diventare uno scrittore.
Al termine del percorso il giovane avrà imparato che non bisogna mai perdere di vista la strada dei propri sogni e che non si deve cedere alla tentazione di scorciatoie troppo facili.
Biglietti:
INTERO 5,00 €
ABBONAMENTO 3 SPETTACOLI: 10,00 €
PREVENDITE PRESSO:
I.A.T. SERVIZIO TURISTICO ASSOCIATO
06024 Gubbio (PG) Via della Repubblica, 15
Tel. 075 9220693 | info@iat.gubbio.pg.it
Info e Prenotazioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 3474509248
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Dal 1 al 21 agosto
V Edizione
Laboratorio internazionale e permanente di alta formazione
IL CLOWN-ATTORE _ ALLA SCOPERTA DELLA FORZA DELLA CREATIVITÀ
Laboratorio intensivo e residenziale diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY _ dal Cirque du Soleil
In questi 21 giorni di laboratorio intensivo e residenziale, a numero chiuso, gli allievi apprenderanno e svilupperanno i principi e i metodi delle tecniche del clown-attore, formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.
Per partecipare è necessario inviare la propria candidatura entro il 15 aprile 2016 allegando il curriculum vitae e due foto. Successivamente è previsto un colloquio con Vladimir Olshansky.
L’arte della clownerie si basa su un elemento fondamentale: il clown-attore.
Figura eccentrica, spesso grottesca, il clown spazia dalla pantomima al teatro di parola, fondendo tecniche e stili diversi. Il nostro laboratorio ha lo scopo di far avvicinare gli attori a questa affascinante disciplina, di far scoprire e comprendere, attraverso una metodologia originale e di alto spessore tecnico le proprie risorse e il proprio talento comico. Si articolerà in tre settimane e terminerà con la presentazione dei lavori migliori emersi durante il percorso sotto forma di classe aperta, uno spettacolo-clown.
Spesso mi chiedono : a cosa serva l’arte del clown e come è possibile approfondirla?
La clownerie ci permette di stimolare la nostra creatività, di “trovare” inusuali soluzioni drammaturgiche, di ampliare il nostro repertorio e di arricchirlo di nuove idee e materiali originali.
Una master class intensiva e prolungata nel tempo è un’occasione unica per poter assaporare e comprendere profondamente quest’arte antica, sorprendente e dinamica.
“Alla fine degli anni Settanta, quando vinsi un premio a Mosca per le Arti dello Spettacolo, il mio sogno era quello di fondare un Teatro di Clown. Mi sono laureato alla Scuola del Circo di Mosca. Le mie idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Mentre studiavo arti circensi ho avuto modo di incontrare lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, dal cui talento sono stato completamente sedotto. E’ stato il primo clown a combinare insieme l’Arte del Circo e il teatro. Me ne tornai, allora, a Pietroburgo con l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a un clown ora conosciutissimo e molto dotato, Slava Polunin, fondammo il Gruppo Clown “Lizidei”. Nel frattempo io misi in piedi il mio primo “one man show”, uno spettacolo con me unico attore clown, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sono stato invitato da Slava a recitare la parte del principale “clown giallo” nel suo “Snow show” al teatro Old Vic di Londra. I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Alla fine degli anni 1990 con mio fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, abbiamo fondato “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit per attività artistiche e sociali. Abbiamo fatto esperienza come “hospital-clown” e lanciato questa nuova professione in Italia. Ho cominciato a lavorare al Cirque du Soleil come “guest -actor” in “Allegria” nel 2000. Ho lavorato con loro nelle tournées in Australia e Nuova Zelanda. Dopo una pausa la collaborazione è ripresa nel 2004 a New York, Philadelphia e Toronto. Il lavoro insieme al Cirque du Soleil mi ha indotto a inventarmi un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”, in cui ho potuto in parte mettere in pratica alcune mie idee sulla clownérie. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.”
Vladimir Olshansky
STRUTTURA DEL LABORATORIO
Sezione A:
L’arte del clown le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
Il significato dell’essere comico.
Slapstic, Buffonata, Excentrica, ecc…
Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
L’Ego.
I Tre centri del corpo umano.
Le Cinque fasi del lavoro.
Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo.
Creazione del proprio carattere di clown.
Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
Creazione del repertorio personale.
Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni.
La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: lavoro sull’impulso.
I principi del lavoro con un oggetto.
Lavoro solo.
“Offerta”(comunicazione con il partner).
Vladimir Olshansky
Ha ricevuto vari riconoscimenti per la sua attività tra i quali il Raul Wallemberg Humanitarian Award, New York ,USA; il Michelangelo Award, Firenze, Italia; l’Award come miglior show ed artista dall’Entratainment Festival di Mosca, Russia.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 3 al 12 giugno 2016
I NAUFRAGI
Personali, collettivi, simbolici. Sociali, reali.
Laboratorio residenziale e intensivo diretto da
CESAR BRIE
Per partecipare è necessario inviare CV e 2 foto entro il 30 aprile 2016.
Nel seminario si affronteranno, in diverse fasi, tutti i temi principali alla base della poetica di César Brie, con l’obiettivo di applicare un metodo che si propone di formare un attore-poeta nel senso etimologico del termine: colui che crea e fa.
“Cerco di far riflettere attraverso esercizi, sugli elementi che formano la scena e la presenza di uomini, oggetti e tempo sulla stessa.
Insegno a improvvisare, cioè, a stare in scena in modo sereno, calmo. A osservare e dialogare con gli altri. A raccontare, trovare le proprie parole per dire quello che si vuole dire. A dialogare con l’altro.”
Il laboratorio sarà articolato in diverse fasi:
lavoro fisico (l’impulso e la forma, percezione, azione e composizione)
l’improvvisazione (lo spazio e le relazioni)
il coro (l’intimo e il plurale)
l’immagine (la creazione di metafore e immagini sceniche)
il montaggio (rapporto immagine e testo)
César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo ha cominciato a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Dopo il 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, tra gli spettacoli prodotti A Rincorrere il Sole, Ehi, in collaborazione con Danio Manfredini e E tentavano infine di scappare. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore. Tre, tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba e Il Paese di nod, regia e drammaturgia di César Brie. Poi da solo Il Mare in Tasca, Torneranno i miei figlie e con Naira Gonzalez Romeo e Giulietta. A seguito di queste esperienze nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes col quale crea spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo (Ubu in Bolivia, Solo gli ingenui muoiono d’amore, I Sandali del Tempo, Dentro un sole giallo, Fagile, Otra vez Marcelo… l’Iliade, L Odisea). Su L’Iliade hanno scritto “Ci sono spettacoli – pochi, imprevedibili – che incantano e s’imprimono nella memoria come un’esperienza irripetibile. Gli spettatori se li raccontano a distanza di anni alimentandone il mito. L’Iliade del Teatro de Los Andes è uno di questi (….). Presentato in mezzo mondo, ha ovunque trascinato pubblico e critica in un consenso unanime, facendo gridare al capolavoro. Quasi duecento repliche in due anni. Tutti i temi del teatro di Brie sembrano fondersi qui in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia”. (Fernando Marchiori).
César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino; scrive I clienti, con la regia di Giancarlo Gentilucci per Arti e Spettacolo.
Dal 2010 in Italia crea Albero senza Ombra e 120 chili di jazz, Karamazov, Indolore, Il Vecchio Principe, La Mite, Viva l’Italia testo di R. Scarpetti di cui cura la regia. Nel 2015 debutta con lo spettacolo Ero.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
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TEATRO VALDOCA
Laboratori residenziali e selettivi
per attori, performer e danzatori
primo laboratorio 22/26 giugno 2016
secondo laboratorio 29 giugno/3 luglio 2016
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
I due laboratori costituiranno momento di incontro per la costituzione di un gruppo di lavoro in vista di un nuovo progetto in progress di Teatro Valdoca. Saranno privilegiati i candidati che stanno iniziando il proprio percorso e sono desiderosi di una forte esperienza formativa.
RIVOLTATE LE INGIURIE FATENE PEZZI SERENI
RIVOLTATE LO SGUARDO IL
PENTIMENTO, RIVOLTATE LE BRACCIA
I PARAMENTI LE INSEGNE
SPEZZATE LE OSSA
NON TRANGUGIATE NON DORMITE
TENETEVI ALL’ERTA
CERCHIATE LA VITA. FATECI UN SEGNO.
…TORNATE. TORNATE TUTTI, NON SI PUÒ
STARE MORTI PER SEMPRE.
Mariangela Gualtieri da ‘Antenata’ _1992
Temi del lavoro
parola / ascolto poetico
la qualità del respiro
la capacità d’ascolto
potenza acustica della parola pronunciata
potenza acustica del silenzio all’interno del testo poetico
la mente alleata, la mente che intralcia
uso del microfono
studio dei poeti
il canto
corpo / movimento
sequenze
il riscaldamento e il risveglio del corpo fino a percepire l’architettura e l’energia del proprio movimento
la ricerca del movimento corale
esercitare il corpo all’abbraccio e all’ascolto
perfezionare la fluidità delle sequenze ritmiche di movimento
percepire il suono nello spazio in cui si agisce
ascoltare ciò che vive tra le cose e le persone
testi del lavoro
poesie d’amore
«L’attore, nel suo duplice darsi come singolarità e come coro, è sempre al di qua o al di là dell’azione, al di qua o al di là della parola, lontano dalla norma della vita e della lingua corrente, fra sub-umano – fatto di animalità e deformità – e sovrumano, in oracolarità e spirito eroico. L’attore non obbedisce ad un progetto ma con il suo allerta, con la sua attenzione, deve portarsi in salvo continuamente, trovare in ogni istante una via d’uscita: uscita da sé, nel vuoto che è chiamato ad abitare, come uno spossessato, in trasfigurazione. Allora il trucco con cui ritualmente segno sempre viso e corpo dell’attore, è manovra di semplificazione della fisionomia, guida al cancellamento dei connotati, alla trasfigurazione. È il trucco che usa la fisionomia dell’attore. Il trucco non si appone come aggiunta o mascheramento, ma risulta essere l’ultima membrana fra l’attore e il proprio silenzio, fra l’attore e il proprio niente, la propria totale nullità. Il trucco è sempre un velo da cui, sotto una certa angolatura, si sprigiona una nudità nella quale lo spettatore può vedere rispecchiato l’umano.
Ciò che l’attore incarnerà sulla scena, non si dà per aggiunta ma è cosa che giace nelle profondità dell’attore stesso, nel remoto del suo sangue. Da quelle profondità, da quella sepoltura, regista e attore chiamano un modo dell’essere, come si chiama uno spettro e di nuovo l’attore gli dà voce, sangue e respiro. L’attore può divagare continuamente ma non può evitare il combattimento.»
(Cesare Ronconi per Culture Teatrali n.25)
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email:
• due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg o tif dal peso complessivo massimo di 800 KB
• un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
• una breve lettera motivazionale (sempre in formato word), indirizzata a Cesare Ronconi
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 15 maggio 2016, specificando a quale dei due laboratori si intende iscriversi.
In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 16 partecipanti per ogni sessione.
L’esito della selezione sarà comunicato ai candidati entro il primo giugno 2016
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 2 al 11 settembre 2016
LABORATORIO TEATRALE
a cura di DANIO MANFREDINI
Per partecipare è necessario inviare CV e 2 foto entro il 15 luglio 2016.
Contenuti e obiettivi del laboratorio
Un laboratorio a partire da Danio Manfredini e dalla sua personale esperienza artistica che si basa sulla ricerca delle possibilità espressive dell’attore, figura che egli concepisce come creatore, come materia viva il cui estro nasce da un profondo lavoro su di sé, dalla sua intimità e consapevolezza.Il corpo come luogo fondamentale di ascolto ed espressione, esplorazione della vocalità, esplorazione della memoria emotiva come aspetti del training preparatorio dell’attore. Considerazione delle fondamentali convenzioni appartenenti all’arte del teatro e consapevolezza del disegno complessivo che conduce alla recitazione di un’opera teatrale.
Ogni partecipante dovrà portare un monologo estrapolato da testi pubblicati di teatro classico o contemporaneo (autori pubblicati entro l’anno 2000).
Si richiede inoltre a ogni partecipante la conoscenza della parabola degli accadimenti dell’opera di cui fa parte il monologo. I brani di recitazione saranno materiale di studio per gli allievi e verranno utilizzati come mezzo d’approccio alle opere teatrali, in un processo di scoperta che contempli la pratica del “non conosciuto”, intesa come avvicinamento all’atto della creazione scenica.
Danio Manfredini (Casalbuttano, 1957)
Si è formato con César Brie e Iben Nagel Rasmussen, è cresciuto nell’ambiente dei centri sociali, ha lavorato a lungo anche in strutture psichiatriche. Nel corso di quasi vent’anni ha prodotto rari e preziosi spettacoli, dove spesso recita solo, costruiti attraverso un feroce lavoro su di sé, un maniacale perfezionismo, una grammatica drammaturgica e gestuale complessa e raffinata ma di immediata comunicatività ed efficacia: tra di essi, La crociata dei bambini da Brecht (1984), Miracolo della rosa da Genet (1988), La vergogna (1990), Tre studi per una crocifissione (1997), nume tutelare Francis Bacon, e Al presente, più scopertamente autobiografico, che ha debuttato al Festival di Santarcangelo nel 1999. Di recente ha collaborato con Raffaella Giordano (alla drammaturgia) e con Pippo Delbono (come attore e cantante).
Nel teatro italiano rappresenta una luminosa eccezione. Il suo è un percorso artistico eccentrico, i suoi lavori non sono prodotti più o meno riusciti, ma organismi viventi, che nascono, crescono e poi – forse – muoiono, quando il loro autore percepisce che l’energia che li animava si è spenta, oppure ha preso un’altra direzione e ha bisogno di una nuova forma. Il suo non è solo teatro, o meglio la scoperta – quasi il “miracolo” – di uno dei teatri possibili. E’ pittura, perché nei suoi gesti minimi e ineluttabili si condensano insieme la traiettoria della mano che traccia il segno e il segno stesso. E’ danza, nel ritmo e nella concatenazione dei movimenti, nell’occupazione dello spazio. E’ poesia, nella riflessione sulla marginalità e sul diverso che costituisce forse il filo rosso di tutto il suo percorso: sofferta e mai esibita, che rifugge da ogni sentimentalismo e banalità.
Li mostra di rado, i suoi spettacoli, perché sono viaggi nell’amore e nel dolore, scavi dentro di sé e dentro la propria ricerca dell’altro, e avvilirli nella routine delle repliche e delle tournée sarebbe un inutile spreco, quasi un oltraggio.
Se però parlate con molti degli artefici e degli appassionati del nuovo teatro italiano, scoprirete che Danio è un maestro segreto, che nei suoi seminari ha segnato numerose carriere artistiche: con il suo rigore, la sua esperienza, la sua saggezza, e ovviamente una competenza acquisita attraverso anni di prove, di improvvisazioni e di ricombinazioni drammaturgiche. Ma è soprattutto la sua integrità di artista a offrire un esempio e un punto di riferimento importante per tutti.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 6 al 10 luglio 2016
GLI DEI. GLI UOMINI. IL TEATRO.
Laboratorio teatrale per attori e drammaturghi
a cura di ANDREA DE ROSA
Per partecipare è necessario inviare il materiale richiesto entro il 5 giugno 2016.
Il laboratorio sarà incentrato sul rapporto teatrale tra gli uomini e gli Dei. Fin dalla nascita del teatro, infatti, gli Dei sono stati una presenza costante, ingombrante, necessaria della nostra storia teatrale e culturale. Ma come osserva giustamente Nietzsche, gli Dei della Grecia sono immortali ma non eterni. A differenza del Dio del monoteismo essi sono nati. Possiedono una vita, tutt’altro che statica e indifferente. Non soffrono ma sono travolti dalle passioni. Sono a fianco a noi ma nello stesso tempo irreparabilmente lontani. Il teatro greco ha avuto bisogno di questi personaggi, li ha messi in scena per provare a comprenderli, ma soprattutto per provare a comprendere, attraverso di loro, il mistero degli uomini, il loro stare al mondo senza spiegazioni. Quanto a questo grande mistero, purtroppo, ancora oggi siamo nella stessa condizione dei greci. Dio è morto, per sempre. Eppure la risposta al grande mistero della vita non è stato neppure sfiorato. Il teatro non può far resuscitare i morti, neanche se sono Dei, ma può continuare a interrogare quei personaggi e quei testi, alla ricerca di qualcosa che valga.
Il materiale drammaturgico sarà suddiviso nelle seguenti categorie:
Gli dèi:
– Dèi gelosi di Dèi. (Era, Afrodite, etc.)
– Dèi gelosi degli uomini (Atteone, etc.)
– Dèi che non tollerano la tracotanza degli uomini. (Prometeo, etc.)
– Il terrore come manifestazione del divino. Uomini che non riescono a
sostenere la vista degli dèi (Semele, Tiresia, etc.).
– La meraviglia, lo stupore come manifestazione del divino. Forme che gli dèi
assumono per entrare in contatto con gli uomini: cigno (leda), toro (europa),
pioggia d’oro (danae), etc
– Il rito come manifestazione del divino. Dioniso. Lontano dalla terra ma non
abbastanza da sparire dall’orizzonte degli uomini. Il monte Olimpo.
– L’invocazione del divino. La potenza negativa della parola. La maledizione
(Teseo maledice Ippolito, Edipo maledice Polinice, Ecuba “maledice” Zeus
(nelle Troiane), etc.)
Il Dio unico:
– Il Dio creatore (la Genesi)
– Il Dio che scrive (Mosè)
– Il Dio che muore (“La ricotta” di Pasolini)
– Il Dio che non parla (“Il grande Inquisitore” di Dostoevskij)
– Il Dio dell’estasi (santa Teresa d’Avila)
Risvolti comici:
– Il miracolo. La preghiera. La “grazia”. (lo sketch in cui Massimo Troisi chiede la
grazia a San Gennaro per vincere al lotto)
I partecipanti riceveranno preventivamente dei testi da studiare.
Per la selezione si richiede:
– curriculum vitae
– due fotografie (primo piano e figura intera)
– eventuale presentazione video (gradita ma non obbligatoria – di durata non
superiore al minuto)
Il materiale richiesto è da inviare a info@centroteatraleumbro.it entro il 5 giugno.
Si prega di specificare in modo dettagliato se si è in grado di leggere la musica, di suonare uno strumento musicale o di cantare.
INVIARE LA PROPRIA CANDIDATURA ENTRO E NON OLTRE IL 5 GIUGNO 2016
ANDREA DE ROSA
Laureato in Filosofia nel 1994, ha cominciato la sua attività di regista dirigendo vari cortometraggi tra i quali Appunti per una fenomenologia della visione, premiato al Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino. Nel 2014 realizza con Idomeneo di Mozart la sua prima regia operistica e da allora alterna costantemente il suo lavoro fra prosa e opera lirica. In campo operistico ha spaziato dal Novecento con Curlew river di Britten,Satyricon di Maderna e un trittico per il Sao Carlos di Lisbona (Sancta Susanna,Erwartung e, in prima mondiale assoluta, Il dissoluto assolto di Azio Corghi su libretto di José Saramago) al melodramma ottocentesco con Macbeth, L’elisir d’amore a Copenhagen, Maria Stuarda al San Carlo di Napoli e Don Pasquale, disponibile in DVD, nato nel 2006 a Piacenza e ripreso a Madrid nel 2013, sempre sotto la direzione Riccardo Muti con il quale collabora ancora al Festival di Pentecoste di Salisburgo 2008 con Il matrimonio inaspettato di Paisiello. Nel campo della prosa le sue prime produzioni sono caratterizzate da un grande interesse per i personaggi tragici: Encomio di Elena tratto dal testo del filosofo sofista Gorgia da Lentini, Le Troiane di Euripide, Il decimo anno da Euripide ed Eschilo, Elettra di von Hofmannsthal, Maria Stuart di Schiller, Molly Sweeney di Brian Friel, La Tempesta e Macbeth di Shakespeare. Dal Dicembre del 2008 al maggio 2011 è stato direttore del Teatro Stabile di Napoli per il quale, oltre alla Tempesta, ha messo in scena Tutto ciò che è grande è nella Tempesta, sull’opera di Martin Heidegger, il maggiore filosofo del Novecento. Nel giugno del 2011, per il Teatro Stabile e il Teatro Regio di Torino, ha curato la regia di Manfred di G.G.Byron, nell’edizione teatrale completa, con le musiche di R. Schumann dirette da Gianandrea Noseda e ancora a Torino per lo Stabile ha diretto Macbeth, con il quale è stato in tournèe nel 2012 e 2013 nei maggiori teatri italiani. Successivamente ha diretto Norma per l’Opera di Roma alle Terme di Caracalla e Studi sul Simposio di Platone per il Teatro di Modena. Tra i suoi impegni recenti e futuri: la ripresa di Studi sul Simposio al Franco Parenti di Milano, l’inaugurazione della Stagione a Sao Paulo con Il trovatore,Falstaff allo stabile di Torino (un suo adattamento dall’Enrico IV ed Enrico Vshakespiriani), l’inaugurazione della Stagione alla Fenice con Simon Boccanegrasotto la direzione di Myung Whun Chung, il dittico Goyescas e Suor Angelica al Regio Torino in coproduzione con il Comunale di Firenze e il San Carlo di Napoli,Luisa Miller a Napoli e Fedra di Seneca a Modena, Reggio Emilia, Bologna e Torino, Simon Boccanegra a Genova e a San Pietroburgo.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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IL GIARDINO DEI CILIEGI
Nella stanza dei bambini
Atelier di creazione teatrale condotto da Alessandro Serra
Compagnia Teatropersona
25 | 26 | 27 | 28 | 29 agosto 2016
“Ipoeti sostengono che noi ritroviamo in un attimo ciò che siamo stati un tempo rientrando in quella tal casa,
in quel tale giardino dove eravamo vissuti da giovani.
Si tratta di pellegrinaggi molto rischiosi e a seguito dei quali si contano altrettante delusioni che successi.”
Marcel Proust
PREMESSA
La Camera che ancora oggi è chiamata dei bambini.
Così inizia il giardino dei ciliegi ed è già l’indicazione fondamentale. Tra poco arriveranno gli abitanti di quella stanza: hanno viaggiato molto, hanno vissuto e dissipato la loro vita, sono invecchiati, ma restano pur sempre bambini.
Il sentimento che pervade l’opera non ha a che fare con la nostalgia o con i rimpianti quanto piuttosto con qualcosa di indissolubilmente legato all’infanzia quanto certi organi che non esistono più nell’uomo adulto.
Cechov non è un attore, è un medico. Avvezzo a curare persone e non personaggi. Non scrive copioni ma partiture musicali per anime.
Il giardino dei ciliegi è una danza di anime, un valzerino allegro.
Non vi è alcun tono elegiaco, è vita condensata: si dice, si agisce. Non c’è trama, non accade nulla, tutto è nei personaggi.
Un teatro musicale la cui partitura è iscritta nelle azioni e nelle parole.
I dialoghi sono monologhi interiori che si intrecciano e si attraversano. Tutto è dialogo, ogni parola possiede i colori di chi la dice ma anche quelli di colui al quale è rivolta.
I gesti e le voci degli attori che agiscono e parlano si nutrono degli altri. Un unico respiro, un’unica voce. Affinché lo spettatore arrivi a chiedersi nel segreto: ma chi è che parla? Come la voce che accompagna la magia di Charlotta che, scrive Cechov, proviene da sotto il pavimento e non da lei.
Infondere densità alla scena, allo sfondo.
Ascoltare. Non fingere di.
Stare come attore e come personaggio, nello stesso momento.
Per fare ciò occorre risvegliare la memoria fisica, quella involontaria delle membra.
Ciò che il corpo non sa di sapere.
Distillare la vita.
In coro.
Nel teatro di Anton Cechov non si interpretano personaggi ma moltitudini.
FASE PREPARATIVA
Ogni attore dovrà leggere Il giardino dei Ciliegi di Anton Cechov possibilmente nella traduzione di Angelo Maria Ripellino o di Clara Strada Janovic, e impararne a memoria una piccola parte.
Quindi dovrà portare con sé:
1. Indumenti comodi per il training
2. Quaderno per gli appunti
3. Un abito completo con accessori per vestire uno dei personaggi della commedia
4. Una vecchia valigia di qualsiasi dimensione
5. Un oggetto preso dalla propria stanza d’infanzia che non sia un giocattolo.
6. Una fonte luminosa
L’ATELIER
Allenamento
Riscaldamento fisico
Relazione tra il bacino e la colonna vertebrale: gestione e direzione dell’energia
Scrivere con il corpo, esercizi di composizione.
Gestione del peso e dell’equilibrio
La voce: canto e polifonia
Il coro
Creazione
Analisi del testo
Costruzione e composizione: rapporto fra attore, personaggio e figura
Gli oggetti: rapporto tra attore, oggetto e spazio scenico
Drammaturgia dell’immagine: comporre e costruire la scena
La luce: relazione carnale tra attore e fonti luminose
ALESSANDRO SERRA si avvicina giovanissimo al teatro attraverso gli esercizi di trascrizione per la scena delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman e la pratica delle arti marziali. Studia come attore inizialmente avvicinandosi alle azioni fisiche e ai canti vibratori di Grotowski, per poi arrivare alle leggi oggettive del movimento di scena trascritte da Mejercho’ld e Decroux. Nel frattempo si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale comincia a mettere in scena i propri spettacoli che scrive e dirige, creandone le scene, i costumi, le luci e i suoni. Negli ultimi anni il lavoro di ricerca sulla scena come puro fatto materico si è concretizzato nella creazione di una “trilogia del silenzio”, in cui la drammaturgia è praticata quale vero e proprio espianto di aure dalle opere letterarie di Samuel Beckett, Bruno Schulz e Marcel Proust. Nel 2009 crea la sua prima opera per l’infanzia, “Il Principe Mezzanotte”, presentato in oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Teatropersona ha portato in tournée i propri spettacoli in Italia, Francia, Svizzera, Corea, Germania, Russia, Spagna, Polonia.
Negli ultimi anni collabora come regista ospite con la compagnia Accademia Arte della Diversità di Bolzano e con il Teatro di Sardegna.
Creazioni: 2000 Nella città di K | 2003 Cechov non ha dimenticato | 2005 Theresienstadt | 2006 Beckett Box (Premio europeo Beckett & Puppet) | 2008 Il Principe Mezzanotte (Premio dell’Osservatorio critico degli studenti al Premio Scenario Infanzia) | 2009 Trattato dei manichini (Premio ETI Nuove Creatività; Premio Lia Lapini di scrittura di scena) | 2011 AURE | 2013 Il Grande Viaggio (Premio del pubblico al FIT Festival di Lugano)| 2014 MACBETTU (studio vocale) | 2015 L’ ombra della sera; H+G con gli attori dell’Accademia Arte della Diversità.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
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Da 13 al 17 luglio 2016
CARLO BOSO
L’ARTE DELLA COMMEDIA
Il laboratorio della durata di cinque giorni si rivolge a tutti coloro che intendano approfondire la conoscenza sia teorica che attoriale della Commedia dell’Arte.
La Commedia dell’Arte si appoggia su uno stile di rappresentazione totale, sul gioco d’ensemble, sul virtuosismo e l’istinto drammaturgico dell’attore. Ad un attore di Commedia si richiedono qualità d’interprete, mimo, musico, acrobata, ballerino e improvvisatore.
Struttura del laboratorio:
Introduzione storica alla Commedia dell’Arte
Studio e pratica delle tecniche espressive della Maschera
Principi di drammaturgia
Improvvisazione
Attitudini dei tipi della Commedia
Carlo Boso
Nato a Vicenza nel 1946, Carlo Boso si è diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. Ha partecipato alla realizzazione di opere teatrali dirette da diversi registi, tra i quali Massimo Castri, Peppino de Filippo, Dario Fo, Giorgio Strehler, Ferruccio Soleri. Fondatore del TAG Teatro, in qualità di drammaturgo e regista ha scritto e diretto spettacoli, che sono stati rappresentati nei principali Festival internazionali. Ha curato inoltre la regia di testi di Brecht, Shakespeare, Goldoni, Molière, Racine, Genet, Büchner, Dario Fo, Carlo Gozzi. È stato direttore artistico del Festival di Montmartre a Paris, del Festival di Carcassonne, del Carnevale di Venezia e di Milano Aperta. Nel 2004 ha fondato l’AIDAS (Académie Internationale Des Arts du Spectacle) che ha sede a Versailles.
Info e Iscrizioni:
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Dal 20 al 24 Luglio
ELENA BUCCI
VIAGGIO IN ITALIA
NEL CUORE DEL TEMPO DEL SOGNO
pensando a William Shakespeare
Stage residenziale e intensivo con Elena Bucci – Compagnia Le belle bandiere
Non mi abituo all’ampiezza e alla profondità dell’opera di Shakespeare e ogni volta trovo nuove ispirazioni che mi dimostrano quanto importante sia per le comunità la funzione del teatro, quando la si tenga cara e nella giusta considerazione: trasforma il coro spesso inespresso delle molte voci della storia in materiale poetico sempre vivo che ci aiuta a comprendere il presente, ma non solo. E siamo alla prima trasformazione del tempo in sogno: attraverso i testi e la scia di emozione che hanno lasciato nell’aria gli attori, i secoli passati diventano un ponte verso palcoscenici lontani nei quali possiamo incontrare chi non è più, sentire il profumo di altre epoche e studiare quello che siamo.
Questa ricca raccolta di materiali, realizzata attraverso il lavoro e il talento di un poeta e di un uomo di teatro che sapeva ascoltare e raccogliere la voce di molti e registrare la sapienza della scrittura scenica dei suoi attori – in teatro si è a volte ladri inoffensivi che rubano per restituire – sarà la nostra sala dei giochi nella quale approfondire la questione del tempo e del sogno, tanto importante in scena, ma forse anche nella vita:
come diventarne padroni, quanto si possa annullare, espandere e contrarre il tempo, come il sogno possa guidarci alla ricerca di materiali autobiografici, come possano entrambi danzare con la nostra azione e diventare ritmo e testo.
Nel cuore del tempo e del sogno, il tempo e il suo scorrere, il sogno e il suo sparire non ci sgomentano ma ci guidano.
Si metterà a punto una forma di riscaldamento fisico e vocale adatto ai partecipanti per recuperare concentrazione e capacità di creazione.
Si lavorerà poi sui testi e sulla loro libera elaborazione, passando dalla lettura, all’improvvisazione e alla riscrittura con l’intento di arrivare alla realizzazione di una sequenza il cui montaggio risulterà dal lavoro collettivo del gruppo stesso.
Si consiglia:
di leggere o rileggere qualche parte dell’opera di Shakespeare, con molta libertà,
di portare abiti comodi ma non sportivi che comprendano pantaloni e gonne, sia per le signore che per i signori,
di avere con sé carta e penna.
Elena Bucci
Regista, attrice, autrice, Elena Bucci ha fatto parte del nucleo storico del Teatro di Leo di Leo de Berardinis partecipando a tutti gli spettacoli, da King Lear a Il ritorno di Scaramouche. Ha lavorato tra gli altri con Mario Martone e Claudio Morganti. Fonda con Marco Sgrosso la compagnia Le Belle Bandiere con sede a Bologna e a Russi (Ra), per la quale creano spettacoli, progetti e rassegne per la comunicazione tra le arti e contribuiscono con eventi alla riapertura di nuovi spazi e del Teatro Comunale di Russi. Cura regia, drammaturgia e allestimento di spettacoli distribuiti nei più importanti teatri nazionali (dal Teatro di Roma al Teatro dell’Elfo di Milano alla Pergola di Firenze) e all’estero (recente il passaggio dal Teatro Nazionale di Pechino e Mosca) e nei quali è spesso in scena. Spazia da riletture di testi classici in chiave contemporanea – tra gli altri: Macbeth, Hedda Gabler, Locandiera, Antigone, L’Amante, Delirio a due, Santa Giovanna dei Macelli fino al cechoviano Svenimenti e al più recente La Canzone di Giasone e Medea – a drammaturgie basate sulla commistione dei codici artistici spesso in musica – come: Bambini, azioni di teatro pittura e luce (ideato con Davide Reviati e Claudio Ballestracci, Santarcangelo dei Teatri) Smemorantide, Colloqui con la Cattiva Dea (musiche di Simone Zanchini, Ravenna Festival) – e a scritture originali – tra le quali: Non sentire il male/dedicato a Eleonora Duse, Barnum, In canto e in veglia (vincitore I Teatri del Sacro 2013), La pazzia di Isabella/vita e morte dei Comici Gelosi (con Marco Sgrosso), Bimba/inseguendo Laura Betti, Vite altrove/maestre dentro e fuori scena (produzione Radio 3) – molti dei quali realizzati in collaborazione con Teatri Nazionali come ERT, Teatro della Toscana, Teatri di Rilevante Interesse Culturale (in particolare il Centro Teatrale Bresciano, ma anche Mercadante di Napoli e Metastasio di Prato), Festival, Fondazioni, Università e altre compagnie. Cura regìe per Ravenna Festival, collaborando con Nevio Spadoni e Luigi Ceccarelli come Galla Placidia, Francesca da Rimini e Byron e Teresa (con Chiara Muti), Le Apocalissi (con Massimo Cacciari), recita in Tenebrae, opera di Adriano Guarnieri per la regia di Cristina Mazzavillani Muti, scrive e interpreta Folia Shakesperiana (con Chiara Muti). E’ stata la prima interprete italiana di Medea di Benda, progetto e direzione musicale di Manlio Benzi per il quale dirige anche Tempesta e Sogno di una notte di mezz’estate. Si occupa anche di formazione presso scuole e accademie e cura progetti speciali di trasmissione dell’arte teatrale. Attraversa cinema (Corsicato, Guadagnino, Pretolani, Valli, Sordillo) e radio nazionali. Si aggiudica, tra gli altri, il premio Ubu, il premio Eti Olimpici per il teatro, il premio Hystrio Altre Muse.
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I PARADISI PERDUTILaboratori 2015 Festival “Di umanità si tratta” VIII Edizione
Posted by Centro Teatrale Umbro on Domenica 26 luglio 2015
Dal 14 al 18 settembre
LA NOTTE OSCURA DELL’ANIMA
Laboratorio per attori professionisti a cura di
PIERPAOLO SEPE
C’è un volo, un sogno, un lontano da sè dove andare. Create qualcosa che ancora non esiste. Raggiungete le vette più alte e pericolose. Ed io sarò lì a tenervi la mano.
Un lavoro intensivo e residenziale, un incontro ravvicinato con un regista che ha fatto della sperimentazione il suo tratto distintivo.
Bando di selezione – scadenza 7 AGOSTO 2016
per partecipare inviare curriculum aggiornato e n° 2 foto a:
info@centroteatraleumbro.it
indicando nell’oggetto: selezione stage Sepe.
Pierpaolo Sepe inizia la sua attività di regista teatrale nel 1991, e da allora ha firmato oltre cinquanta regie. Nel 1997 inizia una collaborazione artistica con il centro di produzione teatrale Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in atto ancora oggi. Nel 2005 vince il Premio Flaiano come miglior regista teatrale; nel 2012 l’Associazione Nazionali dei Critici di Teatro gli assegna il Premio della Critica 2012 per la regia de “Le Cinque Rose di Jennifer”; vincitore, sempre nel 2012, del MArteAwards, premio italiano all’innovazione artistica, per la regia di Anna Cappelli con Maria Paiato. Nella stagione 2013/2014 i teatri italiani ospitano le sue ultime due regie: SIK SIK di Eduardo de Filippo, con Benedetto Casillo – presentato al Festival Benevento Città Spettacolo – e MEDEA di Seneca, con Maria Paiato, che apre in prima assoluta la stagione del Piccolo Teatro di Milano. Firma negli ultimi anni:, ZIO VANJA di Cechov, CRAVE di Sarah Kane per il Napoli Teatro Festival 2015 e IL SERVO di Robin Maugham per il Napoli Teatro Festival 2016. Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Sabato 12 novembre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
IO, MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO.
scritto e diretto da Joele Anastasi
con Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano
scene e costumi Giulio Villaggio
disegno luci Joele Anastasi
aiuto regia Nicole Calligaris
foto Dalila Romeo
video Davide Maria Marucci Giuseppe Cardaci
graphic designer Giuseppe Cardaci
ufficio stampa leStaffette
produzione Progetto Goldstein
co-produzione Vuccirìa Teatro
Un paesino di Sicilia, fine anni ‘80. Due cugini tentano di combattere il loro destino per sognare, lei di lasciare quell’isola che li culla e li affoga, lui di amare liberamente un uomo. Come in una tragedia antica va espiata la colpa di chi si ribella e il giovane puro è sporcato dallo spettro dell’Hiv. Lui che ‘mai niente con nessuno aveva fatto’ s’infetta d’amore.
San Diego International Fringe Festival 2014. Roma Fringe Festival 2013. Stazioni D’Emergenza Teatro Stabile D’Innovazione Galleria Toledo Napoli. Festival Direction Under 30 Teatro Sociale Gualtieri.
Biglietti:
TEATRO CONTEMPORANEO € 10,00
Ridotto per studenti e fino a 25 anni € 8,00
In abbonamento 3 spettacoli € 18,00
FAMIGLIE A TEATRO BIGLIETTO UNICO € 5,00
Per la Rassegna Famiglie a Teatro i posti non sono numerati.
Per lo spettacolo IL PRINCIPE MEZZANOTTE è previsto un pubblico massimo di 100 persone.
PREVENDITA PRESSO:
I.A.T. Servizio Turistico Associato
06024 Gubbio Via della Repubblica, 15
0759220693 – info@iat.gubbio.pg
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3477161585
FUORI TRACCIA è una tappa del progetto triennale denominato URA _ Umbria Residenze Arte, è realizzato con il sostegno del Mibact, della Regione Umbria e del Comune di Gubbio. La Seconda Edizione è patrocinata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio.
Sabato 19 novembre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
NIENTE PANICO.
*vaneggiamenti di un patafisico involontario
spettacolo, testo, canzoni e voci varie di Luca Avagliano
luci a cura di Marco Santambrogio
scena a cura Eva Sgro’
elaborazione audio Tommaso Andreini
confronto in amicizia sul testo Astutillo Smeriglia
la canzone “Filumè” è stata musicata da Michele Maione
residenza, sostegno organizzativo Simone Martini per Kanterstrasse (Terranuova B.ni – AR)
ospitalità per la residenza torinese Piattaforma Co.H (Torino)
“Un incontenibile flusso d’incoscienza spazia dalla poesia al catechismo, dalla scienza alla saggezza popolare, dalla psicanalisi all’equitazione, dall’amore a… gli alieni, forse unica via d’uscita e di salvezza, anche se, restando fermo immobile in attesa di un raggio traente, è facile farsi prendere dal panico… magari basterebbe correre per non farsi prendere, e, uscendo, potrebbe anche accorgersi di non essere così solo nell’universo.”
Biglietti:
TEATRO CONTEMPORANEO € 10,00
Ridotto per studenti e fino a 25 anni € 8,00
In abbonamento 3 spettacoli € 18,00
FAMIGLIE A TEATRO BIGLIETTO UNICO € 5,00
Per la Rassegna Famiglie a Teatro i posti non sono numerati.
Per lo spettacolo IL PRINCIPE MEZZANOTTE è previsto un pubblico massimo di 100 persone.
PREVENDITA PRESSO:
I.A.T. Servizio Turistico Associato
06024 Gubbio Via della Repubblica, 15
0759220693 – info@iat.gubbio.pg
INFO E PRENOTAZIONI:
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Cell. 3389788533 – 3477161585
FUORI TRACCIA è una tappa del progetto triennale denominato URA _ Umbria Residenze Arte, è realizzato con il sostegno del Mibact, della Regione Umbria e del Comune di Gubbio. La Seconda Edizione è patrocinata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio.
Sabato 26 novembre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
DUE PASSI SONO.
di Carullo-Minasi
regia, testi ed interpretazione di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
scene e costumi Cinzia Muscolino
disegno luci Roberto Bonaventura
aiuto regia Roberto Bitto
produzione Carullo-Minasi e Il Castello di Sancio Panza
“…Essi si sarebbero svegliati e si sarebbero affrettati a baciarsi l’un l’altro,
affrettandosi ad amare, avendo coscienza che i giorni sono brevi,
che era tutto quello che rimaneva loro.
Si sarebbero affrettati ad amare
per spegnere la grande tristezza che era nei loro cuori (…)”
F. Dostoevskij
“Un uomo e una donna si ritrovano sul grande palco dell’esistenza, nascosti nel loro mistero di vita che li riduce dentro uno spazio sempre più stretto, dall’arredamento essenziale, stranamente ingigantito, alla stregua dell’immaginario dei bimbi in fase febbricitante. Sembrano essere chiusi in una scatoletta di metallo, asettica e sorda alle bellezze di cui sono potenziali portatori, ma un “balzo” aprirà la custodia del loro carillon.”
Premio Scenario per Ustica 2011 / Premio In-Box 2012 / Premio Internazionale T. Pomodoro 2013
Biglietti:
TEATRO CONTEMPORANEO € 10,00
Ridotto per studenti e fino a 25 anni € 8,00
In abbonamento 3 spettacoli € 18,00
FAMIGLIE A TEATRO BIGLIETTO UNICO € 5,00
Per la Rassegna Famiglie a Teatro i posti non sono numerati.
Per lo spettacolo IL PRINCIPE MEZZANOTTE è previsto un pubblico massimo di 100 persone.
PREVENDITA PRESSO:
I.A.T. Servizio Turistico Associato
06024 Gubbio Via della Repubblica, 15
0759220693 – info@iat.gubbio.pg
INFO E PRENOTAZIONI:
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Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3477161585
FUORI TRACCIA è una tappa del progetto triennale denominato URA _ Umbria Residenze Arte, è realizzato con il sostegno del Mibact, della Regione Umbria e del Comune di Gubbio. La Seconda Edizione è patrocinata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio.
Domenica 13 novembre ore 17,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
DOTTOR JEKYLL E MISTER HYDE.
i buoni lo pensano, i cattivi lo fanno
uno spettacolo comico senza parole di Francesco Niccolini
molto liberamente ispirato
al romanzo di Robert Louis Stevenson “Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mister Hyde”
agli omicidi di Benjamin Barker, meglio noto come Sweeney Todd
e al cattivo effetto del caffè sulla popolazione anglosassone
con Dario Cadei e Fabrizio Pugliese
drammaturgia e regia: Francesco Niccolini
musiche originali Leone Marco Bartolo
scene Pamela Giunco e Stefania Giunco
costumi Cristina Mileti
luci Otto Marco Mercante
consulenza alla regia Giuseppe Semeraro
“Jekyll è un medico grigio, annoiato, ossessionato dai sensi di colpa, pieno di inibizioni, eppure colmo di ogni tipo di desiderio vietato. Fa esperimenti e genera un altro se stesso, mister Hyde, che mette in pratica tutto ciò che il dottore vorrebbe fare. Il risultato è una storia dove si ride con gusto di ciò che è vietato ridere.”
Biglietti:
TEATRO CONTEMPORANEO € 10,00
Ridotto per studenti e fino a 25 anni € 8,00
In abbonamento 3 spettacoli € 18,00
FAMIGLIE A TEATRO BIGLIETTO UNICO € 5,00
Per la Rassegna Famiglie a Teatro i posti non sono numerati.
Per lo spettacolo IL PRINCIPE MEZZANOTTE è previsto un pubblico massimo di 100 persone.
PREVENDITA PRESSO:
I.A.T. Servizio Turistico Associato
06024 Gubbio Via della Repubblica, 15
0759220693 – info@iat.gubbio.pg
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3477161585
FUORI TRACCIA è una tappa del progetto triennale denominato URA _ Umbria Residenze Arte, è realizzato con il sostegno del Mibact, della Regione Umbria e del Comune di Gubbio. La Seconda Edizione è patrocinata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio.
Domenica 20 novembre ore 17,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
IL PRINCIPE MEZZANOTTE.
di Alessandro Serra
con Andrea Castellano, Massimiliano Donato, Silvia Valsesia
regia, scene, luci: Alessandro Serra
Realizzazione ombre: Chiara Carlorosi
Produzione: Compagnia Teatropersona | Accademia Perduta Romagna Teatri
“C’è una volta un principe, dico c’è perché mica è morto poveretto, un principe di nome Mezzanotte, nato a mezzanotte e perdutamente innamorato del buio e delle stelle… Non ci resta che entrare nel castello se vogliamo sapere come andrà a finire, sì, proprio attraverso il comò, ve l’ho detto che è magico, non temete, il principe è molto ospitale…”
SPETTACOLO FINALISTA PREMIO SCENARIO INFANZIA 2008 / PREMIATO COME MIGLIOR SPETTACOLO DALL’OSSERVATORIO CRITICO DEGLI STUDENTI
Biglietti:
TEATRO CONTEMPORANEO € 10,00
Ridotto per studenti e fino a 25 anni € 8,00
In abbonamento 3 spettacoli € 18,00
FAMIGLIE A TEATRO BIGLIETTO UNICO € 5,00
Per la Rassegna Famiglie a Teatro i posti non sono numerati.
Per lo spettacolo IL PRINCIPE MEZZANOTTE è previsto un pubblico massimo di 100 persone.
PREVENDITA PRESSO:
I.A.T. Servizio Turistico Associato
06024 Gubbio Via della Repubblica, 15
0759220693 – info@iat.gubbio.pg
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3477161585
FUORI TRACCIA è una tappa del progetto triennale denominato URA _ Umbria Residenze Arte, è realizzato con il sostegno del Mibact, della Regione Umbria e del Comune di Gubbio. La Seconda Edizione è patrocinata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio.
Domenica 27 novembre ore 17,00
Teatro comunale di Gubbio “LUCA RONCONI”
CHENDITRI’. L’albero delle caramelle
Regia: Obsoleta Teatro Drammaturgia: Greta Marzano
In scena: Natasha Czertok, Greta Marzano, Martina Pagliucoli
Musiche dal vivo: Enrico Scavo
Scenografie: Obsoleta Teatro con la collaborazione di Guerrino Guerra e di Giulia Osti per le animazioni grafiche.
"Langmann, mercante di caramelle, viaggia
per collaudare la sua ultima invenzione: la Caramellina, un seme che in pochissimo tempo fa nascere gigantesche piante caramellose; il governo di Balalla lo autorizza a impossessarsi di tutte le terre del paese per piantare i suoi “ChendiTree”. Che ne sarà delle antiche piantagioni di Idrissa? Langmann riuscirà a trasformare l'intero paese in una fabbrica di caramelle?"
Biglietti:
TEATRO CONTEMPORANEO € 10,00
Ridotto per studenti e fino a 25 anni € 8,00
In abbonamento 3 spettacoli € 18,00
FAMIGLIE A TEATRO BIGLIETTO UNICO € 5,00
Per la Rassegna Famiglie a Teatro i posti non sono numerati.
Per lo spettacolo IL PRINCIPE MEZZANOTTE è previsto un pubblico massimo di 100 persone.
PREVENDITA PRESSO:
I.A.T. Servizio Turistico Associato
06024 Gubbio Via della Repubblica, 15
0759220693 – info@iat.gubbio.pg
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3477161585
FUORI TRACCIA è una tappa del progetto triennale denominato URA _ Umbria Residenze Arte, è realizzato con il sostegno del Mibact, della Regione Umbria e del Comune di Gubbio. La Seconda Edizione è patrocinata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio.
Dal 6 al 26 agosto
VI Edizione
Laboratorio internazionale e permanente di alta formazione
IL CLOWN-ATTORE _ ALLA SCOPERTA DELLA FORZA DELLA CREATIVITÀ
Laboratorio intensivo e residenziale diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY _ dal Cirque du Soleil
In questi 21 giorni di laboratorio intensivo e residenziale, a numero chiuso, gli allievi apprenderanno e svilupperanno i principi e i metodi delle tecniche del clown-attore, formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.
Per partecipare è necessario inviare la propria candidatura allegando il curriculum vitae e due foto.
L’arte della clownerie si basa su un elemento fondamentale: il clown-attore.
Figura eccentrica, spesso grottesca, il clown spazia dalla pantomima al teatro di parola, fondendo tecniche e stili diversi. Il nostro laboratorio ha lo scopo di far avvicinare gli attori a questa affascinante disciplina, di far scoprire e comprendere, attraverso una metodologia originale e di alto spessore tecnico le proprie risorse e il proprio talento comico. Si articolerà in tre settimane e terminerà con la presentazione dei lavori migliori emersi durante il percorso sotto forma di classe aperta, uno spettacolo-clown.
Spesso mi chiedono : a cosa serva l’arte del clown e come è possibile approfondirla?
La clownerie ci permette di stimolare la nostra creatività, di “trovare” inusuali soluzioni drammaturgiche, di ampliare il nostro repertorio e di arricchirlo di nuove idee e materiali originali.
Una master class intensiva e prolungata nel tempo è un’occasione unica per poter assaporare e comprendere profondamente quest’arte antica, sorprendente e dinamica.
“Alla fine degli anni Settanta, quando vinsi un premio a Mosca per le Arti dello Spettacolo, il mio sogno era quello di fondare un Teatro di Clown. Mi sono laureato alla Scuola del Circo di Mosca. Le mie idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Mentre studiavo arti circensi ho avuto modo di incontrare lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, dal cui talento sono stato completamente sedotto. E’ stato il primo clown a combinare insieme l’Arte del Circo e il teatro. Me ne tornai, allora, a Pietroburgo con l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a un clown ora conosciutissimo e molto dotato, Slava Polunin, fondammo il Gruppo Clown “Lizidei”. Nel frattempo io misi in piedi il mio primo “one man show”, uno spettacolo con me unico attore clown, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sono stato invitato da Slava a recitare la parte del principale “clown giallo” nel suo “Snow show” al teatro Old Vic di Londra. I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Alla fine degli anni 1990 con mio fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, abbiamo fondato “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit per attività artistiche e sociali. Abbiamo fatto esperienza come “hospital-clown” e lanciato questa nuova professione in Italia. Ho cominciato a lavorare al Cirque du Soleil come “guest -actor” in “Allegria” nel 2000. Ho lavorato con loro nelle tournées in Australia e Nuova Zelanda. Dopo una pausa la collaborazione è ripresa nel 2004 a New York, Philadelphia e Toronto. Il lavoro insieme al Cirque du Soleil mi ha indotto a inventarmi un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”, in cui ho potuto in parte mettere in pratica alcune mie idee sulla clownérie. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.”
Vladimir Olshansky
STRUTTURA DEL LABORATORIO
Sezione A:
L’arte del clown le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
Il significato dell’essere comico.
Slapstic, Buffonata, Excentrica, ecc…
Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
L’Ego.
I Tre centri del corpo umano.
Le Cinque fasi del lavoro.
Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo.
Creazione del proprio carattere di clown.
Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
Creazione del repertorio personale.
Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni.
La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: lavoro sull’impulso.
I principi del lavoro con un oggetto.
Lavoro solo.
“Offerta”(comunicazione con il partner).
Vladimir Olshansky
Ha ricevuto vari riconoscimenti per la sua attività tra i quali il Raul Wallemberg Humanitarian Award, New York ,USA; il Michelangelo Award, Firenze, Italia; l’Award come miglior show ed artista dall’Entratainment Festival di Mosca, Russia.
Info costi e iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
TEATRO VALDOCA
MAPPE PER L’INVISIBILE
seminari selettivi per la seconda fase di GIURAMENTI
Teatro Valdoca organizza due laboratori residenziali e selettivi per attori, danzatori, performer e musicisti presso il Centro Teatrale Umbro
all’interno della X edizione del Festival “Di umanità, si tratta”
primo laboratorio 28 giugno/2 luglio 2017
secondo laboratorio 5/9 luglio 2017
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
guida del canto Elena Griggio
Cesare Ronconi e le sue collaboratrici proseguono il cammino di GIURAMENTI, verso un affinamento di ciò che fino ad ora lo ha determinato: resa orale del verso poetico, movimento atletico e danzato, canto singolo e corale, riflessione teorica. Si aprirà con questi nuovi seminari un capitolo più decisamente rivolto al suono, alla musica e al canto. Si auspica anche l’incontro con musicisti/e, strumentisti/e, compositori e compositrici, disegnatori e disegnatrici del suono.
Rendere visibile l’invisibile e udibile l’inaudibile, questo forse il compito dell’arte. E questo è l’intento del teatro di Cesare Ronconi, lontano dalla narrazione, teso piuttosto verso la parola verticale della poesia, tenuta alta e leggera dalla poesia del movimento, dal canto, dall’intreccio di suono e silenzio, dall’andamento ritmico dell’insieme dei corpi in scena, dentro quell’organismo vitale e animale che è il coro. Si tende all’apertura e all’affinamento dei canali percettivi, di quelle porte attraverso cui il mondo arriva a noi, in noi, per meglio accogliere la forza ispirante, quella stessa che presiede il nascere di ogni arte. Per poi arrivare all’espressione, a dare forma ad un gesto, ad un suono che abbia il semplice, stupefacente ardore di una nuova nascita, di una antica consegna.
Temi del lavoro
parola / ascolto poetico
la qualità del respiro
la capacità d’ascolto
potenza acustica della parola pronunciata
potenza acustica del silenzio all’interno del testo poetico
la mente alleata, la mente che intralcia
uso del microfono
studio dei poeti
il canto
corpo / movimento
sequenze
il riscaldamento e il risveglio del corpo fino a percepire l’architettura e l’energia del proprio movimento
la ricerca del movimento corale
esercitare il corpo all’abbraccio e all’ascolto
perfezionare la fluidità delle sequenze ritmiche di movimento
percepire il suono nello spazio in cui si agisce
ascoltare ciò che vive tra le cose e le persone
suono e canto
i temi specifici verranno comunicati in seguito
INFORMAZIONI
Il laboratorio costituirà un momento di selezione in vista della seconda parte di GIURAMENTI di Teatro Valdoca.
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email – mettendo nell’oggetto il proprio nome e specificando a quale dei due laboratori si intende iscriversi: due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB, un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali, una breve lettera motivazionale (sempre in formato word), indirizzata a Cesare Ronconi.
facoltativi, con link da inserire tassativamente nel corpo della mail:
un breve video o audio con un saggio del proprio lavoro vocale o di composizione musicale, o di danza, recitazione, performance…
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 15 maggio 2017.
In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 16 partecipanti per ogni sessione.
L’esito della selezione sarà comunicato ai candidati entro l’1 giugno 2017.
Per informazioni e costi:
+39 075 9258072;
+39 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 29 luglio al 2 agosto
FAMILIE FLÖZ
MASKS IN THEATER PRACTICE
Stage with Michael Vogel
Masks are poetic, archaic and archetypal. Masks disclose more than they conceal. They make the emotions in our body visible. Masks carry a secret and reveal it at the same time. They let us sense what moves us inside before making our exterior move. Masks spur our imagination. They help us use our memories creatively. And masks make us play. When a mask plays, it awakens to life.
“We will wear masks and see what happens then. We will transform and notice how the masks transform, too. Precisely because masks are rigid, they articulate vitality and thus show that nothing stays and everything is in motion. We will follow these movements. They will lead us to figures, to little situations and moments from which stories might evolve. Stories about us humans”
Michael Vogel
The project will also offer an insight into the theatre work of Familie Flöz. Over the last 20 years, Michael Vogel has co-developed and staged an individual form of mask theatre. A form of theatre understood in the entire world – without words (www.floez.net).
FAMILIE FLÖZ
LE MASCHERE NELLA PRATICA DEL TEATRO
Stage condotto da Michael Vogel
Le maschere sono poetiche, arcaiche e archetipiche. Le maschere rivelano più di quanto nascondano. Rendono visibili le emozioni nel nostro corpo. Le maschere portano con sè un segreto e lo rivelano allo stesso tempo. Ci fanno sentire cosa ci muove dentro prima di fare il nostro movimento esterno. Le maschere spingono la nostra immaginazione. Ci aiutano ad usare creativamente i nostri ricordi. E le maschere ci fanno giocare. Quando una maschera gioca, si risveglia alla vita.
“Indosseremo maschere e vedremo cosa succede. Ci trasformeremo e noteremo come si trasformano anche le maschere. Proprio perché le maschere sono rigide, generano vitalità e dimostrano quindi che nulla rimane statico e tutto è in movimento. Seguiremo questi movimenti. Ci porteranno a figure, a piccole situazioni e momenti da cui le storie possono evolvere. Storie di noi umani”
Michael Vogel
Lo stage offrirà anche una panoramica sul lavoro teatrale dei Familie Flöz. Negli ultimi 20 anni, Michael Vogel ha sviluppato e realizzato una forma personale di teatro con la maschera. Una forma di teatro intesa in tutto il mondo – senza parole (www.floez.net).
Michael Vogel
Born in Naila in 1962, now resides in Berlin. Director, actor, mask builder and artistic director of the international theatre group Familie Flöz. Director, co-author and actor in the theatre productions of Familie Flöz (1996): Ristorante Immortale (1998), TWO% homo oeconomicus (2001), Teatro Delusio (2004), Infinita (2006), Hotel Paradiso (2008), Garage d’Or (2012), Haydi! (2014). As a director, Michael Vogel has also worked for numerous artists, companies and theatres – including Bremer Shakespeare Company, Schauspielhaus Bochum, Theater Strahl Berlin and Gardi Hutter. The development of topics in joint authorship with ensembles is an important aspect of his work. His experience here ranges from the editing of literary and drama texts right through to visual theatre and the clown. Michael Vogel taught at the University of the Arts Berlin and the Ernst Busch Academy of Dramatic Art, among others. Michael himself studied at the Folkwang University of the Arts in Essen.
Nato nel 1962 a Naila in Germania, vive oggi a Berlino. Studiò presso la Folkwang University of Arts di Essen. Ha lavorato come regista e coreografo per vari artisti e insieme a diverse compagnie teatrali e teatri, tra cui la Bremer Shakespeare Company, il Teatro Bochum, il Teatro di Wuppertal, il Teatro Strahl di Berlino e Gardi Hutter. Ha inoltre insegnato alla University of the Arts di Berlino e presso la Ernst Busch Academy of Dramatic Art a Berlino. Della Familie Flöz é direttore artistico e regista, nonchè attore, scenografo e costruttore di maschere.
What to bring: comfy clothes as well as items of clothing for dressing up. Also great are wigs, glasses, headgear and shoes.
I partecipanti dovranno portare: vestiti comodi e vari capi di abbigliamento. Anche grandi accessori come parrucche, occhiali, copricapi e scarpe.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 27 settembre al 1 ottobre
APPROCCIO A UNA DRAMMATURGIA DELL’ATTORE
LABORATORIO CONDOTTO DA LUCIA CALAMARO
SI TRATTA DI IDENTIFICARE E RAFFORZARE LA POSSIBILITA DI UNA VOCE INTERIORE NARRANTE DOMINANTE, CHE CONFIGURI QUELLO CHE SI POTREBBE DEFINIRE UNO STILE PERSONALE
Lucia Calamaro
Dall’Uruguay alla Francia fino all’Italia, è una corsa tra due continenti la carriera di Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice. Nata a Roma, a tredici anni si trasferisce a Montevideo, seguendo il padre diplomatico. Laureata in Arte e Estetica alla Sorbona di Parigi, oltre all’insegnamento presso l’Universidad Catolica de Montevideo, ha preso parte come attrice e regista in molti spettacoli nella stessa città, e poi a Parigi e soprattutto a Roma, dove dagli inizi collabora ed è sostenuta dalla struttura indipendente Rialto Sant’Ambrogio. Fonda l’associazione Malebolge nel 2003 e attraverso di essa dà corpo alla propria scrittura scenica, allestendo i seguenti spettacoli: nel 2003 “Medea, tracce, di Euripide” (adattamento e regia di Lucia Calamaro) e “Woyzeck” (adattamento e regia di Lucia Calamaro); “Guerra” (scritto e diretto da Lucia Calamaro), nel 2004; “Cattivi maestri” (scritto e diretto da Lucia Calamaro), 2005; “Tumore, uno spettacolo desolato” (scritto e diretto da Lucia Calamaro) nel 2006; “Magick, autobiografia della vergogna” (scritto e diretto da Lucia Calamaro ) nell’ambito del progetto “giovani talenti del Teatro di Roma”, Teatro India, 2008. Nel 2011 realizza lo spettacolo “L’origine del mondo, ritratto di un interno” con cui ha vinto 3 premi UBU tra cui miglior nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica. Nel 2012 vince il Premio Enriquez per regia e drammaturgia. Nello stesso anno esce il libro “Il ritorno della Madre”, a cura di Renato Palazzi con Editoria e Spettacolo che raccoglie tre testi: “Tumore, uno spettacolo desolato”, “Magick, autobiografia della vergogna” e “L’Origine del mondo, ritratto di un interno”. Nel 2014 ha debuttato a Roma, al Teatro India, lo spettacolo “Diario del tempo, l’epopea quotidiana”, rimasto incompiuto, prodotto dallo Stabile dell’Umbria e dal Teatro di Roma in collaborazione col Teatro Franco Parenti. “La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo”, attualmente in tournée, è la sua ultima creazione. Ha debuttato a settembre 2016 al Festival di Terni, una produzione Stabile della Sardegna, Stabile dell’Umbria, Angelo Mai Occupato in collaborazione con Théâtre National de l’Odeon, Parigi e Teatro di Roma. Lucia Calamaro insegna drammaturgia alla scuola Civica Paolo Grassi di Milano dal 2014. I suoi testi sono di prossima pubblicazione (novembre 2017) con la prestigiosa editoriale francese Actes Sud.
I partecipanti dovranno portare:
– un pc
– la playlist per ballare preferita
– una tuta
– una borsa con vestiti vecchi (incluse scarpe borse e parrucche) che si possano distribuire tra i partecipanti allo stage senza rimpianto.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
19 | 20 | 21 | 22 | 23 LUGLIO 2017
KING LEAR
Atelier di creazione teatrale
condotto da Alessandro Serra
Compagnia Teatropersona
Il carattere di uno uomo è il suo destino
Eraclito
Onora il volto del vecchio
Levitico
PREMESSA
Un tema e due parole
Re Lear è forse la più grande opera di Shakespeare, attraversata da un’infinità di piani e per questo forse la più complessa. Il rischio è di raccontare la storia di un vecchio rimbambito che divide il regno tra le figlie e poi ci ripensa. In Lear non c’è traccia di senilità. Non è un vecchio ma un uomo pieno di forza e di violenza e tutt’altro che stupido che vuole, e lo dice, prevenire ogni disputa futura. Tuttavia i tiranni, come i poeti, non abdicano mai. Quando la professione coincide col destino non si lascia. Da qui nasce la tragedia: non si eredita dai vivi, ma dai morti. Così gli allievi non possono davvero ereditare finché non si scrollino di dosso l’ombra del maestro.
Perciò lo Zen ammonisce: se incontri il Buddha, uccidilo!
Il tema è la caduta.
Sin dal primo atto nel Re Lear si assiste a un’inesorabile degradazione: politica, spirituale, fisica, fino ad arrivare alla fine in cui, come in nessun’altra tragedia di Shakespeare, non c’è più speranza. Tale principio è sublimato nella scena in cui Edgard accompagna suo padre sul bordo di un finto precipizio e gli spettatori assistono alla scena di un vecchio cieco che cade in ginocchio e chiede al figlio:
Ma sono caduto, o no?
La prima parola radiante che ritorna e tesse la storia è proprio la vista ovvero la sua mancanza, la cecità. Chi ha gli occhi, in Re Lear, non è capace di vedere. Gloucester, cui sono stati cavati gli occhi, solo nella cecità vedrà. Come Edipo guidato da Antigone egli sarà condotto sul bordo di un inesistente precipizio da suo figlio mascherato da matto.
Sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi.
La storia di Lear, come quella di Edipo, riguarda l’acquisizione della visione interiore.
È un’iniziazione alla vecchiaia.
La seconda parola che illumina il testo e su cui ci soffermeremo nel corso dei cinque giorni è verità.
In questa tragedia senza speranza e senza futuro i ciechi vedono e i matti dicono la verità.
Cordelia e il matto dicono la verità, e forse sono la stessa persona.
Lear dovrà giungere al fondo della disperazione perché impari a vedere la verità, fido ad allora sarà il matto a vedere per lui.
LEAR: Mi dai del matto ragazzo?
MATTO: Tutti gli altri titoli li hai dati via. Con quello ci sei nato.
FASE PREPARATIVA
Ogni attore dovrà leggere il Re Lear di Shakespeare e imparare a memoria un brano di un personaggio a scelta. Quindi dovrà portare con sé:
1. Indumenti comodi per il training
2. Quaderno per gli appunti
3. Un abito completo di accessori e scarpe per vestire il personaggio scelto.
4. Un oggetto che sia al contempo accessorio e requisito del personaggio scelto.
5. Una fonte luminosa
L’ATELIER
Allenamento
Riscaldamento fisico
Relazione tra il bacino e la colonna vertebrale: gestione e direzione dell’energia
Gestione del peso e dell’equilibrio
Scrivere con il corpo, esercizi di composizione
La voce e l’ascolto. Canto e polifonia
Il coro
Creazione
Studio dello spazio in relazione alla forma e al tempo
Rettangolo, triangolo, cerchio
Analisi del testo
Costruzione e composizione: rapporto fra attore, personaggio e figura
Potere evocativo e narrativo degli oggetti
Relazione fra attore, oggetto e spazio scenico
Drammaturgia dell’immagine: comporre e costruire la scena
Relazione carnale tra attore e fonti luminose
Alessandro Serra
Si avvicina al teatro attraverso gli esercizi di trascrizione per la scena delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman. Si forma come attore a partire dallo studio delle azioni fisiche e dei canti vibratori nel solco della tradizione di Grotowski per poi arrivare alle leggi oggettive del movimento di scena trascritte da Mejercho’ld e Decroux. Integra la sua formazione teatrale con le arti marziali che pratica sin da giovanissimo. Nel frattempo si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Fondamentale, negli ultimi anni di formazione, l’incontro con Yves Lebreton e il suo metodo del Teatro Corporeo. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale comincia a mettere in scena le proprie creazioni che scrive e dirige, curandone scene, costumi, luci e suoni. Tra il 2006 e il 2011 il lavoro di ricerca sulla scena come puro fatto materico si concretizza nella creazione di una “trilogia del silenzio” (Beckett Box, Trattato dei Manichini e AURE), in cui la drammaturgia è praticata quale vero e proprio espianto di aure dalle opere letterarie di S.Beckett, B. Schulz e M. Proust. Nel 2009 crea la sua prima opera per l’infanzia, Il Principe Mezzanotte, presentato in oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Nel 2013 crea Il Grande Viaggio opera tout public sul tema dell’immigrazione. Nel 2015 la sua ricerca teatrale si accosta al linguaggio della danza e crea L’ombra della sera, dedicato alla vita e alle opere di Alberto Giacometti. Nello stesso anno, in collaborazione con gli attori dell’Accademia Arte della diversità crea H+G. Nel 2017 ritorna al teatro di prosa e crea MACBETTU inspirato all’opera di Shakespeare e recitato in lingua sarda. Con Teatropersona ha portato in tournée i propri spettacoli in Italia, Francia, Svizzera, Corea, Russia, Spagna, Bulgaria, Polonia, Germania.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Sabato 26 ottobre 2019 ore 21:30 Teatro Mestica, Corso Vittorio Emanuele, Apiro – MC
Mercoledì 23 ottobre 2019 ore 20:45 Teatro Polivalente, Via Appia Monterosso,31, Abano Terme – PD
Sabato 12 gennaio 2019 ore 21.00 Teatro San Fedele, Corso Garibaldi, 43 Montone PG
Sabato 1 dicembre 2018 ore 21.00 e domenica 2 dicembre ore 17.00 Nuovo Teatro Sanità, Piazzetta San Vincenzo, 1 Napoli
Sabato 21 e domenica 22 ottobre 2017 ore 21.00 Teatro dei Limoni, Via Giardino 21, Foggia
Venerdì 21 luglio 2017 alle 21.00 Oculis San Pietro al Natisone – UD
Sabato 3 giugno 2017 ore 21.30 Teatro Julio Cortazar Ferrara
Venerdì 31 marzo 2017 ore 20.45 OFF-side Vol.4 Diritti&Rovesci Rovereto
Sabato 30 luglio 2016 ore 22.00 Sementerie Artistiche, Via Scagliarossa 1171, 40014 Crevalcore
Domenica 8 maggio 2016 ore 21.30 Auditorium Comunale di Urgnano – BG
Venerdì 6 maggio 2016 ore 21.00 Teatro Cinema “C” di Concordia Sagittaria – VE
Sabato 12 marzo 2016 ore 21.00 Auditorium Rosetum Via Pisanello Milano
Sabato 27 febbraio 2016 ore 21.00 Teatro Due Mondi di Faenza – RA
Venerdì 25 settembre 2015 ore 17.00 Paesaggi di Grafite Ex Cimitero di Bagnarola – PN
Sabato 11 e domenica 12 aprile 2015 ore 21.00 Nostos Teatro di Aversa – CE
Sabato 17 luglio 2014 ore 21.00 Cortile Coi Pagura Castions di Zoppola – PN
Venerdì 1 agosto 2014 ore 22.15 Collinarea Festival Teatro Comunale di Lari – PI
Sabato 5 aprile 2014 ore 21.00 Associazione Ossigeno di Velletri – RM
Venerdì 21 marzo 2014 ore 21.15 Teatro Clitunno Trevi -PG
Venerdì 22, sabato 23, domenica 24 febbraio 2013 ore 21.00 CampoTeatrale Milano
Sabato 20 ottobre 2012 ore 21.00 Teatro del Cerchio di Parma
Sabato 4 agosto 2012 ore 21.30 Festival Tra il Sole e la Luna Montone – TE
Sabato 21 luglio 2012 ore 22.15 Kilowatt Festival San Sepolcro – AR
Venerdì 23 marzo 2012 ore 21.00 Teatro delle Maddalene – PD
Mercoledì 11 gennaio 2012 Teatro Titano Repubblica di San Marino
Sabato 5 novembre 2011 Segnali-Experimenta Urgnano – BG
Martedì 5 luglio 2011 ore 21.00 Festival dei Casoni e dell’acqua Barchessa Villa Roberti di Brugine – PD
6 | 7 | 8 | 9 | 10 SETTEMBRE 2o17
SEMPLICE
giorni di studio intorno alla semplicità complessa delle arti del teatro guidati da Elena Bucci
Semplice non vuole dire facile
complesso non significa difficile
difficile non sempre è prezioso
prezioso spesso ha un essenza semplice
e il semplice apre la porta a tutti
e più si imparano le tecniche e si assommano le esperienze
più sembra facile e difficile allo stesso tempo stare sulla scena
più si ha voglia di saltare nel vuoto, provare, rischiare
Questo è il regalo del tempo: nonostante ogni scelta necessiti di sempre maggiore riflessione, nonostante si siano svelate le difficoltà in tutta la loro magnificente necessità e saggezza, ancora di più si cercano naturalezza e semplicità, sia che ci si occupi di scrittura, che di recitare, che di dirigere, che di guardare o di tutte quante le cose insieme.
Questi giorni di studio, incontri, vicinanza, saranno dedicati ad una ricerca intorno alla preziosità dell’arte del teatro e agli strumenti di espressione e libertà che essa offre.
Anche senza trucchi speciali, anche senza scene e senza costumi, anche nella semplicità di un paesaggio o di una stanza, quando il teatro si manifesta lascia stupefatti ed emozionati, rivelando ciò che ci rende simili e vicini.
In quest’epoca di inebrianti velocità e di moltiplicazione dei mezzi di informazione e comunicazione, il teatro più che mai si dimostra un’arte anacronistica e futura, il luogo di un patto dal vivo tra gli umani che non smette mai di offrire occasioni di conoscenza e mutamento. Ci insegna a pensare altre vie da quelle che ci vengono quotidianamente offerte dal mondo delle compravendite.
Perché di fronte ad un gesto, ad una voce, ad un suono restiamo incantati e come trasportati altrove, proiettati in un viaggio nel tempo insieme a tutti coloro con i quali diventiamo un pubblico? Per quale magia, trovandoci sulla scena, siamo noi e non più noi e riusciamo ad attingere ad un patrimonio di suggestioni e visioni che non sapevamo di avere?
Da queste domande semplici partirà questo tempo insieme, nel quale attraverseremo elementi di tecnica, improvvisazione, scrittura, messa in scena, recitazione, tutte le parti insomma che camminano insieme a formare quel tutto che è il teatro.
Si consigliano abiti comodi ma non sportivi. Sarebbe interessante se, indipendentemente dal genere, ogni partecipante si dotasse di abiti maschili e femminili.
Saranno utili carta e penna, dipinti, fotografie, musiche.
Elena Bucci
Elena Bucci, regista, attrice, autrice, si è formata nel Teatro di Leo di Leo de Berardinis partecipando a tutti gli spettacoli: Re Lear, Amleto, Tempesta, Macbeth, Delirio, I giganti della montagna, Novecento e Mille, Quintett, Metamorfosi, L’Impero della ghisa, Il ritorno di Scaramouche, King Lear n.1, Lear Opera. Ha fondato con Marco Sgrosso la compagnia Le Belle Bandiere con sede a Bologna e a Russi di Romagna, dove crea spettacoli che circuitano su tutto il territorio nazionale e all’estero, rassegne, un Laboratorio di teatro permanente e progetti per la comunicazione tra le arti (La Città del Sonno, Sonhos, Smemorantide), la diffusione del teatro, la formazione e il recupero di spazi abbandonati attraverso azioni teatrali, contribuendo alla riapertura del Teatro Comunale, di chiese, palazzi e luoghi di lavoro dismessi. Le linee poetiche della compagnia spaziano dalla creazione di scritture originali all’indagine sulla drammaturgia contemporanea, da percorsi di rilettura di testi classici a progetti per la commistione dei diversi codici artistici e il confronto con studiosi e scienziati. Uno stabile e aperto di attori, musicisti, tecnici e collaboratori garantisce sia l’approfondimento dei progetti che la possibilità di avere un repertorio, secondo una pratica duttile sospesa tra commedia dell’arte e presente. La compagnia ha solidi rapporti con enti pubblici e privati che ne sostengono la progettualità. La sua natura nomade si propone di realizzare progetti di ampio respiro sia nelle città che in luoghi marginali, nel confronto tra pubblici di diverse estrazioni, culture ed etnie.
Fra i riconoscimenti si ricordano il Premio Ubu 2016 come migliore attrice per diversi spettacoli da lei creati, il Premio Eleonora Duse 2016, il Premio Ubu 2000 per Riccardo III e Le regine di Morganti, il Premio ETI Olimpici del Teatro 2007 per Le Smanie della villeggiatura di C. Goldoni, il Premio Hystrio Altre Muse 2007 per l’attività della Compagnia, che si aggiudica anche il Premio Viviani Città di Benevento, il Premio Scenari Pagani. Ha lavorato tra gli altri con Mario Martone (Edipo a Colono, Teatro di Roma), Claudio Morganti (Riccardo III, Le regine – Teatro di Roma, Biennale di Venezia – e il recente La recita dell’attore Vecchiatto di Celati), Valter Malosti (Il giardino dei ciliegi, Teatro Stabile di Torino).
Cura regia, scene e costumi di spettacoli nei quali è spesso in scena – come Macbeth di Shakespeare, Hedda Gabler di Ibsen, La Locandiera di Goldoni (al Teatro Nazionale di Pechino nel 2015), Antigone di Sofocle, Svenimenti da A. Cechov, La Canzone di Giasone e Medea, Le relazioni pericolose da Laclos – tutti prodotti con il CTB Centro Teatrale Bresciano – Prima della pensione (Emilia Romagna Teatro Fondazione), Santa Giovanna dei Macelli di Brecht (Metastasio di Prato). E’ autrice di drammaturgie originali come Non sentire il male – dedicato a Eleonora Duse (a Mosca nel 2015, registrato per Radio3, Rai2 e presentato al Museo Duse della Fondazione Cini di Venezia), Barnum – Autobiografie di ignoti (musiche di Dimitri Sillato), Regina la Paura (Mercadante di Napoli), Bimba-inseguendo Laura Betti (con ATER), Vite altrove-maestre dentro e fuori scena (prodotto per Radio3Rai), Colloqui con la cattiva dea 1914-2014 (musiche di Simone Zanchini, Ravenna Festival), In canto e in veglia (I teatri del Sacro 2013), Shakespeare in solo, La Paura (Astiteatro, registrato per Radio3), Juana de la Cruz o le insidie della fede (musiche di Andrea Agostini, Ravenna Festival), Bambini (con Davide Reviati, Claudio Ballestracci, Rose Selavy, L’Arboreto di Mondaino, Festival di Santarcangelo 2003), Chopin, Sand e l’isola (al piano Joanna Trzeciak, produzione ERF Emilia Romagna Festival), Canti per elefanti, Quando a morire è musica e donna (La Fenice di Venezia), Naufraghi dal Bar Calypso (Sagra Musicale Malatestiana, Serra Teatro).
Con Marco Sgrosso dirige e cura scene, costumi e interpreta L’Amante di Pinter e mettono in scena Mythos, dall’Orestea e Tartufo di Molière con un cast di giovani attori (sempre con CTB), Gli occhi dei matti, da L’Idiota di Dostoevskj, Le relazioni pericolose, da Laclos, Cavalieri erranti, da Cervantes, (Amat e Teatro Sanzio di Urbino), La Pazzia di Isabella-vita e morte dei Comici Gelosi (consulenza drammaturgica del professore Gerardo Guccini e sostegno del Centro di Promozione Teatrale La Soffitta di Bologna), Delirio a due (con Fondazione Teatro Piemonte Europa), La Morte e la Fanciulla di A. Dorfman, Una Passione. Ridere così tanto – Musica e teatro nei luoghi dell’Olocausto (musiche di Dimitri Sillato e Felice del Gaudio, con ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione), Macbeth Duo. La vita è un’ombra – una lettura in musica (musiche di Dimitri Sillato) e con la compagnia Diablogues, realizzano, nel corso di un importante progetto di rilettura dei classici Il Berretto a sonagli, Anfitrione, il Mercante di Venezia, Le smanie per la villeggiatura.
Realizza a Bologna con altri artisti Molti pensieri vogliono restare comete, dedicato a Leo de Berardinis.
Collabora con Radio3 per la realizzazione di sue scritture e di progetti speciali come E non potrete dimenticarmi mai più, dedicato ad A. Artaud con Sandro Lombardi e Roberto Latini. Partecipa a progetti particolari come Guerra e pace di Lombardi-Tiezzi e Focus Jelinek curato da Elena Di Gioia. Collabora come attrice con Mario Giorgi autore e regista di Koppia ed è autrice e regista con Ivano Marescotti (Bagnacaval, Il migliore dei mondi possibili), Maurizio Cardillo (La deriva) e con Guido Leotta e il gruppo musicale Faxtet.
Per il teatro musicale cura regie per Ravenna Festival, collaborando con Nevio Spadoni e Luigi Ceccarelli: da Galla Placidia, Francesca da Rimini e Teresa e Byron (questi ultimi con Chiara Muti), Le Apocalissi (con la partecipazione di Massimo Cacciari), fino al più recente Folia Shakespeariana (ancora insieme a Chiara Muti). E’ voce recitante in Tenebrae di Adriano Guarnieri (regia di Cristina Muti).
E’ stata la prima interprete italiana di Medea di Benda, direzione di Manlio Benzi per il quale realizza anche Tempesta di Sibelius e Sogno di una notte di mezz’estate di Mendelssohn. Per ERF Emilia Romagna Festival è attrice nel concerto La Chanson de Bilitis in ‘Omaggio a Claude Debussy’ e in Lectura Dantis (musiche di Roberto Ciammarughi). Presenta la lettura della Divina Commedia nell’ambito dell’International Art Festival ‘Garden of Geniuses’ Leo Tolstoy Museum-Estate, Yasnaya Polyana, Russia.
Ha lavorato in cinema tra gli altri con Pappi Corsicato (La voce umana di J.Cocteau), Tonino de Bernardi (Lei, Accoltellati), Luca Guadagnino (A bigger splash), Michele Sordillo (Acquario), Raul Ruiz (Il viaggio clandestino), Massimiliano Valli e Luisa Pretolani (Tizca, Berbablu), lo scrittore Mario Giorgi e Michele Fasano (Koppia).
Crea progetti di alta formazione presso scuole, accademie e altri enti (Accademia Nico Pepe di Udine, Civica Paolo Grassi di Milano, Scuola del Teatro Stabile di Torino, Napoli Teatro Festival) e cura progetti speciali di trasmissione dell’arte teatrale, dalla creazione del gruppo Smemorantes alla partecipazione al progetto Scena Solidale nelle terre emiliane del terremoto (Emilia Romagna Teatro Fondazione), alla creazione di un evento per ‘I cantieri dell’immaginario’, progetto per la città dell’Aquila, e molti altri.
Premi
2000 premio UBU come migliore attrice per gli spettacoli Le regine e Riccardo III di Claudio Morganti
tre volte finalista, per Il ritorno di Scaramouche, King Lear n.1 e Lear Opera di Leo de Berardinis
2006 compagnia Teatro di Leo per Il ritorno di Scaramouche premio Viviani – Festival di Benevento direzione Ruggero Cappuccio
2007 compagnia Le Belle Bandiere premio Hystrio – Altre muse per la sua attività
2007 spettacolo Le smanie per la villeggiatura regia e interpretazione Elena Bucci, Marco Sgrosso, Stefano Randisi, Enzo Vetrano premio Eti Olimpici del Teatro – migliore spettacolo di prosa
2008 compagnia Le Belle Bandiere premio Scenari Pagani
2012 premio Lions Club Melvin Jones Fellow
2012 premio Walter Chiari
2015 spettacolo Svenimenti finalista al premio Hystrio Twister
2016 premio Eleonora Duse, assegnato all’attrice di teatro che si è distinta particolarmente nella stagione di prosa
2016 premio Ubu come migliore attrice per gli spettacolo La Locandiera, La Canzone di Giasone e Medea, Macbeth Duo, Bimba. Inseguendo Laura Betti
In Romagna
2006 premio Hesperia – Meldola di Forlì
2007 premio Confesercenti – Città di Ravenna per il teatro
2008 premio Città di Imola per il teatro
2011 premio Città di Russi per il teatro Artoran a Ross
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 15 al 24 Settembre
Laboratorio intensivo e residenziale per attori professionisti a cura di
PIERPAOLO SEPE
“Non vi sono confini netti tra reale e irreale né tra vero e falso. Una cosa non è necessariamente vera o falsa, può essere, contemporaneamente, sia vera che falsa.” Harold Pinter
Mi piacerebbe poter esplorare la drammaturgia di Harold Pinter assieme ad un gruppo di attori curiosi e attenti. Misurarci con la sua complessità e cercare di trovare risposte, far luce nell’enigma dei suoi raggiri e costruire traiettorie percorribili. Raggiungere ipotesi interpretative e accedere al confronto e alla verifica con il palcoscenico e con il pubblico. Un processo investigativo accorto che ci consenta di comprendere la straordinaria intensità dei temi e delle relazioni raccontati dall’autore e imparare a gestirli, immaginando una possibilità di formalizzazione capace di restituirli affilati e leggibili. Un percorso di studio e di approfondimento di una poetica che ha influenzato intere generazioni di drammaturghi, di registi e di attori che trovi il suo culmine e la sua soluzione nella rappresentazione di quanto saremo riusciti a scoprire, a raggiungere.
Un lavoro di dieci giorni intensivo e residenziale, un incontro ravvicinato con un regista che ha fatto della sperimentazione il suo tratto distintivo.
per partecipare inviare curriculum aggiornato e n° 2 foto a: info@centroteatraleumbro.it indicando nell’oggetto: selezione stage Sepe.
Pierpaolo Sepe inizia la sua attività di regista teatrale nel 1991, e da allora ha firmato oltre cinquanta regie. Nel 1997 inizia una collaborazione artistica con il centro di produzione teatrale Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in atto ancora oggi. Nel 2005 vince il Premio Flaiano come miglior regista teatrale; nel 2012 l’Associazione Nazionali dei Critici di Teatro gli assegna il Premio della Critica 2012 per la regia de “Le Cinque Rose di Jennifer”; vincitore, sempre nel 2012, del MArteAwards, premio italiano all’innovazione artistica, per la regia di Anna Cappelli con Maria Paiato. Nella stagione 2013/2014 i teatri italiani ospitano le sue ultime due regie: SIK SIK di Eduardo de Filippo, con Benedetto Casillo – presentato al Festival Benevento Città Spettacolo – e MEDEA di Seneca, con Maria Paiato, che apre in prima assoluta la stagione del Piccolo Teatro di Milano. Firma negli ultimi anni:, ZIO VANJA di Cechov, CRAVE di Sarah Kane per il Napoli Teatro Festival 2015 e IL SERVO di Robin Maugham per il Napoli Teatro Festival 2016.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
Info costi e iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
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SEMPLICE
giorni di studio intorno alla semplicità complessa delle arti del teatro guidati da Elena Bucci
Semplice non vuole dire facile
complesso non significa difficile
difficile non sempre è prezioso
prezioso spesso ha un essenza semplice
e il semplice apre la porta a tutti
e più si imparano le tecniche e si assommano le esperienze
più sembra facile e difficile allo stesso tempo stare sulla scena
più si ha voglia di saltare nel vuoto, provare, rischiare
Questo è il regalo del tempo: nonostante ogni scelta necessiti di sempre maggiore riflessione, nonostante si siano svelate le difficoltà in tutta la loro magnificente necessità e saggezza, ancora di più si cercano naturalezza e semplicità, sia che ci si occupi di scrittura, che di recitare, che di dirigere, che di guardare o di tutte quante le cose insieme.
Questi giorni di studio, incontri, vicinanza, saranno dedicati ad una ricerca intorno alla preziosità dell’arte del teatro e agli strumenti di espressione e libertà che essa offre.
Anche senza trucchi speciali, anche senza scene e senza costumi, anche nella semplicità di un paesaggio o di una stanza, quando il teatro si manifesta lascia stupefatti ed emozionati, rivelando ciò che ci rende simili e vicini.
In quest’epoca di inebrianti velocità e di moltiplicazione dei mezzi di informazione e comunicazione, il teatro più che mai si dimostra un’arte anacronistica e futura, il luogo di un patto dal vivo tra gli umani che non smette mai di offrire occasioni di conoscenza e mutamento. Ci insegna a pensare altre vie da quelle che ci vengono quotidianamente offerte dal mondo delle compravendite.
Perché di fronte ad un gesto, ad una voce, ad un suono restiamo incantati e come trasportati altrove, proiettati in un viaggio nel tempo insieme a tutti coloro con i quali diventiamo un pubblico? Per quale magia, trovandoci sulla scena, siamo noi e non più noi e riusciamo ad attingere ad un patrimonio di suggestioni e visioni che non sapevamo di avere?
Da queste domande semplici partirà questo tempo insieme, nel quale attraverseremo elementi di tecnica, improvvisazione, scrittura, messa in scena, recitazione, tutte le parti insomma che camminano insieme a formare quel tutto che è il teatro.
Si consigliano abiti comodi ma non sportivi. Sarebbe interessante se, indipendentemente dal genere, ogni partecipante si dotasse di abiti maschili e femminili.
Saranno utili carta e penna, dipinti, fotografie, musiche.
Elena Bucci
Elena Bucci, regista, attrice, autrice, si è formata nel Teatro di Leo di Leo de Berardinis partecipando a tutti gli spettacoli: Re Lear, Amleto, Tempesta, Macbeth, Delirio, I giganti della montagna, Novecento e Mille, Quintett, Metamorfosi, L’Impero della ghisa, Il ritorno di Scaramouche, King Lear n.1, Lear Opera. Ha fondato con Marco Sgrosso la compagnia Le Belle Bandiere con sede a Bologna e a Russi di Romagna, dove crea spettacoli che circuitano su tutto il territorio nazionale e all’estero, rassegne, un Laboratorio di teatro permanente e progetti per la comunicazione tra le arti (La Città del Sonno, Sonhos, Smemorantide), la diffusione del teatro, la formazione e il recupero di spazi abbandonati attraverso azioni teatrali, contribuendo alla riapertura del Teatro Comunale, di chiese, palazzi e luoghi di lavoro dismessi. Le linee poetiche della compagnia spaziano dalla creazione di scritture originali all’indagine sulla drammaturgia contemporanea, da percorsi di rilettura di testi classici a progetti per la commistione dei diversi codici artistici e il confronto con studiosi e scienziati. Uno stabile e aperto di attori, musicisti, tecnici e collaboratori garantisce sia l’approfondimento dei progetti che la possibilità di avere un repertorio, secondo una pratica duttile sospesa tra commedia dell’arte e presente. La compagnia ha solidi rapporti con enti pubblici e privati che ne sostengono la progettualità. La sua natura nomade si propone di realizzare progetti di ampio respiro sia nelle città che in luoghi marginali, nel confronto tra pubblici di diverse estrazioni, culture ed etnie.
Fra i riconoscimenti si ricordano il Premio Ubu 2016 come migliore attrice per diversi spettacoli da lei creati, il Premio Eleonora Duse 2016, il Premio Ubu 2000 per Riccardo III e Le regine di Morganti, il Premio ETI Olimpici del Teatro 2007 per Le Smanie della villeggiatura di C. Goldoni, il Premio Hystrio Altre Muse 2007 per l’attività della Compagnia, che si aggiudica anche il Premio Viviani Città di Benevento, il Premio Scenari Pagani. Ha lavorato tra gli altri con Mario Martone (Edipo a Colono, Teatro di Roma), Claudio Morganti (Riccardo III, Le regine – Teatro di Roma, Biennale di Venezia – e il recente La recita dell’attore Vecchiatto di Celati), Valter Malosti (Il giardino dei ciliegi, Teatro Stabile di Torino).
Cura regia, scene e costumi di spettacoli nei quali è spesso in scena – come Macbeth di Shakespeare, Hedda Gabler di Ibsen, La Locandiera di Goldoni (al Teatro Nazionale di Pechino nel 2015), Antigone di Sofocle, Svenimenti da A. Cechov, La Canzone di Giasone e Medea, Le relazioni pericolose da Laclos – tutti prodotti con il CTB Centro Teatrale Bresciano – Prima della pensione (Emilia Romagna Teatro Fondazione), Santa Giovanna dei Macelli di Brecht (Metastasio di Prato). E’ autrice di drammaturgie originali come Non sentire il male – dedicato a Eleonora Duse (a Mosca nel 2015, registrato per Radio3, Rai2 e presentato al Museo Duse della Fondazione Cini di Venezia), Barnum – Autobiografie di ignoti (musiche di Dimitri Sillato), Regina la Paura (Mercadante di Napoli), Bimba-inseguendo Laura Betti (con ATER), Vite altrove-maestre dentro e fuori scena (prodotto per Radio3Rai), Colloqui con la cattiva dea 1914-2014 (musiche di Simone Zanchini, Ravenna Festival), In canto e in veglia (I teatri del Sacro 2013), Shakespeare in solo, La Paura (Astiteatro, registrato per Radio3), Juana de la Cruz o le insidie della fede (musiche di Andrea Agostini, Ravenna Festival), Bambini (con Davide Reviati, Claudio Ballestracci, Rose Selavy, L’Arboreto di Mondaino, Festival di Santarcangelo 2003), Chopin, Sand e l’isola (al piano Joanna Trzeciak, produzione ERF Emilia Romagna Festival), Canti per elefanti, Quando a morire è musica e donna (La Fenice di Venezia), Naufraghi dal Bar Calypso (Sagra Musicale Malatestiana, Serra Teatro).
Con Marco Sgrosso dirige e cura scene, costumi e interpreta L’Amante di Pinter e mettono in scena Mythos, dall’Orestea e Tartufo di Molière con un cast di giovani attori (sempre con CTB), Gli occhi dei matti, da L’Idiota di Dostoevskj, Le relazioni pericolose, da Laclos, Cavalieri erranti, da Cervantes, (Amat e Teatro Sanzio di Urbino), La Pazzia di Isabella-vita e morte dei Comici Gelosi (consulenza drammaturgica del professore Gerardo Guccini e sostegno del Centro di Promozione Teatrale La Soffitta di Bologna), Delirio a due (con Fondazione Teatro Piemonte Europa), La Morte e la Fanciulla di A. Dorfman, Una Passione. Ridere così tanto – Musica e teatro nei luoghi dell’Olocausto (musiche di Dimitri Sillato e Felice del Gaudio, con ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione), Macbeth Duo. La vita è un’ombra – una lettura in musica (musiche di Dimitri Sillato) e con la compagnia Diablogues, realizzano, nel corso di un importante progetto di rilettura dei classici Il Berretto a sonagli, Anfitrione, il Mercante di Venezia, Le smanie per la villeggiatura.
Realizza a Bologna con altri artisti Molti pensieri vogliono restare comete, dedicato a Leo de Berardinis.
Collabora con Radio3 per la realizzazione di sue scritture e di progetti speciali come E non potrete dimenticarmi mai più, dedicato ad A. Artaud con Sandro Lombardi e Roberto Latini. Partecipa a progetti particolari come Guerra e pace di Lombardi-Tiezzi e Focus Jelinek curato da Elena Di Gioia. Collabora come attrice con Mario Giorgi autore e regista di Koppia ed è autrice e regista con Ivano Marescotti (Bagnacaval, Il migliore dei mondi possibili), Maurizio Cardillo (La deriva) e con Guido Leotta e il gruppo musicale Faxtet.
Per il teatro musicale cura regie per Ravenna Festival, collaborando con Nevio Spadoni e Luigi Ceccarelli: da Galla Placidia, Francesca da Rimini e Teresa e Byron (questi ultimi con Chiara Muti), Le Apocalissi (con la partecipazione di Massimo Cacciari), fino al più recente Folia Shakespeariana (ancora insieme a Chiara Muti). E’ voce recitante in Tenebrae di Adriano Guarnieri (regia di Cristina Muti).
E’ stata la prima interprete italiana di Medea di Benda, direzione di Manlio Benzi per il quale realizza anche Tempesta di Sibelius e Sogno di una notte di mezz’estate di Mendelssohn. Per ERF Emilia Romagna Festival è attrice nel concerto La Chanson de Bilitis in ‘Omaggio a Claude Debussy’ e in Lectura Dantis (musiche di Roberto Ciammarughi). Presenta la lettura della Divina Commedia nell’ambito dell’International Art Festival ‘Garden of Geniuses’ Leo Tolstoy Museum-Estate, Yasnaya Polyana, Russia.
Ha lavorato in cinema tra gli altri con Pappi Corsicato (La voce umana di J.Cocteau), Tonino de Bernardi (Lei, Accoltellati), Luca Guadagnino (A bigger splash), Michele Sordillo (Acquario), Raul Ruiz (Il viaggio clandestino), Massimiliano Valli e Luisa Pretolani (Tizca, Berbablu), lo scrittore Mario Giorgi e Michele Fasano (Koppia).
Crea progetti di alta formazione presso scuole, accademie e altri enti (Accademia Nico Pepe di Udine, Civica Paolo Grassi di Milano, Scuola del Teatro Stabile di Torino, Napoli Teatro Festival) e cura progetti speciali di trasmissione dell’arte teatrale, dalla creazione del gruppo Smemorantes alla partecipazione al progetto Scena Solidale nelle terre emiliane del terremoto (Emilia Romagna Teatro Fondazione), alla creazione di un evento per ‘I cantieri dell’immaginario’, progetto per la città dell’Aquila, e molti altri.
Premi
2000 premio UBU come migliore attrice per gli spettacoli Le regine e Riccardo III di Claudio Morganti
tre volte finalista, per Il ritorno di Scaramouche, King Lear n.1 e Lear Opera di Leo de Berardinis
2006 compagnia Teatro di Leo per Il ritorno di Scaramouche premio Viviani – Festival di Benevento direzione Ruggero Cappuccio
2007 compagnia Le Belle Bandiere premio Hystrio – Altre muse per la sua attività
2007 spettacolo Le smanie per la villeggiatura regia e interpretazione Elena Bucci, Marco Sgrosso, Stefano Randisi, Enzo Vetrano premio Eti Olimpici del Teatro – migliore spettacolo di prosa
2008 compagnia Le Belle Bandiere premio Scenari Pagani
2012 premio Lions Club Melvin Jones Fellow
2012 premio Walter Chiari
2015 spettacolo Svenimenti finalista al premio Hystrio Twister
2016 premio Eleonora Duse, assegnato all’attrice di teatro che si è distinta particolarmente nella stagione di prosa
2016 premio Ubu come migliore attrice per gli spettacolo La Locandiera, La Canzone di Giasone e Medea, Macbeth Duo, Bimba. Inseguendo Laura Betti
In Romagna
2006 premio Hesperia – Meldola di Forlì
2007 premio Confesercenti – Città di Ravenna per il teatro
2008 premio Città di Imola per il teatro
2011 premio Città di Russi per il teatro Artoran a Ross
Info Costi e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
DAL 30 AGOSTO AL 3 SETTEMBRE 2017 secondo laboratorio
KING LEAR
Atelier di creazione teatrale
condotto da Alessandro Serra
Compagnia Teatropersona
Considerata l’elevata richiesta di partecipazione all’atelier di creazione teatrale su Re Lear tenutosi nel mese di luglio, il regista Alessandro Serra e la direzione artistica del Centro Teatrale Umbro hanno deciso di replicare lo stesso atelier dal 30 agosto al 3 settembre.
Per partecipare gli interessati dovranno inviare via mail il proprio curriculum vitae e due foto (primo piano e figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB).
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 4 agosto 2017. L’esito della selezione sarà comunicato ai candidati entro il 9 agosto 2017.
Per informazioni e costi, Centro Teatrale Umbro: Tel. +39 075 9258072 / Cel. +39 338 9788533
Il carattere di uno uomo è il suo destino
Eraclito
Onora il volto del vecchio
Levitico
PREMESSA
Un tema e due parole
Re Lear è forse la più grande opera di Shakespeare, attraversata da un’infinità di piani e per questo forse la più complessa. Il rischio è di raccontare la storia di un vecchio rimbambito che divide il regno tra le figlie e poi ci ripensa. In Lear non c’è traccia di senilità. Non è un vecchio ma un uomo pieno di forza e di violenza e tutt’altro che stupido che vuole, e lo dice, prevenire ogni disputa futura. Tuttavia i tiranni, come i poeti, non abdicano mai. Quando la professione coincide col destino non si lascia. Da qui nasce la tragedia: non si eredita dai vivi, ma dai morti. Così gli allievi non possono davvero ereditare finché non si scrollino di dosso l’ombra del maestro.
Perciò lo Zen ammonisce: se incontri il Buddha, uccidilo!
Il tema è la caduta.
Sin dal primo atto nel Re Lear si assiste a un’inesorabile degradazione: politica, spirituale, fisica, fino ad arrivare alla fine in cui, come in nessun’altra tragedia di Shakespeare, non c’è più speranza. Tale principio è sublimato nella scena in cui Edgard accompagna suo padre sul bordo di un finto precipizio e gli spettatori assistono alla scena di un vecchio cieco che cade in ginocchio e chiede al figlio:
Ma sono caduto, o no?
La prima parola radiante che ritorna e tesse la storia è proprio la vista ovvero la sua mancanza, la cecità. Chi ha gli occhi, in Re Lear, non è capace di vedere. Gloucester, cui sono stati cavati gli occhi, solo nella cecità vedrà. Come Edipo guidato da Antigone egli sarà condotto sul bordo di un inesistente precipizio da suo figlio mascherato da matto.
Sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi.
La storia di Lear, come quella di Edipo, riguarda l’acquisizione della visione interiore.
È un’iniziazione alla vecchiaia.
La seconda parola che illumina il testo e su cui ci soffermeremo nel corso dei cinque giorni è verità.
In questa tragedia senza speranza e senza futuro i ciechi vedono e i matti dicono la verità.
Cordelia e il matto dicono la verità, e forse sono la stessa persona.
Lear dovrà giungere al fondo della disperazione perché impari a vedere la verità, fido ad allora sarà il matto a vedere per lui.
LEAR: Mi dai del matto ragazzo?
MATTO: Tutti gli altri titoli li hai dati via. Con quello ci sei nato.
FASE PREPARATIVA
Ogni attore dovrà leggere il Re Lear di Shakespeare e imparare a memoria un brano di un personaggio a scelta. Quindi dovrà portare con sé:
1. Indumenti comodi per il training
2. Quaderno per gli appunti
3. Un abito completo di accessori e scarpe per vestire il personaggio scelto.
4. Un oggetto che sia al contempo accessorio e requisito del personaggio scelto.
5. Una fonte luminosa
L’ATELIER
Allenamento
Riscaldamento fisico
Relazione tra il bacino e la colonna vertebrale: gestione e direzione dell’energia
Gestione del peso e dell’equilibrio
Scrivere con il corpo, esercizi di composizione
La voce e l’ascolto. Canto e polifonia
Il coro
Creazione
Studio dello spazio in relazione alla forma e al tempo
Rettangolo, triangolo, cerchio
Analisi del testo
Costruzione e composizione: rapporto fra attore, personaggio e figura
Potere evocativo e narrativo degli oggetti
Relazione fra attore, oggetto e spazio scenico
Drammaturgia dell’immagine: comporre e costruire la scena
Relazione carnale tra attore e fonti luminose
Alessandro Serra
Si avvicina al teatro attraverso gli esercizi di trascrizione per la scena delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman. Si forma come attore a partire dallo studio delle azioni fisiche e dei canti vibratori nel solco della tradizione di Grotowski per poi arrivare alle leggi oggettive del movimento di scena trascritte da Mejercho’ld e Decroux. Integra la sua formazione teatrale con le arti marziali che pratica sin da giovanissimo. Nel frattempo si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Fondamentale, negli ultimi anni di formazione, l’incontro con Yves Lebreton e il suo metodo del Teatro Corporeo. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale comincia a mettere in scena le proprie creazioni che scrive e dirige, curandone scene, costumi, luci e suoni. Tra il 2006 e il 2011 il lavoro di ricerca sulla scena come puro fatto materico si concretizza nella creazione di una “trilogia del silenzio” (Beckett Box, Trattato dei Manichini e AURE), in cui la drammaturgia è praticata quale vero e proprio espianto di aure dalle opere letterarie di S.Beckett, B. Schulz e M. Proust. Nel 2009 crea la sua prima opera per l’infanzia, Il Principe Mezzanotte, presentato in oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Nel 2013 crea Il Grande Viaggio opera tout public sul tema dell’immigrazione. Nel 2015 la sua ricerca teatrale si accosta al linguaggio della danza e crea L’ombra della sera, dedicato alla vita e alle opere di Alberto Giacometti. Nello stesso anno, in collaborazione con gli attori dell’Accademia Arte della diversità crea H+G. Nel 2017 ritorna al teatro di prosa e crea MACBETTU inspirato all’opera di Shakespeare e recitato in lingua sarda. Con Teatropersona ha portato in tournée i propri spettacoli in Italia, Francia, Svizzera, Corea, Russia, Spagna, Bulgaria, Polonia, Germania.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.centroteatraleumbro.it | info@centroteatraleumbro.it
Dal 4 all’8 luglio 2018
MAPPE PER L’INVISIBILE
Seminario selettivo
TEATRO VALDOCA
Scadenza presentazione candidatura: 15 maggio 2018
Teatro Valdoca organizza un laboratorio residenziale e selettivo per attori, danzatori, performer e musicisti.
Presso Centro Teatrale Umbro
All’interno della XI edizione del Festival “Di umanità, si tratta”
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
guida al canto Elena Griggio
Cesare Ronconi e le sue collaboratrici proseguono il cammino della Trilogia dei Giuramenti, verso un affinamento di ciò che fino ad ora l’ha determinata: resa orale del verso poetico, movimento atletico e danzato, canto singolo e corale, riflessione teorica.
Rendere visibile l’invisibile e udibile l’inaudibile, questo forse il compito dell’arte. E questo è l’intento del teatro di Cesare Ronconi, lontano dalla narrazione, teso piuttosto verso la parola verticale della poesia, tenuta alta e leggera dalla poesia del movimento, dal canto, dall’intreccio di suono e silenzio, dall’andamento ritmico dell’insieme dei corpi in scena, dentro quell’organismo vitale e animale che è il coro.
Si tende all’apertura e all’affinamento dei canali percettivi, di quelle porte attraverso cui il mondo arriva a noi, in noi, per meglio accogliere la forza ispirante, quella stessa che presiede il nascere di ogni arte. Per poi arrivare all’espressione, a dare forma ad un gesto, ad un suono che abbia il semplice, stupefacente ardore di una nuova nascita, di una antica consegna.
Temi del lavoro
parola / ascolto poetico
corpo / movimento
sequenze
suono e canto
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Teatro Valdoca:
Facoltativo, con link da inserire tassativamente nel corpo della mail:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 15 maggio 2018.
In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 16 partecipanti per ogni sessione. L’esito della selezione, con le modalità per formalizzarla, saranno comunicati ai candidati entro il 21 maggio 2018.
Per informazioni e costi:
+39 075 9258072
+39 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 25 al 29 luglio 2018
Laboratorio teatrale con Carrozzeria Orfeo
Condotto da Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti
CARROZZERIA ORFEO
Scadenza presentazione candidatura: 15 giugno 2018
“Rendere al pubblico ciò che nella vita dell’individuo c’è di più segreto, che contiene in sé un valore supremo, che al mondo può apparire ridicolo, piccolo, una miseria. L’arte trae quella miseria alla luce del giorno. Che cresca e che governi. E’ questo il ruolo dell’arte” T. Kantor
In questo laboratorio è nostra intenzione lavorare al fine di condividere un punto di vista sul nostro teatro e il metodo di lavoro che lo sostiene. Portiamo avanti un lavoro molto specifico e dettagliato sul training dell’attore concentrandoci sull’esplorazione dei suoi strumenti espressivi e i molteplici rapporti tra spazio, corpo e voce a sua disposizione.
Tecnicamente affrontiamo il lavoro sul testo e sulla messa in scena quasi come dei musicisti affronterebbero una partitura musicale composta da un’armonia (la struttura che sostiene ogni scena), da una melodia (le battute e i dialoghi), dalla relazione tra il mio strumento e gli strumenti altrui, dal tempo, dal ritmo, dai cambi, dalle progressioni, dai volumi e dalle pause. Un percorso sulla parola che mutua i suoi principi dalla metodologia che abbiamo ideato per allenare anche il corpo e la mente dell’attore. Attraverso un training psico-fisico fondato su sequenze ritmiche e partiture fisiche costruite sulla musica, prepariamo, infatti, l’allievo alla precisione, alla disciplina, al senso del tempo, all’ascolto, alla coralità e alla dissociazione. Si tratta di un processo quasi esclusivamente tecnico grazie al quale l’attore ha la possibilità di confrontarsi con un compito scenico concreto, definito, “matematico”. Una sorta di “gabbia” che traccia i confini e delinea gli schemi del suo agire, investendolo della responsabilità di riconoscere il proprio spazio all’interno dell’economia generale di una scena. Su questo primo lavoro innestiamo, talvolta contemporaneamente, talvolta successivamente, tutti gli elementi di carattere espressivo, interpretativo ed emotivo, lasciando, a questo punto, l’artista libero di esplorare lo spazio e il testo, assecondando la propria sensibilità ma sempre con la memoria e la consapevolezza del lavoro interiorizzato precedentemente.
Queste sono le basi sopra le quali ci è possibile costruire e proporre lavori di improvvisazione singoli e collettivi che spesso hanno come obbiettivo centrale lo studio della relazione primaria tra individuo-individuo e tra individuo e gruppo. Su questo punto insistiamo sempre molto perché è per noi imprescindibile pensare al “Teatro” come a qualcosa che si fa insieme, veramente e realmente insieme.
Cerchiamo inoltre di trasmettere l’idea che il “Teatro” non è un qualcosa di vetusto, noioso, vezzoso, autoreferenziale, ma, al contrario, può essere profondamente legato ed aderente alla vita, alle urgenze espressive dell’artista e alla società. Per questo provocatoriamente diciamo spesso “Abbiamo bisogno di meno attori e più esseri umani”.
Ci interessa, inoltre, far luce e confrontarci con gli allievi sui diversi linguaggi teatrali attraverso i quali il testo e la messa in scena possono essere affrontati. Alternando, quindi, al lavoro sulla parola, l’esplorazione e la composizione di momenti esclusivamente fisici, nei quali le immagini e il movimento possano emergere in tutta la loro potenza per indagare ciò accade prima che cominci il testo o ciò che avviene improvvisamente all’interno di un personaggio. Esso, infatti, non ha sempre “parole” per raccontare ciò che “esplode” dentro di sé e rivelarci gli istinti, la complessità delle pulsioni nascoste, i desideri e le speranze che lo abitano.
E come se aldilà della realtà della storia, delle dinamiche, della situazione e dei conflitti in cui li ha messi l’autore scrivendo il testo, i personaggi potessero vivere in una sorta di “realtà parallela” che ha più a che fare con l’inconscio, l’inconsapevolezza e lo smarrimento. E’ qualcosa che si cerca nel buio e non nella luce. Nel sonno e non nella veglia. Da anni, ormai, chiamiamo questo lavoro “il sogno”.
CARROZZERIA ORFEO
Carrozzeria Orfeo: un nome che nasce dalla contrapposizione di parole tra loro molto diverse. La concretezza di una carrozzeria e il simbolo dell’arte. La fatica del mestiere, il sacrificio e la manualità dell’artigiano, e allo stesso tempo la volontà di vivere un’esperienza onirica. Alla base della poetica della Compagnia, che alla produzione di spettacoli alterna l’attività di formazione, c’è la costante ricerca di una comunione tra un teatro fisico ed una drammaturgia legata a tematiche della contemporaneità all’interno della quale l’emotività, l’immediatezza e il rapporto con il pubblico rivestono un’importanza fondamentale. L’osservazione della realtà spinge il percorso drammaturgico di Carrozzeria Orfeo nel suo esplorare diversi territori di scrittura, recitazione, messa in scena, senza tralasciare la formazione, trovando ispirazione nelle storie e nella cronaca del proprio tempo.
Carrozzeria Orfeo ha da poco debuttato con la nuova produzione COUS COUS KLAN e sta sperimentando nuovi ambiti come il cinema. A ottobre è stato girato infatti il primo film di Gabriele Di Luca, di prossima uscita, tratto dallo spettacolo teatrale ‘Thanks for Vaselina’ e prodotto da Casanova Multimedia.
Diplomati all’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca, insieme a Luisa Supino, costituiscono nel 2007 la compagnia Carrozzeria Orfeo, di cui sono autori, registi ed interpreti dei propri spettacoli, dei quali curano anche la composizione delle musiche originali.
Nel 2007 danno vita al loro primo spettacolo NUVOLE BAROCCHE, ispirato all’omonimo album e alla canzone Le nuvole di Fabrizio De André, che nello stesso anno ha ricevuto la Menzione Speciale al Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” e nel 2008 la Menzione Speciale al Premio Nuove Sensibilità del Festival Teatro Italia.
Nel 2008 debutta GIOCO DI MANO, viaggio surreale attraverso vita, amori e miracoli di quattro diverse generazioni e nel 2009 SUL CONFINE, vincitore della quinta edizione del Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti”, in cui tre uomini raccontano la storia di una guerra, non importa “di chi contro chi” ma quella che si gioca sempre al limite,
Nel 2011 debutta IDOLI, testo finalista al Premio Hystrio per la Drammaturgia 2011 e vincitore come miglior spettacolo della Rassegna Autogestito al Teatro Quirino di Roma, ispirato al saggio I vizi capitali e i nuovi vizi di Umberto Galimberti.
Nel 2012 debutta ROBE DELL’ALTRO MONDO, amara e paradossale denuncia sociale sulle paure metropolitane che condizionano la nostra quotidianità e le nostre relazioni, spettacolo nato all’interno del Progetto ROAAAR (vincitore del bando Creatività Giovanile della Fondazione Cariplo).
Nel 2012 vincono il Premio Nazionale della Critica come migliore compagnia e il bando fUNDER35 finanziato dalla Fondazione Cariplo.
Nel giugno 2013, al Teatro Romano di Spoleto, dalle mani di Franca Valeri, viene assegnato a Gabriele Di Luca il Premio SIAE alla Creatività 2013 come migliore autore teatrale.
Ad agosto 2013 al Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria debutta THANKS FOR VASELINA, dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari, vincitore del Last Seen 2013 di KLP come migliore spettacolo dell’anno, una coproduzione Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro, in collaborazione con La Corte Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria.
A giugno 2015 ricevono il Premio Hystrio-Castel dei mondi 2015.
Nel 2015 al Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria debutta ANIMALI DA BAR prodotto da Fondazione Teatro della Toscana, vincitore del Premio Hystrio Twister 2016.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Carrozzeria Orfeo:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 15 giugno 2018.
In base ai CV ricevuti la compagnia selezionerà i 16 partecipanti.
Materiale richiesto
Chiederemo a tutti i partecipanti di leggere e studiare il testo che sarà nostra cura inviargli almeno 15 giorni prima del laboratorio e impararne obbligatoriamente a memoria le parti che segnaleremo.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 20 agosto al 5 settembre 2018
SULLA STRADA MAESTRA
Atelier intensivo e residenziale di creazione teatrale condotto da Chiara Michelini | Leonardo Capuano | Alessandro Serra
L’attore è l’artefice che modella l’opera del proprio organismo.
Jerzy Grotowski
L’arte non è un dono del cielo, è una conquista.
Maria Lai
Un percorso di studio e ricerca dedicato a tre aspetti specifici e fondamentali del lavoro dell’attore: l’azione, la recitazione e la creazione a partire dal testo di Anton Cechov Sulla Strada maestra.
Piccola operetta immorale, cupa e volgare come fu definita dalla censura, non ammessa alla rappresentazione.
Eppure anche in questo caso, come in altri piccoli tesori tanto profondi da sembrare incompiuti, Cechov delinea spazi e anime con leggerezza e chirurgica precisione.
Ci si affaccia per un istante in un luogo sconosciuto, popolato da anime di passaggio.
Figure di corpi che, dice Agostino, si congiungono all’angelo come una veste, che egli forma a piacere, per accordarsi alla sua azione.
Un’azione che il più delle volte è un inciampo. Una danzetta di abiti colorati che si stagliano, fuori luogo, su un fondale grigio.
Il lavoro si sviluppa in quindici giorni strutturati in tre tappe della durata di cinque giorni ciascuna.
L’intento è creare un gruppo di persone che possano lavorare insieme in modo continuativo assumendosi la responsabilità del proprio agire al servizio di una azione comune.
Ogni attore dovrà leggere l’intera opera e imparare a memoria la parte del personaggio che desidera agire.
Quindi dovrà portare con sé:
AZIONE 20 | 21 | 22 | 23 | 24 agosto con Chiara Michelini
Nella prima parte del percorso il campo di indagine sarà il corpo stesso dell’attore: dis-crearlo affinché diventi strumento affidabile, duttile e organico in tutte le sue reazioni. Un foglio bianco su cui scrivere ogni volta daccapo. Il lavoro proposto si basa su un approccio analitico al movimento e all’azione alla luce di principi fondamentali quali forma (cosa agisco), spazio (dove agisco), tempo (quando agisco e durata dell’azione) e motion (come agisco, qualità energetica dell’azione). Non offre conoscenze predefinite e pronte all’uso ma principi e strumenti utili allo sviluppo di un corpo scenico più consapevole delle proprie capacità espressive e pronto in quanto soggetto creativo. Ciò che si vuole affinare è una qualità di azione che renda il gesto parola piena e significante.
1. Esercizi di rilassamento, allungamento e potenziamento muscolare.
2. Connessione respiro – movimento.
3. Esercizi di posizionamento. Studio dell’immobilità.
4. Coordinazione, forza, reattività. Attivazione dell’attenzione e del focus visivo.
5. Apprendimento e rielaborazione di variazioni date. Esecuzione e interpretazione.
6. Improvvisazione. Osservazione. Imitazione – opposizione. Ascolto. Intuizione – azione. Muovere ed essere mossi. Immaginazione. Creazione.
7. Composizione. Chiarezza di motivazioni. Determinazione. Coerenza con il tema dato. Precisione e ripetibilità.
25 agosto giorno di pausa
RECITAZIONE 26 | 27 | 28 | 29 | 30 agosto con Leonardo Capuano
“La cosa che sempre mi affascina è la possibilità di dare forma a ciò che forma non ha, a ciò che è così difficile da raccontare, da far capire: dare forma alla propria emotività in azione sintetiche, in sovversioni fisiche o verbali, tradurre ciò che si muove dentro fino ad arrivare a sé, o a quel che si insegue, ad un proprio stare, un proprio dire, un proprio sguardo.”
Il lavoro dell’attore: corpo, voce e motore interno. Il periodo di studio e di ricerca sarà basato sulle possibilità espressive dell’attore, sulla consapevolezza dell’azione che egli compie durante la recitazione, insieme agli elementi del lavoro fisico e vocale e alla funzione del testo.
31 agosto giorno di pausa
CREAZIONE 1 | 2 | 3 | 4 | 5 settembre con Alessandro Serra
Nell’ultima fase del percorso si affronterà la scrittura di scena al centro della quale si pone l’attore come artefice e oggetto dell’opera stessa. La bettola di Tichon è la sala d’aspetto in cui si attende la diagnosi. Senza debolezza e coinvolgimenti emotivi, con sguardo da medico, raccogliere i dati necessari a delineare l’involucro di queste piccole creature dimenticate, quasi angeliche.
Nel corso dei cinque giorni si analizzerà la pièce di Anton Cechov ponendo particolare attenzione alla drammaturgia dell’immagine, allo studio delle figure e al concetto di coro. La scrittura di scena procederà dall’anamnesi delle figure create insieme agli attori: individuare i colori e mettere in evidenza la comicità involontaria delle piccole tragedie di tutti i giorni, quindi lasciare che danzino, e che parlino fra di loro.
Chiara Michelini si forma come danzatrice presso Dance Gallery/Centro Civico Danza di Perugia sotto la direzione di Rita Petrone e Valentina Romito (metodo Nikolais). Perfeziona i suoi studi seguendo masterclass e workshop con maestri quali Jeromy Nelson, Ivan Wolfe, Rosita Mariani, Bruno Collinet, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, Roberto Castello, Simona Bucci, Joanne Woodbury, Julie Stanzak, Masaki Iwana, Elita Cannata, Caroline Boussard, Carolyn Carlson.
Partecipa a laboratori teatrali condotti da Danio Manfredini e Yoshi Oida.
Nel 2009 consegue Doctorat Professionel en Thérapie de la Danse presso UEJM –Bruxelles.
Come coreografa e performer partecipa a diversi festival tra i quali Festival Danza di Brescia (2003), Uscite di Emergenza (2003 – 2004, Milano), Festival Danza Estate di Bergamo (2004), “Il Femminile” a cura di Sentieri Selvaggi (2006, Milano), INFUSI \ Le arti in città (2008, Perugia), Soirée Carlson – Teatro Cucinelli (2015, Solomeo – Pg).
Come danzatrice collabora con diverse compagnie tra le quali Artemis Danza (PR), Abbondanza\Bertoni (TN), Zerogrammi (TO), Teatropersona (SI), Accademia arte della diversità /Teatro la Ribalta (BZ), Dance Gallery (PG), c.ie Artopie (F), Carolyn Carlson presso CCN de Roubaix Nord pas de Calais (F).
Nel 2016/17 collabora con il regista Alessandro Serra per i movimenti di scena degli spettacoli MACBETTU (vincitore premio ANCT 2017 e premio UBU 2017 come miglior spettacolo dell’anno) prodotto sa Sardegna Teatro (CA) e FRAME, prodotto da Teatro Koreja (LE).
Da diversi anni parallelamente al lavoro di compagnia si dedica all’attività formativa tenendo laboratori di danza contemporanea e teatrodanza per attori e danzatori presso associazioni ed enti ospiti quali Artifando! (MI), Metaphysical Dance Academy (MI), LYCEUM/formazione triennale di danzaterapia clinica (MI), associazione culturale Ossigeno (Velletri, RM), Dance Gallery (PG), Art Garage (Pozzuoli, NA), Nostos Teatro (Aversa, CE), Accademia Minima (Poggibonsi, SI), Bocheteatro (NU).
Leonardo Capuano, attore diplomato presso la Scuola di formazione teatrale Laboratorio Nove, è portatore di un teatro rigoroso e accurato e di una visione personale della profondità dell’animo umano e delle sue contraddizioni.
Si è rivelato al pubblico nella duplice veste di attore ed autore con vari monologhi, quali La cura, che debutta al festival di Volterra nel 2000, Zero Spaccato (2003 e ripreso nel 2017), La sofferenza inutile (2012) e Elettrocardiodramma (2013).
Nel 2003 crea con Renata Palminiello Due, presentato in diversi festival di teatro tra i quali Volterra, Inteatro (Polverigi), Santarcangelo, Inequibilbrio (Castiglioncello).
Nel 2004 con l’attore Roberto Abbiati crea Pasticceri, spettacolo che ha realizzato numerose repliche, ottenendo un ottimo successo di pubblico e critica e che ancora oggi è nei teatri italiani.
Ha lavorato con Alfonso Santagata negli spettacoli Ubu Re e Terra sventrata; con la compagnia Lombardi -Tiezzi ne Gli uccelli di Aristofane; con il regista Pietro Babina in Ritter Dene Voss, Il libro di Giobbe e con Annalisa Bianco in Bilal.
Da diversi anni lavora stabilmente con Umberto Orsini e conduce seminari sul lavoro dell’attore con un approccio legato alla fisicità del gesto e della voce.
Nel 2017 inizia la collaborazione con il regista Alessandro Serra come protagonista di Macbettu, insignito del premio ANCT 2017 e del premio UBU 2017 come miglior spettacolo dell’anno.
Alessandro Serra si avvicina al teatro attraverso gli esercizi di trascrizione per la scena delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman. Si forma come attore a partire dallo studio delle azioni fisiche e dei canti vibratori nel solco della tradizione di Grotowski per poi arrivare alle leggi oggettive del movimento di scena trascritte da Mejercho’ld e Decroux. Integra la sua formazione teatrale con le arti marziali che pratica sin da giovanissimo. Nel frattempo si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Fondamentale, negli ultimi anni di formazione, l’incontro con Yves Lebreton e il suo metodo del Teatro Corporeo. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale comincia a mettere in scena le proprie creazioni che scrive e dirige, curandone scene, costumi, luci e suoni.
Tra il 2006 e il 2011 il lavoro di ricerca sulla scena come puro fatto materico si concretizza nella creazione di una “trilogia del silenzio” (Beckett Box – Vincitore del premio europeo “Beckett and Puppets”, Trattato dei Manichini – vincitore del premio ETI -Ente Teatrale Italiano, nuove creatività e del premio di scrittura di scena Lia Lapini e AURE), in cui la drammaturgia è praticata quale vero e proprio espianto di aure dalle opere letterarie di S.Beckett, B. Schulz e M. Proust.
Nel 2009 crea la sua prima opera per l’infanzia, Il Principe Mezzanotte, presentato in oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Spettacolo finalista al premio scenario infanzia e vincitore del premio dell’osservatorio critico degli studenti.
Nel 2013 crea Il Grande Viaggio opera tout public sul tema dell’immigrazione, vincitore del premio del pubblico al FIT Festival di Lugano. Nel 2015 la sua ricerca teatrale si accosta al linguaggio della danza e crea L’ombra della sera, dedicato alla vita e alle opere di Alberto Giacometti. Nello stesso anno, in collaborazione con gli attori dell’Accademia Arte della diversità crea H+G, vincitore Premio EOLO 2016 come miglior novità di teatro e ragazzi.
Nel 2017 ritorna al teatro di prosa e crea MACBETTU inspirato all’opera di Shakespeare e recitato in lingua sarda, co-prodotto da Sardegna Teatro – vincitore premio ANCT 2017 e premio UBU 2017 come miglior spettacolo dell’anno
Nel 2017 crea FRAME, dedicato all’universo di Edward Hopper, co-prodotto da Teatro Koreja.
Con Teatropersona ha portato in tournée i propri spettacoli in Italia, Francia, Svizzera, Corea, Russia, Spagna, Bulgaria, Polonia, Germania, Brasile, Colombia.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Michelini, Capuano, Serra:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti la compagnia selezionerà i 16 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072;
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 13 al 22 luglio 2018
LABORATORIO TEATRALE
Laboratorio intensivo e residenziale a cura di Danio Manfredini
Scadenza presentazione candidatura: 30 maggio 2018
Un laboratorio a partire da Danio Manfredini e dalla sua personale esperienza artistica che si basa sulla ricerca delle possibilità espressive dell’attore, figura che egli concepisce come creatore, come materia viva il cui estro nasce da un profondo lavoro su di sé, dalla sua intimità e consapevolezza.
Il corpo come luogo fondamentale di ascolto ed espressione, esplorazione della vocalità, esplorazione della memoria emotiva come aspetti del training preparatorio dell’attore.
Considerazione delle fondamentali convenzioni appartenenti all’arte del teatro e consapevolezza del disegno complessivo che conduce alla recitazione di un’opera teatrale.
I partecipanti selezionati dovranno portare a memoria un frammento di testo tratto dal seguente elenco. I frammenti scelti non devono subire dei tagli e rispettare le indicazioni del drammaturgo riguardo al genere maschile o femminile di attribuzione dei personaggi.
È possibile presentare anche una canzone in italiano in alternativa al testo teatrale.
Elenco dei testi tra cui scegliere:
Cechov: Il gabbiano | Il giardino dei ciliegi | Ivanov | Proposta di matrimonio | Zio vania
Camus: Caligola | Il malinteso
Koltes: Lotta di negro e cani | Sallinger
Shakespeare: Amleto | Macbeth | Giulietta e Romeo
Kristof: La chiave dell’ascensore
Tennessee Williams: Un tram che si chiama desiderio | La calata di Orfeo | Lo zoo di vetro
Genet: Le serve
Beckett: Aspettando godot | Finale di partita
Euripide: Medea
Sarah Kane: Febbre
Annibale Ruccello: Anna Cappelli | Ferdinando
Danio Manfredini è una delle voci più intense del teatro contemporaneo, è autore e interprete di capolavori assoluti quali Miracolo della rosa (Premio Ubu 1989), Tre studi per una crocifissione e Al presente (Premio Ubu come miglior attore 1999); lavori più corali come Cinema Cielo (premio Ubu come miglior regista 2004) e Il sacro segno dei mostri. Nel 2010 si confronta con il repertorio e debutta nel 2012 con lo spettacolo Il Principe Amleto dall’Amleto di Shakespeare, una produzione italo-francese (La Corte Ospitale, Danio Manfredini, Expace Malraux- Chambery, Aix en Provence). Nel 2013 riceve il Premio Lo Straniero come “maestro di tanti pur restando pervicacemente ai margini dei grandi circuiti e refrattario alle tentazioni del successo mediatico”. Sempre nel 2013 riceve anche il premio speciale Ubu «Per l’insieme dell’opera artistica e pedagogica, condotta con poetica ostinazione e col coraggio della fragilità, senza scindere il piano espressivo dalla trasmissione dell’arte dell’attore. Questa costante ricerca, apertasi da ultimo alla via del canto, gli ha consentito di diventare uno dei rari maestri in cui diverse generazioni del teatro si possono riconoscere». Dal 2013 al 2016 è direttore dell’Accademia d’Arte Drammatica del teatro Bellini di Napoli. Nel 2014 debutta a Santarcangelo con Vocazione. Dal 2010 collabora con continuità con La Corte Ospitale, impresa di produzione teatrale reggiana che ricerca nuovi linguaggi della scena, dove dal 2012 prendono forma e vita le sue creazioni. A settembre 2017 debutta al Festival Internazionale di Terni con lo spettacolo Luciano.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Manfredini:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 30 maggio 2018.
In base ai CV ricevuti la compagnia selezionerà i 16 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072;
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dall’ 1 al 5 agosto 2018
RUBARE L’ANIMA
Masterclass per attori professionisti sulle tecniche di costruzione del personaggio con Cristina Pezzoli
Scadenza presentazione candidatura: 30 giugno 2018
Il laboratorio si basa sull’acquisizione di tecniche specifiche di costruzione del personaggio. In Italia spesso il personaggio non è altro che una generica proiezione dell’attore in situazione. Ossia spesso l’attore mette se stesso e la sua logica nella situazione proposta dal testo applicando di default la propria “cornice interpretativa” al personaggio.
Raramente viene sviluppato un lavoro profondo di trasformazione interna/esterna fondato sul possesso di una tecnica interiore che consenta all’attore di spostarsi realmente da sé stesso e da ciò che sa già fare (e che spesso tende a ripetere in ogni personaggio che si trova ad affrontare).
Ciò crea evidenti conseguenze di ripetizione e “desertificazione” delle modalità creative degli attori, oltre che una sostanziale oggettiva impossibilità ad aderire alla logica interiore del personaggio da rappresentare.
Compiere uno scarto di immaginazione interiore per esplorare e comprendere come “funziona” la logica di qualcuno che non sei tu, costituisce l’oggetto del lavoro del laboratorio per arrivare a rubare l’anima al personaggio da interpretare.
Durante il corso saranno affrontati i seguenti temi:
-MASCHERA: tecniche di conoscenza e consapevolezza della propria maschera espressiva individuale. Ricorrenze e manierismi.
-SPOSTARSI DA SE’: tecniche per allontanarsi dalla ricorrenza automatica della propria espressività attoriale.
-INVENZIONE E FONDAZIONE DEL PERSONAGGIO: uso dell’immagine e lavoro di tecnica interiore necessario a creare un personaggio.
-MICROFONO: tecniche di espansione ed esplorazione della propria espressività legata alla caratterizzazione vocale necessaria all’interpretazione, alla recitazione ed al canto.
-DRAMMATURGIA IMPROVVISA: tecniche di produzione autoriale e drammaturgica basate sull’improvvisazione, per imparare a costruire un testo partendo da competenze attoriali.
Ai partecipanti è richiesto di portare un breve monologo a scelta, abiti comodi adatti al lavoro fisico ed elementi basici per lavorare sulla trasformazione di sé stessi (trucchi, parrucche low cost, abbigliamento vario)
(max 2 min)
Durante il percorso si applicheranno le tecniche proposte per imparare a “costruire” l’identità interiore e fisica dei personaggi dei monologhi scelti dai partecipanti.
Cristina Pezzoli Nata a Vigevano nel 1963, si è avvicinata giovanissima al mondo del teatro, seguendo le lezioni di Dario Fo, si è diplomata in regia nel 1986 alla Scuola d’Arte Drammatica “Piccolo Teatro” di Milano.
Ha lavorato come aiuto regista con Nanni Garella.
Dal 1986 al 1992, è stata regista assistente di Massimo Castri.
Successivamente ha collaborato con il Teatro Stabile di Parma, per il quale ha diretto, tra l’altro, L’attesa di Remo Binosi con cui ha vinto il premio IDI alla regia nel 1994. A partire dallo stesso anno ha iniziato a collaborare con La Contemporanea ’83, compagnia della quale è stata anche co-direttore dal 1995 al 1999 con Sergio Fantoni.
Dal 1987 al 2018 ha messo in scena oltre sessanta spettacoli lavorando per i principali teatri stabili pubblici e privati, compagnie private e teatro di ricerca indipendente. Ha lavorato con molti protagonisti della scena contemporanea tra cui: Sergio Fantoni, Carlo Cecchi, Angela Finocchiaro, Isa Danieli, Milva, Nicoletta Braschi, Annamaria Guarnieri, Elisabetta Pozzi, Antonio Casagrande, Ilaria Occhini, Peppino Mazzotta, Veronica Pivetti, Jurij Ferrini, Patrizia Milani, Maria Paiato, Fausto Paravidino, Laura Curino, Lucia Annunziata, Mattia Fabris, Jacopo Bicocchi, Maurizio Donadoni, Maddalena Crippa, Stefano Bollani, Shi Yang Shi, Nancy Brilli, Laura Marinoni. Ha messo in scena molti autori italiani e stranieri contemporanei tra cui: Raffaele Orlando, Antonio Tarantino, Letizia Russo, Stefano Benni, Walter Fontana, Remo Binosi, Roberto Cavosi, Roberto Buffagni, Giampaolo Spinato, Sonia Antinori, David Mamet, Xavier Kroetz, Jordi Galceran, Tim Firth.
Ha realizzato regie televisive, radiofoniche e liriche in Italia e all’estero, tra cui Trittico di Puccini (2007), Tosca (2002) e -per il Festival di Torre del Lago -Cavalleria Rusticana e Gianni Schicchi ( 1998 )
-Trittico di Puccini (2015) in Korea presso Seoul Art CENTER
-Elisir d’amore di Donizetti (2016 e 2017) presso SEOUL METROPOLITAN, Korea.
-Trittico di Puccini (2018) Teatro Comunale Pavarotti.
Nel 2009 ha fondato a Prato, insieme a Letizia Russo il Compost, centro di ricerca artistica indipendente, che ha prodotto numerosi progetti di arte sociale con forte contenuto multiculturale che ha concluso la sua attività nell’aprile 2016.
Ha quattro figli.
Direzioni Artistiche
Dal 1995 al 1999 ha co-diretto con Sergio Fantoni la Contemporanea ‘83
Dal 2002 al 2005 è stata direttore artistico dell’Associazione Teatrale Pistoiese.
Dal 2010 al 2013 ha condiviso con Oreste Valente la direzione artistica di YAZ
Dal 2009 al 2016 è stata direttore artistico del Compost di Prato, centro di ricerca, formazione e produzione indipendente, co-diretto fino al 2013 con Letizia Russo.
Docenze
Ha insegnato recitazione presso:
-Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”
-Accademia dei Filodrammatici di Milano
-Scuola del Teatro Stabile Privato “La Contrada” di Trieste
-Teatro del Giglio di Lucca -Teatro delle Briciole Parma
-Scuola europea dell’attore “Prima del Teatro” a S.Miniato (2013)
-Dal 2016 insegna recitazione alla scuola di perfezionamento per attori Shakespeare School di Torino diretta da Jurij Ferrini
Ha insegnato regia presso:
-Holden di Torino- Film making
-Scuola nazionale di scrittura “Dacia Maraini” di Firenze. -Università di Firenze Progeas
-Università di Pisa CMT
-Dal 2007 tiene su tutto il territorio nazionale master di perfezionamento della recitazione e workshop sull’improvvisazione per attori professionisti.
Progetti speciali
-Sono Qui Perché, direzione artistica e realizzazione di un progetto di ascolto dei conflitti di convivenza tra italiani e cinesi della città di Prato (2011-2012)
-Muro di Carta, in collaborazione con Ass. Utopias, progetto di integrazione tra adolescenti attraverso un laboratorio teatrale (2011)
-Cooking, direzione artistica e realizzazione del progetto di Formazione Artistica rivolto a cinquanta adolescenti della città di Prato e finanziato dal Comune di Prato, ANCI, Progetto Portale Integrazione e Ministero Politiche Sociali Del Lavoro.
-Facewall ( 2014) progetto fotografico di marketing multiculturale
-Art director e organizzazione generale http://www.facewallprato.it/
-SCUOLASBROC ( 2015) all’interno di NO BULLS BE FRIENDS progetto ministeriale sui temi del bullismo nelle scuole /Laboratorio teatrale realizzato con scuole superiori di Prato
-Curatore della Mostra Facewall ( 2015) al Museo del Tessuto di Prato progetto speciale finanziato dalla Regione Toscana e regia dei 50 cortometraggi realizzati per l’installazione della mostra
-Direzione artistica e organizzativa FESTA DELLE LUCI (2016)
-Progetto speciale regione Toscana contro il degrado ambientale al Macrolotto 0 di Prato
PREMI
Biglietto d’oro e Premio Taormina (1994)
Premio Hystrio alla regia (2000)
Premio della Critica Korea Opera Festival (2015)
Premio del Pubblico (2015) a Milano/ Teatro Nohma (Expo in città)
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Pezzoli:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 30 giugno 2018.
In base ai CV ricevuti la compagnia selezionerà i 16 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072;
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dall’8 al 17 agosto 2018
IL CLOWN-ATTORE
Stage intensivo e residenziale con VLADIMIR OLSHANSKY_ Cirque du Soleil
Scadenza presentazione candidatura: 15 luglio 2018
L’arte della clownerie si basa su un elemento fondamentale: l’attore-clown.
L’attore-clown è una figura eccentrica, spesso grottesca, che spazia dalla pantomima dei clown al teatro di parola o al clown del circo, senza soluzione di continuità, mescolando diverse tecniche e stili.
Il nostro laboratorio ha lo scopo di far avvicinare gli attori a questa affascinante disciplina, di far scoprire e comprendere, attraverso una metodologia originale e di alto spessore tecnico le proprie risorse e il proprio talento comico.
Spesso mi chiedono a cosa serva l’arte del clown e come è possibile approfondirla.
La clownerie ci permette di stimolare la nostra creatività, di “trovare” inusuali soluzioni drammaturgiche, di ampliare il nostro repertorio e di arricchirlo di nuove idee e materiali originali.
Una master class intensiva e prolungata nel tempo è un’occasione unica per poter assaporare e comprendere profondamente quest’arte antica, sorprendente e dinamica.
Il laboratorio è suddiviso in tre parti:
Sezione A: sviluppa le competenze tecniche dell’Attore.
Sezione B: sviluppa la tecnica e le competenze dell’attore-clown.
Sezione C. Formazione individuale.
Sezione A. La tecnica dell’attore.
Sezione B. Fondamenti dell’Attore Clown e dell’Attore della Commedia Fisica
Sezione C. Formazione individuale.
Vladimir Olshansky
Laureato alla Scuola del Circo di Mosca, le sue idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov.
Dall’incontro con lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, sviluppa l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista.
Insieme a Slava Polunin fonda il Gruppo Clown “Lizidei” e allestisce il suo primo “one man show”, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson.
Nel 1997 sotto la regia di Slava Polunin interpreta la parte principale del “clown giallo” nel “Snow Show” tenuto al teatro Old Vic di Londra.
Alla fine degli anni 1990 con suo fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, fonda “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit di “hospital-clown”che lavora con i bambini e le loro famiglie e di cui oggi è direttore artistico.
Nel 2000 inizia la sua collaborazione al Cirque du Soleil nello spettacolo “Allegria” (con tournées in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada).
La collaborazione con il Cirque du Soleil lo ha portato ad ideare ed interpretare un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Olshansky:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 15 luglio 2018.
In base ai CV ricevuti Vladimir Olshansky selezionerà i 16 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dall’ 8 al 12 settembre 2018
LA PAROLA AZIONE
Testo, parola, drammaturgia con Paola Bigatto
Non è prevista una data di scadenza per la presentazione della candidatura, al raggiungimento del numero massimo di partecipanti (16) si chiuderanno le iscrizioni.
Il laboratorio proporrà lo studio di alcune scene di testi teatrali, alla ricerca, con il microscopio del lavoro tecnico sulla parola, dell’azione, caratteristica della scrittura drammaturgica. A tal fine verranno lavorati alcuni testi teatrali di epoche diverse: Aminta, di Torquato Tasso, Il dottor Faust, di Christopher Marlowe, La serva amorosa di Carlo Goldoni, e Incanti, di Lisa Capaccioli, autrice e regista contemporanea. In particolare verranno proposti al lavoro dei partecipanti il primo monologo di Faustus, il primo di Corallina (atto I scena VI), il dialogo tra Tirsi e Dafne (atto II scena II) da Aminta. Il testo Incanti, che propone una particolare parola teatrale, tra poesia e lingua parlata, verrà lavorato anche con l’autrice, al fine di sperimentare una modalità di relazione attore – autore vicina alle pratiche del teatro contemporaneo.
Si richiede comunque la lettura integrale dei testi. Non è necessario lo studio a memoria delle scene. Si consiglia, per il testo di Marlowe, la traduzione di Nemi D’Agostino. Il lavoro sul testo verrà preceduto da un riscaldamento fisico e vocale, al fine di affrontare con agilità la parola nella sua concretezza fonatoria. Si consiglia un abbigliamento comodo.
Paola Bigatto, diplomata alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nel 1988 e laureata in Filosofia presso l’Università di Genova, ha lavorato con i principali registi per i più prestigiosi enti teatrali italiani, debuttando sotto la guida di Giancarlo Cobelli e recitando in una lunga serie di spettacoli diretti da Luca Ronconi tra cui Gli ultimi giorni dell’umanità di K. Kraus, Strano Interludio di E. O’Neill, Il sogno di A. Strindberg, Quel che sapeva Maisie di H. James. Ha proseguito la collaborazione con il maestro affiancandolo nelle lezioni di recitazione presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove tuttora insegna recitazione. È allieva e collaboratrice della drammaturga Renata Molinari con la quale ha fondato l’associazione La bottega dello sguardo di Bagnacavallo e con la quale ha scritto L’attore civile (Titivillus 2012). È stata docente di dizione poetica e recitazione presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, presso la scuola Nico Pepe di Udine e presso la scuola Iolanda Gazerro dell’ERT di Modena. È docente presso l’Accademia Teatrale Veneta di Venezia, con la quale collabora con la Fenice, la Fondazione Giorgio Cini, il Museo Casa Goldoni. Per il Suq Festival, a Genova, ha ideato e realizzato il progetto Dante in venti lingue in collaborazione con la Biblioteca Berio. Ha elaborato il monologo La banalità del male da Hannah Arendt, e con Massimiliano Speziani ha curato la regia di Il Memorioso tratto dai testi di Gabriele Nissim. Ha curato l’adattamento e la regia, insieme a Lisa Capaccioli, di Virtù dell’oscurità, tratto da Tre ghinee di Virginia Woolf, per il Teatro Stabile di Prato. Collabora da anni ai progetti pedagogici del Centro Asteria di Milano. Ha partecipato, nel 2017, al primo Congresso Dantesco Internazionale, a Ravenna, con un intervento sulla relazione tra la pedagogia teatrale e la parola dantesca.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Bigatto:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072;
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 15 al 19 settembre 2018
ZIO VANJA
IN TEATRO NON SI PUÒ MENTIRE
Laboratorio di recitazione con Filippo Dini
su “Lo zio Vanja: Scene di vita di campagna in quattro atti” di Anton Cechov
Scadenza presentazione candidatura: 5 settembre 2018
“Mai si deve mentire. L’arte ha questo di
particolarmente grande: non tollera la menzogna. Si
può mentire in amore, in politica, in medicina: si può
ingannare la gente, persino Dio; ma nell’arte non si può mentire.”
(Da una lettera di Anton Cechov ad Aleksej Suvorin)
Nella mia esperienza professionale, ho sempre trovato in Cechov, non soltanto un acutissimo osservatore delle dinamiche umane, e quindi spesso un consolatore, cinico e attento, nei momenti più difficili della mia vita, ma è stato molto spesso anche un maestro di teatro, in special modo per tutto quel che riguarda il mio personale rapporto con l’arte drammatica.
Avendo scelto, fin dalle mie prime esperienze, di porre l’arte dell’attore e l’attore stesso al centro di tutto il mio lavoro di ricerca, la poesia e la straordinaria capacità di analisi dell’essere umano, che Cechov ha condotto per tutta la sua vita in maniera davvero infaticabile (l’analisi di un medico, quindi di uno scienziato appunto), mi ha sempre molto ispirato ed ancor più stimolato alla studio e alla ricerca nella mia arte, partendo proprio, come lui, dall’analisi del mondo a me circostante.
Per questo trovo che la sua poetica e l’approfondimento delle dinamiche nella sua drammaturgia, sia il migliore strumento per un attore, per attestare a sé stesso la salute della propria fantasia, della propria capacità di contemplare gli esseri umani come fonte di ispirazione e oggetto di analisi, e in ultimo, di ritrovare bellezza nello studio e nell’inesauribile necessità di comprensione di noi stessi, in rapporto al gioco della finzione scenica.
Il nostro autore descrisse un mondo che presenta moltissime analogie con la nostra epoca e sembra quasi rivolgersi proprio a noi. Mi colpiscono sempre moltissimo le parole di Astrov all’inizio di “Zio Vanja”: “Quelli che vivranno fra cento, fra duecento anni, dopo di noi, e per i quali noi adesso apriamo la strada, ci ricorderanno con una parola buona? Macché, balia, non ci ricorderanno!”. L’intervallo di tempo che ci separa da Astrov è più o meno quello e sembra creare un ponte con l’idea di “fine” di un mondo che accomuna queste due epoche, pur essendo anche lontanissime geograficamente.
L’immortalità della drammaturgia di Cechov, ed in particolare di “Zio Vanja”, e la sua bruciante contemporaneità stanno proprio nella descrizione di un’”umanità alla fine”, una società sull’orlo del baratro, che avverte l’arrivo di un’apocalisse, che di lì a poco spazzerà via tutto il mondo per come lo avevano conosciuto fino a quel momento, di lì a 30 anni, infatti, ci sarà la Rivoluzione.
Così la nostra società europea, e forse ancor più quella italiana, vive, ci respira dentro ogni giorno, all’idea di una fine, qualcosa che (certamente non in modo esplosivo con per la Russia del 1917) determinerà un crollo, un collasso, una fine vera e propria, poiché lentamente sta sgretolandosi sotto di noi il concetto stesso di “Occidente”, almeno così come abbiamo imparato a percepirlo negli ultimi decenni (o negli ultimi secoli, pensandolo da un altro punto di vista).
Questo senso di fine, ci rende in qualche modo più sensibili, credo, alla comprensione di tutti i personaggi cechoviani, ed in particolare di Zio Vanja.
Zio Vanja fa parte di una florida schiera di personaggi a lui vicini che veniva comunemente denominata “l’uomo che voleva”, molto presente nella letteratura di quell’epoca; rappresenta colui che ha consumato la sua vita nella speranza di un cambiamento, che ha lottato e faticato, sempre nella convinzione che la sua esistenza potesse subire un mutamento così radicale e così straordinario da giustificare e legittimare la sofferenza patita precedentemente; dopodiché, superato il mezzo del cammin di sua vita, invece, si ritrovava a rimpiangere il tempo perduto e l’inutile attesa di un capovolgimento.
Questo processo di evoluzione al contrario, o vocazione alla sconfitta, porta nel nostro caso, il povero Vanja (il nome più comune in Russia, Ivan, l’uomo qualunque) a maledire l’ignaro e, ai suoi occhi fortunatissimo, Serebriakov, al quale dice di aver dedicato la sua vita, come leggiamo chiaramente alla fine del terzo atto:
“Tu hai rovinato la mia vita! Io non ho vissuto, non ho vissuto! Per colpa tua ho ucciso, ho distrutto i migliori anni della mia vita! Tu sei il mio peggior nemico! La mia vita è andata perduta! Avevo talento, intelligenza, coraggio… Se fossi vissuto normalmente, sarei potuto diventare uno Schopenhauer, un Dostoevskij… Sragiono! Impazzisco… Mamma, sono disperato! Mamma!”
E al quale Serebriakov non può che rispondere:
“Che cosa vuoi da me? E che diritto hai di parlarmi con questo tono?”
Questa visione di una vita non vissuta, credo, sia un tema estremamente bruciante per la nostra epoca, tanto più che l’intera vivacissima vicenda della commedia si svolge all’interno della più grande delle espressioni del genio del nostro poeta: la noia, la noia dei suoi personaggi, l’insoddisfazione perenne, il rammollimento cerebrale, l’incapacità all’azione, che genera nelle sue commedie azione continua, e devastante.
La “noia” appunto, è uno degli argomenti cardini delle conversazioni dei personaggi di Cechov, e la migliore descrizione che ne fa Cechov stesso, la troviamo in uno dei suoi racconti più famosi, “La steppa”:
“Un nibbio vola rasente la terra, agita pianamente le ali e poi d’improvviso si ferma in aria come se riflettesse sulla noia di vivere, scuote le ali, piomba come una freccia sopra la steppa, e non si capisce perché voli, di che cosa abbia bisogno.”
Di questo e forse solo di questo si occupò Cechov in tutta la sua produzione letteraria: descrivere i modi più disparati che l’uomo escogita per sottrarsi alla noia, ovvero a quell’attimo in cui d’improvviso ci si ferma e si teme di non poter più ripartire, quell’attimo in cui la paura elimina ogni certezza, quell’attimo che è la morte.
Per questo ogni uomo o donna in Cechov continuamente (e ognuno a modo suo) “scuote le ali e piomba come una freccia” su qualcuno, su qualcosa, su un’idea, su un amore.
E così i suoi personaggi sono traboccanti di vitalità e la loro noia si esprime attraverso un infuocato desiderio di resistere alla noia.
Le loro passioni fomentano discussioni, generano disastri irrimediabili e amori travolgenti, insomma spaccano famiglie in modo definitivo e amano contro ogni volere del fato e di Dio; e non solo, condizionano perfino la natura che li circonda: fanno gridare le civette (Ivanov), fanno scatenare temporali improvvisi (Zio Vanja) e riescono addirittura ad appiccare incendi (Tre sorelle).
Solo con la tenacia e la perdita di controllo delle loro passioni!
In ogni commedia, Cechov crea un legame indissolubile tra l’anima dei suoi personaggi e l’ambiente circostante, tra uomo e natura, come se partecipassero in egual maniera nella composizione del paesaggio, come se paradossalmente noi potessimo essere responsabili di un temporale, oppure al contrario, esso stesso fosse causa dell’ubriacatura di Astrov nel secondo atto di “Zio Vanja” (per fare un esempio tra i tanti), come se il “Tutto” fosse espressione di una “comune anima universale”, come dice Nina nello spettacolo di Kostja.
E di questo, tanto si occupò Stanislavskij nelle regie che curò dei testi di Cechov, fino ad una vera esasperazione di brusii e rumori di uccelli e fenomeni metereologici.
Il lavoro di ricerca che si terrà nel corso del laboratorio sarà espressione di un’accanita indagine che sto conducendo in questi anni sul poeta russo, attraverso lo studio, l’analisi della sua poetica, la decifrazione della struttura drammaturgica ed infine il “lavoro in atto”, ovvero recitare le scene, dare vita a quelle esistenze meravigliose, che la sua fantasia, e un’ossessiva osservazione del mondo nel quale si muoveva (estremamente misero!), hanno potuto regalare a noi “eredi di Astrov”.
Si richiede pertanto tra le attitudini indispensabili per la comprensione dell’opera di Anton Cechov e nella fattispecie di “Lo zio Vanja”: molta indulgenza verso sé stessi, moltissima curiosità e un grande amore verso gli esseri umani, un amore tale da comprendere i nostri limiti, le nostre brutture, le nostre vergogne e averne un tale profondo rispetto o addirittura fascinazione, da poterne ridere, con lo stesso sorriso di Anton.
Filippo Dini
ELENA Però oggi fa bel tempo… Non è caldo… (Una pausa)
VANJA Con un tempo così, sarebbe bello impiccarsi…
(Telegin accorda la chitarra, Marina cammina
intorno alla casa e chiama le galline)
(da “Lo zio Vanja”, Atto I)
Filippo Dini Nasce a Genova il 7 aprile 1973. Frequenta la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova dal 1994 al 1996. Nel ’98, insieme ad altri quattro suoi compagni di corso (Andrea Di Casa, Sergio Grossini, Fausto Paravidino e Giampiero Rappa), fonda la compagnia Gloriababbi Teatro, con cui collaborerà fino al 2016.
Vince i seguenti premi:
Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2011 come migliore attore non protagonista nel ruolo di Padre Lorenzo nello spettacolo “Romeo e Giulietta” di W. Shakespeare, diretto da Valerio Binasco.
Premio Golden Graal 2013 come migliore attore per gli spettacoli “Romeo e Giulietta” e “Il discorso del Re”.
Premio ANCT “Hystrio” 2014. Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2016 come miglior regia dello spettacolo “Ivanov” di Cechov.
E’ nella terna finalista nei seguenti premi:
Premio Ubu 2013 come migliore attore protagonista per “Il discorso del Re”.
Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2013 come migliore attore protagonista per “Il discorso del Re”.
Premio Teatro Giovani (AGIS Lazio) 2013 come migliore attore non protagonista per “Romeo e Giulietta” e come migliore attore protagonista per “Il discorso del Re”.
Premio Persefone 2013 come migliore attore di prosa per “Il discorso del Re”.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Dini:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 5 settembre 2018.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072;
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 22 al 25 settembre
Il corpo delle storie
La narrazione nel corpo dell’attore
Laboratorio teatrale, intensivo e residenziale con Giuliana Musso
Laboratorio sul linguaggio fisico dell’attore in scena nell’atto del racconto: voce, gesto, ritmo, sguardo, composizione fisica, attitudine, ascolto, relazione con il pubblico. Un percorso di analisi e pratica delle tecniche di auto-regia applicate alla narrazione dedicato ad attori ed attrici. Materiali richiesti: tre brani di narrazione a memoria, di repertorio od originali.
Giuliana Musso Attrice, ricercatrice, autrice, Premio della Critica 2005, Premio Hystrio per la Drammaturgia 2017, è tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione e d’indagine: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità. Una poetica che caratterizza tutti i suoi lavori: una prima trilogia sui “fondamentali” della vita, Nati in casa, Sexmachine e Tanti Saluti (nascita, sesso e morte), e poi un impegnativo viaggio nella distruttività del sistema patriarcale con La città ha fondamenta sopra un misfatto (ispirato a Medea.Voci di Christa Wolf), La Fabbrica dei preti (sulla vita e la formazione nei seminari italiani prima del Concilio Vat. II) e Mio Eroe (la guerra contemporanea nelle voci di madri di militari caduti in Afghanistan).
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Musso:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Giuliana Musso selezionerà i 16 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072;
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 25 luglio all’8 agosto 2019
TRACCE UMANE
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Cristina Pezzoli
Il laboratorio è rivolto ad attori professionisti e si basa su un percorso di lavoro che ha come focus la tecnica interiore necessaria per affrontare, con strumenti autonomi, la creazione di un personaggio.
Programma di lavoro:
Iª SETTIMANA (23/28 luglio): TRASPARENZA
Prima ancora di dire una battuta o fare un gesto, un attore in scena è qualcosa. E’ un segno che porta di per sé narrazione. Spesso però la narrazione che l’attore porta con sé, come dotazione basica generata dalla propria identità, è inconsapevole. Raramente infatti si esce dalla scuola di teatro coscienti del personaggio involontario che si porta sulla scena prima ancora di iniziare a recitare, una specie di dramatis personae identitaria, non necessariamente autentica, che esprime energia, qualità, caratteristiche precise e connotanti, motivo per cui capita spesso che quell’attore venga poi più o meno sempre scelto per gli stessi ruoli e mai per altri. Molte volte la maschera involontaria che un attore porta addosso prima ancora di recitare, per il solo fatto di essere ‘on stage’, coincide con una serie di strati di intonaco depositati sulla sua persona da vari fattori, primo tra tutti l’atto di autorappresentazione di sé, ovvero tutto ciò con cui fabbrichiamo la nostra carta di identità che si scrive nel corpo, nella voce, nelle attitudini ricorrenti che ogni persona tende a presentare come immagine di sé nella relazione con gli altri. Come tutte le autorappresentazioni, sceniche e/o esistenziali, l’immagine che viene fornita è un’immagine parzialmente inautentica: in certi casi ‘messa in bella’, come un volto ritoccato e photoshoppato, in altri invece avvilita, denigrata e ‘messa in brutta’, in genere comunque parziale o addirittura resa involontariamente caricaturale. Questo fa sì che la qualità di presenza dell’attore risulti gravemente limitata o compromessa, anche perché contribuiscono ad irrigidire questa identità fake, tutte le tensioni, i blocchi, i pudori che possono generarsi nel momento in cui si comincia a recitare determinando un’opacità incredibile della qualità di presenza in scena.
Credo che il primo oggetto di lavoro per un attore sia la conquista della propria trasparenza. Intendo con questa parola una condizione indispensabile che viene prima del dire le battute, condizione che non si conquista ovviamente una volta per tutte, ma che va generata in sé ogni volta, nel qui e ora. Aggiungo però che lavorare sulla trasparenza attraverso una tecnica interiore precisa, porta a salti decisivi, a progressi sulla propria qualità di presenza scenica che diventano stabili nel tempo e da cui difficilmente si arretra perché coincidono con un modo di stare nel lavoro di cui si fa esperienza concreta, che deposita nell’attore una preziosa memoria fisica, di cui percepisce la differenza oggettiva. La trasparenza garantisce all’attore la libertà del gioco. Oltre ad essere la pre-condizione essenziale per non travasare automaticamente in un personaggio, ciò che appartiene come dotazione volontaria o involontaria, all’identità personale dell’attore, evitando che avvenga un inconsapevole travaso di autobiografia, che spesso con il personaggio non c’entra proprio nulla.
Affronteremo con una serie di esercizi individuali e di gruppo il tema della trasparenza per conquistare una precisa conoscenza delle proprie caratteristiche attoriali, per successivamente imparare a metterle tra parentesi, quando non servono al personaggio che si deve interpretare.
29 luglio giorno di pausa
IIª SETTIMANA (30 luglio/4 agosto): ATTIVAZIONE
Nella seconda settimana verrà affrontato il nucleo centrale del metodo di lavoro da me proposto, che si chiama ‘RUBARE L’ANIMA’, basato sull’uso attivo dell’immagine per produrre in sè stessi attivazione interiore, benzina per recitare. L’uso tecnico dell’immagine genera ispirazione: possedere una tecnica interiore per saper produrre immagini attivamente, determina un comportamento attoriale originale e organico: ci si sente spontanei e a proprio agio, mentre si sta agendo qualcosa di non abituale. Accade qualcosa di straordinariamente importante per un attore: sentirsi organico, non ‘falso’, non in imbarazzo e soprattutto provare piacere per ciò che sta facendo. Credo che questa sia l’unica condizione in cui un attore lavora bene: quando prova piacere, quando è libero di giocare a livello profondo. Difficilmente un attore riesce ad essere creativo ed ispirato quando lavora sul ‘dover essere’ o sulla volontà che sono alla base della ripetizione di indicazioni esterne ( intenzioni o intonazioni): gli attori che lavorano progettando ciò che stanno facendo, sono in genere prevedibili e affidabili, adattissimi ai meccanismi di efficienza industriale della replica di uno spettacolo, non a quelli più misteriosi della creazione artistica.
Attraverso training individuali e di gruppo si lavorerà sui fondamenti di tecnica interiore, fisica e vocale necessari all’attivazione creativa indispensabile per recitare.
5 agosto giorno di pausa
IIIª SETTIMANA (6/11 agosto): CREAZIONE
Nella terza settimana verrà affrontato il tema della creazione propedeutico all’invenzione del personaggio di un testo. Verranno trattati elementi di invenzione quali MASCHERA, CORPO SIMBOLICO, VOCALITA’, LOGICA INTERIORE. Il lavoro si concentrerà sullo spostamento da sé, sul distanziarsi da ciò che si mette in atto di default nella creazione di un ruolo, quando non si possiedono strumenti precisi per fondarlo. Ogni partecipante farà un percorso guidato per imparare ad usare in autonomia diversi strumenti utili per inventare un personaggio, nella convinzione che sia indispensabile rendere grammaticali e non casuali le esperienze che si fanno mentre si recita. Obiettivo di questa parte conclusiva dello stage è rendere i partecipanti consapevoli della differenza tra inventare ed agire un personaggio piuttosto che limitarsi a mettere se stessi in situazione, come molto spesso capita di fare, saltando a piè pari il fatto che il personaggio non coincide con l’identità e la logica emotiva ed esistenziale dell’attore che lo interpreta.
Ai partecipanti è richiesto di portare un breve monologo a piacere della durata max di 2 minuti.
Dovrà inoltre portare con sé:
– abbigliamento comodo adatto a lavorare fisicamente
– 3 parrucche low cost diverse tra loro
– alcuni abiti o elementi adatti a trasformarsi (cappelli, trucchi, occhiali ecc…)
Cristina Pezzoli Nata a Vigevano nel 1963, si è avvicinata giovanissima al mondo del teatro, seguendo le lezioni di Dario Fo, si è diplomata in regia nel 1986 alla Scuola d’Arte Drammatica “Piccolo Teatro” di Milano.
Ha lavorato come aiuto regista con Nanni Garella.
Dal 1986 al 1992, è stata regista assistente di Massimo Castri.
Successivamente ha collaborato con il Teatro Stabile di Parma, per il quale ha diretto, tra l’altro, L’attesa di Remo Binosi con cui ha vinto il premio IDI alla regia nel 1994. A partire dallo stesso anno ha iniziato a collaborare con La Contemporanea ’83, compagnia della quale è stata anche co-direttore dal 1995 al 1999 con Sergio Fantoni.
Dal 1987 al 2018 ha messo in scena oltre sessanta spettacoli lavorando per i principali teatri stabili pubblici e privati, compagnie private e teatro di ricerca indipendente. Ha lavorato con molti protagonisti della scena contemporanea tra cui: Sergio Fantoni, Carlo Cecchi, Angela Finocchiaro, Isa Danieli, Milva, Nicoletta Braschi, Annamaria Guarnieri, Elisabetta Pozzi, Antonio Casagrande, Ilaria Occhini, Peppino Mazzotta, Veronica Pivetti, Jurij Ferrini, Patrizia Milani, Maria Paiato, Fausto Paravidino, Laura Curino, Lucia Annunziata, Mattia Fabris, Jacopo Bicocchi, Maurizio Donadoni, Maddalena Crippa, Stefano Bollani, Shi Yang Shi, Nancy Brilli, Laura Marinoni. Ha messo in scena molti autori italiani e stranieri contemporanei tra cui: Raffaele Orlando, Antonio Tarantino, Letizia Russo, Stefano Benni, Walter Fontana, Remo Binosi, Roberto Cavosi, Roberto Buffagni, Giampaolo Spinato, Sonia Antinori, David Mamet, Xavier Kroetz, Jordi Galceran, Tim Firth.
Ha realizzato regie televisive, radiofoniche e liriche in Italia e all’estero, tra cui Trittico di Puccini (2007), Tosca (2002) e -per il Festival di Torre del Lago -Cavalleria Rusticana e Gianni Schicchi (1998)
-Trittico di Puccini (2015) in Korea presso Seoul Art CENTER
-Elisir d’amore di Donizetti (2016 e 2017) presso SEOUL METROPOLITAN, Korea.
– Trittico di Puccini (2018) Teatro Comunale Pavarotti.
Nel 2009 ha fondato a Prato, insieme a Letizia Russo il Compost, centro di ricerca artistica indipendente, che ha prodotto numerosi progetti di arte sociale con forte contenuto multiculturale che ha concluso la sua attività nell’aprile 2016.
Ha quattro figli.
Direzioni Artistiche
Dal 1995 al 1999 ha co-diretto con Sergio Fantoni la Contemporanea ‘83
Dal 2002 al 2005 è stata direttore artistico dell’Associazione Teatrale Pistoiese.
Dal 2010 al 2013 ha condiviso con Oreste Valente la direzione artistica di YAZ
Dal 2009 al 2016 è stata direttore artistico del Compost di Prato, centro di ricerca, formazione e produzione indipendente, co-diretto fino al 2013 con Letizia Russo.
Docenze
Ha insegnato recitazione presso:
-Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”
-Accademia dei Filodrammatici di Milano
-Scuola del Teatro Stabile Privato “La Contrada” di Trieste
-Teatro del Giglio di Lucca
-Teatro delle Briciole Parma
-Scuola europea dell’attore “Prima del Teatro” a S.Miniato (2013)
-Dal 2016 insegna recitazione alla scuola di perfezionamento per attori Shakespeare School di Torino diretta da Jurij Ferrini
Ha insegnato regia presso:
-Holden di Torino- Film making
-Scuola nazionale di scrittura “Dacia Maraini” di Firenze. -Università di Firenze Progeas
-Università di Pisa CMT
-Dal 2007 tiene su tutto il territorio nazionale master di perfezionamento della recitazione e workshop sull’improvvisazione per attori professionisti.
Progetti speciali
-Sono Qui Perché direzione artistica e realizzazione di un progetto di ascolto dei conflitti di convivenza tra italiani e cinesi della città di Prato (2011-2012)
-Muro di Carta, in collaborazione con Ass. Utopias, progetto di integrazione tra adolescenti attraverso un laboratorio teatrale (2011)
-Cooking, direzione artistica e realizzazione del progetto di Formazione Artistica rivolto a cinquanta adolescenti della città di Prato e finanziato dal Comune di Prato, ANCI, Progetto Portale Integrazione e Ministero Politiche Sociali Del Lavoro.
-Facewall ( 2014) progetto fotografico di marketing multiculturale Art director e organizzazione generale http://www.facewallprato.it/
-SCUOLASBROC ( 2015) all’interno di NO BULLS BE FRIENDS progetto ministeriale sui temi del bullismo nelle scuole /Laboratorio teatrale realizzato con scuole superiori di Prato
-Curatore della Mostra Facewall ( 2015) al Museo del Tessuto di Prato progetto speciale finanziato dalla Regione Toscana e regia dei 50 cortometraggi realizzati per l’installazione della mostra
-Direzione artistica e organizzativa FESTA DELLE LUCI (2016) – Progetto speciale regione Toscana contro il degrado ambientale al Macrolotto 0 di Prato
Premi
– Biglietto d’oro e Premio Taormina (1994)
– Premio Hystrio alla regia (2000)
– Premio della Critica Korea Opera Festival (2015)
– Premio del Pubblico (2015) a Milano/ Teatro Nohma (Expo in città)
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Pezzoli:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Cristina Pezzoli selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
1° Lab.: dal 26 al 30 giugno
2° Lab.: dal 3 al 7 luglio
PER CONTENTEZZA E PER MISTERO
Seminari residenziali
con esiti performativi pubblici
T E A T R O V A L D O C A
Teatro Valdoca organizza due laboratori residenziali per attori, danzatori, performer, cantanti e musicisti, presso il Centro Teatrale Umbro, all’interno della XII edizione del Festival “Di umanità, si tratta”
direzione Cesare Ronconi
parole Mariangela Gualtieri
movimento Lucia Palladino
guida al canto Elena Griggio
Cesare Ronconi e le sue collaboratrici riprendono il cammino della Scuola Nomade di Teatro Valdoca. Assimilata l’esperienza della Trilogia dei Giuramenti, che ha avvalorato un saldo protocollo di lavoro, si ricerca un affinamento degli elementi che la hanno determinata: resa orale del verso poetico, movimento atletico e danzato, canto singolo e corale, riflessione teorica, in una dinamica che attiva la sapienza del corpo e della voce, e interroga il destino artistico e professionale di ognuno. I due laboratori al Centro teatrale Umbro sono gli unici che avverranno nell’estate 2019, e saranno, come sempre, occasione di incontro e valutazione per i lavori a venire.
Rendere visibile l’invisibile e udibile l’inaudibile, questo forse il compito dell’arte. E questo è l’intento del teatro di Cesare Ronconi, lontano dalla narrazione, teso piuttosto verso la parola verticale della poesia, tenuta alta e leggera dalla poesia del movimento, dal canto, dall’intreccio di suono e silenzio, dall’andamento ritmico dell’insieme dei corpi in scena, dentro quell’organismo vitale e animale che è il coro.
Si tende all’apertura e all’affinamento dei canali percettivi, di quelle porte attraverso cui il mondo arriva a noi, in noi, per meglio accogliere la forza ispirante, quella stessa che presiede il nascere di ogni arte. Per poi arrivare all’espressione, a dare forma ad un gesto, ad un suono che abbia il semplice, stupefacente ardore di una nuova nascita, di una antica consegna.
TEMI DEL LAVORO
parola / ascolto poetico
– la qualità del respiro
– la capacità d’ascolto
– potenza acustica della parola pronunciata
– potenza acustica del silenzio all’interno del testo poetico
– la mente alleata, la mente che intralcia
– uso del microfono
– studio dei poeti
– il canto
corpo / movimento
sequenze
– il riscaldamento e il risveglio del corpo fino a percepire l’architettura e l’energia del proprio movimento
– la ricerca del movimento corale
– esercitare il corpo all’abbraccio e all’ascolto
– perfezionare la fluidità delle sequenze ritmiche di movimento
– percepire il suono nello spazio in cui si agisce
– ascoltare ciò che vive tra le cose e le persone
suono e canto
– ascolto del proprio respiro come fondamento del respiro corale
– estendere il raggio d’ascolto, in diversi ambienti
– riscoperta della propria voce
– accordo con voci diverse e armonizzazione
– essere insieme, attraverso il canto
– scoperta dell’invisibile, attraverso il suono
Cesare Ronconi / Teatro Valdoca
Nasce nel 1983 a Cesena dal sodalizio fra il regista Cesare Ronconi e la drammaturga e poeta Mariangela Gualtieri e da allora persegue con rigore e raffinatezza una ricerca a ridosso della parola poetica e del lavoro d’attore, creando grandi produzioni corali, o concentrandosi sul lavoro di pochi interpreti, in una scrittura scenica che fonde danza, arti visive e musica dal vivo. La scrittura registica di Cesare Ronconi ha due elementi fondanti: l’attore, inteso come corpo glorioso e fonte prima di ispirazione, e il verso poetico affidato a Mariangela Gualtieri. Il ruolo centrale dell’attore porta in primo piano il magistero pedagogico di Ronconi, che per ogni spettacolo forma gli interpreti, portando così a maturità professionale molti giovani esordienti.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email – specificando nell’oggetto Stage Teatro Valdoca e quale dei due laboratori si intende iscriversi:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui, oltre ai dati personali, siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
– una breve lettera motivazionale (sempre in formato word), indirizzata a Cesare Ronconi
– facoltativo, con link da inserire tassativamente nel corpo della mail:
un video o audio con un saggio del proprio lavoro vocale o di composizione musicale, o di danza, recitazione, performance…
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Cesare Ronconi selezionerà i 18 partecipanti per ogni sessione.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 10 al 14 luglio
SOTTRAZIONI E ADDIZIONI
DEFLORIAN/TAGLIARINI
Laboratorio per attori, danzatori, performer condotto da Antonio Tagliarini
Il laboratorio è indirizzato a chi nel campo della performance dal vivo voglia allenare quegli aspetti del lavoro che permettono di essere dei creatori consapevoli del proprio stare in scena.
Sottrazioni e addizioni. Fasi distinte di una consapevolezza della misura del proprio comunicare che va prima intuita e poi allenata.
I partecipanti saranno chiamati di volta in volta a fare meno, a togliere, a rinunciare, a permettere al pubblico di fare una parte del lavoro oppure a eccedere, a esagerare, a superare i propri limiti, a esplorare il ridicolo, il proibito, il fragile.
Ognuno sarà chiamato a lavorare a partire da un materiale specifico da me proposto, un preciso input, seguendo però il principio del piacere dello stare in scena. Da questa zona di agio verrà poi guidato a togliere o ad aggiungere, a insistere su un unico dettaglio, a capire e tentare “lo scarto”, ossia improvvisi cambi di direzione dell’azione che allargano il senso dell’azione stessa.
I partecipanti dovranno portare degli indumenti comodi in quanto il laboratorio sarà strutturato da una parte di training fisico e da una parte di lavoro più specificatamente teatrale/attoriale.
E dovranno portare quaderni e penne/matite.
Antonio Tagliarini, danzatore, attore, autore, regista e coreografo.
Il suo primo amore, e di conseguenza la sua formazione, sono state la performing art e la danza contemporanea. Che segnano profondamente il suo rapporto con l’arte scenica.
Solo successivamente comincia a studiare ed approfondire l’arte più strettamente teatrale.
È autore e interprete di diversi spettacoli che presenta in molti festival italiani e internazionali (Francia, Svizzera, Portogallo, Spagna, Corea del Sud, Gran Bretagna, Brasile, Germania), tra questi: Frezzy (2003), Titolo provvisorio: senza titolo (2005), Show (2008) che ha vinto il primo premio del BE Festival in Birmingham nel 2014.
Ci sono poi degli incontri importanti con alcuni coreografi con cui ha co-creato alcuni spettacoli: Miguel Pereira, Idoia Zapaleta, Ambra Senatore.
Con Filipe Viegas e Jaime Conde Salazar inizia un progetto di ricerca nel 2014 che ha prodotto diverse azioni performative in spazi pubblici e lo spettacolo Everybody che nel 2015 ha debuttato al Culturgest di Lisbona.
È invitato a far parte di vari progetti artistici internazionali: APAP 2007, Sites of Immagination 2008, Point to Point Asia-Europe Dance Forum 2009.
Lavora e collabora con vari artisti italiani tra cui: Raffaella Giordano, Massimiliano Civica e Fabrizio Arcuri.
Nel 2007 conosce Daria Deflorian, un incontro importante, folgorante. Nasce poco a poco una profonda amicizia e una intensa collaborazione. Il primo spettacolo del duo Deflorian/Tagliarini debutta il 12 marzo 2008 con Rewind, omaggio a Caffè Muller di Pina Baush. Questa collaborazione ha dato alla luce diversi progetti, spettacoli, site specific ed insieme continuano ad interrogarsi sull’arte scenica, sullo spettacolo dal vivo, su cosa vuol dire fare arte, oggi.
Spettacoli creati da Deflorian/Tagliarini
Il loro primo lavoro è del 2008, Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch.
Nel 2009 portano in scena un lavoro liberamente ispirato alla filosofia di Andy Warhol, from a to d and back again.
Con il “Progetto Reality” hanno dato vita a due lavori: l’installazione/performace czeczy/cose e lo spettacolo Reality per il quale Daria Deflorian ha vinto il Premio Ubu 2012 come miglior attrice protagonista.
Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, con la collaborazione di M. Piseddu e V. Villa, ha vinto il Premio Ubu 2014 come miglior novità italiana e nel 2016 il Premio della Critica come miglior spettacolo straniero in Quebec.
Hanno creato due site specific: Il posto, per il progetto “Stanze”, e Quando non so cosa fare cosa faccio, ispirato al film di Antonio Pietrangeli “Io la conoscevo bene”.
Il cielo non è un fondale con la collaborazione di F. Alberici e M. Demuru è del 2016.
Con il progetto Antonioni/Deserto Rosso hanno dato vita a due lavori:
Scavi, una performance condivisa con Francesco Alberici, che ha debuttato al Festival di Santarcangelo nel luglio 2018 e Quasi Niente, con la collaborazione alla drammaturgia di F. Alberici, che ha debuttato ad ottobre 2018 al Teatro Argentina di Roma.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Deflorian/Tagliarini:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Antonio Tagliarini selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dall’11 al 25 agosto
ATTRAVERSARE LA TEMPESTA
Studio su LA TEMPESTA di W. Shakespeare
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
Attraversare La Tempesta per provare a comprenderla.
Studiarne i personaggi con attenzione e curiosità per scrutarne i movimenti ed i significati misteriosi. Raggiungere La Tempesta e lasciarsi travolgere dalla sua furia, dalla rabbia che la scatena per poi vederla spegnersi e ammansirsi nella dolcezza del tramonto.
Uno studio del testo più controverso di Shakespeare attraverso il tentativo di rappresentare le scene più importanti e significative.
Abbozzare insieme possibilità interpretative capaci di restituire le dinamiche drammaturgiche più complesse e significative del Bardo, l’ultima sua storia prima dell’addio al teatro e ai libri magici…
Il corpo come possibilità espressiva, come gesto poetico indispensabile e definitivo. Trainer Valia La Rocca.
La costruzione dei personaggi e la loro capacità di evocare elementi dell’animo umano e della sua stessa natura.
Il laboratorio è aperto ad attori/attrici, danzatori/danzatrici, registi e musicisti.
Il 18 agosto è previsto un giorno di pausa.
Valia La Rocca mi accompagnerà in questo primo passo verso la costruzione di una possibilità di comprensione, di ricerca di senso, cercando di strutturare un percorso di attivazione dell’espressività del corpo attraverso un training che, via via, si trasformerà in una vera e propria possibilità scenica.
Pierpaolo Sepe
Pierpaolo Sepe inizia la sua attività di regista teatrale nel 1991, e da allora ha firmato oltre cinquanta regie. Nel 1997 inizia una collaborazione artistica con il centro di produzione teatrale Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in atto ancora oggi. Nel 2005 vince il Premio Flaiano come miglior regista teatrale; nel 2012 l’Associazione Nazionali dei Critici di Teatro gli assegna il Premio della Critica 2012 per la regia de “Le Cinque Rose di Jennifer”; vincitore, sempre nel 2012, del MArteAwards, premio italiano all’innovazione artistica, per la regia di Anna Cappelli con Maria Paiato. Nella stagione 2013/2014 i teatri italiani ospitano le sue ultime due regie: SIK SIK di Eduardo de Filippo, con Benedetto Casillo – presentato al Festival Benevento Città Spettacolo – e MEDEA di Seneca, con Maria Paiato, che apre in prima assoluta la stagione del Piccolo Teatro di Milano. Firma negli ultimi anni:, ZIO VANJA di Cechov, CRAVE di Sarah Kane per il Napoli Teatro Festival 2015 e IL SERVO di Robin Maugham per il Napoli Teatro Festival 2016.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro.
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 17 al 21 luglio
IL TEATRO È UN GRAN PATTO COLLETTIVO
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Mimmo Borrelli
Il teatro è un gran patto collettivo
D’espressione, ma comun-icativo
Pur senza democrazia deve dare
Ascolto ad ogni guizzo del teatrare
Ascolto al sentire personale
Contrario, in accordo, emozionale
Di ogni attore, scenografo, regista
Dall’autore, alla sarta, al macchinista.
La soddisfazione del proprio egoismo
Non deve essere per niente egoista
Sborrata al masturbato narcisismo
Autoreferenziale, ego-riferita
Nel recitar per se, senza dar vita
Colando sperma di morte dalle mani:
Dal funerale del presente nel domani;
Alla veglia senza ceri del sentire;
All’omelia senza incenso dell’agire.
La recitazione è solo un reagire
A impulsi organici la cui parola
È il dramma d’espressione, il divenire
La conseguenza tagliente a marazzola
Non del fare, dell’agire all’imitare,
Ma effetto senza effetto dello stare
In scena nel sacrifico sudore
Nel farsi guardare mentre si muore
Nell’immolarsi al pericolo sincero
Dell’emotività, del parlare e del pensiero
In scena si vive il crepacuore
Di e con … la testa la bocca e il cuore.
(Mimmo Borrelli)
IL TEATRO È UN GRAN PATTO COLLETTIVO
“Ogni emozione ha basi organiche”
Antonin Artaud
Addentrarsi come un frate artigiano con rituale rispetto e cinico blasfemo sberleffo nel laico santuario del mestiere ritenuto più inutile del mondo: l’attore. Il quale come sacerdote è iniziatore e partecipe di un rito. L’intento eroico e velleitario attraverso il corpo di Cristo dell’epica fanciullesca fantasia, ostia consacrata dalla tradizione orale, i paramenti delle quinte e dei fondali; l’acqua santa del sudore; il vino offerto in ghittamiento ’u sanghe dalla parola data al teatro, di andare sempre più in profondità nel mondo interiore dell’attore fino a toccare il punto in cui quest’ultimo cessa di esistere di essere attore e diventa uomo nella sua condizione essenziale, che in solitudine rappresenta il suo dramma così come un Cristo su una croce sottosopra. Il tutto tenendo conto, che la peculiarità di presenza attoriale, senz’altro puramente artigianale nella sua faticosa e necessaria costruzione ineludibile dallo spasmo corporeo che origina, sviscera organicamente e pacchianamente il mistero del verbo, deve comunque tener conto di un’altra presenza ovvero quella del pubblico, al fine di produrre un circuito di un’intensità unica, in cui tutte le barriere possono essere rotte e l’invisibile può diventare reale. Il tutto nell’articolare il rito attraversa la parabola del racconto drammatizzato, attraverso il ritmo della parola: urlacciata, sverseggiata, vaiassata, ghiastemmata, sussurrata, surata, murmuliata, ammurbata, attrassata, chiagnuta, arresata, triatriata.
Il ritmo per me è sinonimo di regia. Mi spiego. È ovvio che scrivendo nella griglia dei versi e degli endecasillabi, degli accenti interni e delle quartine, delle ottave, le terzine, delle rime alternate, baciate, eccetera e lavorando assiduamente sui personaggi, sui loro rapporti, sull’emotività, necessità e giustificazione della partitura fisica, recitativa e vocale: mezzo indispensabile per l’intero agone emotivo, è indubbio che il ritmo anche tribale, organico e viscerale dell’opera sia stato essenziale e fondamentale. Il ritmo è dettato dalla moltiplicazione vettoriale di tantissimi elementi, basta fare l’operazione correttamente:
Attore voce x corpo x personaggio x fisicità x psicologia = interpretazione.
Per rendere questa interpretazione chiara e che arrivi al pubblico, anche se si parlasse e recitasse in ostrogoto:
Referente (a chi) x stato di coscienza (come) x contesto (dove) x circostanza (quando) x compito (perché) = PARTITURA.
Dunque:
Partitura + interpretazione + drammaturgia + scene + luci + costumi + musiche = RITMO= REGIA= TEATRO.
La regia, se regia deve essere di pari passo con la recitazione, deve fare un passo indietro di umiltà, che in concreto è fare una giusta regia e recitare senza abbaiare, senza accumuli, orpelli, concettualità cinematografiche da cinema d’avanguardia anni settanta, insomma sovrapposizioni di strutture filosofiche e mentali inutili e autoreferenziali. Il teatro non è nulla di tutto questo, non è concetto né filosofia, il teatro è: vita, morte, sangue, sudore, odio, amore, invidia, accidia, cialtroneria, possessione, passione, intrigo, vendetta, violenza, innocenza, lacrime, pianto, tristezza, gioia, umore, umorismo… insomma e chiudo così come ho noiosamente iniziato questo elenco… vita.
Procedere da un punto di vista, non so se oggettivo, ma oggettivo almeno per me, di incarnare “la parola data” sacra in quanto sacrilega; sulla sua espressività, i suoi silenzi, i suoi climax, dunque sulle possibilità emotive dell’attore, sulla sua interpretazione; consigliarlo passo dopo passo nel suo percorso di avvicinamento corporeo e vocale all’estasi controllata del dire scenico, come un confessore, un consigliere, un cane da non vedenti. Solo così, nella più assoluta tranquillità di mettersi in discussione, di interrogarsi attraverso le parole, con le parole, per le parole, plasmando e infondendo concretezza sonora ad un vivo tormento, che a sua volta rende la lingua, tormento stesso.
Il teatro è una cerimonia laica, così come lo era per i greci; riacquista e tende ad ergersi come un’assemblea, un tribunale popolare in cui nessuno viene condannato ma ci si chiede dove stiamo andando, come possiamo migliorarci, quali errori si sono commessi, attraverso un’espiazione collettiva, una catarsi fluita dal pianto, il riso, il gioco, la compassione, l’indignazione, l’emozione ovvero il teatro.
NON C’È NESSUN MAESTRO SE NON È L’ALLIEVO A RITENERLO E CREARLO PER POI UCCIDERLO, NESSUNO PUÒ INSEGNARE NULLA, MA ANCHE DA NESSUNO SI PUÒ IMPARARE. VERITÀ DEL PUBBLICO E VERITÀ PRIVATA SI TRASFORMANO IN PARTI INSEPARABILI DI UN’ UNICA ESPERIENZA ESSENZIALE E CATARTICA.
Mimmo Borrelli si avvicina alla scrittura creativa in giovane età, grazie al supporto del suo insegnante di italiano e latino, Ernesto Salemme, fratello del celebre commediografo Vincenzo Salemme, e scoprendo presto il mondo del teatro. Nel 1994, all’età di 15 anni, si iscrive ad una scuola di drammaturgia e, qualche anno più tardi, viene adocchiato dal regista italiano Nello Mascia, entrando poi a far parte della sua compagnia. Dopo essersi affinato come attore e cantante, entra a far parte della Compagnia degli Sbuffi di Castellammare di Stabia, girando l’Italia e raccogliendo testimonianze della tradizione popolare italiana che influenzeranno fortemente la sua scrittura. Tra il 2001 e il 2003 concepisce il suo primo lavoro drammaturgico: ‘Nzularchia (in seguito prodotto dal Teatro Stabile di Napoli e diretto dal regista Carlo Cerciello) con il quale, nel 2005, all’età di 26 anni, vince per la prima volta il Premio Riccione, venendo definito dal presidente di giuria Franco Quadri come «uno scrittore furibondo, fluviale, forte, già importante». Nel 2007, con il suo secondo lavoro ‘A Sciaveca, diretto dal regista Davide Iodice, vince il Premio Tondelli. Nel 2010, il suo terzo lavoro: La Madre: ‘i figlie so’ piezze ‘i sfaccimma, rivisitazione del mito di Medea, prodotto ancora dal dal Teatro Mercadante di Napoli, con lo stesso Borrelli alla regia, riceve un generale ottimo consenso di critica e l’assegnazione del Premio Testori. Nel settembre 2012 la sua opera-oratorio Napucalisse apre la stagione del Teatro San Carlo di Napoli, musicata dal compositore Giorgio Battistelli. Negli stessi anni, l’attore italiano Toni Servillo legge in tutta Italia alcuni passi delle sue opere all’interno del reading Toni Servillo legge Napoli. Nel 2014 il regista Paolo Boriani realizza per Sky Arte HD il film-documentario ‘A sciaveca sull’opera e sull’immaginario creativo di Borrelli. Nel 2014 Borrelli è autore e regista dello spettacolo Opera Pezzentella, testo drammaturgico di ricerca antropologica sul culto napoletano delle “anime pezzentelle”, prodotto l’anno successivo dal Teatro Stabile di Napoli e rappresentato nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Nel 2015 collabora con lo scrittore Roberto Saviano in Sanghenapule, spettacolo inserito all’interno della rassegna 2015/2016 del Piccolo Teatro di Milano.
Mimmo Borrelli è, quindi, anzitutto un grande autore, affermatosi grazie al Premio Riccione dove (unico caso) vince consecutivamente per due volte di fila riscuotendo grandi consensi tra i giurati quali Franco Quadri, Luca Ronconi, Renata Molinari, Ottavia Piccolo, Maria Grazia Gregori, Roberto Andò, Vittorio Sermonti, non a caso è stato definito dal critico Renato Palazzi il “più grande drammaturgo italiano” vivente.
Negli anni è però approdato felicemente alla regia ed al totale operato da capocomico, poiché anche viscerale e intensissimo interprete dei suoi testi.
Nel 2018 con lo spettacolo La cupa vince il Premio UBU quale migliore novità italiana e migliore regia dell’anno.
INFORMAZIONI
Il seminario è riservato ad attori, danzatori, registi e drammaturghi.
Numero massimo di partecipanti in qualità di attori o danzatori: 14.
Numero massimo di partecipanti in qualità di registi o drammaturghi: 4.
NOTE TECNICHE
– Munirsi di tenuta di lavoro possibilmente comoda e dai colori neutri (nero o grigio).
– Ogni attore dovrà inoltre, obbligatoriamente, portare/offrire a memoria o un monologo o un dialogo oppure uno stralcio tratto da una pieces da recitare e presentare come se fosse uno spettacolo, sul quale poi si lavorerà singolarmente. Sono preferibili autori di chiara fama di qualsiasi epoca, fino alle soglie del teatro contemporaneo (s’intende 2019). Non saranno in maniera più assoluta ammessi scritti e testi di propria fattura.
– Rispetto alla performance è possibile, auspicabile e gradito che l’attore arrivi al laboratorio con una proposta di musiche (cd), costumi, oggetti di scena, insomma tutto ciò che il monologo richiede per poi lavorarci.
– I partecipanti ammessi in qualità di registi o drammaturghi potranno partecipare all’attività fisica al mattino e assistere al lavoro sui monologhi nel pomeriggio.
Il laboratorio si articolerà in due fasi:
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Borrelli:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Mimmo Borrelli selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 28 agosto all’1 settembre
CINQUE PEZZI FACILI
(in cinque giorni difficili)
MUSELLA MAZZARELLI
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli
In cinque giorni di laboratorio proponiamo di lavorare su cinque diversi materiali, che chiamiamo cinque pezzi facili. Ad ogni partecipante sarà infatti richiesto di portare un monologo, un dialogo, una canzone, una partitura o sequenza fisica, un piano d’ascolto. I materiali portati da ciascuno saranno utilizzabili anche per tutti gli altri partecipanti, in una cinque giorni di palestra intensiva dell’attore nella quale noi due saremo “allenatori” ma anche, insieme a tutti gli altri, “atleti”. A tempo debito saranno date informazioni più precise sui materiali da portare, nel frattempo basti sapere che questo laboratorio è rivolto a chi ha voglia di conoscere e sperimentare (in gruppo, in coppia o in solitario) tutte le possibili declinazioni e sfide che l’arte attoriale comporta.
Lino Musella e Paolo Mazzarelli lavorano insieme dal 2001, ma è solo dal 2009 che formano la Compagnia MusellaMazzarelli. Ogni spettacolo della Compagnia è stato scritto, interpretato e diretto in coppia dai due.
I primi tre lavori (DUE CANI, FIGLIDIUNBRUTTODIO, CRACK MACHINE), totalmente autoprodotti, sono stati costruiti sullo schema quattro personaggi/due attori. A cominciare da LA SOCIETA’ la scrittura del duo si è poi aperta a nuovi interpreti e a nuovi modelli, cosa che è stata possibile anche grazie al sostegno produttivo di Marche Teatro, che da allora ne sostiene i progetti. Dopo LA SOCIETA’ è stata la volta di STRATEGIE FATALI grande affresco che fonde in sé tre storie e ventuno personaggi affidati ad un totale di sette attori. Il più recente impegno dei due è invece WHO IS THE KING, progetto triennale coprodotto da Teatro Franco Parenti, La Pirandelliana e Marche Teatro che prevede la messa in scena di una serie di 8 drammi storici di Shakespeare ridotti ed adattati dai due, da mettere in scena nel giro di diversi anni con una compagnia stabile di 10 attori.
La Compagnia MusellaMazzarelli ha raccolto in questi anni importanti consensi di critica e pubblico, come dimostrano il Premio InBox 2010 per FIGLIDUNBRUTTODIO, il Premio della Critica ANCT 2014 per LA SOCIETA’, il Premio Le Maschere del Teatro 2014 come miglior attore emergente a Lino Musella per LA SOCIETA’, il Premio HYSTRIO 2016 alla Drammaturgia per STRATEGIE FATALI (che è stato anche finalista al Premio Rete Critica 2017 come miglior spettacolo dell’anno), il Premio Franco Enriquez vinto da Musella e Mazzarelli insieme a Monica Nappo come migliori interpreti per ORPHANS di Dennis Kelly.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage MusellaMazzarella:
-due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
-un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Lino Musella e Paolo Mazzarelli selezioneranno i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 4 all’8 settembre
IBSEN3
CASA DI BAMBOLA, HEDDA GABLER, LA DONNA DEL MARE.
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Mauro Avogadro
Il lungo viaggio verso il personaggio.
L’attore solitamente studia il personaggio.
Oggi, ancor più solitamente, studia sé stesso e cerca punti d’incontro tra sé e il personaggio.
L’attore, a volte, e tempo fa sempre, studia qual è la funzione di un personaggio all’interno di una struttura drammaturgica.
L’attore, altre volte, magari non studia, e cerca ispirazione.
“E’ impossibile che un attore reciti un ruolo senza avere prima decodificato completamente lo scritto, prima di avere compreso le dinamiche tra i personaggi.
Affrontare le battute del proprio personaggio significa affrontare una parte del testo che è messa in relazione con tutte le altre, e cercare insieme al regista, se esiste, il modo in cui l’autore ha deciso di utilizzare quelle frasi e quelle parole. Le quali, se si vuole riprodurre il parlato, sono il risultato di quello che noi umani cerchiamo di esprimere e comunicare e non di ciò che a tutti i costi vogliamo esprimere e comunicare. […] Per riprodurre la naturalezza e la concretezza del parlato è necessario riprodurre la necessità di esprimersi, con tutte le difficoltà del caso. Perché noi, quando parliamo, stiamo innanzitutto cercando di esprimerci. Con mille difficoltà e mille interferenze. Ora è chiaro che ogni personaggio avrà le sue caratteristiche proprie e le avrà man mano che è posto dall’autore di fronte a un altro personaggio. Questa è la grande costruzione che si deve decodificare. Invece oggi si tende a fare il processo inverso pensando che le parole siano sufficienti a loro stesse e che quindi basti dirle.
[…]La credibilità di un personaggio viene fuori dalle varianti, sfumature, allusioni che possono avere le sue parole in rapporto a se stesso e in rapporto agli altri personaggi. E il divertimento dello spettatore è capire cosa sta succedendo in quel determinato momento a quei determinati personaggi e non come va la storia, che, caso mai, è una conseguenza. […]Per riprodurre il modo in cui noi pensiamo, parliamo, ci rapportiamo con gli altri, bisogna mettere in atto questo artificio, che è quello che paradossalmente rende la naturalezza e permette di cogliere i significati sottesi. Nella nostra lingua uno scarto di accento tra un verbo, un aggettivo, una preposizione, può spostare il significato di una frase, sia rispetto al significato stesso, sia rispetto al significato che acquista nel momento in cui un personaggio la dice.”. (Da un’intervista di Alessandra Bernocco)
Tutto si complica ulteriormente quando un Autore, Ibsen ad esempio, racconta personaggi che, per l’appunto, non si esprimono ma cercano di esprimersi, mentono ignorando di mentire o dicono la verità pensando di mentire: essere altro da sé, una figura immaginaria, un’entità astratta che solo l’attore può far diventare un personaggio, certo non vero, ma credibile.
Personaggi, quelli ibseniani, che si rapportano costantemente al Tempo, attraverso il passato che ritorna, le colpe dei padri che ricadono sui figli – esattamente come nella tragedia greca – . Il vero gusto è quello di capire quale svolgimento avranno le vicende dei personaggi e come loro reagiranno nel momento in cui questo passato si ripresenta.
I partecipanti lavoreranno su tre capolavori di Ibsen:
CASA DI BAMBOLA, HEDDA GABLER, LA DONNA DEL MARE.
Non è necessario alcun abbigliamento particolare.
Mauro Avogadro – regista – ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico negli anni 1971- 74, lì ha incontrato Orazio Costa e Luca Ronconi. Dal 1974 al 1976 ha lavorato nella Compagnia Valli – De Lullo negli spettacoli: Il Malato Immaginario di Molière, Tutto Per Bene di Pirandello, Terra Di Nessuno di Pinter.
Parallelamente è cominciata l’esperienza con Luca Ronconi nelle vesti sia di attore che di regista collaboratore. Sodalizio artistico durato quarant’anni. Ha curato la regia di produzioni liriche andate in scena fra i più importanti teatri come l’Opèra Bastille di Parigi, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il teatro Real di Madrid, il teatro Sao Carlos di Lisbona.
E’ stato vice direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e per anni direttore, nonché insegnante principale di recitazione, della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata da Luca Ronconi nel 1992.
Attualmente è docente di interpretazione scenica alla Scuola per attori del Piccolo Teatro di Milano.
Negli ultimi dieci anni ha realizzato la regia di numerosi spettacoli, dirigendo, tra gli altri, Marisa Fabbri, Antonello Fassari, Rossella Falk, Giuliana Lojodice, Umberto Orsini, Massimo Popolizio. Ha preso parte come attore agli spettacoli:
Quattro Atti Profani di Antonio Tarantino, J.G.Borkman di H.Ibsen, Der Park di Botho Strauss. Al teatro greco di Siracusa ha recitato in Aiace di Sofocle e Lisistrata di Aristofane (2010), Le Nuvole di Aristofane (2011), Prometeo di Eschilo e Gli Uccelli di Aristofane (2012), Edipo Re di Sofocle (2013), Agamennone di Eschilo (2014), e ha realizzato Le Vespe di Aristofane. Dal 2015 è in scena con Ivan Illic di Lev Tolstoj.
Nel 2017 decide di fondare la Compagnia RDA, formata da giovani attori suoi ex allievi, coi quali ha messo in scena Elettra o la caduta delle maschere di M. Yourcenar. Ha realizzato, nel mese di Novembre del 2017, Fine Pena: Ora di Paolo Giordano
da Elvio Fassone, spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, dirigendo Paolo Pierobon e Sergio Leone. Un successo strepitoso di pubblico e critica, totalizzando circa 13.000 spettatori in poco più di un mese di repliche al Teatro Grassi.
Nell’aprile 2019, realizza la ripresa di Sonnambula di Bellini per il Teatro Regio di Torino.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Avogadro:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Mauro Avogadro selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dall’11 al 15 settembre
IL MESTIERE DELLA RECITAZIONE
Laboratorio intensive e residenziale condotto da Massimiliano Civica
C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore.
Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Massimiliano Civica Reatino, classe 1974, dopo una Laurea in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettera dell’Università La Sapienza, Civica svolge un percorso formativo composito che passa dal teatro di ricerca (seminari in Danimarca presso l’Odin Teatret di Eugenio Barba) alla scuola della tradizione italiana (si diploma in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato artigianale presso il Teatro della Tosse di Genova (a contatto con il magistero di Emanuele Luzzati e il sapere scenico di Tonino Conte).
I suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) sono ospitati nei più importanti teatri e festival italiani.
Nel 2007 vince il Premio Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali e il Premio Lo Straniero (assegnato dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi) per l’insieme della sua attività teatrale.
Sempre nel 2007, diventa Direttore Artistico del Teatro della Tosse di Genova, dando vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro, che vince il Premio ETI Nuove Creatività.
Nel 2008 per lo spettacolo Il Mercante di Venezia, prodotto dalla Fondazione Teatro Due di Parma, vince il Premio UBU per la miglior regia.
Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno.
Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e dal Romaeuropa Festival.
Nel 2011 dirige Attraverso il furore di Armando Pirozzi, che debutta al Festival Inequilibrio di Castiglioncello.
Nel 2012 dirige Soprattutto l’anguria di Armando Pirozzi, in corealizzazione col Teatro di Roma e in collaborazione con il Romaeuropa Festival.
Nel 2015 per lo spettacolo Alcesti di Euripide, prodotto da AttoDue e dalla Fondazione Pontedera Teatro, vince il Premio UBU per la miglior regia, mentre Monica Piseddu vince il Premio UBU per la miglior attrice protagonista.
Nel 2017 per lo spettacolo Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzi, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato, vince il Premio UBU per la miglior regia, mentre Armando Pirozzi vince il Premio UBU per la miglior novità drammaturgica.
Nel 2018 gli viene assegnato, per l’insieme della sua attività teatrale, il Premio Hystrio alla regia.
Per il triennio 2018-2020 è consulente artistico della Direzione del Teatro Metastasio di Prato.
Come studioso ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, e, nel biennio 2007-2009, ha tenuto la cattedra di Regia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova. Dal 2013 tiene il corso di alta specializzazione in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico di Roma, di cui, dal 2015, è membro del Consiglio d’Indirizzo.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Civica:
-due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
-un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Massimiliano Civica selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 18 al 22 settembre
MASKS IN THEATER PRACTICE
FAMILIE FLÖZ
Stage with Michael Vogel
Masks are poetic, archaic and archetypal.
Masks disclose more than they conceal. They make the emotions in our body visible.
Masks carry a secret and reveal it at the same time. They let us sense what moves us inside before making our exterior move.
Masks spur our imagination. They help us use our memories creatively.
And masks make us play. When a mask plays, it awakens to life.
“We will wear masks and see what happens then. We will transform and notice how the masks transform, too. Precisely because masks are rigid, they articulate vitality and thus show that nothing stays and everything is in motion. We will follow these movements. They will lead us to figures, to little situations and moments from which stories might evolve. Stories about us humans”
Michael Vogel
The project will also offer an insight into the theatre work of Familie Flöz. Over the last 20 years, Michael Vogel has co-developed and staged an individual form of mask theatre. A form of theatre understood in the entire world – without words (www.floez.net).
Michael Vogel Born in Naila in 1962, now resides in Berlin. Director, actor, mask builder and artistic director of the international theatre group Familie Flöz. Director, co-author and actor in the theatre productions of Familie Flöz (1996): Ristorante Immortale (1998), TWO% homo oeconomicus (2001), Teatro Delusio (2004), Infinita (2006), Hotel Paradiso (2008), Garage d’Or (2012), Haydi! (2014). As a director, Michael Vogel has also worked for numerous artists, companies and theatres – including Bremer Shakespeare Company, Schauspielhaus Bochum, Theater Strahl Berlin and Gardi Hutter. The development of topics in joint authorship with ensembles is an important aspect of his work. His experience here ranges from the editing of literary and drama texts right through to visual theatre and the clown. Michael Vogel taught at the University of the Arts Berlin and the Ernst Busch Academy of Dramatic Art, among others. Michael himself studied at the Folkwang University of the Arts in Essen. In 2018 he co-direct Flöz last production, DR NEST, that wins the Audience Award at Almada Festival in Portugal. In January 2019 he directs HIMMELERDE (a Staatsoper Unter den Linden production), a Lieder Abend with Familie Flöz, Franzi Musicbanda and with the opera singers Anna Prohaska and Florian Boesch which opens at the Staatsoper Unter den Linden.
What to bring: comfy clothes as well as items of clothing for dressing up. Also great are wigs, glasses, headgear and shoes.
LE MASCHERE NELLA PRATICA DEL TEATRO
FAMILIE FLÖZ
Laboratorio condotto da Michael Vogel
Le maschere sono poetiche, arcaiche e archetipiche. Le maschere rivelano più di quanto nascondano. Rendono visibili le emozioni nel nostro corpo.
Le maschere portano con sè un segreto e lo rivelano allo stesso tempo. Ci fanno sentire cosa ci muove dentro prima di fare il nostro movimento esterno.
Le maschere spingono la nostra immaginazione. Ci aiutano ad usare creativamente i nostri ricordi.
E le maschere ci fanno giocare. Quando una maschera gioca, si risveglia alla vita.
“Indosseremo maschere e vedremo cosa succede. Ci trasformeremo e noteremo come si trasformano anche le maschere. Proprio perché le maschere sono rigide, generano vitalità e dimostrano quindi che nulla rimane statico e tutto è in movimento. Seguiremo questi movimenti. Ci porteranno a figure, a piccole situazioni e momenti da cui le storie possono evolvere. Storie di noi umani”
Michael Vogel
Lo stage offrirà anche una panoramica sul lavoro teatrale dei Familie Flöz. Negli ultimi 20 anni, Michael Vogel ha sviluppato e realizzato una forma personale di teatro con la maschera. Una forma di teatro intesa in tutto il mondo – senza parole (www.floez.net).
Michael Vogel Nato nel 1962 a Naila in Germania, vive oggi a Berlino. Studiò presso la Folkwang University of Arts di Essen. Ha lavorato come regista e coreografo per vari artisti e insieme a diverse compagnie teatrali e teatri, tra cui la Bremer Shakespeare Company, il Teatro Bochum, il Teatro di Wuppertal, il Teatro Strahl di Berlino e Gardi Hutter. Ha inoltre insegnato alla University of the Arts di Berlino e presso la Ernst Busch Academy of Dramatic Art a Berlino. Della Familie Flöz é direttore artistico e regista, nonchè attore, scenografo e costruttore di maschere. Nel 2018 crea con il ruolo di co-regista l´ultima produzione di Familie Flöz, DR NEST, che vince il Premio del Pubblico al festival di Almada. Nel gennaio 2019 dirige HIMMELERDE, una Liederabend con Familie Flöz, l´orchestra austriaca FRANUI e con i cantanti lirici Anna Prohaska e Florian Boesch che debutta alla Staatsoper unter den Linden a Berlino.
I partecipanti dovranno portare: vestiti comodi e vari capi di abbigliamento. Anche grandi accessori come parrucche, occhiali, copricapi e scarpe.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Familie Flöz:
-due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
-un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 7 agosto 2019.
In base ai CV ricevuti Michael Vogel selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 25 al 29 settembre
LABORATORIO TEATRALE
Laboratorio intensivo e residenziale a cura di Danio Manfredini
Contenuti e obiettivi del laboratorio
Un laboratorio a partire da Danio Manfredini e dalla sua personale esperienza artistica che si basa sulla ricerca delle possibilità espressive dell’attore, figura che egli concepisce come creatore, come materia viva il cui estro nasce da un profondo lavoro su di sé, dalla sua intimità e consapevolezza.
Il corpo come luogo fondamentale di ascolto ed espressione, esplorazione della vocalità, esplorazione della memoria emotiva come aspetti del training preparatorio dell’attore.
Considerazione delle fondamentali convenzioni appartenenti all’arte del teatro e consapevolezza del disegno complessivo che conduce alla recitazione di un’opera teatrale.
I partecipanti selezionati dovranno portare a memoria un frammento di testo tratto dal seguente elenco. I frammenti scelti non devono subire dei tagli e rispettare le indicazioni del drammaturgo riguardo al genere maschile o femminile di attribuzione dei personaggi.
È possibile presentare anche una canzone in italiano in alternativa al testo teatrale.
Elenco dei testi tra cui scegliere:
Cechov: Il gabbiano | Il giardino dei ciliegi | Ivanov | Proposta di matrimonio | Zio vania
Camus: Caligola | Il malinteso
Koltes: Lotta di negro e cani | Sallinger
Shakespeare: Amleto | Macbeth | Giulietta e Romeo
Kristof: La chiave dell’ascensore
Tennessee Williams: Un tram che si chiama desiderio | La calata di Orfeo | Lo zoo di vetro
Genet: Le serve
Beckett: Aspettando godot | Finale di partita
Euripide: Medea
Sarah Kane: Febbre
Annibale Ruccello: Anna Cappelli | Ferdinando
Pinter: Il guardiano | L’amante
Ionesco: Il rinoceronte
Albee: La capra
Wilde: Salomè
Danio Manfredini è una delle voci più intense del teatro contemporaneo, è autore e interprete di capolavori assoluti quali Miracolo della rosa (Premio Ubu 1989), Tre studi per una crocifissione e Al presente (Premio Ubu come miglior attore 1999); lavori più corali come Cinema Cielo (premio Ubu come miglior regista 2004) e Il sacro segno dei mostri. Nel 2010 si confronta con il repertorio e debutta nel 2012 con lo spettacolo Il Principe Amleto dall’Amleto di Shakespeare, una produzione italo-francese (La Corte Ospitale, Danio Manfredini, Expace Malraux- Chambery, Aix en Provence). Nel 2013 riceve il Premio Lo Straniero come “maestro di tanti pur restando pervicacemente ai margini dei grandi circuiti e refrattario alle tentazioni del successo mediatico”. Sempre nel 2013 riceve anche il premio speciale Ubu «Per l’insieme dell’opera artistica e pedagogica, condotta con poetica ostinazione e col coraggio della fragilità, senza scindere il piano espressivo dalla trasmissione dell’arte dell’attore. Questa costante ricerca, apertasi da ultimo alla via del canto, gli ha consentito di diventare uno dei rari maestri in cui diverse generazioni del teatro si possono riconoscere». Dal 2013 al 2016 è direttore dell’Accademia d’Arte Drammatica del teatro Bellini di Napoli. Nel 2014 debutta a Santarcangelo con Vocazione. Dal 2010 collabora con continuità con La Corte Ospitale, impresa di produzione teatrale reggiana che ricerca nuovi linguaggi della scena, dove dal 2012 prendono forma e vita le sue creazioni. A settembre 2017 debutta al Festival Internazionale di Terni con lo spettacolo Luciano.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Manfredini:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 6 settembre 2019.
In base ai CV ricevuti Danio Manfredini selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 14 al 28 giugno
LUCA RONCONI E LA RECITAZIONE UN VIAGGIO LUNGO CINQUANT’ANNI
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Mauro Avogadro
Sì è detto, e ancora si dice “recitazione ronconiana”.
Sì è detto, e ancora si dice, “attore ronconiano”.
Termini usati, a volte per definire unicamente una appartenenza, più spesso per denigrare il lavoro di chi, come chi scrive, seguiva con accanito interesse le molteplici avventure teatrali di Luca Ronconi.
“Ogni testo sembra chiedere una sua ideale collocazione nello spazio ed una particolare interpretazione da parte degli attori”.
Nulla a che vedere, quindi, con un unico stile e ancor meno con un nuovo birignao.
Scegliendo tra i numerosi spettacoli studiati e allestiti tra gli anni 70 e 2000, si cercherà di elaborare prototipi di scene con varianti interpretative tese a comprendere che la recitazione detta ronconiana era un ponte tra la tradizione e la contemporaneità e un antidoto a quella superficiale “recitazione della chiacchera” che sta di nuovo infestando i palcoscenici italiani.
Nelle giornate di studio al Centro Teatrale Umbro si lavorerà sui testi:
– Pilade e Calderon di P. P. Pasolini;
– Spettri di H. Ibsen;
– Questa sera si recita a soggetto di L. Pirandello;
Testi messi in scena da Ronconi e fondamentali nell’evoluzione del suo concetto di rappresentazione e comunicazione teatrale.
“Per riprodurre la naturalezza e la concretezza del parlato è necessario riprodurre la necessità di esprimersi, con tutte le difficoltà del caso. Perché noi, quando parliamo, stiamo innanzitutto cercando di esprimerci.”
Nel corso del laboratorio, insieme al maestro Avogadro, si cercherà di lavorare sul testo per capire come le sue parti interagiscano tra di loro e se esiste, in che modo e le ragioni che hanno portato il drammaturgo ad utilizzare quelle frasi e quelle parole.
Mauro Avogadro ha lavorato al fianco di Luca Ronconi nelle vesti di attore, docente di recitazione e regista collaboratore dal 1972 al 2006.
Il 28 giugno, al termine delle giornate di studio, i prototipi interpretativi saranno presentati pubblicamente al Teatro Luca Ronconi di Gubbio.
Dal 14 al 25 giugno si lavorerà al Centro Teatrale Umbro, domenica 21 ci sarà un giorno di pausa, il 26 e il 27 si terranno le prove in Teatro.
Mauro Avogadro – regista – ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico negli anni 1971- 74, lì ha incontrato Orazio Costa e Luca Ronconi. Dal 1974 al 1976 ha lavorato nella Compagnia Valli – De Lullo negli spettacoli: Il Malato Immaginario di Molière, Tutto Per Bene di Pirandello, Terra Di Nessuno di Pinter.
Parallelamente è cominciata l’esperienza con Luca Ronconi nelle vesti sia di attore che di regista collaboratore. Sodalizio artistico durato quarant’anni. Ha curato la regia di produzioni liriche andate in scena fra i più importanti teatri come l’Opèra Bastille di Parigi, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il teatro Real di Madrid, il teatro Sao Carlos di Lisbona.
E’ stato vice direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e per anni direttore, nonché insegnante principale di recitazione, della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata da Luca Ronconi nel 1992. Attualmente è docente di interpretazione scenica alla Scuola per attori del Piccolo Teatro di Milano.
Negli ultimi dieci anni ha realizzato la regia di numerosi spettacoli, dirigendo, tra gli altri, Marisa Fabbri, Antonello Fassari, Rossella Falk, Giuliana Lojodice, Umberto Orsini, Massimo Popolizio. Ha preso parte come attore agli spettacoli:
Quattro Atti Profani di Antonio Tarantino, J. G. Borkman di H. Ibsen, Der Park di Botho Strauss. Al teatro greco di Siracusa ha recitato in Aiace di Sofocle e Lisistrata di Aristofane (2010), Le Nuvole di Aristofane (2011), Prometeo di Eschilo e Gli Uccelli di Aristofane (2012), Edipo Re di Sofocle (2013), Agamennone di Eschilo (2014), e ha realizzato Le Vespe di Aristofane. Dal 2015 è in scena con Ivan Illic di Lev Tolstoj.
Nel 2017 decide di fondare la Compagnia RDA, formata da giovani attori suoi ex allievi, coi quali ha messo in scena Elettra o la caduta delle maschere di M. Yourcenar. Ha realizzato, nel mese di Novembre del 2017, Fine Pena: Ora di Paolo Giordano
da Elvio Fassone, spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, dirigendo Paolo Pierobon e Sergio Leone. Un successo strepitoso di pubblico e critica, totalizzando circa 13.000 spettatori in poco più di un mese di repliche al Teatro Grassi.
Nell’aprile 2019, realizza la ripresa di Sonnambula di Bellini per il Teatro Regio di Torino.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Avogadro:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 3 aprile 2020.
L’esito delle selezioni sarà comunicato il 15 aprile.
In base ai CV ricevuti Mauro Avogadro selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 29 Luglio all’ 11 Agosto
Creare infinito
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Cristina Pezzoli
“L’atto creativo è una specie di impronta digitale dell’anima che dice chi siamo e come stiamo al mondo. Per questo considero una catastrofe che il mondo si popoli di esecutori, followers ed esegeti e si spopoli di creatori, di persone che si prendano la responsabilità come suggerisce l’etimo del verbo sanscrito di ‘far nascere dal nulla’, un fare che è ‘poesia’, cioè azione che estrae dal nulla qualcosa di intimo, di personale, che inventa e rende concreto l’autentico da far splendere misteriosamente negli occhi di certi estranei sconosciuti che ancora aspettano nel buio, sera dopo sera, in quei luoghi sempre più anacronistici per certi versi, che sono ormai i teatri.
Trovo commovente quando si continua a farlo, nonostante tutto, dando valore all’incontro umano che accade e si sospende negli attimi grazie alla potenza di un atto creativo, alla qualità dei momenti che a volte si sprigiona, alla sorprendente bellezza dell’adesso, che è il tempo del teatro, gemello omozigote del tempo della vita. Tempo che ci ricorda il nostro essere, tutti, di passaggio.
E mentre ci siamo, creare, credo sia uno degli atti umani che ci porta più vicini all’infinito, più vicini a noi stessi.
L’atto della creazione toglie dall’anonimato interiore, dal copia-incolla, dell’omologazione da polli di allevamento che rende a volte gli attori simili a inutili figurine intercambiabili.
A me piace scoprire cosa rende un attore non uguale a nessuno.”
Lo stage è rivolto a attori professionisti e si basa su un percorso di lavoro che ha come focus la tecnica interiore necessaria per affrontare con strumenti autonomi la creazione di un personaggio, di un’opera, di una storia.
Nelle due settimane il programma di lavoro sarà cosi articolato:
Settimana uno (29 luglio-4 agosto ): Trasparenza e Attivazione
Prima ancora di dire una battuta o fare un gesto, un attore in scena è qualcosa. E’ un segno che porta di per sé narrazione. Spesso però la narrazione che l’attore porta con sé come dotazione basica generata dalla propria identità, è inconsapevole. Raramente infatti si esce dalla scuola di teatro coscienti del personaggio involontario che si porta sulla scena prima ancora di iniziare a recitare, una specie di dramatis personae identitaria, non necessariamente autentica, che esprime energia, qualità, caratteristiche precise e connotanti, motivo per cui capita spesso che quell’attore venga poi più o meno sempre scelto per gli stessi ruoli e mai per altri. Molte volte la maschera involontaria che un attore porta addosso prima ancora di recitare, per il solo fatto di essere ‘on stage’, coincide con una serie di strati di intonaco depositati sulla sua persona da vari fattori, primo tra tutti l’atto di autorappresentazione di sé, ovvero tutto ciò con cui fabbrichiamo la nostra carta di identità che si scrive nel corpo, nella voce, nelle attitudini ricorrenti che ogni persona tende a presentare come immagine di sé nella relazione con gli altri. Come tutte le autorappresentazioni, sceniche e/o esistenziali, l’immagine che viene fornita è un’immagine parzialmente inautentica: in certi casi ‘messa in bella’, come un volto ritoccato e photoshoppato, in altri invece avvilita, denigrata e ‘messa in brutta’, in genere comunque parziale o addirittura resa involontariamente caricaturale. Questo fa sì che la qualità di presenza dell’attore risulti gravemente limitata o compromessa, anche perché contribuiscono ad irrigidire questa identità fake, tutte le tensioni, i blocchi, i pudori che possono generarsi nel momento in cui si comincia a recitare determinando un’opacità incredibile della qualità di presenza in scena.
Credo che il primo oggetto di lavoro per un attore sia la conquista della propria trasparenza. Intendo con questa parola una condizione indispensabile che viene prima del dire le battute, condizione che non si conquista ovviamente una volta per tutte, ma che va generata in sé ogni volta, nel qui e ora. Aggiungo però che lavorare sulla trasparenza attraverso una tecnica interiore precisa, porta a salti decisivi, a progressi sulla propria qualità di presenza scenica che diventano stabili nel tempo e da cui difficilmente si arretra perché coincidono con un modo di stare nel lavoro di cui si fa esperienza concreta, che deposita nell’attore una preziosa memoria fisica, di cui percepisce la differenza oggettiva. La trasparenza garantisce all’attore la libertà del gioco. Oltre ad essere la pre-condizione essenziale per non travasare automaticamente in un personaggio, ciò che appartiene come dotazione volontaria o involontaria, all’identità personale dell’attore, evitando che avvenga un inconsapevole travaso di autobiografia, che spesso con il personaggio non c’entra proprio nulla.
Affronteremo con una serie di esercizi individuali e di gruppo il tema della trasparenza per conquistare una precisa conoscenza delle proprie caratteristiche attoriali, per successivamente imparare a metterle tra parentesi, quando non servono al personaggio che si deve interpretare.
Sempre nella prima settimana verrà affrontato il nucleo centrale del metodo di lavoro da me proposto, che si chiama ‘rubare l’anima’, basato sull’uso attivo dell’immagine per produrre in se stessi attivazione interiore, benzina per recitare. L’uso tecnico dell’immagine genera ispirazione: possedere una tecnica interiore per saper produrre immagini attivamente, determina un comportamento attoriale originale e organico: ci si sente spontanei e a proprio agio, mentre si sta agendo qualcosa di non abituale. Accade qualcosa di straordinariamente importante per un attore: sentirsi organico, non ‘falso’, non in imbarazzo e soprattutto provare piacere per ciò che sta facendo. Credo che questa sia l’unica condizione in cui un attore lavora bene : quando prova piacere, quando è libero di giocare a livello profondo. Difficilmente un attore riesce ad essere creativo ed ispirato quando lavora sul ‘ dover essere’ o sulla volontà che sono alla base della ripetizione di indicazioni esterne ( intenzioni o intonazioni) : gli attori che lavorano progettando ciò che stanno facendo, sono in genere prevedibili e affidabili, adattissimi ai meccanismi di efficienza industriale della replica di uno spettacolo, non a quelli più misteriosi della creazione artistica.
Attraverso training individuali e di gruppo si lavorerà sui fondamenti di tecnica interiore, fisica e vocale necessari all’attivazione creativa indispensabile per recitare.
Giorno di pausa 5 agosto
Settimana due (6/11 agosto): Trasfigurazione e Creazione
Nella seconda settimana verrà affrontato il tema della creazione propedeutico all’invenzione del personaggio di un testo esistente o di piccole opere originali che i partecipanti potranno sviluppare in alternativa, in forma di ‘corti’, a partire da proposte di esercizi specifici maturati in anni di lungo lavoro di ricerca e prassi su come far germogliare competenze autoriali precise negli attori.
Gli spunti poetici proposti (Antropolaroid, Mostro, Joker, Avatar etc) serviranno a promuovere attraverso la creazione personale, la consapevolezza della necessità di saper prendere decisioni creative autonome per lavorare in dialogo col regista, non solo come interpreti, ma come co-creatori dell’atto artistico, o diventare attori-autori di se stessi e del proprio teatro.
Verranno in primis, trattati elementi di invenzione che serviranno come ‘attrezzi’ quali Maschera, Corpo Simbolico, Vocalità, Logica Interiore.
Il lavoro si concentrerà sullo spostamento da sé, sul distanziarsi da ciò che si mette in atto di default nella creazione di un ruolo, quando non si possiedono strumenti precisi per fondarlo. Ogni partecipante farà un percorso guidato per imparare ad usare in autonomia diversi strumenti utili per inventare un personaggio, nella convinzione che sia indispensabile rendere grammaticali e non casuali le esperienze che si fanno mentre si recita. Obiettivo di questa parte conclusiva dello stage è rendere i partecipanti consapevoli della differenza tra inventare ed agire un personaggio piuttosto che limitarsi a mettere se stessi in situazione, come molto spesso capita di fare, saltando a piè pari il fatto che il personaggio non coincide con l’identità e la logica emotiva ed esistenziale dell’attore che lo interpreta.
Questi strumenti nella seconda settimana avranno come focus centrale l’invenzione originale che scaturisce dall’autonomia attoriale che, per quanto mi riguarda, costituisce l’obiettivo essenziale di una valida pedagogia artistica.
Cristina Pezzoli
Nata a Vigevano nel 1963, si è avvicinata giovanissima al mondo del teatro, seguendo le lezioni di Dario Fo e diplomandosi in regia nel 1986 alla Scuola d’Arte Drammatica “Piccolo Teatro” di Milano. Ha lavorato come aiuto regista con Nanni Garella e al 1986 al 1992, è stata regista assistente di Massimo Castri. Successivamente ha collaborato con il Teatro Stabile di Parma, per il quale ha diretto, tra l’altro, L’attesa di Remo Binosi interpretato da Maddelena Crippa, Elisabetta Pozzi, Carla Manzon con cui ha vinto il premio IDI alla regia nel 1994.
A partire dallo stesso anno ha iniziato a collaborare con La Contemporanea ’83, compagnia della quale è stata co-direttrice dal 1995 al 1999 con Sergio Fantoni.
Dal 1987 al 2020 ha messo in scena oltre sessanta spettacoli, lavorando per i principali teatri stabili pubblici e privati, compagnie private e teatro di ricerca indipendente.
Premio Hystrio alla regia nel 2000, Cristina Pezzoli ha messo in scena molti autori italiani e stranieri contemporanei tra cui: Raffaele Orlando, Antonio Tarantino, Letizia Russo, Stefano Benni, Walter Fontana, Remo Binosi, Roberto Cavosi, Roberto Buffagni, Giampaolo Spinato, Sonia Antinori, David Mamet, Xavier Kroetz, Jordi Galceran dirigendo molti protagonisti della scena contemporanea tra cui: Sergio Fantoni, Carlo Cecchi, Isa Danieli, Milva, Nicoletta Braschi, Annamaria Guarnieri, Elisabetta Pozzi, Antonio Casagrande, Ilaria Occhini, Peppino Mazzotta, Veronica Pivetti, Jurij Ferrini, Patrizia Milani, Maria Paiato, Fausto Paravidino, Laura Curino, Lucia Annunziata, Mattia Fabris, Jacopo Bicocchi, Maurizio Donadoni, Maddalena Crippa, Stefano Bollani, Shi Yang Shi, Nancy Brilli, Laura Marinoni, Rosalina Neri.
Dal 2000 ha un felice sodalizio con Angela Finocchiaro con cui ha messo in scena nelle ultime due stagioni teatrali ‘Calendar Girls’ di Tim Firth e ‘Ho perso il filo’ di Walter Fontana, prodotti da AGIDI.
Dal 2002 al 2005 ha curato la direzione artistica del Teatro Manzoni di Pistoia.
Ha realizzato regie televisive, radiofoniche e liriche tra cui Trittico di Puccini (2007), Tosca (2002) e, per il Festival di Torre del Lago, Cavalleria Rusticana e Gianni Schicchi (1998), Trittico di Puccini presso Seoul Art Center (2015), vincitore del premio della Critica Korea Opera Festival, ed Elisir d’amore prodotto da Seoul Metropolitan (2016, con ripresa nel 2017)
Le Villi di Puccini (2019) prodotto da Teatro Pavarotti Modena,
Don Giovanni di Mozart (2020) prodotto da Teatro di Pisa, Fondazione Haydin Trento Bolzano, teatro del Giglio di Lucca, Teatro di Livorno.
Ha insegnato regia all’Università di Pisa presso il corso di laurea CMT e al PROGEAS di Prato e presso l’Università di Firenze.
Nel 2009 ha fondato a Prato, insieme a Letizia Russo il Compost, centro di ricerca artistica indipendente, che ha prodotto numerosi progetti di arte sociale con forte contenuto multiculturale (Cooking, 2013; Facewall, 2014/2015; Festa delle luci, 2016) e ha concluso la sua attività nel 2016.
Dal 2016 insegna recitazione stabilmente alla Shakespeare School di Torino, diretta da Jurij Ferrini. Tiene regolarmente laboratori e masterclass per attori professionisti in tutto il territorio nazionale.
Da settembre 2018 ha guidato per un anno un gruppo di settanta attori professionisti in un percorso di palestra artistica presso il Teatro Pime di Milano.
Ha quattro figli.
Materiale necessario
– Abbigliamento comodo adatto per lavorare fisicamente
– Tre parrucche low cost diverse tra di loro
– Alcuni abiti o elementi adatti a trasformarsi (cappelli, trucchi, occhiali etc)
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Pezzoli:
-due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
-un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it.
In base ai CV ricevuti Cristina Pezzoli selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 21 al 30 Agosto
Tre Sorelle
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
Tre Sorelle di A. Cechov
L’opera del drammaturgo russo, ancora indispensabile e viva più che mai, ha rivoluzionato il modo di intendere la recitazione e la regia, creando, di fatto, il teatro contemporaneo.
Nei 10 giorni di laboratorio studieremo l’opera cercando insieme possibilità interpretative e soluzioni sceniche.
Approfondiremo e proveremo ad appropriarci della poetica di Cechov e della sua straordinaria capacità di raccontare l’umano anche attraverso la lettura di altri suoi testi, straordinari per profondità e determinanti nella storia del teatro mondiale, percorrendo alcuni episodi della sua vita e della sua carriera.
Svilupperemo la capacità di strutturare un percorso interpretativo e la costruzione del gesto scenico.
Il laboratorio prevede anche la presenza di Valia La Rocca che curerà il training, favorendo la disponibilità del corpo dell’attore all’azione.
I sogni e il loro sfiorire, la speranza tenuta in vita a tutti i costi, la disperata ricerca di senso, di gioia, ed una realtà sempre crudele ad opporsi come un’alba gelida e senza sole.
Pierpaolo Sepe
Pierpaolo Sepe inizia la sua attività di regista teatrale nel 1991, e da allora ha firmato oltre cinquanta regie. Nel 1997 inizia una collaborazione artistica con il centro di produzione teatrale Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in atto ancora oggi. Nel 2005 vince il Premio Flaiano come miglior regista teatrale; nel 2012 l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro gli assegna il Premio della Critica 2012 per la regia de “Le Cinque Rose di Jennifer”; vincitore, sempre nel 2012, del MArteAwards, premio italiano all’innovazione artistica, per la regia di Anna Cappelli con Maria Paiato. Nella stagione 2013/2014 i teatri italiani ospitano le sue regie: Sik Sik di Eduardo de Filippo, con Benedetto Casillo – presentato al Festival Benevento Città Spettacolo – e “Medea” di Seneca, con Maria Paiato, che apre in prima assoluta la stagione del Piccolo Teatro di Milano. Firma negli ultimi anni: “Zio Vanja” di Cechov, “Crave” di Sarah Kane per il Napoli Teatro Festival 2015, IL SERVO di Robin Maugham per il Napoli Teatro Festival 2016, Miss Marple-Giochi di prestigio di Agatha Christie nell’adattamento di Edoardo Erba, interpretato da Maria Amelia Monti, Le Signorine di Gianni Clementi interpretato da Isa Danieli e Giuliana De Sio. “Abitare la battaglia – le conseguenze del Macbeth” al Napoli Teatro Festival di Napoli, “Freetime” di Gian Maria Cervo e dei fratelli Presnjakov al Festival Quartieri dell’arte.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe :
-due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
-un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 14 al 28 Giugno
Luca Ronconi e la recitazione: un viaggio lungo cinquant’anni Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Mauro Avogadro
Sì è detto,e ancora si dice “recitazione ronconiana”
Sì è detto,e ancora si dice, “attore ronconiano”
Termini usati, a volte per definire unicamente una appartenenza, più spesso per denigrare il lavoro di chi, come chi scrive, seguiva con accanito interesse le molteplici avventure teatrali di Luca Ronconi.
Nelle giornate di studio al Centro Teatrale Umbro si lavorerà su alcuni testi messi in scena da
Ronconi e fondamentali nell’evoluzione del suo concetto di rappresentazione e comunicazione teatrale.
“Ogni testo sembra chiedere una sua ideale collocazione nello spazio ed una particolare interpretazione da parte degli attori”
Nulla a che vedere, quindi, con un unico stile e ancor meno con un nuovo birignao.
Scegliendo tra i numerosi spettacoli studiati e allestiti tra gli anni 70 e 2000,si cercherà di elaborare prototipi di scene con varianti interpretative tese a comprendere che la recitazione detta ronconiana era un ponte tra la tradizione e la contemporaneità e un antidoto a quella superficiale “recitazione della chiacchera” che sta di nuovo infestando i palcoscenici italiani.
Al termine delle giornate di studio i prototipi interpretativi saranno presentati pubblicamente al Teatro Luca Ronconi di Gubbio.
Mauro Avogadro ha lavorato al fianco di Luca Ronconi nelle vesti di attore, docente di recitazione e regista collaboratore dal 1972 al 2006.
“Per riprodurre la naturalezza e la concretezza del parlato è necessario riprodurre la necessità di esprimersi, con tutte le difficoltà del caso. Perché noi, quando parliamo, stiamo innanzitutto cercando di esprimerci.”
Nel corso del laboratorio, insieme al maestro Avogadro, si cercherà di lavorare sul testo per capire come le sue parti interagiscano tra di loro e se esiste, in che modo e le ragioni che hanno portato il regista ad utilizzare quelle frasi e quelle parole.
I testi che saranno materiale di studio e di esercitazione :
Pilade e Calderon di P.P.Pasolini
Spettri di H. Ibsen
Questa sera si recita a soggetto di L. Pirandello
Non è necessario alcun abbigliamento particolare.
Dal 14 al 25 giugno si lavorerà al Centro Teatrale Umbro, domenica 21 ci sarà un giorno di pausa, il 26 e il 27 si terranno le prove nel Teatro Luca Ronconi che porteranno ad una performance aperta al pubblico del lavoro svolto il 28 giugno.
L’esito delle selezioni sarà comunicato il 15 aprile.
Mauro Avogadro – regista – ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico negli anni 1971- 74, lì ha incontrato Orazio Costa e Luca Ronconi.Dal 1974 al 1976 ha lavorato nella Compagnia Valli – De Lullo negli spettacoli: Il Malato Immaginario di Molière, Tutto Per Bene di Pirandello, Terra Di Nessuno di Pinter.
Parallelamente è cominciata l’esperienza con Luca Ronconi nelle vesti sia di attore che di regista collaboratore. Sodalizio artistico durato quarant’anni.Ha curato la regia di produzioni liriche andate in scena fra i più importanti teatri come l’Opèra Bastille di Parigi, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il teatro Real di Madrid, il teatro Sao Carlos di Lisbona.
E’ stato vice direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e per anni direttore, nonché insegnante principale di recitazione, della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata da Luca Ronconi nel 1992. Attualmente è docente di interpretazione scenica alla Scuola per attori del Piccolo Teatro di Milano.
Negli ultimi dieci anni ha realizzato la regia di numerosi spettacoli, dirigendo, tra gli altri, Marisa Fabbri, Antonello Fassari, Rossella Falk, Giuliana Lojodice, Umberto Orsini, Massimo Popolizio. Ha preso parte come attore agli spettacoli:
Quattro Atti Profani di Antonio Tarantino, J.G.Borkman di H.Ibsen, Der Park di Botho Strauss.Al teatro greco di Siracusa ha recitato in Aiace di Sofocle e Lisistrata di Aristofane (2010), Le Nuvole di Aristofane (2011), Prometeo di Eschilo e Gli Uccelli di Aristofane (2012), Edipo Re di Sofocle (2013), Agamennone di Eschilo (2014), e ha realizzato Le Vespe di Aristofane. Dal 2015 è in scena con Ivan Illic di Lev Tolstoj.
Nel 2017 decide di fondare la Compagnia RDA, formata da giovani attori suoi ex allievi, coi quali ha messo in scena Elettra o la caduta delle maschere di M. Yourcenar. Ha realizzato, nel mese di Novembre del 2017, Fine Pena: Ora di Paolo Giordano
da Elvio Fassone, spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, dirigendo Paolo Pierobon e Sergio Leone. Un successo strepitoso di pubblico e critica, totalizzando circa 13.000 spettatori in poco più di un mese di repliche al Teatro Grassi.
Nell’aprile 2019, realizza la ripresa di Sonnambula di Bellini per il Teatro Regio di Torino.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Avogadro:
-due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
-un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Mauro Avogadro selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 14 al 18 Agosto
Accendere un fuoco
Laboratorio intensivo e residenziale, condotto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli
Laboratorio teatrale residenziale, con premio alla buona pratica.
Nei nostri laboratori teatrali ci siamo rivolti, specie negli ultimi tempi, soprattutto ad attori/drammaturghi. Si tratta di figure teatrali accomunate dal fatto di guardare alla scena come ad un luogo della creazione, ma alle quali risulta difficile separare nettamente la scrittura dalla recitazione, il progetto teorico dal suo possibile sviluppo pratico.
E’ -ovviamente- la nostra storia che ci ha portati a questo.
In questo momento così drammatico per il teatro, abbiamo sentito il bisogno di mettere in discussione il senso stesso della nostra pratica laboratoriale.
Per questa occasione abbiamo quindi deciso di destinare le quote di partecipazione degli iscritti, oltre che alla copertura delle spese per tutti (noi compresi), alla creazione di un piccolo fondo da devolvere in forma di sostegno/premio ad una/o dei partecipanti del laboratorio stesso, quella/o che riterremo più meritevole al termine dei cinque giorni di lavoro in gruppo.
In piccolissimo, e in forma leggera e ludica, qualcosa che ricordi lo spirito delle gare fra i tragici greci.
Ciascuno dei partecipanti dovrà quindi proporre -già in sede di candidatura- un suo progetto drammaturgico, un’idea di testo o di spettacolo. Saranno particolarmente apprezzate quelle proposte che sappiano contemplare nuove forme comunicative figlie della presente crisi.
Il tutto dovrà essere sintetizzato nello spazio di una paginetta, non di più.
Una volta selezionati i/le partecipanti, per i cinque giorni del laboratorio residenziale si lavorerà, sotto la nostra guida, a tutti i progetti in campo, creando di volta in volta sinergie mutevoli per le quali chi è drammaturga/o qui, sarà coinvolto come interprete lì, e viceversa.
Alla fine, ogni progetto sarà stato messo alla prova, e sarà stato inevitabilmente modificato -come accade per ogni scrittura scenica che si rispetti- da sinergie sulla carta imprevedibili.
Al termine dei cinque giorni, ci riserveremo di scegliere un/una partecipante cui devolvere il piccolo fondo, che ammonterà alla cifra di 2000 euro, come sostegno simbolico alla sua creazione, e atto di amore disinteressato verso il teatro (non il nostro, ma quello di qualcun altro).
Il nostro criterio valuterà ovviamente i testi/progetti non sulla carta, ma nella loro risposta alla pratica scenica, nella loro capacità cioè di innescare, in prova, un circolo virtuoso, un gioco (un play) coinvolgente per tutti i partecipanti.
Dopo la fine del laboratorio MusellaMazzarelli non avranno nulla a che fare col progetto vincitore, né si chiederà a nessuno/a di rendicontare se e come sarà spesa la cifra assegnata. Sarà sufficiente assumersi, davanti a tutti i partecipanti, la responsabilità di provare a portare avanti la propria creazione con la maggior cura, passione ed onestà possibili.
Come diceva Montaigne “insegnare non è riempire un vaso, ma accendere un
fuoco”. Abbiamo deciso di chiamare questo laboratorio ACCENDERE UN FUOCO, sperando che nel suo piccolo possa essere da stimolo perché nel sofferente mondo del teatro italiano si accendano tanti, nuovi, possibili fuochi.
Ce n’è bisogno.
Lino Musella e Paolo Mazzarelli lavorano insieme dal 2001, ma è solo dal 2009 che formano la Compagnia MusellaMazzarelli. Ogni spettacolo della Compagnia è stato scritto, interpretato e diretto in coppia dai due.
I primi tre lavori (DUE CANI, FIGLIDIUNBRUTTODIO, CRACK MACHINE), totalmente autoprodotti, sono stati costruiti sullo schema quattro personaggi/due attori. A cominciare da LA SOCIETA’ la scrittura del duo si è poi aperta a nuovi interpreti e a nuovi modelli, cosa che è stata possibile anche grazie al sostegno produttivo di Marche Teatro, che da allora ne sostiene i progetti. Dopo LA SOCIETA’ è stata la volta di STRATEGIE FATALI grande affresco che fonde in sé tre storie e ventuno personaggi affidati ad un totale di sette attori. Il più recente impegno dei due è invece WHO IS THE KING, progetto triennale coprodotto da Teatro Franco Parenti, La Pirandelliana e Marche Teatro che prevede la messa in scena di una serie di 8 drammi storici di Shakespeare ridotti ed adattati dai due, da mettere in scena nel giro di diversi anni con una compagnia stabile di 10 attori.
La Compagnia MusellaMazzarelli ha raccolto in questi anni importanti consensi di critica e pubblico, come dimostrano il Premio InBox 2010 per FIGLIDUNBRUTTODIO, il Premio della Critica ANCT 2014 per LA SOCIETA’, il Premio Le Maschere del Teatro 2014 come miglior attore emergente a Lino Musella per LA SOCIETA’, il Premio HYSTRIO 2016 alla Drammaturgia per STRATEGIE FATALI (che è stato anche finalista al Premio Rete Critica 2017 come miglior spettacolo dell’anno), il Premio Franco Enriquez vinto da Musella e Mazzarelli insieme a Monica Nappo come migliori interpreti per ORPHANS di Dennis Kelly.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Musella Mazzarelli:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
– Ciascuno dei partecipanti dovrà quindi proporre -già in sede di candidatura- un suo progetto drammaturgico, un’idea di testo o di spettacolo. Saranno particolarmente apprezzate quelle proposte che sappiano contemplare nuove forme comunicative figlie della presente crisi.
Il tutto dovrà essere sintetizzato nello spazio di una paginetta, non di più.
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Lino Musella e Paolo Mazzarelli selezioneranno i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 2 al 6 Settembre
Riparazione
Laboratorio intensivo e residenziale, condotto da Cesar Brie
La riparazione come uno spazio dove andiamo a riparare qualcosa. Qualcosa della nostra vita, del nostro passato.
Una stazione? Un luogo di partenza o di ritorno.
Nel seminario si affronteranno, in diverse fasi, tutti i temi principali alla base della poetica di César Brie, con l’obiettivo di applicare un metodo che si propone di formare un attore-poeta nel senso etimologico del termine: colui che crea e fa.
“Cerco di far riflettere attraverso esercizi, sugli elementi che formano la scena e la presenza di uomini, oggetti e tempo sulla stessa.
Insegno a improvvisare, cioè, a stare in scena in modo sereno, calmo. A osservare e dialogare con gli altri. A raccontare, trovare le proprie parole per dire quello che si vuole dire. A dialogare con l’altro.” C. Brie
La scena.
Scena come spazio fisico.
Gli elementi della scena: lo spazio, gli attori, rapporti e azioni tra di loro.
L’oggetto, gli oggetti.
La luce e l’ombra. Ciò che si mostra e ciò che si occulta.
La musica: come amplificazione, come contrappunto, come paesaggio, come spazio emotivo autonomo. Come emozione.
Il testo: il sotto testo, il contesto, il dialogo, il racconto.
Rapporto tra testo e azione.
Rapporto tra testo e musica.
Rapporto tra azione e musica.
La composizione. Come comporre questi elementi.
La composizione nella partitura degli attori.
La composizione scenica del regista
Il ritmo, variazione.
La scena come spazio metaforico, come metafisica. La scena come soglia.
Il reale e il visibile. Ciò che non appare ma c’è. Il tempo che varia.
Nella composizione metaforica il tempo è diverso, esistono diversi tempi che si invertono, cambiano. Scorrono in modo diverso.
La metafora e l’immagine: come composizione, come azione indipendente, come confronto tra elementi.
Il concetto di convenzione.
César Brie
nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo ha cominciato a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Dopo il 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, tra gli spettacoli prodotti A Rincorrere il Sole, Ehi, in collaborazione con Danio Manfredini e E tentavano infine di scappare. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore. Tre, tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba e Il Paese di nod, regia e drammaturgia di César Brie. Poi da solo Il Mare in Tasca, Torneranno i miei figli e con Naira Gonzalez Romeo e Giulietta. A seguito di queste esperienze nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes col quale crea spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo (Ubu in Bolivia, Solo gli ingenui muoiono d’amore, I Sandali del Tempo, Dentro un sole giallo, Fagile, Otra vez Marcelo… l’Iliade, L Odisea). Su L’Iliade hanno scritto “Ci sono spettacoli – pochi, imprevedibili – che incantano e s’imprimono nella memoria come un’esperienza irripetibile. Gli spettatori se li raccontano a distanza di anni alimentandone il mito. L’Iliade del Teatro de Los Andes è uno di questi (….). Presentato in mezzo mondo, ha ovunque trascinato pubblico e critica in un consenso unanime, facendo gridare al capolavoro. Quasi duecento repliche in due anni. Tutti i temi del teatro di Brie sembrano fondersi qui in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia”. (Fernando Marchiori)
César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino; scrive I clienti, con la regia di Giancarlo Gentilucci per Arti e Spettacolo.
Dal 2010 in Italia crea Albero senza Ombra e 120 chili di jazz, Karamazov, Indolore, Il Vecchio Principe, La Mite, Viva l’Italia testo di R. Scarpetti di cui cura la regia. Nel 2015 debutta con lo spettacolo Ero.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Brie:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
– una lettera motivazionale
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Cesar Brie selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 9 al 13 Settembre
Il Mestiere della Recitazione
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Massimiliano Civica
Il Mestiere della Recitazione
C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore.
Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Massimiliano Civica
Reatino, classe 1974, dopo una Laurea in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettera dell’Università La Sapienza, Civica svolge un percorso formativo composito che passa dal teatro di ricerca (seminari in Danimarca presso l’Odin Teatret di Eugenio Barba) alla scuola della tradizione italiana (si diploma in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato artigianale presso il Teatro della Tosse di Genova (a contatto con il magistero di Emanuele Luzzati e il sapere scenico di Tonino Conte).
I suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) sono ospitati nei più importanti teatri e festival italiani.
Nel 2007 vince il Premio Lo Straniero (assegnato dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi) e il Premio Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali per l’insieme della sua attività teatrale.
Sempre nel 2007, a soli 33 anni, diventa Direttore Artistico del Teatro della Tosse di Genova, dando vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro, che vince il Premio ETI Nuove Creatività.
Nel 2008 per lo spettacolo Il Mercante di Venezia, prodotto dalla Fondazione Teatro Due di Parma, vince il Premio UBU per la miglior regia.
Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno.
Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e dal Romaeuropa Festival.
Nel 2011 dirige Attraverso il furore di Armando Pirozzi, che debutta al Festival Inequilibrio di Castiglioncello.
Nel 2012 dirige Soprattutto l’anguria di Armando Pirozzi, in corealizzazione col Teatro di Roma e in collaborazione con il Romaeuropa Festival.
Come studioso ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, e, nel biennio 2007-2009, ha tenuto la cattedra di Regia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova. Nel 2013 ha tenuto un corso di alta specializzazione in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico di Roma.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Civica:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Massimiliano Civica selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 16 al 20 Settembre
Relazione e Accadimento
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Jurij Ferrini
Relazione e Accadimento
Essendo un convinto sostenitore del Teatro quale forma di artigianato, non credo ai metodi o meglio ogni metodo evidenzia semplicemente il suo limite; se un attore si appoggia ad un metodo per interpretare qualcosa non può essere concentrato sul gioco unico ed irripetibile della recitazione in accadimento e relazione.
Per questo propongo agli allievi – se ne avranno la possibilità durante il periodo precedente al mio intervento di metà settembre – di mettersi a coppie o terzetti (quartetti, etc… purché non siano monologhi) e di preparare a memoria, interpretandola al meglio, una scena qualsiasi del repertorio classico o contemporaneo. Una scena che per qualche ragione vi appartenga. Solo scene teatrali, drammaturgiche (scritte per il teatro e non per la letteratura o per l’arte performativa) che possano coinvolgere due o più allievi e che essi sappiano molto bene a memoria. Evitiamo i monologhi.
Nei cinque giorni di lavoro vedremo di cosa ci si deve occupare per far sì che la scena “accada” per davvero ad ogni ripetizione. Un risultato ambizioso e tutt’altro che semplice. Scegliete e preparate una proposta che vi convinca, come fosse un piccolo spettacolo… basta una scena di 3/5 minuti.
Sarà un materiale sufficiente per analizzare insieme la recitazione nei suoi molteplici aspetti.
Quando uno spettacolo non accade è terribilmente noioso e allontana il pubblico dall’esperienza teatrale. Ecco cosa è successo negli ultimi 30 anni: mediamente il teatro italiano ha perso il 70% di pubblico. Perché?
A mio avviso perché il livello della recitazione, oggi, in Italia, è uno dei più bassi al mondo.
Dovremo aggregare nuovo pubblico, a cui offrire un teatro che li riguardi davvero, che sia economicamente sostenibile con la platea pagante, insieme alle poche risorse pubbliche esistenti ed ancora disponibili (ripartite – speriamo almeno in futuro – in modo equo e sensato).
Ci troveremo quindi a realizzare un teatro povero, sobrio, scarno, dove solo la parola e gli attori saranno al centro della scena e sapranno relazionarsi tra loro e con gli spettatori, che sono da sempre e per sempre resteranno, il motivo unico ed essenziale per il quale l’Arte dello Spettacolo esiste.
Proprio per la scarsa attenzione di molti che ci hanno preceduto, viviamo un momento estremamente delicato e dobbiamo avere massima cura per ciò che realizziamo; studiamo, prepariamoci e prima di uscire davanti ad un pubblico, chiediamoci se stiamo facendo (o stiamo almeno tentando con tutto l’impegno di fare) arte.
Jurij Ferrini
49, anni. Attore e regista teatrale, frequenta dal 1991 la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova dove lavora fino al 2004. Socio unico e amministratore della società progetto U.R.T. srl ne dirige l’attività organizzativa ed artistica.
Mentre nei primi anni ’90 lo stabile genovese in poche stagioni fa di lui uno degli attori di riferimento per i ruoli primari (LO STORPIO DI INISHMAAN di Martin McDonagh e DER TOTMACHER di R.Karmakar-M. Farin, entrambi diretti da M.Sciaccaluga), fonda nel 1998 un gruppo teatrale indipendente, il progetto U.R.T., con il quale dirige ed interpreta spettacoli che suscitano l’interesse di pubblico e critica; fra questi ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett, MANDRAGOLA di Niccolò Machiavelli, SCHWEYK NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE di B.Brecht e IVANOV di A. Cechov.
Lavora con registi di fama internazionale come Benno Besson, Alfredo Arias e Matthias Langhoff e con quest’ultimo interpreta protagonisti del calibro di Klestakhov ne L’ISPETTORE GENERALE di N.Gogol – fra l’altro rappresentato con grande successo al Festival Cechov di Mosca – e FILOTTETE di H. Muller, cura parecchie mise en espace, insegna alla scuola di recitazione che aveva frequentato e firma la regia de L’ALCHIMISTA di Ben Johnson.
Firma la regia di TUTTO PER BENE di Luigi Pirandello per la Artisti Associati di Gorizia, in cui Gianrico Tedeschi interpreta il ruolo principale, vincendo il premio Gassman come “miglior spettacolo dell’anno”.
Il 20 settembre 2003 è stato inoltre il vincitore del Premio Olimpico di Vicenza organizzato dall’ETI nella categoria “Miglior attore emergente”.
Dal 2005 ha lavorato con il Teatro stabile di Torino collaborando con importanti registi italiani come Gabriele Vacis, Beppe Rosso e Cristina Pezzoli.
Negli ultimi anni ha diretto e interpretato molti spettacoli prodotti dalla sua compagnia tra cui LOCANDIERA di Carlo Goldoni, RICCARDO III di William Shakespeare e ZOO DI VETRO di Tennessee Wiliams.
Ha interpretato Siora Felice ne I RUSTEGHI per la regia di G. Vacis. E in questa occasione ha stretto una vivace collaborazione con Natalino Balasso, riallestendo con lui ASPETTANDO GODOT.
Ha allestito MANDRAGOLA con Paolo Bonacelli nell’estiva del 2013.
Per il Teatro stabile di Torino è stato interprete e regista del CYRANO DE BERGERAC nell’ottobre del 2014 – uno spettacolo che al suo debutto ha raccolto in un solo mese oltre 5.000 persone al Teatro Gobetti e che ha proseguito una serie di sold out anche in tournée – e de L’AVARO nell’ottobre del 2015, spettacolo che ha riscosso lo stesso identico successo sia a Torino che presso il prestigioso festival internazionale di Wuzen (Shangai) in Cina; l’anno seguente, nel mese di novembre 2016, è stata la volta di MISURA PER MISURA che ha riconfermato – per la terza volta – il pieno successo di pubblico e critica delle precedenti produzioni con lo stabile torinese, così come accaduto anche per le BARUFFE CHIOZZOTTE di Carlo Goldoni nell’autunno 2017.
Ha diretto ed interpretato, per festeggiare il 50° anno del Festival di Borgio Verezzi, la celebre commedia di Gilberto Govi I MANEZZI PE’ MAJA’ ‘NA FIGGIA in co-produzione con il Teatro stabile di Genova. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, al teatro della Corte di Genova si sono registrate 6.500 presenze in sole 9 repliche.
Adatta, dirige ed interpreta DIOPLUTO da Aristofane in scena a Milano e Roma nel 2018.
Mette in scena nella stagione 2019/2020 ben due allestimenti: I DUE GEMELLI… di Natalino Balasso, liberamente tratto da I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni e LUCIDO di Rafael Spregelburd, autore contemporaneo argentino di grande fama internazionale.
Nel campo del cinema e della fiction ha preso parte a NOI CREDEVAMO e IL GIOVANE FAVOLOSO di M. Martone, NEBBIE E DELITTI di L. Barbareschi, DISTRETTO DI POLIZIA 5 di L. Gaudino ed ha interpretato il ruolo di Toscanini nella fiction CARUSO per RAIUNO per la regia di Stefano Reali. Ha lavorato in due film usciti nella primavera del 2013, CI VUOLE UN GRAN FISICO, accanto ad Angela Finocchiaro e PASSIONE SINISTRA, l’ultimo film di Marco Ponti.
Da qualche anno insegna meta-comunicazione presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Comparata e tiene lezioni all’Università di Genova per il corso di Economia dell’industria Culturale e a Torino presso il corso di Lettere e il DAMS.
Fonda e dirige dal 2016 la SHAKESPEARE SCHOOL, una scuola di perfezionamento per attori, con sede a Moncalieri (TO) con il patrocinio e il sostegno della Regione Piemonte.
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Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Ferrini:
– due foto, una in primo piano e una a figura intera in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB
– un CV sintetico (in formato word) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Jurij Ferrini selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 23 Luglio all’ 1 Agosto
Il Sogno di Shakespeare
Studio di “Sogno di una notte di mezza estate”
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
IL SOGNO DI SHAKESPEARE
Il desiderio ci muove e ci determina.
Nasce invadendo la nostra mente e pregiudica il controllo.
Protesi verso il contatto, verso la soddisfazione.
Sviluppiamo atteggiamenti febbrili, scomposti.
Eppure vitale e necessario è il suo disegno.
A volte si maschera d’amore.
A volte brucia, consumandosi nell’estasi.
Nessuno è immune.
Il “sogno” di Shakespeare ci conduce nel regno della notte.
In una foresta dove tutto si fonde e si confonde.
Proveremo a metterlo in scena, a rappresentarlo, a raccontare le possibilità poetiche e le illusioni che il bardo ci suggerisce con la grazia di un bimbo e la passione di chi stringe forte a sé la vita stessa.
Assieme a Valia La Rocca, che guiderà il training e ci aiuterà a sviluppare e a produrre forme sceniche e ad occupare lo spazio con il senso dei significati, ci avventureremo nell’esplorazione di un mondo abitato dalle fantasie più intime e inconfessabili e proveremo a dargli forza, corpo.
Servirà tutta la nostra capacità interpretativa.
Servirà abbandonare pudori e moralismi.
Al servizio del più grande drammaturgo di tutti i tempi, per raggiungerlo e sfidarlo.
Pierpaolo Sepe
Nel 1991 inizia la sua attività di regista teatrale e da allora firma oltre sessanta regie. Nel 2005 vince il premio Flaiano come miglior regista teatrale per gli spettacoli “Venditori di Anime” di Alberto Bassetti (produzione Teatro di Roma) e “Buca di Sabbia” di Michal Walczak (produzione Teatro Stabile di Napoli). Nel 2012 vince il Premio Nazionale della Critica come miglior spettacolo con “Le cinque rose di Jennifer”. Sempre nel 2012 dirige per il Teatro di Roma “Il corsaro nero” per i 150 anni dalla nascita di Emilio Salgari. Nel 2015 dirige “Zio Vanja” di Anton Cechov prodotto dal Teatro Stabile di Napoli. Nel 2013 dirige Maria Paiato in “Medea” di Seneca e nel 2015 mette in scena “Crave” di Sarah Kane, entrambi per la produzione della Casa del Contemporaneo – Centro di Produzione Teatrale. Nella stagione 2020/2021 dirige lo spettacolo “Spacciatore” di Andrej Longo, prodotto dal Teatro Nazionale di Napoli – Teatro San Ferdinando.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 30 aprile 2021.
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 4 al 18 Agosto
In cerca di Lear
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da César Brie
Ho sempre chiamato i miei seminari: Pensare la scena.
Poi ho scelto di volta in volta argomenti da affrontare.
I seminari sono il modo in cui mi avvicino ai temi e alle opere che poi realizzerò.
In questo seminario vorrei lavorare sul Re Lear di Shakespeare.
Lo affronteremo non come testo da interpretare ma da capire.
Ci chiederemo qual è il re Lear che ci appartiene, quali di quelle vicende ci toccano nel personale? Nella nostra vita?
L’uomo che si spoglia per dare tutto alle figlie?
L’amore filiale?
L’inganno?
L’orgoglio?
L’avidità?
Il potere?
L’egoismo?
L’essere bastardi?
Il rapporto tra legalità e giustizia?
La figura del folle che dice la verità e nessuno lo ascolta?
L’anziano che vaneggia?
Cosa rimane a chi ha perso tutto?
Dovrete tutti portare con voi una copia di Re Lear. Dovete portare un vestito da lavoro e un abito più elegante.
Lavoreremo anche ad un argomento parallelo.
Il più grande Re Lear che sia stato rappresentato è stato fatto nel 1935, dal teatro Ebraico di Mosca, con la regia di Micholės che interpretava anche il re Lear e con Vladimir Zuskin nel ruolo del buffone. Ambedue gli artisti, Michoels e Zuskin saranno uccisi da Stalin.
Quindi, affronteremo il re Lear ricordando questi due artisti e così intrecceremo alle due trame del re Lear, una terza, la vicenda di due artisti inermi in una dittatura.
Oltre a questo, lavoreremo sui corpi e le voci degli attori, sull’ utilizzo degli oggetti e sull’ improvvisazione e creazione di immagini.
Se avete abiti militari, portateli.
Se suonate degli strumenti che siano trasportabili, portateli.
Mercoledì 11 agosto ci sarà un giorno di pausa.
César Brie
César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo ha cominciato a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Nell 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, tra gli spettacoli prodotti A Rincorrere il Sole, Ehi, in collaborazione con Danio Manfredini e E tentavano infine di scappare, con Dolly Albertin e Toni D’Urso
Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore.
Tre, tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba e Il Paese di nod, regia e drammaturgia di César Brie. Poi da solo Il Mare in Tasca (1989), Torneranno i miei figli (1990) e con Naira Gonzalez Romeo e Giulietta (1990).
Nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes col quale crea spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo (Ubu in Bolivia, Solo gli ingenui muoiono d’amore, I Sandali del Tempo, Dentro un sole giallo, Fragile, Otra vez Marcelo, 120 chili di jazz, l’Iliade, L Odisea). Su L’Iliade hanno scritto “Ci sono spettacoli – pochi, imprevedibili – che incantano e s’imprimono nella memoria come un’esperienza irripetibile. Gli spettatori se li raccontano a distanza di anni alimentandone il mito. L’Iliade del Teatro de Los Andes è uno di questi (…). Presentato in mezzo mondo, ha ovunque trascinato pubblico e critica in un consenso unanime, facendo gridare al capolavoro. Quasi duecento repliche in due anni. Tutti i temi del teatro di Brie sembrano fondersi qui in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia”. (Fernando Marchiori)
César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino; scrive I clienti, con la regia di Giancarlo Gentilucci per Arti e Spettacolo. 2010, Regia e drammaturgia di Estrellas sin cielo di e con Tanja Watoro.
Dal 2010 in Italia crea Albero senza Ombra e 120 chili di jazz, Karamazov, Indolore, Il Vecchio Principe, La Mite, Viva l’Italia testo di R. Scarpetti di cui cura la regia. Nel 2012 El grito de Alcorta in Argentina.
Nel 2015 debutta con lo spettacolo Ero. La Volontà, 2015 (sulla vita di Simone Weil. El Paraíso Perdido, Buenos Aires 2016. Prima della bomba di R. Scarpetti, 2017. Me decis de mañana? Buenos Aires 2017. El equilibrista, regia, Testo di Patricio Abadi, Mauricio Dayub, Mariano Saba, con Mauricio Dayub, 2018.
La Pandemia ha bloccato nel 2019 la prima di Nel tempo che ci resta, su Falcone, Borsellino e Buscetta.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Brie:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 19 maggio 2021.
In base ai CV ricevuti César Brie selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 30 Settembre al 4 Ottobre
Il Mestiere della Recitazione
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Massimiliano Civica
C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore.
Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Massimiliano Civica
Reatino, classe 1974, dopo una Laurea in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettera dell’Università La Sapienza, Civica svolge un percorso formativo composito che passa dal teatro di ricerca (seminari in Danimarca presso l’Odin Teatret di Eugenio Barba) alla scuola della tradizione italiana (si diploma in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato artigianale presso il Teatro della Tosse di Genova (a contatto con il magistero di Emanuele Luzzati e il sapere scenico di Tonino Conte).
I suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) sono ospitati nei più importanti teatri e festival italiani.
Nel 2007 vince il Premio Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali e il Premio Lo Straniero (assegnato dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi) per l’insieme della sua attività teatrale.
Sempre nel 2007, diventa Direttore Artistico del Teatro della Tosse di Genova, dando vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro, che vince il Premio ETI Nuove Creatività.
Nel 2008 per lo spettacolo Il Mercante di Venezia, prodotto dalla Fondazione Teatro Due di Parma, vince il Premio UBU per la miglior regia.
Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno.
Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e dal Romaeuropa Festival.
Nel 2011 dirige Attraverso il furore di Armando Pirozzi, che debutta al Festival Inequilibrio di Castiglioncello.
Nel 2012 dirige Soprattutto l’anguria di Armando Pirozzi, in corealizzazione col Teatro di Roma e in collaborazione con il Romaeuropa Festival.
Nel 2015 per lo spettacolo Alcesti di Euripide, prodotto da AttoDue e dalla Fondazione Pontedera Teatro, vince il Premio UBU per la miglior regia, mentre Monica Piseddu vince il Premio UBU per la miglior attrice protagonista.
Nel 2017 per lo spettacolo Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzi, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato, vince il Premio UBU per la miglior regia, mentre Armando Pirozzi vince il Premio UBU per la miglior novità drammaturgica.
Nel 2018 gli viene assegnato, per l’insieme della sua attività teatrale, il Premio Hystrio alla regia.
Dal 2018 è consulente artistico alla Direzione del Teatro Metastasio di Prato.
Come studioso ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, e, nel biennio 2007-2009, ha tenuto la cattedra di Regia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova. Dal 2013 tiene il corso di alta specializzazione in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico di Roma, di cui, dal 2015, è membro del Consiglio d’Indirizzo.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Civica:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Massimiliano Civica selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 4 al 13 Settembre
Aspettando Godot
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Alessandro Serra e Chiara Michelini
Ljubov’ Andreevna. Non andate, vi prego. Con voi almeno si sta più allegri…
(Pausa).
Estragone. Andiamocene.
Vladimiro. Non si può.
Estragone. Perché?
Vladimiro. Aspettiamo Godot.
Estragone. Già, è vero. (Pausa).
Due opere si stagliano nel novecento teatrale: Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov, che debutta al teatro d’arte di Mosca nel 1904 e, 49 anni dopo, Aspettando Godot, di Samuel Beckett.
Opere apparentemente distanti eppure fatalmente congiunte.
Beckett è la prosecuzione di quella drammaturgia, o forse la fine stessa della drammaturgia.
Si ravvedono certo molte analogie con Le tre sorelle e la loro immobilità, ma le affinità con Il giardino dei ciliegi sono davvero impressionanti. È come se Beckett avesse posizionato Didì e Gogò nel bel mezzo della strada che, nel secondo atto del giardino, conduce alla tenuta di Gaev.
In Cechov ci sono molti pioppi mentre in Beckett c’è un solo albero.
Lì c’è un vagabondo, mentre qui ce ne sono due.
Ma la dimensione metafisica è la stessa e i due autori, non essendo attori e non possedendo perciò altre armi se non la letteratura, onde evitare fraintendimenti, specificano l’atmosfera in termini luminosi: il sole tramonta e si accede al crepuscolo. Poi il buio. Infine il chiarore argentato della luna.
In aspettando Godot in tempo si lacera, Vladimiro ed Estragone guardano il sole che tramonta, un sole che sembra procedere al contrario.
Estragone. Si direbbe che stia risalendo.
Vladimiro. Impossibile.
Estragone. E se fosse l’aurora?
Entrambi gli autori determinano il ritmo in termini musicali: Cechov si avvale dei puntini di sospensioni, Beckett delle pause.
Son entrambi tragedie ma allo stesso tempo commedie.
Cechov definirà il Giardino una commedia, addirittura una farsa mentre Beckett, nell’edizione inglese, ricorrerà a un sottotitolo: “a tragicomedy in two acts”.
Sono tragedie e sono commedie, non c’è altro da aggiungere. Del resto i greci sapevano bene che la vera tragedia è insostenibile senza il controcanto della commedia.
In entrambi gli autori il tragico penetra nell’anima dello spettatore solo quando è parodiato:
il comico alleggerisce la fruizione, lo spettatore si dispone allo stupore e il senso del tragico si riversa in chi assiste all’opera come un riflesso incondizionato dell’anima.
Oggi la tragedia senza commedia è inammissibile.
C’è una sola differenza: la recitazione.
La tragedia greca si canta con il megafono.
Cechov si recita come al cinema ma senza microfono.
E Beckett?
Non lo so. Non l’ho mai fatto.
E perciò in questi giorni ci porremo questa semplice domanda: come si recita Beckett?
Partiremo dal corpo, elemento imprescindibile, più che mai in Beckett, che prima ancora d’essere autore di parole è sublime compositore di gesti e coreografie.
La gestualità è una partitura che è danza e come tale si abita col ritmo delle battute.
Dunque non si recita e non si interpreta un ruolo, non essendoci personaggi ma figure.
Si danza.
Si parla con il ritmo imposto dall’autore.
Ogni senso, ogni appoggio è un tradimento:
Beckett non si tocca.
Non occorrono attori ma performer, nel senso più alto del termine.
Non occorrono registi ma direttori d’orchestra.
Postilla:
Al termine dei dieci giorni di lavoro, ai partecipanti verrà rivelato chi è Godot.
Fase preparativa
Ogni attore dovrà leggere Appettano Godot di Samuel Beckett e imparare a memoria alcuni brani del personaggio scelto. Ai partecipanti verrà in seguito indicato un dialogo da imparare a memoria. Si raccomanda di non attribuire sensi o intonazioni alle battute, la memoria deve essere quanto più neutra possibile.
Sono richiesti inoltre:
L’atelier
Chiara Michelini proporrà un lavoro di “accordatura” e preparazione del corpo dell’attore: dis-crearlo affinché diventi strumento duttile e organico in tutte le sue reazioni. Esplorare e conoscere a fondo la geografia del proprio corpo per acquisire una attiva consapevolezza del movimento che lo renda forma vuota capace di accogliere ogni volta una storia differente. Ciò che si vuole attivare è una più stretta e profonda corrispondenza tra sensazione, pensiero e azione, affinché il gesto diventi parola parlante.
Alessandro Serra affronterà la scrittura di scena al centro della quale si pone l’attore come artefice e oggetto dell’opera stessa. Si analizzerà la pièce di Samuel Beckett ponendo particolare attenzione alla drammaturgia dell’immagine, allo studio delle figure e all’orchestrazione ritmica e musicale degli elementi presenti sulla scena.
Chiara Michelini
Si forma come danzatrice seguendo il corso di formazione professionale presso Dance Gallery /Centro Civico Danza di Perugia (metodo Nikolais) sotto la direzione di Rita Petrone e Valentina Romito. Approfondisce la sua formazione attraverso seminari con maestri internazionali tra i quali Bruno Collinet, Jeremy Nelson, Ivan Wolfe, Masaki Iwana, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, Caroline Broussard, Elita Cannata, Julie Stanzak, Carolyn Carlson.
Ha partecipato a laboratori teatrali con Yoshi Oida, Danio Manfredini, Marco Sgrosso, Theodoros Terzopoulos. Nel 2009 consegue il Doctorat Professionel en Thérapie de la Danse presso l’UEJM di Bruxelles.
Come coreografa e performer partecipa a diversi festival tra i quali Festival Danza di Brescia (2003), Uscite di Emergenza (2003 – 2004, Milano), Festival Danza Estate di Bergamo (2004), “Il Femminile” a cura di Sentieri Selvaggi (2006, Milano), INFUSI \ Le arti in città (2008, Perugia), Soirée Carlson – Teatro Cucinelli (2015, Solomeo – PG).
Come interprete collabora con diverse compagnie tra le quali: Artemis Danza (PR), Abbondanza/Bertoni (Rovereto, TN), Zerogrammi (TO), compagnia Teatropersona (SI), Carolyn Carlson presso CCN de Roubaix Nord-pas-de Calais (F).
Dal 2016 collabora con il regista Alessandro Serra anche come assistente ai movimenti di scena e alla regia per gli spettacoli: Macbettu; Frame; Il costruttore Solness.
Attualmente in scena con:
Il Giardino dei ciliegi di A. P. Čechov – regia di Alessandro Serra (ruolo Charlotta).
L’ombra della sera di Alessandro Serra (solo di teatrodanza).
Da diversi anni parallelamente al lavoro di compagnia conduce laboratori di movimento e sensibilità scenica al centro dei quali si pone il corpo come strumento poetico di osservazione e riscrittura della realtà che ci circonda.
Alessandro Serra
Integra il suo percorso di formazione teatrale con le arti marziali che pratica sin da giovanissimo. Si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona, con la quale mette in scena le proprie opere che scrive e dirige, curandone scene, luci, suoni e costumi.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il premio Hystrio alla regìa; il Grand Prix “Golden Laurel Wreath Award” come miglior regista (MESS Festival – Sarajevo) e il premio Le Maschere del Teatro Italiano come Miglior Scenografo. Le sue opere hanno ricevuto diversi premi tra cui: Premio Beckett&Puppet 2006 per Beckett Box; Premio di Scrittura di scena Lia Lapini e Premio ETI per il Trattato dei Manichini (2009); Premio Eolo 2015 per H+G; Premio Golden Mask -Oslobodenje, Premio UBU e premio ANCT 2017 per lo spettacolo MACBETTU.
Le sue creazioni sono state presentate all’interno di festival prestigiosi in molti paesi europei, oltre che in Asia, Sud America, Russia, Regno Unito.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Serra Michelini:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 25 giugno 2021.
In base ai CV ricevuti Alessandro Serra e Chiara Michelini selezioneranno i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 16 al 20 Settembre
La camera dei bambini
Percorsi per la costruzione del personaggio, ritratti dolci-amari ispirati all’opera di Anton Cechov
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Marco Sgrosso
“L’orizzonte è spazioso e sereno, da lontano brilla una luce, e intravedo, sì, la vedo… la libertà!”
(da Tre sorelle, Anton Cechov)
“Non so perché ma oggi mi sento tutta piena di luce…”
(da Tre sorelle, Anton Cechov)
Il teatro non è una scienza esatta.
L’esperienza che ho maturato in oltre 35 anni di professione mi ha insegnato a diffidare di formule universali valide per tutti.
L’attore, attraverso il suo agire in scena, porge allo spettatore il proprio vissuto: anima, cuore e pensiero sono al servizio del compito che è chiamato a svolgere, e in questa collisione magica e misteriosa la sua presenza deflagra.
Non credo ad un metodo di insegnamento rigido e unico; l’atto creativo di un attore passa attraverso la messa a fuoco della sua specifica individualità e la consapevolezza delle sue scelte, guidate dai suggerimenti del cuore e dalle intuizioni del cervello, e si sviluppa attraverso un percorso progressivo di conoscenze e una rielaborazione continua degli stimoli raccolti. Penso sia importante evitare di imitare modelli sterili e riuscire piuttosto a selezionare, tra le indicazioni suggerite, quelle più pertinenti alla propria natura, essere in grado di ‘personalizzare’ la trasmissione delle esperienze.
Il lavoro che proporrò in questo percorso verso la costruzione del personaggio cercherà di stimolare l’apporto individuale di ogni attore, suggerendo al contempo alcuni strumenti tecnici – respirazione, emissione vocale, esercizio alla relazione reciproca – necessari a consolidare la libertà e la naturalezza dell’espressione.
Torno ad un autore che amo molto per la profondità e insieme per la leggerezza della riflessione umana che traspare dalle sue opere, Anton Cechov.
In modo mirabile, con precisione quasi scientifica ma senza enfasi, Cechov descrive il tramonto degli ideali, l’apatia dei sogni a cui non segue l’azione, i cambiamenti sociali e civili di un’epoca in lenta ma inesorabile evoluzione. E nel farlo scandaglia, come con un bisturi di piuma, la preziosità dei sentimenti intimi e la vulnerabilità della memoria. I sogni continuamente vagheggiati da parte dei personaggi cechoviani di un’esistenza più felice sempre ‘altrove’ – cioè in un altro luogo e in un altro tempo – sono destinati a sbriciolarsi, a risuonare come monotone cantilene di una volontà apatica, svuotata di ogni capacità di azione. In questo interrogarsi, in questo attendere e rimandare, le esistenze vengono travolte da volontà meno “nobili” ma più concrete, e l’universo noto dall’infanzia muta inesorabilmente sotto lo sguardo attonito di occhi che non smettono di vedere un mondo che non c’è più.
I personaggi di Cechov – così umani e veri a dispetto della loro distanza nel tempo e nei luoghi – fungono da possibile specchio per ciascuno di noi: sono uomini e donne che appartengono ai più diversi ceti sociali e nella loro normalità risiede la loro unicità. Nelle sue opere davvero non esistono personaggi minori, perché tutti – protagonisti e comprimari – sono portatori di anime a tutto tondo e di universi interiori in cui è affascinante sprofondare. Con incantevole e spiritosa malinconia, Cechov ci parla dell’uomo, delle sue miserie, delle sue fragilità, delle sue aspirazioni ridicole o nobili, dei suoi affetti più intimi e segreti. E attraverso indimenticabili ritratti di signori e dame, servitori e domestiche, fratelli e sorelle, figli e figlie, madri e matrigne, militari, medici e attrici, e contabili, maestre, professori, scrocconi e governanti, ci restituisce il quadro di un’umanità ricchissima, sofferente e speranzosa, divertente e divertita, in un equilibrio delicatissimo tra il comico e il tragico.
Il carattere buffo e malinconico di molti suoi personaggi, le situazioni umane e sociali sospese tra lacrima e sorriso consentono un intenso viaggio creativo nelle capacità di metamorfosi individuali, attraverso lo studio delle possibilità di metamorfosi del corpo, della voce e delle emozioni dell’attore, sull’indagine dei suoi lati più oscuri come di quelli più luminosi.
Marco Sgrosso
È vivamente consigliata la lettura attenta delle seguenti opere di Cechov:
Il gabbiano – Tre sorelle – Zio Vanja – Il giardino dei ciliegi
Indicazioni e momenti di lavoro:
E’ necessario un abbigliamento comodo per la parte di training fisico e vocale che precede gli esercizi creativi. Invito altresì i partecipanti a portare abiti, accessori e oggetti utili alla definizione dei personaggi e musiche o registrazioni sonore che li entusiasmino, come pure eventuali strumenti musicali che siano in grado di suonare.
Marco Sgrosso
Attore, regista e pedagogo, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, studia in seminari diretti da Carlo Merlo, Pierre Byland, Sandro Sequi, Thierry Salmon.
Dal 1985 entra nella compagnia di Leo de Berardinis, partecipando a quindici spettacoli da King Lear a Totò Principe di Danimarca, Il ritorno di Scaramouche, I giganti della montagna. Nel 1993 fonda con Elena Bucci la Compagnia Le Belle Bandiere che, oltre alla cura di eventi sul territorio tra cui la battaglia per ristrutturazione del Teatro Comunale di Russi, produce spettacoli che spaziano da scritture sceniche originali (L’amore delle pietre, Gli occhi dei matti, Cavalieri erranti, Le amicizie pericolose, La pazzia di Isabella, diretti a quattro mani), alla drammaturgia contemporanea (Santa Giovanna dei Macelli e La morte e la fanciulla con regia di Elena; Delirio a due, diretto insieme per il TPE e L’amante, diretto insieme per il CTB), alla rilettura dei classici (Il berretto a sonagli, Anfitrione, Il mercante di Venezia, Le smanie per la villeggiatura – premio ETI Olimpic 2007 – realizzati in collaborazione con Diablogues e Teatro degli Incamminati). Nel 2005 inizia il sodalizio con il Centro Teatrale Bresciano (Macbeth, Hedda Gabler, La locandiera, Antigone, Svenimenti, La canzone di Giasone e Medea, Le relazioni pericolose, Ottocento) e nel 2017 con Emilia Romagna Teatro (Prima della pensione di Bernhard).
Nel 2018 CTB ed ERT coproducono L’anima buona del Sezuan.
Da solo è regista e interprete di Ella di Achternbusch, Basso napoletano, Memorie del sottosuolo, L’angelo abietto – dedicato a Chet Baker, A colpi d’ascia – un’irritazione, dal romanzo di Thomas Bernhard.
Tra il 2004 e il 2020 partecipa a diversi progetti di Farneto Teatro con la regia di Maurizio Schmidt, dal Decameron di Boccaccio a testi di Machiavelli e Shakespeare, fino a Sketches and Shorts Plays di Pinter. Diretto da Roberto Latini recita ne Il Teatro Comico (2018), prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, per il quale è candidato ai premi Ubu come migliore attore dell’anno e in Mangiafoco (2019).
Dal 1992 dirige laboratori di pedagogia teatrale per l’Università di Bologna, l’Accademia Nico Pepe di Udine, la Scuola Paolo Grassi di Milano e l’Accademia Teatrale Veneta.
Come attore ha lavorato in spettacoli diretti da Cesare Ronconi, Mario Martone, Raul Ruiz, Claudio Morganti, Francesco Macedonio.
Come regista, dirige Marco Alotto in Don Francesco Foglia Sacerdote ed Elisabetta Vergani in Elektra di Hoffmannsthal. Nel cinema lavora in film diretti da Raul Ruiz e Tonino de Bernardi, fino alla partecipazione in Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sgrosso:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 23 luglio 2021.
In base ai CV ricevuti Marco Sgrosso selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
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Dal 28 Agosto all’ 1 Settembre
Corpo in Gioco
“l’anima desidera abitare il corpo perchè senza lui, non può agire né sentire.” Leonardo Da Vinci
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Toni Cafiero
Prima parte
TRAINING:
Seconda parte
COMPOSIZIONE: Strutture Ludiche e strutture di Realismo psicologico.
Terza Parte
ANALISI ATTIVA : Conflitto. Avvenimento. Tema
Piccola cartografia dell’attore.
Tutti i problemi di recitazione sono legati. Sono così interdipendenti gli uni dagli altri che sembrano essere le faccette accecanti di un solo diamante, tagliato da un diabolico orafo. Definire questo diamante descrivendo le sue faccette ci porterebbe fuori pista: ognuna acquista senso solo in relazione alle altre. Una mappa della metropolitana ci permette di cambiare linea, ma non assomiglia in nulla agli incroci delle strade e vie della città e ingannerebbe il pedone.
In generale potremmo dividere il lavoro dell’attore in due parti; la prova e la rappresentazione. In maniera più polemica potremmo dividere lo spirito umano stesso in: conscio e inconscio.
La prova e l’inconscio hanno alcuni punti in comune. Tutti e due sono normalmente invisibili, ma assolutamente essenziali. Rappresentano ciascuno a suo modo, l’ottanta per cento dell’iceberg nascosto sotto l’acqua.
Al contrario, rappresentazione e conscio sono ben visibili, come la punta di questo iceberg. E’ facile vederne la massa ghiacciata in superficie, ma per dedurne l’altro ottanta per cento si necessita di grande saggezza.
Divideremo il nostro lavoro in lavoro visibile e lavoro invisibile: è solo una piccola mappa che metterà un po di luce su un vecchio paesaggio, ma per questo dobbiamo accordarci su alcuni punti: tutte le ricerche che un attore fà sono parte del lavoro invisibile e il pubblico non deve mai vederle. La prova è fatta da tutto il lavoro invisibile e di certi passaggi del lavoro visibile. La rappresentazione è composta da solo il lavoro visibile.
Ma prima di esaminare alcuni elementi del lavoro del attore è utile sottolineare due incongruenze che avvelenano tutti gli scritti sulla recitazione in generale.
Primo: dovremmo passare per delle generalizzazioni per risolvere i problemi dove il sintomo stesso è la generalizzazione.
Il secondo: trattare le singole faccette come zampe di un ragno, sapendo che una non può muoversi senza l’aiuto delle altre.
Qualche nota
Si potrebbe paragonare il metodo pedagogico del Corpo in Gioco al lavoro del pittore.
Quando realizza un ritratto, non comincia dagli occhi o dalla bocca o dal naso per poi mediatamente finirlo, per prima cosa fa uno schizzo che possa dare una visione d`insieme del viso, per capirne le caratteristiche i tratti, solo in seguito sì concentrerà sui dettagli.
L’Analisi Attiva consiste nel visionare il materiale drammaturgico in un primo momento sotto il punto di vista della sua Composizione per poterne definire le Strutture di gioco. Solo in seguito il focus verrà posto nell’Azione e nella Prospettiva. In questo modo l’attore non comincia con l’apprendere il testo; il testo verrà studiato solo quando sarà fisicamente sperimentato.
Da una rapida lettura si comincerà a fare conoscenza delle azioni principali e delle Circostanze
Date in maniera molto superficiale per passare subito all’Improvvisazione e allo
Studio.
In seguito si passa a un continuo andirivieni dallo Studio al Testo fino ad arrivare, con un approccio attivo, alla fedeltà al testo.
Il principio è quello di passare alla tappa seguente solo quando la percezione del testo studiato fino a quel momento, non è stato assimilato e sperimentato attraverso l’azione organica del corpo.
L’attore non dovrà cercare la giustezza psicologica del personaggio ma attraverso gli Impulsi del suo corpo cercare quello che il corpo del personaggio potrebbe fare in quella situazione partendo dalle Azioni Fisiche più semplici e immediate che definiscono una scena.
Attraverso un approfondimento graduale e preciso, l’attore arriverà a mettere in luce le sfumature
e le pieghe più sottili che sottendono un testo.
Nessun tipo di espressione emotiva potrà cominciare senza “l’appoggio” sul corpo e su una Struttura fisica.
Il processo di creazione deve essere naturale, questo non significa che lo stile di recitazione sia il naturalismo. Se questo processo sarà perseguito con pazienza e ingegno il testo sarà il risultato di una serie di azioni circonstanziate e tempo-ritmate.
Il training esiste per instigare il piacere al Movimento cosciente in scena, la pratica permette all’attore di sollevare i problemi fisici mettendoli a nudo e liberarlo.
Il movimento mette l’attore in una posizione “neutra”, legato al suo centro di gravità, luogo da dove è possibile iniziare a costruire. Offre all’attore la capacità di determinarsi nello spazio e nel tempo della scena, di percepire la sensazione del partner e del ritmo interno ed esterno. Permette di accordarsi al ritmo generale dello spettacolo e di entravi istantaneamente.
Il corpo chiama il movimento. Il movimento risveglia il carattere e obbliga a pensare più veloce, cosa estremamente importante per l’attore ma anche per lo spettatore.
Toni Cafiero
Formatosi alla scuola Jaques Lecoq di Parigi, segue i corsi di Scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Ha lavorato come regista d’opera e teatro in vari paesi
Opera National de Montpellier. Capitol Toulouse, Festival de Martinafranca, Spagna (Mercat de Las Flors a Barcellona, Festival di Almagro e Teatro Abadia de Madrid), Francia (Centre Dramatique National de Montpellier, Scene National de Toulouse, Narbonne, Le Phenix, Perpignan) vari Festivals (Avignone, Printemps de Comediems, Estivals, Chambery, Ivry sur Seine), Portogallo: Festival de Almada, Teatro Nazionale Dona Maria di Lisbona, Teatro Joaquim Benite, Teatro do Circo Braga. Marocco Teatro Nazionale di Rabat et Casablanca, Croazia Teatro Nazionale Croato di Zagabria e Rijeka, Algeria Teatro Nazionale di Algeri e di Oran, Austria (WUK Dramatikerszene di Vienna), Stati Uniti (La Mama di New York). Biennale di Venezia.
Varie produzioni private.
Pedagogo alla Real Escuela de Arte Drammatico di Madrid, Istituto dell`Teatro di Barcellona. Conservatoire di Nantes, Montpellier, Sete, Ecole National de Chaillot di Parigi, ENSATT di Lione New York University Stati Uniti, Accademia per l’Attore di Bruxelles, Nico Pepe di Udine, Paolo Grassi a Milano, Scuola dello Stabile di Torino, Scuola del Teatro Stabile del Veneto, Novosibirsk Drama Istitut.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Cafiero:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Toni Cafiero selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 23 al 27 Settembre
A cavallo delle parole
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Giuliana Musso
Laboratorio intensivo per attrici e attori dedicato alla potenza delle “parole”.
Una proposta tecnica di approccio alla recitazione che elude l’analisi “a tavolino” del testo per concentrarsi sui suoni delle parole e sul loro rapporto col corpo e con l’emotività degli attori.
Dove e come nascono le parole nel nostro corpo? Come le possiamo “cavalcare” per farci condurre lontano?
Nel corpo pre-espressivo dell’attore il suono della parola è materia concreta, sempre poetica e potente di per sé. In questo scenario, che è in definitiva un modo di mettersi a servizio di ciò che si dice, l’interpretazione non può essere una scelta a priori, ma solo un offrirsi all’incontro, alla dinamica spontanea che si genera sul palco.
Il laboratorio proverà ad indicare questa strada: fidarsi delle parole per scoprire nella “diretta” del recitare una sorprendente comprensione del testo e del personaggio.
Per imparare ad andare a cavallo è necessario fidarsi della bestia.
Richieste per i partecipanti:
Due monologhi a memoria (ferrea!) di cui almeno uno di repertorio classico. (Esclusi testi di narrazione teatrale). Abbigliamento comodo per allenamento fisico.
Giuliana Musso
Giuliana Musso, classe 1970, vicentina d’origine e udinese d’adozione.
Attrice, ricercatrice, autrice, Premio della Critica 2005, Premio Cassino Off 2017 e Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia, è tra le maggiori esponenti del teatro d’indagine: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità. Una poetica che caratterizza tutti i suoi lavori: una prima trilogia sui “fondamentali” della vita, Nati in casa, Sexmachine e Tanti Saluti (nascita, sesso e morte), e poi un impegnativo viaggio nella distruttività del sistema patriarcale con La città ha fondamenta sopra un misfatto (ispirato a Medea. Voci di Christa Wolf), La Fabbrica dei preti (sulla vita e la formazione nei seminari italiani prima del Concilio Vat. II) e Mio Eroe (la guerra contemporanea nelle voci di madri di militari caduti in Afghanistan). Nel 2019 debutta a Mittelfest il monologo La scimmia, testo originale ispirato al protagonista del racconto di Franz Kafka Una relazione per un’accademia. Il suo ultimo lavoro DENTRO. Una storia vera, se volete, esito di un’indagine teatrale sul tema della violenza intra-familiare, ha debuttato per Biennale Teatro 2020.
I suoi testi sono stati pubblicati e tradotti in antologie, raccolte e riviste: Senza Corpo. Voci dalla nuova scena, a cura di Debora Pietrobono, Minimun Fax Media (2009); Donne che non seguono il copione, a cura di Milagro Martín Clavijo, Aracne editrice (2015); Italian Literature in Translation. Vol. II Theatre, a cura di Monica Capuani, Istituto italiano di Cultura a Londra (2017); My Hero, traduzione di Patricia Gaborik, nella sua versione integrale è edito da Frank Hentschker, Valeria Orani in New Plays from Italy, vol. 3 (2019). I testi integrali di Mio eroe e Dentro sono stati pubblicati dalla rivista Hystrio.
Dal 2008 La Corte Ospitale, Rubiera (RE), è la sua casa di produzione.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Musso:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 3 settembre 2021.
In base ai CV ricevuti Giuliana Musso selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 9258072 – Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
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Sabato 15 gennaio ore 21,00
Teatro San Fedele di Montone
AL CENTRO DELLE COSE
Si chiama Al centro delle cose ed e l’ultimo spettacolo di Elsa Martin e Stefano Battaglia l’omaggio in musica
al poeta friulano Pierluigi Cappello (1967 – 2017).
Sulle sue liriche i due musicisti hanno scritto composizioni originali le cui forme sono sia liederistiche che
progressive, sfruttando di entrambi e le doti di interpreti della forma canzone e -al contempo- quelle
performative tese alle nuove musiche contemporanee e alla prassi dell’improvvisazione, attraverso un preciso
sistema di strutture morfologiche disciplinate dalle forti evocazioni del testo.
Le poesie scelte coinvolgono sia la produzione poetica in Friulano che quella in Italiano, un lavoro questo che
vede proseguire, arricchendola di nuovi contenuti, l’appassionata ricerca condotta dai due musicisti sulla
poesia friulana di autori quali Pasolini, Tavan, Cantarutti, Giacomini, Morandini, che ha esordito con lo
spettacolo Sfueai e che ora si amplia di materiali di indiscussa bellezza e profondita.
Sono liriche che grondano di bellezza quelle di Cappello, in maniera cosi nitida da imporsi per la sua
innocenza profonda, conquistata, per la sua trasparenza commovente che contiene l’enigma ed il mistero,
cosi semplicemente esposto, descritto. Egli non si sottrae al significato della parola e alla sua concreta
fisicita, non e uno sperimentatore, piuttosto un artigiano appassionato alla nuda essenzialita del verso come
gesto del vero, racconto quotidiano. Le sue raccolte assomigliano all’opera di un vasaio, al lavoro di un
instancabile cesellatore dallo sguardo largo e lucido, sempre calato nella sua realta e nel suo contesto e la
musica, grazie alle sue proprieta meta-linguistiche oltre che metafisiche, e l’arte privilegiata per osare un
dialogo con la parola di Cappello senza sacrificarla, bruciarla, distruggerla, svilirla.
Biglietti:
Ingresso gratuito
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3383718261
Giovedì 28 ottobre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio Luca Ronconi
IL GRANDE GIORNO
Di Daniele Ronco
Aiuto drammaturgico Caroline Baglioni
Con Daniele Ronco ed Elena Aimone
E con la partecipazione straordinaria di Tullio Solenghi ruolo di Arturo (voce narrante)
Regia: Raffaele Latagliata
In scena, una reclusione forzata accompagnata dalla domanda: che cosa accadrebbe se
improvvisamente fossimo costretti a rallentare?
Ettore Stein vive in un appartamento “design” che ricorda un acquario, con la moglie
Elisabetta e Arturo, un pesce pagliaccio rinchiuso a sua volta in un altro piccolo acquario.
Ettore è candidato a diventare il nuovo capo del governo. E’ alla soglia della
consacrazione come il più giovane premier mai stato in carica in Italia. Si è appena
chiusa la campagna elettorale e ad Ettore non resta che attendere il responso delle
elezioni, certo di uscirne vincitore indiscusso.
Proprio quando sembra che tutto stia andando per il meglio, Ettore viene lasciato da
Elisabetta, esasperata dal non riconoscere più il ragazzo premuroso e amorevole
conosciuto all’università.
Rimasto solo con Arturo, Ettore riceve una visita inaspettata che lo proietta in un viaggio
surreale e onirico, con una sorprendente evoluzione che lo porterà a riconnettersi con il
proprio vero sé.
Biglietti:
Ingresso gratuito
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3383718261
Mercoledì 10 novembre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio Luca Ronconi
RUBBISH RABBIT
da un’idea di Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi
con Nicola Danesi de Luca, Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni
musiche originali di Enzo Palazzoni
Rubbish Rabbit è uno spettacolo anarchico, un frenetico gioco in cui parole e azioni si rincorrono in una corsa a perdifiato, per lo spettatore un susseguirsi implacabile di risate e tensione.
Il Tony Clifton Circus con una miscela esplosiva di comicità e provocazione, riesce, con un ironia pungente e solo apparentemente fatta di non sensi, a farsi beffa del politically correct imperante.
Il desiderio di ogni clown è ritrovare il bambino che è all’interno di ognuno di noi e dargli tutto lo spazio possibile…. e con Rubbish Rabbit Tony Clifton Circus ci riesce in pieno.
Ma i bambini quando sono liberi sono quanto di più pericoloso esista sulla faccia della terra sono capaci di creare caos, rumore, distruzione totale e proprio di questo è fatto Rubbish Rabbit, di caos, rumore e distruzione totale. Come bambini sfrenati, gli irriverenti clown di questo “Circo dell’Anomalia” sembrano usare la risata come grimaldello per giungere al centro del discorso. Il pubblico, grazie al potere catartico della comicità, diviene progressivamente complice di un vero e proprio esperimento di estremismo comico, nel quale, accanto a provocazioni verbali e azioni apparentemente assurde, sta il vero scopo di questo spettacolo: la destrutturazione delle opinioni e dei giudizi comuni.
“In Rubbish Rabbit rompiamo la maggior parte delle cose che ci passano per le mani, ci spariamo, ci buttiamo per terra, balliamo, facciamo la lotta con il nostro peluche gigante…semplicemente perché è la cosa che ci fa divertire di più e state certi… vedercelo fare non sarà per nulla rassicurante”
Biglietti:
Ingresso gratuito
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3383718261
Giovedì 18 novembre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio Luca Ronconi
GIANNI
Caroline Baglioni/Michelangelo Bellani
ispirato alla voce di Gianni Pampanini
di e con
Caroline Baglioni
regia
Michelangelo Bellani
supervisione alla regia
C.L.Grugher
Progetto vincitore del Premio Scenario per Ustica 2015
Spettacolo vincitore del Premio In-Box Blu 2016
Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2017
Tre audiocassette, incise a metà degli anni ’80 e ritrovate vent’anni dopo, diventano il materiale di un’opera teatrale, GIANNI, firmato da Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani, trascrizione fedele di un testamento sonoro lasciato da Gianni Pampanini, zio di Caroline. Questi nastri, nei quali Gianni, un uomo con problemi maniaco depressivi scomparso nel 2001, descrive se stesso, le sue inquietudini, i suoi desideri e il rapporto intimo e sofferto con la società, a distanza di anni divengono la ‘voce’ di un’opera teatrale che continua a viaggiare in tutta Italia, coinvolgendo la sensibilità di chi le ascolta.
«Ci siamo a lungo interrogati sul perché Gianni avesse inciso quei nastri. Per lasciare un segno del suo passaggio? Per riascoltarsi e scoprire che c’era nell’abisso? Per superare la paura di vivere? La sua voce è un flusso di coscienza, ironico, intelligente, drammatico, commovente che si muove a picchi infiniti fra voglia di vivere e desiderio di finire con uguale forza e disperazione. Ma la vera potenza del suo linguaggio sta in come ci conduce inevitabilmente dentro ciascuna delle nostre esistenze per renderci conto, in fin dei conti, che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti “Gianni”.»
Biglietti:
Ingresso gratuito
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3383718261
Giovedì 21 ottobre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio Luca Ronconi
Domenica 24 ottobre ore 21,00
Cantiere Oberdan, Spoleto
Venerdì 10 dicembre ore 21,00
Cinema Teatro Astra, San Giustino
L’ARCHIVIO DELLE ANIME, AMLETO
con Massimiliano Donato
una creazione di Naira Gonzalez e Massimiliano Donato
collaborazione all’allestimento Raffaele Echelli
collaborazione alla drammaturgia David Anzalone
ricerca musicale Barnaba Ponchielli
elaborazione burattini Edgar Gonzalez
costumi Manuela Marti
disegno luci Alessandro Scarpa
produzione Centro Teatrale Umbro
Ho affidato le mie ceneri
al rondone dal petto bianco,
le porta nel becco… come enigmi.
Chi si burla di tutta questa angoscia?
Ferocemente mi sono stretto alle pietre sepolcrali
Cercando un epitaffio,
Cercando un po’ di dignità, un poco di decenza.
L’ho cercata sul promontorio,
Quella roccia che si sporge dalla sua base sulla distesa vasta del mare
Dove l’aria odora come se spirasse da prati appena falciati.
Ho cercato di stanarla frugando con tatto sensibile, sprecando ordini
Con la calma e la pazienza e poi con la pazzia, il delirio, il sangue in fiamme e la fronte bollente, Cacciando con furia schiumosa, da demonio più che da uomo.
Sarcastico fino alla fine non sono mai stato di me stesso l’amante.
Come un becchino sdegnoso ho calpestato le ossa bianche dei cadaveri
che scricchiolavano e si spezzavano come conchiglie,
ho menato gomitate contro i miei affetti,
malvagiamente sputacchiando intorno a me,
quella malvagità che sta al principio delle cose.
Dove vanno gli assassini, amore mio più caro?
Arrugginiremo tra l’erba come falci dimenticate
Mentre il rondone che si è precipitato nei burroni più oscuri è tornato a librarsi in alto e a scomparire nel sole.
IL BECCHINO
Quando della morte rimane solo il silenzio e l’odore, quando i personaggi hanno compiuto il loro tragico destino, quando il pubblico ha consumato il suo pasto e sazio dell’eroe che pensa ha lasciato il teatro per rientrare nella sua quotidianità lasciandosi alle spalle l’artificiosa morte, chi si occupa di seppellire i sogni perché il giorno dopo rifioriscano?
E’ davanti ad una platea vuota che prende forma la figura della nostra riscrittura scenica, quella del becchino.
Celebrerà lui questo dramma intessuto di domande e di dubbi, di risposte contraddittorie, di lacune che ha un’unica certezza: la morte. Quella dei personaggi ma forse anche quella degli uomini condannati a rivivere sempre uguale il loro destino, presentandoci quel pensiero sincero e crudo che cerca il senso dell’esistenza… ma pensare è un’audacia, un privilegio riservato a Dio soltanto, i cuori degli uomini sussultano s’agghiacciano e spaccano.
A questa tragedia del disincanto non c’è cura o soluzione se non quella per il becchino di vivere in un cimitero fatto di trucchi e artifici in cui forse è ancora possibile lasciarsi incantare. Forse.
Biglietti:
Ingresso gratuito
INFO E PRENOTAZIONI:
info@centroteatraleumbro.i
Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3383718261
Giovedì 14 ottobre ore 21,00
Teatro comunale di Gubbio Luca Ronconi
Sabato 23 ottobre ore 21,00
Cantiere Oberdan, Spoleto
Mercoledì 27 ottobre ore 21,00
Teatro del Carmine, Orvieto
Sabato 20 novembre ore 21,00
Piccolo Teatro degli Instabili, Assisi
LA GUERRA SULLE SPALLE
Con Marta Riservato
Regia Massimiliano Donato
Ricerca e trasmissione canti Claudia Grimaz
Prendendo le distanze dalla retorica e avvicinandosi il più possibile, in punta di piedi, ad una intimità di sentimenti e stati d’animo, “La Guerra sulle spalle” è dedicato alla storia di fatica e coraggio delle portatrici carniche. Una vita in salita, un peso sulla schiena che solo i muli erano abituati a portare. Protagoniste dello spettacolo sono donne che durante la prima guerra mondiale trasportarono sulle vette dove si combatteva tutti i rifornimenti. Il racconto parte dalla fine, dalla ritirata: è l’ottobre del 1917 e insieme alla popolazione e agli eserciti anche queste donne si trovano a lasciare la loro terra, la loro casa che per due anni e mezzo hanno difeso a denti stretti per andare da qualche parte, non si sa dove. Durante questo esodo Erminia, portatrice e madre di famiglia, racconta la sua guerra, la sua fatica e la sua paura di arrivare ogni giorno al fronte. Una vicenda di coraggio che parla di una terra il cui orizzonte è alto e dove la sua gente abbassa la testa e suda per raggiungerlo.
Note di regia:
Avvicinarsi alla Grande Guerra significa confrontarsi con un vastissimo archivio di lettere, diari e poesie; memorie che nella maggior parte dei casi hanno la verticalità dei testi sacri. Durante la guerra le portatrici sono state protagoniste assolute del fronte carnico, con il loro coraggio hanno sopperito a tutte le lacune e le mancanze di un esercito e di uno stato che al momento della sua scesa in guerra era completamente impreparato. Del loro vissuto e delle loro fatiche ci rimane la cronaca di chi ha vissuto con loro quegli anni, oltre a qualche immagine che le ritrae con l’inseparabile gerla sulle spalle, ma non un pensiero, una lettera, un diario che ci riveli di loro, delle loro paure e aspirazioni Lo spettacolo si sviluppa a partire dalla fine, dalla disfatta di Caporetto, a partire da quella linea d’ombra in cui tutte le fatiche sopportate e le sofferenze patite si rivelano vane, inutili, in cui tutto quello a cui prima ci si attaccava ostinatamente per dare un senso ora svanisce e sfuoca in un’assenza di ragione. Nella vita di Erminia, protagonista dello spettacolo, proviamo a vedere noi stessi per capire chi siamo e da dove veniamo.
Biglietti:
Ingresso gratuito
INFO E PRENOTAZIONI:
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Tel./Fax 0759258072
Cell. 3389788533 – 3383718261
Dal 29 Luglio al 9 Agosto
La dodicesima notte
o quel che volete
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
“Che la menzogna sia necessaria per vivere, anche ciò fa parte di questo terribile e problematico carattere dell’esistenza”
(Nietzsche)
LA DODICESIMA NOTTE
“O io sono pazzo, o questo è un sogno”
Credo sia nascosto all’interno della battuta di Sebastian il senso di questa straordinaria commedia.
Shakespeare, infatti, non fornisce elementi chiari di lettura e di interpretazione ma gioca con noi, con le nostre convinzioni, con le nostre fragili consapevolezze, schernendole e smascherandole.
Ogni verità possibile la sovverte, la schernisce.
Tutto è ambiguo, perfino la concezione di spazio e di tempo.
Qualsiasi tentativo di raggiungere significato, attraverso razionalità e logica, viene demolito.
E’ solo attraverso la poesia, l’estasi, l’abbandono e una reale libertà di pensiero e di giudizio che potremo avvicinare il grande poeta e la sua precisa volontà di lasciarci intendere desiderio, amore, voluttà, follia come protagonisti di una notte affollata di personaggi in cerca di una reale appartenenza al proprio essere.
Bisognerà sottostare a criteri che la luce del giorno non contempla e non riconosce, sopprimere le regole della moralità e dell’ordinario, raggiungere la nostra reale essenza, il nostro disperato bisogno di piacere, di appagamento, di soddisfazione.
E’ solo nel pieno contatto con il sé che questa commedia raggiunge significato e forza.
Siamo in un sogno, in una notte in cui il tempo si ferma e la verità prende corpo e vita.
Ai partecipanti al laboratorio è richiesta un’ottima conoscenza del testo e la capacità di ipotizzare traiettorie interpretative.
Si richiede, inoltre, di scegliere un monologo ed un dialogo della commedia e di possederne memoria senza incertezze.
Su detti brani lavoreremo nel corso dei dieci giorni di workshop.
La scelta non deve necessariamente cadere su personaggi della sessualità dell’attore.
Inoltre è richiesto di arrivare forniti di costumi, di trucchi, di attrezzeria a sostegno del proprio disegno scenico, ove ve ne fosse bisogno.
Abbiamo bisogno di coraggio, di audacia, di uno sguardo accorto e sincero, di attori capaci di vedere le loro menzogne e tramutarle in arte.
Pierpaolo Sepe
Nel 1991 inizia la sua attività di regista teatrale e da allora firma oltre sessanta regie. Nel 2005 vince il premio Flaiano come miglior regista teatrale per gli spettacoli “Venditori di Anime” di Alberto Bassetti (produzione Teatro di Roma) e “Buca di Sabbia” di Michal Walczak (produzione Teatro Stabile di Napoli). Nel 2012 vince il Premio Nazionale della Critica come miglior spettacolo con “Le cinque rose di Jennifer”. Sempre nel 2012 dirige per il Teatro di Roma “Il corsaro nero” per i 150 anni dalla nascita di Emilio Salgari. Nel 2015 dirige “Zio Vanja” di Anton Cechov prodotto dal Teatro Stabile di Napoli. Nel 2013 dirige Maria Paiato in “Medea” di Seneca e nel 2015 mette in scena “Crave” di Sarah Kane, entrambi per la produzione della Casa del Contemporaneo – Centro di Produzione Teatrale. Nella stagione 2020/2021 dirige lo spettacolo “Spacciatore” di Andrej Longo, prodotto dal Teatro Nazionale di Napoli – Teatro San Ferdinando.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
Dal 26 Agosto al 4 Settembre
15 Attori in cerca di un personaggio
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Mauro Avogadro
Quale è il metodo migliore per costruire un personaggio?
È necessario possedere un metodo?
In anni in cui sempre più spesso è diventato metodo, o forse solo moda, presentare l’attore stesso come personaggio, dove si possono ancora trovare gli stimoli per invertire il processo interpretativo, ovvero avvicinarsi al personaggio andando oltre i confini del rappresentare unicamente se stessi cercando di conoscere quel terreno pericoloso e sconosciuto seminato non da noi ma da un autore?
Con strumenti da chirurghi della parola e del gesto si cercherà di dare risposta a queste domande attraverso lo studio di quei personaggi che da sempre rappresentano una vera “gatta da pelare” per ogni interprete.
Mauro Avogadro ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico negli anni 1971- 74, lì ha incontrato Orazio Costa e Luca Ronconi.
Dal 1974 al 1976 ha lavorato nella Compagnia Valli – De Lullo negli spettacoli: Il Malato Immaginario di Molière, Tutto Per Bene di Pirandello, Terra Di Nessuno di Pinter.
Parallelamente è cominciata l’esperienza con Luca Ronconi nelle vesti
sia di attore che di regista collaboratore. Sodalizio artistico durato
quarant’anni.
Ha curato la regia di produzioni liriche andate in scena fra i più importanti teatri come l’Opèra Bastille di Parigi, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il teatro Real di Madrid, il teatro Sao Carlos di Lisbona.
E’ stato vice direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e per anni direttore, nonché insegnante principale di recitazione, della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata da Luca Ronconi nel 1992.
Attualmente è docente di interpretazione scenica alla Scuola per attori
del Piccolo Teatro di Milano.
Negli ultimi dieci anni ha realizzato la regia di numerosi spettacoli, dirigendo, tra gli altri, Marisa Fabbri, Antonello Fassari, Rossella Falk, Giuliana Lojodice, Umberto Orsini, Massimo Popolizio.
Ha preso parte come attore agli spettacoli: Quattro Atti Profani di Antonio Tarantino, J.G.Borkman di H.Ibsen, Der Park di Botho Strauss.
Al teatro greco di Siracusa ha recitato in Aiace di Sofocle e Lisistrata di Aristofane (2010), Le Nuvole di Aristofane (2011), Prometeo di Eschilo e Gli Uccelli di Aristofane (2012), Edipo Re di Sofocle (2013), Agamennone di Eschilo (2014), e ha realizzato Le Vespe di Aristofane.
Dal 2015 è in scena con Ivan Illic di Lev Tolstoj. Nel 2017 decide di fondare la Compagnia RDA, formata da giovani attori suoi ex allievi, coi quali ha messo in scena Elettra o la caduta delle maschere di M. Yourcenar e Lisistrata di Aristofane.
Ha realizzato, nel mese di Novembre del 2017, Fine Pena: Ora di Paolo Giordano da Elvio Fassone, spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, dirigendo Paolo Pierobon e Sergio Leone.
Nell’Aprile 2019, realizza la ripresa di Sonnambula di Bellini per il Teatro Regio di Torino.
Nel 2021 mette in scena il nuovo testo di Stefano Massini: Eichmann – Dove inizia la notte, dirigendo Paolo Pierobon e Ottavia Piccolo: lo spettacolo debutterà nel prossimo Febbraio 2022 al Piccolo di Milano.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Avogadro:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Mauro Avogadro selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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Dal 13 al 22 Agosto
Il Mestiere della Recitazione
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Massimiliano Civica
C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore.
Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Massimiliano Civica
Reatino, classe 1974, si laurea col massimo dei voti in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma, per poi diplomarsi in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Per l’insieme dei suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) nel 2007 vince il Premio Lo Straniero (assegnato dalla rivista diretta da Goffredo Fofi) e il Premio Hystrio-ANCT. Dal 2007 al 2009 è direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova, dove dà vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro che vince il Premio ETI Nuove Creatività. Nel 2008 per Il Mercante di Venezia (Teatro Due di Parma) vince il Premio UBU per la miglior regia. Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno. Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare (Teatro Stabile dell’Umbria-Romaeuropa Festival). Nel 2011 inizia la collaborazione con Armando Pirozzi di cui dirige Attraverso il furore (Festival Inequilibrio di Castiglioncello) e Soprattutto l’anguria (Teatro di Roma-Romaeuropa Festival). Nel 2015 con Alcesti di Euripide (AttoDue-Pontedera Teatro) vince per la seconda volta il Premio UBU per la miglior regia mentre nel 2017 gli viene assegnato il suo terzo Premio UBU per la miglior regia per Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzi (Teatro Metastasio), mentre Armando Pirozzi vince il Premio UBU per la miglior novità drammaturgica. Nel 2018 gli viene assegnato il Premio Hystrio alla regia. Per il Teatro Metastasio è il responsabile e coordinatore artistico del progetto del GLA – Gruppo di Lavoro Artistico – (nato per fronteggiare l’emergenza lavorativa causata dalla pandemia) a cui viene assegnato il Premio UBU speciale 2021. È stato consulente artistico del Teatro Metastasio di Prato nel triennio 2018/2020 e dall’8 novembre 2021 ne diviene l’attuale direttore generale.
Come studioso di teatro ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo della Sapienza di Roma; dal 2007 al 2009 è stato docente del corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova; dal 2007 al 2009 è stato designato dalla Regione Liguria come membro esterno in qualità di esperto per gli esami di Diploma della Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova; nel 2019 è stato membro della giuria del Premio Hystrio alla Vocazione; ha tenuto lezioni e conferenze sul teatro in varie università italiane (Università degli Studi di Milano, Università La Sapienza di Roma, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Cagliari ecc.); nel 2020 viene invitato dal Festival della Letteratura di Mantova a tenere una lectio magistralis sul teatro greco antico dal titolo Antigone: il corpo del potere; ha tenuto corsi di recitazione presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino e presso la Scuola del Piccolo di Milano; nel 2021 è stato invitato dal direttore Gian Maria Tosatti a far parte del comitato scientifico della Quadriennale d’Arte Contemporanea di Roma. Dal 2013 è docente dei corsi di Tecniche della Recitazione, Regia Teatrale e del Master di Drammaturgia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico di Roma, di cui, dal 2015, è membro del Consiglio d’Indirizzo. Per la casa editrice Editoria & Spettacolo ha pubblicato il saggio critico Un Sogno nella Notte dell’Estate sull’opera di William Shakespeare, mentre per la casa editrice Gli Asini diretta da Goffredo Fofi ha pubblicato il saggio sul sistema teatrale italiano La fortezza vuota.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Civica:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Massimiliano Civica selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
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Dal 7 all’ 11 Settembre
Ma guarda: un uomo che sembra felice!
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Marco Sgrosso
“Non so perché ma oggi mi sento tutta piena di luce…”
da Tre sorelle, Anton Cechov
“Mamma, dammi il sole…”
da Spettri, Henrik Ibsen
“In questa eterna lotta uno di noi due dovrà soccombere…”
da Il padre, August Strindberg
Riprendo con gioia al CTU un secondo percorso di studio incentrato sulla costruzione del personaggio e sull’analisi e i possibili sviluppi delle relazioni all’interno di un testo.
Il lavoro di quest’anno seguirà la traccia di quello svolto precedentemente, senza che ciò richieda a coloro che sono interessati a seguirlo di avere già partecipato al primo. Semplicemente, il lavoro sarà indirizzato seguendo un metodo più volte sperimentato di cui ho avuto modo di verificare l’efficacia, che intende stimolare l’apporto creativo dell’attore nel percorso che porta alla costruzione del personaggio, partendo dalla messa a fuoco delle proprie caratteristiche individuali e della propria immaginazione creativa in relazione alle indicazioni e alle dinamiche del testo, attraverso una rielaborazione progressiva degli stimoli raccolti nel corso del lavoro. La fantasia creativa di un attore si fonda sulla messa a fuoco delle sue capacità attraverso un percorso progressivo di scoperta, con l’attenzione ad evitare l’imitazione di modelli predeterminati ma cercando invece di scegliere le indicazioni più pertinenti alla propria natura. Assieme ai partecipanti, io stesso – sulla base di una collaudata esperienza formativa – cercherò di mettere a punto, momento per momento, la metodologia più opportuna per arrivare alla consapevolezza delle proprie scelte espressive.
Per questa nuova avventura ho scelto tre autori che amo molto, accomunati dall’appartenenza ad un’epoca storica in cui lo sguardo verso il ventaglio dei tanti “io” che ognuno porta in sé ha avuto un risalto particolare, grazie anche agli studi della nuova scienza dell’anima, indagata a partire da Sigmund Freud.
Anton Cechov ci offre ritratti di creature appartenenti ai più diversi ceti sociali che si consumano nella monotonia di una volontà apatica, svuotata di ogni capacità di azione, ma tanto umani e veri da essere ancora specchio possibile per ognuno di noi. Attraverso indimenticabili figure di signori, servitori, sorelle, figli e figlie, madri e matrigne, militari, attrici, contabili, maestre, professori e parassiti, Cechov ci restituisce il quadro di un’umanità ricca di anima, sofferente e speranzosa, divertente e divertita, in un delicato equilibrio tra il comico e il tragico, tra profondità e leggerezza.
Con estro diverso ma non meno sublime, Henrik Ibsen descrive il tormento di anime ingabbiate nelle proprie ossessioni e braccate dagli spettri di un passato che opprime il presente con il peso di colpe che si tramandano di generazione in generazione, ostacolando il diritto alla felicità. Eppure la tragicità di queste situazioni è attraversata da squarci di livida comicità, grazie al lucido acume con cui l’autore descrive la vulnerabilità, la tenerezza e la meschinità
dei suoi personaggi.
Più aspro e feroce, inquieto e malato come le sue creature, August Strindberg ci proietta in un universo in cui l’odio è più potente dell’amore e il sacrificio non comporta l’assoluzione.
Nei testi di questo autore spietato e moderno, esplode il contrasto tra una sensibilità femminile ombrosa e spesso infida e una compattezza maschile ruvida e quasi sempre braccata, nel consumarsi di un conflitto inesausto che conduce al declino inesorabile della pace.
Accomunati dalla convinzione dell’impossibilità di un bilancio limpido tra rimpianti, nostalgie, rimorsi, speranze, aspirazioni e ribellioni – e perciò ancora così vicini al nostro presente – questi tre giganti della drammaturgia teatrale ci aprono un ampio ventaglio di possibilità per un viaggio nelle capacità creativa individuale dell’attore attraverso la metamorfosi del corpo, della voce e delle emozioni e lo stimolo all’indagine dei nostri lati più oscuri come di quelli più luminosi.
Il lavoro di costruzione del personaggio e analisi delle relazioni partirà da alcuni testi di riferimento che saranno indicati con maggiore precisione una volta formato il gruppo di lavoro, per essere poi adattati e rielaborati verso una “scrittura scenica” originale, forte dell’apporto individuale di ognuno dei partecipanti.
Marco Sgrosso
È condizione auspicabile per partecipare nel modo migliore al laboratorio la lettura di almeno tre delle seguenti opere, una per ogni autore:
Anton Cechov: Il gabbiano – Tre sorelle – Zio Vanja – Il giardino dei ciliegi
Henrik Ibsen: Spettri – Casa di bambola – Rosmersholm – Hedda Gabler – J.G. Borkmann
August Strindberg: Il pellicano – Il padre – Creditori – La signorina Giulia
Indicazioni e momenti di lavoro:
E’ necessario un abbigliamento comodo per il training propedeutico al lavoro creativo.
Invito i partecipanti a portare abiti, accessori e oggetti in tono con i personaggi e le atmosfere e tracce musicali che li entusiasmino in modo particolare oppure eventuali strumenti musicali che sappiano suonare.
La durata del laboratorio è di 5 giorni per un gruppo di 18 partecipanti.
Il tempo di lavoro di ogni giornata sarà compreso tra le 6 e le 8 ore.
Eventuali variazioni agli orari di lavoro potranno essere concordate insieme.
Marco Sgrosso
Attore, regista e pedagogo, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, studia in seminari diretti da Carlo Merlo, Pierre Byland, Sandro Sequi, Thierry Salmon.
Dal 1985 entra nella compagnia di Leo de Berardinis, partecipando a quindici spettacoli da King Lear a Totò Principe di Danimarca, Il ritorno di Scaramouche, I giganti della montagna. Nel 1993 fonda con Elena Bucci la Compagnia Le Belle Bandiere che, oltre alla cura di eventi sul territorio tra cui la battaglia per ristrutturazione del Teatro Comunale di Russi, produce spettacoli che spaziano da scritture sceniche originali (L’amore delle pietre, Gli occhi dei matti, Cavalieri Erranti, Le amicizie pericolose, La pazzia di Isabella, diretti a quattro mani), alla drammaturgia contemporanea (Santa Giovanna dei Macelli e La morte e la fanciulla con regia di Elena; Delirio a due, diretto insieme per il TPE e L’amante, diretto insieme per il CTB), alla rilettura dei classici (Il berretto a sonagli, Anfitrione, Il Mercante di Venezia, Le smanie per la villeggiatura – premio ETI Olimpic 2007 – realizzati in collaborazione con Diablogues e Teatro degli Incamminati). Nel 2005 inizia il sodalizio con il Centro Teatrale Bresciano (Macbeth, Hedda Gabler, La locandiera, Antigone, Svenimenti, La canzone di Giasone e Medea, Le relazioni pericolose, Ottocento) e nel 2017 con Emilia Romagna Teatro (Prima della pensione di Bernhard). Nel 2018 CTB ed ERT coproducono L’anima buona del Sezuan e nel 2021 Caduto fuori dal tempo di David Grossman.
Da solo è regista e interprete di Ella di Achternbusch, Basso Napoletano, Memorie del sottosuolo, L’angelo abietto – dedicato a Chet Baker, A colpi d’ascia – un’irritazione, dal romanzo di Thomas Bernhard.
Tra il 2004 e il 2020 partecipa a diversi progetti di Farneto Teatro con la regia di Maurizio Schmidt, dal Decameron di Boccaccio a testi di Machiavelli e Shakespeare, fino a Sketches and Shorts Plays di Pinter. Diretto da Roberto Latini recita ne Il Teatro Comico (2018), prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, per il quale è candidato ai premi Ubu come migliore attore dell’anno, in Mangiafoco (2019) e ne L’Armata Brancaleone (2021). Con la regia di Alessandro Serra, interpreta Lopachin ne Il giardino dei ciliegi (edizione 2021) e Prospero ne La tempesta (2022).
Dal 1992 dirige laboratori di pedagogia teatrale per l’Università di Bologna, l’Accademia Nico Pepe di Udine, la Scuola Paolo Grassi di Milano e l’Accademia Teatrale Veneta.
Come attore ha lavorato in spettacoli diretti da Cesare Ronconi, Mario Martone, Raul Ruiz, Claudio Morganti, Francesco Macedonio. Come regista, dirige Marco Alotto in Don Francesco Foglia Sacerdote ed Elisabetta Vergani in Elektra di Hoffmannsthal.
Nel cinema lavora in film diretti da Raul Ruiz (Il viaggio clandestino – vita di santi e peccatori) e da Tonino de Bernardi (La strada nel bosco, Lei, Accoltellati, M come Medèe), fino alla partecipazione in Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sgrosso:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Marco Sgrosso selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
• 5 americane
• 10 pc led psl warm withe
• 4 par led zoom full color
• 2 sagomatori led psl full
• 1 mixer luci
• 1 mixer audio
• 2 casse audio
• Quadratura nera
Nel 2022 è stato rinnovato l’allestimento tecnico della sala teatrale.
Gli interventi hanno riguardano le strutture aeree, i proiettori luce, il materiale video per la registrazione e/o streaming e la quadratura nera.
L’investimento è stato realizzato con il sostegno dei fondi POR-FESR 2014-2020 –ASSE 3 – AZIONE 3.2.1
“Bando per Sostegno agli Investimenti nel settore culturale, creativo e dello spettacolo”
Dal 14 al 18 Settembre
Assoli
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
Affrontare il palco da soli e rubare il tempo di chi guarda.
Costruire ipotesi interpretative attraverso uno studio accorto e mai imparziale del testo.
Strutturare percorso narrativo.
Sedurre con tutte le armi a disposizione e procurarsene di nuove.
Un corpo sempre abitato da un significato che sviluppi forza espressiva, relazione diretta con lo spettatore.
Il gesto come veicolo dell’indicibile, avventurarsi nei significati che la parola non può raggiungere.
Voce capace di evocare emozioni, modulare possibilità sonore inesplorate in cerca di sintesi.
Ricerca ossessiva di senso, di un senso intimo, prezioso, segreto.
Abitare il tempo.
Abitare lo spazio.
Controllare il tempo.
Controllare lo spazio.
Scrivere la partitura di un sogno.
Ai partecipanti verrà proposto lo studio di monologhi tratti da opere di autori italiani contemporanei.
Pierpaolo Sepe
Nel 1991 inizia la sua attività di regista teatrale e da allora firma oltre sessanta regie. Nel 2005 vince il premio Flaiano come miglior regista teatrale per gli spettacoli “Venditori di Anime” di Alberto Bassetti (produzione Teatro di Roma) e “Buca di Sabbia” di Michal Walczak (produzione Teatro Stabile di Napoli). Nel 2012 vince il Premio Nazionale della Critica come miglior spettacolo con “Le cinque rose di Jennifer”. Sempre nel 2012 dirige per il Teatro di Roma “Il corsaro nero” per i 150 anni dalla nascita di Emilio Salgari. Nel 2015 dirige “Zio Vanja” di Anton Cechov prodotto dal Teatro Stabile di Napoli. Nel 2013 dirige Maria Paiato in “Medea” di Seneca e nel 2015 mette in scena “Crave” di Sarah Kane, entrambi per la produzione della Casa del Contemporaneo – Centro di Produzione Teatrale. Nella stagione 2020/2021 dirige lo spettacolo “Spacciatore” di Andrej Longo, prodotto dal Teatro Nazionale di Napoli – Teatro San Ferdinando.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 28 Luglio al 6 Agosto
Il Mestiere della Recitazione
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Massimiliano Civica
C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore.
Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Massimiliano Civica
Reatino, classe 1974, si laurea col massimo dei voti in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma, per poi diplomarsi in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Per l’insieme dei suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) nel 2007 vince il Premio Lo Straniero (assegnato dalla rivista diretta da Goffredo Fofi) e il Premio Hystrio-ANCT. Dal 2007 al 2009 è direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova, dove dà vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro che vince il Premio ETI Nuove Creatività. Nel 2008 per Il Mercante di Venezia (Teatro Due di Parma) vince il Premio UBU per la miglior regia. Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno. Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare (Teatro Stabile dell’Umbria-Romaeuropa Festival). Nel 2011 inizia la collaborazione con Armando Pirozzi di cui dirige Attraverso il furore (Festival Inequilibrio di Castiglioncello) e Soprattutto l’anguria (Teatro di Roma-Romaeuropa Festival). Nel 2015 con Alcesti di Euripide (AttoDue-Pontedera Teatro) vince per la seconda volta il Premio UBU per la miglior regia mentre nel 2017 gli viene assegnato il suo terzo Premio UBU per la miglior regia per Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzi (Teatro Metastasio), mentre Armando Pirozzi vince il Premio UBU per la miglior novità drammaturgica. Nel 2018 gli viene assegnato il Premio Hystrio alla regia. Per il Teatro Metastasio è il responsabile e coordinatore artistico del progetto del GLA – Gruppo di Lavoro Artistico – (nato per fronteggiare l’emergenza lavorativa causata dalla pandemia) a cui viene assegnato il Premio UBU speciale 2021. È stato consulente artistico del Teatro Metastasio di Prato nel triennio 2018/2020 e dall’8 novembre 2021 ne diviene l’attuale direttore generale.
Come studioso di teatro ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo della Sapienza di Roma; dal 2007 al 2009 è stato docente del corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova; dal 2007 al 2009 è stato designato dalla Regione Liguria come membro esterno in qualità di esperto per gli esami di Diploma della Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova; nel 2019 è stato membro della giuria del Premio Hystrio alla Vocazione; ha tenuto lezioni e conferenze sul teatro in varie università italiane (Università degli Studi di Milano, Università La Sapienza di Roma, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Cagliari ecc.); nel 2020 viene invitato dal Festival della Letteratura di Mantova a tenere una lectio magistralis sul teatro greco antico dal titolo Antigone: il corpo del potere; ha tenuto corsi di recitazione presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino e presso la Scuola del Piccolo di Milano; nel 2021 è stato invitato dal direttore Gian Maria Tosatti a far parte del comitato scientifico della Quadriennale d’Arte Contemporanea di Roma. Dal 2013 è docente dei corsi di Tecniche della Recitazione, Regia Teatrale e del Master di Drammaturgia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico di Roma, di cui, dal 2015, è membro del Consiglio d’Indirizzo. Per la casa editrice Editoria & Spettacolo ha pubblicato il saggio critico Un Sogno nella Notte dell’Estate sull’opera di William Shakespeare, mentre per la casa editrice Gli Asini diretta da Goffredo Fofi ha pubblicato il saggio sul sistema teatrale italiano La fortezza vuota.
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Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Civica:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Massimiliano Civica selezionerà i 18 partecipanti.
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Dal 9 al 18 agosto
Blasted
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
Ci vuole coraggio ad affrontare un testo di Sarah Kane, “il coraggio delle aquile”, come diceva un pazzo, perché non si sa fin dove ci potrà trascinare.
Bisognerà trovare dentro di sé una corrispondenza, riconoscere i temi, la distorsione del sè, la sua rovina.
Abbiamo un tempo per provare a comprendere quei lamenti oltraggiosi, quelle urla scomposte, quelle preghiere disperate; abbiamo un tempo per farlo insieme.
La disponibilità del corpo a lasciarsi piegare dalle forme che si dovranno immaginare e raggiungere.
La vocalità, suono di un’anima disperata e morente.
Il piano interpretativo, raggiungere significato, ipotesi di senso scenico.
Studiare Blasted, dopo aver rappresentato 4:48 psychosis e Crave è un modo per avvicinarmi, ancora un po’ di più, a quei rumori dilanianti e sottili, a quelle parole così definitive e necessarie, un cammino a ritroso in cerca delle origini di una scrittura ancor oggi letale e luminosa.
Pierpaolo Sepe
Nel 1991 inizia la sua attività di regista teatrale e da allora firma oltre sessanta regie. Nel 2005 vince il premio Flaiano come miglior regista teatrale per gli spettacoli “Venditori di Anime” di Alberto Bassetti (produzione Teatro di Roma) e “Buca di Sabbia” di Michal Walczak (produzione Teatro Stabile di Napoli). Nel 2012 vince il Premio Nazionale della Critica come miglior spettacolo con “Le cinque rose di Jennifer”. Sempre nel 2012 dirige per il Teatro di Roma “Il corsaro nero” per i 150 anni dalla nascita di Emilio Salgari. Nel 2015 dirige “Zio Vanja” di Anton Cechov prodotto dal Teatro Stabile di Napoli. Nel 2013 dirige Maria Paiato in “Medea” di Seneca e nel 2015 mette in scena “Crave” di Sarah Kane, entrambi per la produzione della Casa del Contemporaneo – Centro di Produzione Teatrale. Nella stagione 2020/2021 dirige lo spettacolo “Spacciatore” di Andrej Longo, prodotto dal Teatro Nazionale di Napoli – Teatro San Ferdinando.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
Nel gennaio 2023 porta in scena “La signora del martedì” di Massimo Carlotto con Giuliana De Sio e Alessandro Haber.
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Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
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Dal 21 al 30 Agosto
Recitare in completa presenza
Dall’ atmosfera all’ analisi per l’ azione
“A teatro, il diavolo, è la noia.” P. Brook
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Toni Cafiero
Obiettivo di questo percorso formativo è sperimentare un rapporto pieno, aperto ed espressivo sul palcoscenico.
Ci concentreremo principalmente sul passaggio da una realtà cruda alla sua trasformazione poetica con una forte estetica, accompagnata da una espressività emotiva, libertà e radiosità scenica. Brevi testi di supporto permetteranno ai partecipanti di applicare direttamente questo processo per creare uno sfondo teatrale e una Forma ricca di significato e di Anima.
Comprenderemo “L’Atmosfera come forza della parola” (Michail Cechov) ovvero l’anima dello spettacolo nel suo insieme e in ciascuno dei personaggi. Differenziare tra scene che incarnano un‘Atmosfera e altre che possono portare una bella idea, pensiero o forma ma che prendono una distanza con chi guarda limitando il suo interesse a un’analisi tecnica o formale di ciò che vede.
Attraverso “L’Analisi per l’Azione” praticheremo le basi fondamentali per capire come si analizzano gli elementi che compongo il Testo e la sua Situazione teatrale. Il lavoro pratico sulle scene metterà in collegamento i diversi elementi della Composizione/Struttura attraverso l’Etude (l’improvvisazione) con l’obiettivo di sviluppare la capacità di ascolto attivo dell’attore con sé stesso e con i suoi compagni, la mobilità nello spazio e l’accordo tra linguaggio e parola.
Esploreremo i meccanismi di Costruzione del Personaggio. Per non lasciare l’attore alle proprie capacità introspettive o di recupero delle emozioni, si imposterà un lavoro pratico e preciso, basato sulla tecnica dell’improvvisazione in cui non dovrà cercare la giustezza psicologica del personaggio ma attraverso gli Impulsi del suo corpo cercare quello che il corpo del personaggio potrebbe fare in quella situazione partendo dalle Azioni Fisiche più semplici e immediate che definiscono una scena.
Attraverso un approfondimento graduale e preciso, l’attore arriverà a mettere in luce le sfumature e le pieghe più sottili che sottendono un testo. Nessun tipo di espressione emotiva potrà cominciare senza “l’appoggio” sul corpo e su una Struttura fisica.
Se questo processo sarà perseguito con pazienza e ingegno il testo sarà il risultato di una serie di Gesti o Azioni circonstanziati e tempo-ritmati.
Obbiettivo del Training sarà aiutarci ad istigare il piacere al movimento cosciente in scena, la sua pratica permetterà all`attore di sollevare i problemi fisici mettendoli a nudo e liberarlo, mentre il Movimento Scenico metterà l`attore in una posizione “neutra”, legato al suo centro di gravita`, luogo da dove è possibile iniziare a costruire. Offre all`attore la capacità di determinarsi nello spazio e nel tempo della scena, di percepire la sensazione del partner e del ritmo interno ed esterno. Permette di accordarsi al ritmo generale dello spettacolo e di entrarvi istantaneamente.
Il corpo chiama il movimento e il movimento risveglia il carattere e obbliga a pensare più veloce,
cosa estremamente importante per l`attore ma anche per lo spettatore.
In questo percorso formativo i partecipanti avranno l’opportunità di:
Contenuti
Il percorso si baserà sull’ approccio al teatro e alle caratteristiche poetiche dell’opera drammaturgica di scrittori che hanno incorporato, nel teatro del secolo XX, un tipo di drammaturgia che combina l’emozione, la poesia e la critica sociale. Sono pochi gli autori dove la vita e l’opera riescono a trovare palesemente una relazione così profonda e interdipendente. Durante il percorso si analizzeranno e si realizzeranno alcune scene tratte da E. O’Neill , Garcia Lorca, Čechov, Ibsen, Sam Shepard. Perché il Realismo ha più facce (Romantico, Simbolico, di Tesi, Poetico, Impressionista, Dialettico etc ) ma una sola base.
Preparazione
Ogni partecipante dovrà scegliere un Monologo (15/20 righe max), memorizzarlo perfettamente e preparare una propria proposta da mostrare il primo giorno di lavoro. Successivamente verrà riproposto in una serie di nuove versioni realizzate alla luce degli strumenti introdotti.
Le scene verranno selezionate e comunicate agli allievi alcune settimane prima dell’inizio.
NB : Sarebbero gradite tenute comode da poter lavorare fisicamente (camicie, pantaloni molto larghi, gonne e scarpe MA non sportive o ginniche con segni di marche specifiche, escluse le scarpe.
Toni Cafiero
Formatosi alla scuola Jaques Lecoq di Parigi, segue i corsi di Scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Ha lavorato come regista d’opera e teatro in vari paesi
Opera National de Montpellier. Capitol Toulouse, Festival de Martinafranca, Spagna (Mercat de Las Flors a Barcellona, Festival di Almagro e Teatro Abadia de Madrid), Francia (Centre Dramatique National de Montpellier, Scene National de Toulouse, Narbonne, Le Phenix, Perpignan) vari Festivals (Avignone, Printemps de Comediems, Estivals, Chambery, Ivry sur Seine), Portogallo: Festival de Almada, Teatro Nazionale Dona Maria di Lisbona, Teatro Joaquim Benite, Teatro do Circo Braga. Marocco Teatro Nazionale di Rabat et Casablanca, Croazia Teatro Nazionale Croato di Zagabria e Rijeka, Algeria Teatro Nazionale di Algeri e di Oran, Austria (WUK Dramatikerszene di Vienna), Stati Uniti (La Mama di New York). Biennale di Venezia.
Varie produzioni private.
Pedagogo alla Real Escuela de Arte Drammatico di Madrid, Istituto dell`Teatro di Barcellona. Conservatoire di Nantes, Montpellier, Sete, Ecole National de Chaillot di Parigi, ENSATT di Lione New York University Stati Uniti, Accademia per l’Attore di Bruxelles, Nico Pepe di Udine, Paolo Grassi a Milano, Scuola dello Stabile di Torino, Scuola del Teatro Stabile del Veneto, Novosibirsk Drama Istitut.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Cafiero:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 15 giugno 2023
In base ai CV ricevuti Toni Cafiero selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
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Dal 2 al 6 Settembre
Strade Perdute
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Fabrizio Arcuri
Matematiche dello stare in scena
Analisi logiche e prassi della drammaturgia contemporanea.
Ogni rivoluzione inizia dallo stare in scena, da come si sta in scena, dalla postura che si adotta, dal tipo di attore o attrice che bisogna e si vuole essere dentro delle regole che sono quelle di una nuova scrittura, di nuove forme che interrogano il reale in modo diverso.
Si tratta di un lavoro che ha a che fare con la capacità di svincolarsi dal lavoro sul personaggio legato ad una drammaturgia ottocentesca di immedesimazione e di coincidenza con il personaggio, adeguato agli attori cinematografici e alla riproposizione del repertorio.
Un lavoro quindi sulle convenzioni che sono sottese ai testi, convenzioni legate al momento storico e sociale e alla funzione del Teatro, per cercare di rintracciare quali possano essere le convenzioni relative alla nuova drammaturgia e alla drammaturgia contemporanea.
Fabrizio Arcuri
E’ regista e fondatore, nel 1991, di Accademia degli Artefatti. Alla progettualità e cura per la compagnia come direttore artistico e regista, ha sempre affiancato un’intensa attività di promozione culturale, ha firmato importanti curatele, direzioni artistiche, per festival, teatri, manifestazioni ed eventi.
Dal 2020 è co-direttore artistico del CSS Teatro stabile di innovazione del FVG.
È stato direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova per il triennio 2011 – 2013, consulente alla programmazione per il 2014 e il 2015, e curatore del Festival internazionale Prospettiva per lo Stabile di Torino dal 2009 al 2015.
Dal 2012 a Roma si occupa della regia del Festival Internazionale delle Letterature di Massenzio e dal 2006 fonda e dirige il festival Short Theatre.
Fra le numerose esperienze prestigiose, vanno ricordate quella come assistente di Luca Ronconi dal 2005 al 2008, e come artista residente del Teatro Nazionale “Teatro di Roma” dal 2014 al 2018.
Per quattro anni è stato il direttore artistico del progetto La Festa di Roma fino al 2019, un’idea di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale per il capodanno con il coinvolgimento delle principali istituzioni della Capitale.
Alcune sue regie hanno vinto i più autorevoli premi italiani: nel 2005 il Premio Ubu per la migliore proposta drammaturgica straniera con Tre pezzi facili di Martin Crimp. Nel 2010 il Premio della critica con Spara/Trova il tesoro/Ripeti, di Mark Ravenhill,il Premio Ubu speciale per il festival Prospettiva. Nel 2011 vince il Premio Hystrio alla regia. Nel 2020 riceve il premio Radicondoli per i Maestri del teatro dall’associazione nazionale critici del teatro. Nel 2022 vince il Premio Ubu speciale “per il ruolo seminale di una progettualità artistica e organizzativa che nel corso di trent’anni ha saputo creare percorsi collettivi e di incontro tra gli artisti della scena contemporanea, tra festival, rassegne, spettacoli e oggetti fuori formato. Dalla nascita di Area06 e Short Theatre a Roma, passando per Prospettiva a Torino, il Teatro della Tosse a Genova e la più recente esperienza al CSS di Udine, Arcuri ha plasmato luoghi di aggregazione ispirati a una visione plurale. Parallelamente, la compagnia degli Artefatti è stata a sua volta luogo di incontri artistici fecondi che hanno poi saputo diramarsi anche al di fuori di essa.”
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Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Arcuri:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Fabrizio Arcuri selezionerà i 18 partecipanti.
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Dal 9 al 13 Settembre
Esercizi di improvvisazione creativa e percorsi per la costruzione del personaggio attraverso l’opera di William Shakespeare.
Giunto al terzo percorso di studio per il Centro Teatrale Umbro, incentrato sulla costruzione del personaggio e sull’analisi delle relazioni all’interno di un testo drammaturgico, ho scelto di focalizzare il lavoro sull’opera di quello che possiamo considerare forse il più grande autore teatrale di ogni tempo, per la vastità e la compattezza della sua produzione, rappresentata in tutto il mondo con continuità costante e inesauribile varietà di forme: William Shakespeare.
Al di là del valore riduttivo di ogni classifica, è indubbio che le tragedie e le commedie shakespeariane continuano a popolare le programmazioni dei teatri di ogni paese e a nutrire l’immaginazione di registi, attori, drammaturghi e scenografi di ogni nazionalità, prestandosi con stupefacente malleabilità ad allestimenti sia classici che sperimentali, a riscritture più o meno parziali e fedeli e a preziosi percorsi di formazione didattica. Le motivazioni di questa solida resistenza al tempo, alle mode e alla mutazione degli assetti politici, civili e sociali non hanno bisogno di spiegazioni: lo spettro di indagine della sua opera – forse ancora di più di quello della Tragedia Greca – ingloba ogni aspetto dell’esistenza umana. Guerra e politica, religione ed etica, scontri generazionali ed evoluzioni sociali, lealtà e tradimento, odio e amore, ricchezza e povertà, intelligenza e stupidità, diversità geografica e culturale, altezza dello spirito e basso materialismo: tutto ciò che fa parte dell’evoluzione dell’uomo sulla terra trova riscontro negli argomenti delle sue opere, siano esse declinate con la potenza compatta delle tragedie e dei drammi storici che con la leggerezza graffiante delle commedie. E alla ricchezza dei contenuti, si aggiunge la brillantezza di una forma letteraria caratterizzata da un’altezza poetica della parola spesso ineguagliabile che si alterna alla sintesi lapidaria dei passaggi più rudi, triviali o violenti. La lingua di Shakespeare si nobilita o si immiserisce al di là di ogni barriera sociale: sovrani e sudditi, servi e padroni, nobili borghesi e plebei possono assurgere alle vette della poesia come abbassarsi alla ruvidezza di battute volgari e prosaiche, senza mai perdere di credibilità. In questa cornice ricca di variabili e fitta di sfumature complesse, i rapporti tra i personaggi sono improntati ad una straordinaria ‘verità’ di relazione, indipendentemente dalla sincerità o dalla falsità dei sentimenti che le animano, a seconda del mutare degli equilibri e delle circostanze. Per tutte queste ragioni, molti dialoghi – come pure alcuni celebri monologhi – delle sue opere rilucono come gioielli e offrono all’attore una straordinaria palestra di opportunità espressive.
Il lavoro di questo terzo anno – teso a sviluppare la metamorfosi del corpo, della voce e delle emozioni e ad indagare i lati più oscuri accanto a quelli più luminosi – riprenderà le linee di quello svolto nelle esperienze precedenti e ha l’intento di stimolare l’apporto creativo individuale nel percorso che porta alla costruzione del personaggio e alla scrittura scenica attraverso l’improvvisazione mirata, senza perdere attenzione alla dinamica delle relazioni interpersonali e ad una costante rielaborazione degli stimoli raccolti giorno per giorno, cercando di privilegiare le indicazioni più pertinenti alla propria natura pur nella corretta gestione di una forma linguistica e letteraria che richiede disciplina e dedizione.
Il lavoro partirà da alcuni testi di riferimento che saranno indicati con maggiore precisione una volta formato il gruppo di lavoro.
Ai partecipanti è richiesta la lettura integrale e la scelta di un monologo o di un dialogo da una delle seguenti opere di William Shakespeare: Amleto, Otello, Macbeth, King Lear, Romeo e Giulietta, Riccardo III
E’ necessario un abbigliamento comodo per il training propedeutico al lavoro creativo.
Invito i partecipanti a portare abiti, accessori e oggetti in tono con i personaggi e le atmosfere delle opere indicate, come pure tracce musicali che li entusiasmino in modo particolare ed eventuali strumenti musicali che sappiano suonare.
La durata del laboratorio è di 5 giorni per un gruppo di massimo di 18 partecipanti. Il tempo di lavoro di ogni giornata sarà compreso tra le 6 e le 8 ore. Eventuali variazioni agli orari di lavoro potranno essere concordate insieme.
Marco Sgrosso
Marco Sgrosso
Attore, regista e pedagogo, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, studia in seminari diretti da Carlo Merlo, Pierre Byland, Sandro Sequi, Thierry Salmon.
Dal 1985 entra nella compagnia di Leo de Berardinis, partecipando a quindici spettacoli da King Lear a Totò Principe di Danimarca, Il ritorno di Scaramouche, I giganti della montagna. Nel 1993 fonda con Elena Bucci la Compagnia Le Belle Bandiere che, oltre alla cura di eventi sul territorio tra cui la battaglia per ristrutturazione del Teatro Comunale di Russi, produce spettacoli che spaziano da scritture sceniche originali (L’amore delle pietre, Gli occhi dei matti, Cavalieri Erranti, Le amicizie pericolose, La pazzia di Isabella, diretti a quattro mani), alla drammaturgia contemporanea (Santa Giovanna dei Macelli e La morte e la fanciulla con regia di Elena; Delirio a due, diretto insieme per il TPE e L’amante, diretto insieme per il CTB), alla rilettura dei classici (Il berretto a sonagli, Anfitrione, Il Mercante di Venezia, Le smanie per la villeggiatura – premio ETI Olimpic 2007 – realizzati in collaborazione con Diablogues e Teatro degli Incamminati). Nel 2005 inizia il sodalizio con il Centro Teatrale Bresciano (Macbeth, Hedda Gabler, La locandiera, Antigone, Svenimenti, La canzone di Giasone e Medea, Le relazioni pericolose, Ottocento) e nel 2017 con Emilia Romagna Teatro (Prima della pensione di Bernhard). Nel 2018 CTB ed ERT coproducono L’anima buona del Sezuan e nel 2021 Caduto fuori dal tempo di David Grossman.
Da solo è regista e interprete di Ella di Achternbusch, Basso Napoletano, Memorie del sottosuolo, L’angelo abietto – dedicato a Chet Baker, A colpi d’ascia – un’irritazione, dal romanzo di Thomas Bernhard.
Tra il 2004 e il 2020 partecipa a diversi progetti di Farneto Teatro con la regia di Maurizio Schmidt, dal Decameron di Boccaccio a testi di Machiavelli e Shakespeare, fino a Sketches and Shorts Plays di Pinter. Diretto da Roberto Latini recita ne Il Teatro Comico (2018), prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, per il quale è candidato ai premi Ubu come migliore attore dell’anno, in Mangiafoco (2019) e ne L’Armata Brancaleone (2021). Con la regia di Alessandro Serra, interpreta Lopachin ne Il giardino dei ciliegi (edizione 2021) e Prospero ne La tempesta (2022).
Dal 1992 dirige laboratori di pedagogia teatrale per l’Università di Bologna, l’Accademia Nico Pepe di Udine, la Scuola Paolo Grassi di Milano e l’Accademia Teatrale Veneta.
Come attore ha lavorato in spettacoli diretti da Cesare Ronconi, Mario Martone, Raul Ruiz, Claudio Morganti, Francesco Macedonio. Come regista, dirige Marco Alotto in Don Francesco Foglia Sacerdote ed Elisabetta Vergani in Elektra di Hoffmannsthal.
Nel cinema lavora in film diretti da Raul Ruiz (Il viaggio clandestino – vita di santi e peccatori) e da Tonino de Bernardi (La strada nel bosco, Lei, Accoltellati, M come Medèe), fino alla partecipazione in Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.
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In base ai CV ricevuti Marco Sgrosso selezionerà i 18 partecipanti.
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Dal 16 al 20 Settembre
Il teatro della vita in Goldoni
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Silvio Peroni
La Riforma Goldoniana comincia in un momento storico-artistico, in cui il panorama teatrale italiano era fortemente influenzato dalla Commedia dell’Arte, dove erano ancora in uso maschere e personaggi stereotipati. Deciso a riformare la struttura della commedia, mirò alla semplicità e alla naturalezza, modificò le caratteristiche portanti e fisse della Commedia dell’Arte, giungendo alla realizzazione della commedia “verisimile”, riflesso della sua realtà sociale. Rivedendolo a duecentotrenta anni dalla morte ci si imbatte ancora in interpretazioni che ricalcano gli stereotipi tanto avversati, il laboratorio ha come finalità lo studio di alcune opere dell’autore e la volontà di rileggere i personaggi tenendo conto del loro “carattere”, delle loro relazioni e delle situazioni vissute.
Il laboratorio sarà anche un’occasione per affrontare il lavoro attorale attraverso un procedimento schematico e stratificato, dando degli strumenti semplici e precisi per potersi relazionare con la complessità di un testo teatrale.
Spesso l’attore si trova a dovere affrontare in modo disordinato la sua interpretazione bloccandosi di fronte a degli ostacoli mentali. L’obbiettivo finale del laboratorio è di determinare, partendo del copione, gli elementi che condizionano l’interpretazione, per poi affrontarli separatamente fino ad essere completamente assimilati nella memoria procedurale dell’attore.
Il laboratorio intensivo, attraverso l’osservazione della realtà e dei suoi meccanismi vitali, ha come obbiettivo di dare all’attore nuovi o ulteriori strumenti d’approccio al lavoro, al copione e al personaggio. Attraverso un percorso di scoperta e comprensione che ha come punto di partenza il teatro di Carlo Goldoni. Si lavorerà stratificando uno alla volta i livelli interpretativi; ogni essere umano e di conseguenza ogni personaggio è una macchina perfetta ma contemporaneamente molto complessa. L’obbiettivo finale di questo laboratorio è di scindere uno alla volta tutti gli strati (o livelli) che condizionano l’interpretazione, affrontarli singolarmente fino a quando non siano stati completamente assimilati nella memoria procedurale dell’attore. Una volta assimilato il primo livello, si passerà al successivo, procedendo con ordine fino al momento in cui si riuscirà a farli coesistere simultaneamente durante l’interpretazione. Per usare un’immagine, forse non eccessivamente poetica ma efficace, si potrebbe riassumere il tutto come se fosse una grossa torta a strati: si parte dalla base per poi salire sempre di più aggiungendo un nuovo livello e così via, ogni strato è precedente e consequenziale all’altro ma in ogni caso necessario; ogni strato con le sue peculiarità si incastra in una creazione omogenea.
Il laboratorio vuole affrontare il lavoro attorale e di avvicinamento al personaggio attraverso un procedimento schematico e stratificato. Mira a dare degli strumenti semplici e precisi per potersi relazionare con la complessità di un testo teatrale senza esserne sopraffatti o confusi. Partendo da alcune scene del teatro di Carlo Goldoni, lavoreremo e sperimenteremo i punti iniziali ma, a mio parere, fondamentali per la rappresentazione scenica:
– Il testo: divisione in sequenze;
– La logica della battuta;
– Lo scambio di mondi: le immagini e i pensieri che ogni personaggio cerca di trasmettere agli altri;
– I meccanismi del reale;
– Le azioni connesse al luogo e alle relazioni;
– L’immaginazione
– Il personaggio: dalla biografia alle circostanze;
– La visione del futuro;
– Il tema o la linea diretta.
Materiali:
Chiederò ai partecipanti di scegliere, un monologo e un dialogo fra i testi di Goldoni. Non chiedo di imparare a memoria, ci lavoreremo durante il laboratorio. I testi indicati da cui estrarre i brani sono: Le baruffe Chiozzotte, il Campiello (che poi tradurremo in italiano), la trilogia della villeggiatura, il teatro comico, la locandiera, gli innamorati.
Silvio Peroni
Regista teatrale e direttore artistico di Festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a 22 anni. Negli anni realizza la regia di spettacoli e di letture poetiche debuttando in numerosi festival e curando l’allestimento di spettacoli nella maggiori piazze nazionali. Ha concentrato e specializzato il suo lavoro sulla drammaturgia contemporanea realizzando spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Lucy Prebble, Annie Baker, Neil La Bute, Harold Pinter; creando una perfetta sinergia fra il lavoro con gli attori e i testi rappresentati. Collabora con produzioni pubbliche e private fra le quali il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile d’Abruzzo, compagnia Mauri Sturno e Khora.teatro. Parallelamente al lavoro di regista ha da anni sviluppato e approfondito il suo interesse per la pedagogia teatrale, interesse che lo ha portato a condurre vari seminari in festival, scuole e accademie teatrali nazionali come la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, la Scuola di formazione del mestiere dell’attore – L’Oltrarno, Link Campus University e la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Peroni:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it
In base ai CV ricevuti Silvio Peroni selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 26 Luglio al 4 Agosto
Il Mestiere della Recitazione
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Massimiliano Civica
C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore.
Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Massimiliano Civica
Reatino, classe 1974, si laurea col massimo dei voti in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma, per poi diplomarsi in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Per l’insieme dei suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) nel 2007 vince il Premio Lo Straniero (assegnato dalla rivista diretta da Goffredo Fofi) e il Premio Hystrio-ANCT. Dal 2007 al 2009 è direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova, dove dà vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro che vince il Premio ETI Nuove Creatività. Nel 2008 per Il Mercante di Venezia (Teatro Due di Parma) vince il Premio UBU per la miglior regia. Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno. Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare (Teatro Stabile dell’Umbria-Romaeuropa Festival). Nel 2011 inizia la collaborazione con Armando Pirozzi di cui dirige Attraverso il furore (Festival Inequilibrio di Castiglioncello) e Soprattutto l’anguria (Teatro di Roma-Romaeuropa Festival). Nel 2015 con Alcesti di Euripide (AttoDue-Pontedera Teatro) vince per la seconda volta il Premio UBU per la miglior regia mentre nel 2017 gli viene assegnato il suo terzo Premio UBU per la miglior regia per Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzi (Teatro Metastasio), mentre Armando Pirozzi vince il Premio UBU per la miglior novità drammaturgica. Nel 2018 gli viene assegnato il Premio Hystrio alla regia. Per il Teatro Metastasio è il responsabile e coordinatore artistico del progetto del GLA – Gruppo di Lavoro Artistico – (nato per fronteggiare l’emergenza lavorativa causata dalla pandemia) a cui viene assegnato il Premio UBU speciale 2021. È stato consulente artistico del Teatro Metastasio di Prato nel triennio 2018/2020 e dall’8 novembre 2021 ne diviene l’attuale direttore generale.
Come studioso di teatro ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo della Sapienza di Roma; dal 2007 al 2009 è stato docente del corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova; dal 2007 al 2009 è stato designato dalla Regione Liguria come membro esterno in qualità di esperto per gli esami di Diploma della Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova; nel 2019 è stato membro della giuria del Premio Hystrio alla Vocazione; ha tenuto lezioni e conferenze sul teatro in varie università italiane (Università degli Studi di Milano, Università La Sapienza di Roma, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Cagliari ecc.); nel 2020 viene invitato dal Festival della Letteratura di Mantova a tenere una lectio magistralis sul teatro greco antico dal titolo Antigone: il corpo del potere; ha tenuto corsi di recitazione presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino e presso la Scuola del Piccolo di Milano; nel 2021 è stato invitato dal direttore Gian Maria Tosatti a far parte del comitato scientifico della Quadriennale d’Arte Contemporanea di Roma. Dal 2013 è docente dei corsi di Tecniche della Recitazione, Regia Teatrale e del Master di Drammaturgia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico di Roma, di cui, dal 2015, è membro del Consiglio d’Indirizzo. Per la casa editrice Editoria & Spettacolo ha pubblicato il saggio critico Un Sogno nella Notte dell’Estate sull’opera di William Shakespeare, mentre per la casa editrice Gli Asini diretta da Goffredo Fofi ha pubblicato il saggio sul sistema teatrale italiano La fortezza vuota.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Civica:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 29 marzo 2024.
In base ai CV ricevuti Massimiliano Civica selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
info@centroteatraleumbro.it
www.centroteatraleumbro.it
Dal 7 al 16 agosto
Ivanov
Laboratorio intensivo e residenziale condotto da Pierpaolo Sepe
Ivanov è in trappola.
In una vita che non vuole, che non comprende e che disprezza con tutte le sue forze.
Tutto intorno a lui è volgare, banale , ridicolo.
L’amore sfiorito diventa insopportabile da vivere.
Scappare tutte le notti, in cerca di un motivo per continuare.
“L’anima trema di paura dinanzi al domani…”
Una qualsiasi speranza basterebbe:
“Una nuova vita! La felicità!”
Per poi deriderla come una fiaba per bambini.
Non riuscire più a nascondere la rabbia, la disperazione, le lacrime.
Accerchiato dagli occhi di tutti i meravigliosi personaggi che compongono la commedia, come usciti dal peggiore degli incubi, lo vedono annegare nella sua malinconia, nella sua colpa, nella sua imperdonabile crudeltà, nell’addolorata ricerca di una via d’uscita plausibile e condivisibile…
Ma Ivanov non guarda più il cielo e, anche se ci riuscisse, non scorgerebbe la luce che ancora splende, implacabile.
Allora, che venga la notte a lenire il dolore e la noia e la rabbia.
Si richiede ai partecipanti un’ottima conoscenza del testo e di individuare almeno due brani (un monologo e un dialogo) da approfondire e da imparare a memoria.
Per ottimizzare lo svolgimento del workshop sarà aperta una chat per poterci accordare sulla distribuzione dei brani e per formare gruppi di lavoro.
Si prega di equipaggiarsi di eventuali elementi di attrezzeria e trucchi di scena utili alla rappresentazione. Nel corso dei giorni a nostra disposizione, oltre a lavorare sui brani scelti dai partecipanti, proveremo a montare per intero il terzo atto del testo
Pierpaolo Sepe
Nel 1991 inizia la sua attività di regista teatrale e da allora firma oltre sessanta regie. Nel 2005 vince il premio Flaiano come miglior regista teatrale per gli spettacoli “Venditori di Anime” di Alberto Bassetti (produzione Teatro di Roma) e “Buca di Sabbia” di Michal Walczak (produzione Teatro Stabile di Napoli). Nel 2012 vince il Premio Nazionale della Critica come miglior spettacolo con “Le cinque rose di Jennifer”. Sempre nel 2012 dirige per il Teatro di Roma “Il corsaro nero” per i 150 anni dalla nascita di Emilio Salgari. Nel 2015 dirige “Zio Vanja” di Anton Cechov prodotto dal Teatro Stabile di Napoli. Nel 2013 dirige Maria Paiato in “Medea” di Seneca e nel 2015 mette in scena “Crave” di Sarah Kane, entrambi per la produzione della Casa del Contemporaneo – Centro di Produzione Teatrale. Nella stagione 2020/2021 dirige lo spettacolo “Spacciatore” di Andrej Longo, prodotto dal Teatro Nazionale di Napoli – Teatro San Ferdinando.
Amante ed esploratore della drammaturgia contemporanea, propone un teatro con evidenti finalità politiche e sociali, alla continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Convinto sostenitore della centralità dell’attore, auspica un teatro figlio di una reale collaborazione tra i ruoli.
Nel gennaio 2023 porta in scena “La signora del martedì” di Massimo Carlotto con Giuliana De Sio e Alessandro Haber.
INFORMAZIONI
Modalità d’iscrizione
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto Stage Sepe:
La mail dovrà pervenire all’indirizzo info@centroteatraleumbro.it entro e non oltre il 10 maggio 2024
In base ai CV ricevuti Pierpaolo Sepe selezionerà i 18 partecipanti.
Per informazioni e costi:
Tel: 075 7822418
Cell: 338 9788533
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